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Autore: Colpa delle stelle    06/07/2018    0 recensioni
- Trovati un cuscino e una coperta e mettili da qualche parte. - suggerì Amber a Niles, senza degnare di un'occhiata gli altri due. - E stai attento a qualsiasi cosa che brilli e luccichi. I figli di Ermes sono astuti ladri e famosi pagliacci. -
- Ho come l'impressione che abbia messo in mostra le sue qualità denigrando le nostre. - rifletté Travis, fingendosi dispiaciuto.
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- Avrei dovuto pensarci. - si lamentò, tra sé e sé. - Gli occhi sono inconfondibilmente da Ermes.
- Io avrei detto da Afrodite. - la corresse Niles. - Sono bello tanto quanto un Dio.
- E modesto a quanto pare.
- Le divinità non sono modeste.
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- Cosa vuoi per quel libro? - chiese alla fine, frugandosi nelle tasche.
- Qualche centesimo e una caramella non riusciranno a comprarmi.
Le dita di Niles incontrarono proprio le monete e la carta del dolcetto e si fermò di scatto, lanciandole l'ennesima occhiata sorpresa.
- Per gli Dei – si lamentò. - Come fai?
- Anni e anni di esperienza. - si vantò Amber, sventolandosi una mano davanti al viso.
Genere: Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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¤ La furba e lo scapestrato ¤

 

 

