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Autore: daphtrvnks_    05/07/2018    1 recensioni
Mi sono ispirata alla storia di Gren, ex-soldato che ha combattuto al fianco di Vicious, quell'episodio mi ha colpita profondamente tanto che ne è uscita questa breve fanfiction con un personaggio senza nome distrutto dalla guerra.
Buona lettura!
Genere: Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vicious
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Anno: 2071

Locazione: Mercurio.

Zona: Sud-Est, Jakarta.


Le dune di sabbia si estendavano roventi illuminate dal sole a poca distanza da quel pianeta desolato dalle guerre, il caldo insopportabile e l'ossigeno in bassa quantità era rimpiazzato dall'azoto. Un lungo telo del colore più chiaro di quel color oro che regnava incontrastato poggiava delicato sul capo del giovane ragazzo proveniente dalla terra, occhi azzurri, limpidi come il cielo che rimpiangeva, sguizzavano veloci in cerca dei suoi compagni. Capelli neri come il carbone scendevano lungo il suo viso delineato e labbra, secche, in cerca d'acqua rimanevano socchiuse beate di sollievo che quel leggero venticello gli portava, come impietosito da quella visione.

Un fucile di una tecnologia antica era ben stretto tra le mani dell'umano che per il calore del ferro erano piene di piccole verruche e macchie rossastre. 

Un tessuto leggero era posto sul suo corpo che chissà con quale forza ancora si reggeva in piedi, forse spinto dalla speranza che, si sa, era ultima a morire; piccoli passi accompagnati da respiri affannati e dal sudore che dalla fronte del giovane colava incontrollabilmente.

Continui droni sorvolavano il rosso pianeta lasciando scie dai diversi colori.

Dopo un ultimo sospiro si lasciò cadere sulle ginocchia che quasi bruciarono come fuoco una volta che ebbero toccato la sabbia, una lacrima scese dal suo occhio destro e facendo cadere il fucile un lieve sorriso si fece spazio sul suo viso, davanti a lui oltre alle distese di quei sali una cupola ferrea faceva capolino in quel deserto, fuori da essa una donna dai lunghi abiti celesti prendeva acqua da un piccolo pozzo accanto al suo esile corpo.

Gli parve quasi una visione, non tanto per aver visto dopo giorni di tragitto qualcuno della sua stessa specie ma per la bellezza che quell'essere quasi divino mostrava; il viso candido, come se non fosse mai stato toccato da quel sole cocente che al contrario lo aveva abbronzato, occhi brillanti come smeraldi e in una treccia a spina di pesce, appoggiata sulla sua spalla, dolci fiori dai petali rosati erano inseriti tra i suoi capelli di miele, docile ed agile come un felino nei movimenti riempiva il secchio di quella sostanza preziosa. 

Riuscì quasi a dimenticare le atrocità che i suoi occhi avevano scorso, corpi martoriati e sangue, le sue orecchie parvero dimenticare le urla strazianti piene di dolore e le sue mani la sofferenza, socchiuse gli occhi abbandonandosi alla stanchezza ed una flebile melodia si fece spazio nella sua mente mentre il suo corpo crollava tra le dune.

Lucidi prati solcavano la sua memoria, scavando a fondo nella felicità che un tempo aveva trascorso nella sua natia terra, nostalgico di quelle giornate all'aria aperta e della tranquillità che la guerra aveva portato via con sè.


  
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