One shot n°1 – Uccido un mostro e divento famoso

I residui di sangue del mostro che aveva appena pugnalato sgocciolavano dalla camicia e ad ogni passo si scontravano con l'erba verde del terreno, imbrattandola. Si passò una mano sul braccio e nascose una smorfia, rigirandosi la sostanza vischiosa tra le dita.
- Sembra alquanto fastidiosa. - commentò il satiro al suo fianco, lanciandogli un'occhiata di sfuggita e rabbrividendo dal disgusto.
Niles fece un sorriso, che di felice aveva ben poco.
- Fa molto più schifo di quello che immagini. - affermò, pulendosi la mano nella corteccia dell'albero più vicino.
- Difficile crederlo.
- Questa roba mi è finita anche in posti impensabili – ribatté Niles. - Ed è davvero fastidiosa.
Il satiro fece spallucce e si guardò bene dall'esternare ancora una volta i suoi pensieri. Aveva trovato Niles quasi per caso e finché non aveva aperto la bocca, gli era sembrato un ottimo modo per ottenere la promozione che tanto agognava e avere così il permesso di lasciare il campo per partecipare alla ricerca del Dio Pan. Purtroppo, quando il mostro era svanito nel nulla ed era calato il silenzio, Niles aveva parlato, si era presentato e aveva rovinato tutto. Per quanto non fossero bei pensieri, soprattutto se rivolti ad uno sconosciuto, il giovane satiro avrebbe preferito non incrociare la strada del mezzosangue. La sua ironia pungente doveva provocare molte più vittime involontarie di quanto non facesse la sua spada.
- Come si chiama il posto in cui vuoi portarmi? - domandò Niles, staccandosi un grosso pezzo di sangue coagulato dalla testa e lasciandolo cadere a terra. Il pezzo rimbalzò e sparì dietro a un cespuglio.
- Campo Mezzosangue. - rispose il satiro con un sospiro. - Hai per caso preso una botta in testa?
- Me ne sarei accorto, nel caso fosse successo.
- Avrebbe spiegato le venti domande uguali che mi hai fatto negli ultimi cinque minuti. - disse il satiro, compiancendosi dell'occhiata velenosa che ricevette in risposta. Evidentemente, Niles non era abituato a incontrare persone in grado di tenergli testa.
- Sono sconvolto e scioccato. - si giustificò, arrendendosi all'irrecuperabilità della camicia. Se la sbottonò e se la buttò dietro alle spalle, rimanendo solo in canottiera. - E ho rischiato di morire. - aggiunse, studiando con rinnovato interesse il suo bracciale. - Non sapevo si potesse trasformare in un pugnale.
- Molto probabilmente è un regalo del tuo genitore divino. - gli suggerì il satiro.
- Genitore divino?
Davanti alla smorfia esasperata dell'altro, Niles trattenne una risata e continuò a fingersi stupito.
- Hai presente quello che ti ho detto due minuti fa sugli Dei dell'Olimpo? Che esistono e che molto spesso, praticamente ogni giorno, si accoppiano con i mortali? Che danno alla luce dei figli con loro, chiamati mezzosangue? Che questi figli...
Niles lo fermò con un gesto e annuì, strappando al satiro un sospiro di sollievo.
- Continuo a non capire però perché mi stai portando al Campo Mezzosangue.
Il divertimento del ragazzo raggiunse le stelle quando vide la disperazione passare negli occhi dell'altro.
- Te lo spiegherà il direttore. - affermò il satiro, chiudendo una volta per tutte il discorso. Accellerò il passo quando vide la punta di un enorme pino sbucare dalle chiome degli altri alberi.
Niles seguì il suo sguardo fino a un monolito di pietra, che riportava una strana incisione. Il ragazzo si stupì di riuscire a decifrarla, nonostante la sua dislessia. Le lettere delle parole “Campo Mezzosangue” vorticarono per qualche secondo davanti ai suoi occhi, ma alla fine acquisirono un senso.
Ai due bastò superare la costruzione in pietra che una ragazza, armata di giavellotto, corse loro incontro, la lunga coda castana che le rimbalzava sulla nuca. Gli occhi grigi studiarono Niles per poco, prima di concentrarsi sul satiro.
- Ehi Julot! - esclamò la ragazza, agitando la lancia a mo' di saluto. - Ti cerca Chirone.
- Sarà contento di sapere che ho trovato un altro mezzosangue. - esclamò lui, mettendosi a correre. - Anche se forse, avrei fatto meglio a lasciarlo dov'era.
I suoi zoccoli pestarono con forza il terreno mentre si affrettava oltre gli alberi e svaniva in fondo al sentiero, senza girarsi indietro.
- Abbiamo un nuovo arrivato. - commentò la ragazza, squadrando Niles da capo a piedi senza preoccuparsi di apparire sfrontata. - Una grande fortuna. O sfortuna, dipende dai punti di vista.
- Sono certo che si tratti di fortuna. - assicurò Niles, infilandosi le mani in tasca.
- Forse stasera dopo la Caccia alla Bandiera cambierai idea. - disse, avvicinandosi e tendendogli una mano. - Amber Gray, figlia di Ermes.
Il nome del Dio suscitò qualcosa nella mente di Niles, un ricordo remoto che non si sforzò di afferrare. Prese invece la mano di Amber e gliela strinse con forza, nascondendo la delusione quando si accorse che la ragazza non fece una piega.
- Niles Kollom, piacere mio.
- Non ho mai detto che lo fosse. - considerò Amber, passando il giavellotto nella mano sinistra e invitandolo a seguirla. Niles non se lo fece ripetere e le tenne dietro, stupendosi di poco della sua andatura veloce e decisa. Per quanto i piedi di Amber sbattessero sul terreno, il fruscio era appena percepibile.
- Ti accompagno alla casa 11. - lo avvisò, svoltando bruscamente a sinistra. - Dobbiamo trovarti un'armatura entro sera. E poi forse faremo il giro turistico del campo.
Passando davanti a diversi edifici, Amber glieli indicò ad uno ad uno, salutando di tanto in tanto qualche semidio che passava di lì. Ignorò bellamente il gruppetto di figlie di Afrodite ferme davanti alla Casa Grande e scambiò un rapido sguardo d'intesa con alcuni figli di Ares, intenti a lucidare le proprie spade. Niles studiava ogni dettaglio con attenzione e non si lasciava scappare un solo particolare.
Giunti davanti all'ennesimo edificio, Amber entrò senza dire nulla e Niles la seguì, appena titubante.
- Travis! Connor! - chiamò a gran voce, abbandonando il giavellotto su un letto.
Due ragazzi sbucarono da dietro una porta, che a ben guardare sembrava quella del bagno, e si avvicinarono, salutandola con un gran sorriso.
- Manca davvero poco! - esclamò il primo.
- Quei bastardi vanitosi si mangeranno la lingua! - assicurò il secondo.
Erano così uguali che a Niles bastò poco per capire che fossero due gemelli.
- Lui è Niles. - disse Amber, ignorando l'entusiasmo dei due. - Appeva arrivato al campo.
- Un'indeterminato! Io sono Connor Stoll. - si presentò il primo.
- E io Travis Stoll. Benvenuto. - aggiunse il secondo, tendendogli la mano.
- Per lo Stige. - sospirò Amber, attirandosi lo sguardo confuso di Niles.
- In verità, io sono Connor e lui è Travis.
- O era il contrario?
La mano di Niles si abbassò, mentre i due fratelli si indicavano a vicenda, scuotendo la testa e ridendo.
- Trovati un cuscino e una coperta e mettili da qualche parte. - suggerì Amber a Niles, senza degnare di un'occhiata gli altri due. - E stai attento a qualsiasi cosa che brilli e luccichi. I figli di Ermes sono astuti ladri e famosi pagliacci. -
- Ho come l'impressione che abbia messo in mostra le sue qualità denigrando le nostre. - rifletté Travis, fingendosi dispiaciuto.
- Alcuni sono più pagliacci che ladri. - sussurrò Amber, indicando prima gli altri due e poi se stessa. - Non tutti fanno degli scherzi il loro stile di vita.
- Cos'è un indeterminato? - domandò allora Niles, ricordando quello che uno dei due fratelli Stoll aveva detto poco prima nel salutarlo.
- Finché il tuo genitore divino non ti riconosce, passerai il tuo tempo insieme a noi e sarai un indeterminato.
- Potranno essere ore. Giorni.
- Anni. - si intromise Amber, annuendo a fondo.
- Attualmente, Amby detiene il record di velocità. - esclamò Connor. - Le è bastato superare la barriera per essere risconosciuta.
- Ermes ha un disperato bisogno di figli intelligenti, come puoi vedere. - si vantò Amber. - E non chiamarmi Amby.
- Va bene, Ambery.
Con uno sbuffo, Amber riprese il suo giavellotto e attirò l'attenzione di Niles. Recuperò da un cassettone una maglietta arancione e gliela tirò addosso, senza troppe cerimonie.
- Mettiti questa. Se girassi così ancora per qualche minuto, le figlie di Afrodite si direbbero giustificate dal saltarti addosso. -
- Non sarebbe un problema. - la tranquillizzò Niles, ironico. - Sono abituato alle ragazze che mi saltano addosso.
- Non mi dire. - commentò Amber, nascondendo una smorfia di compatimento.
In poco tempo, Niles si fece passare la maglietta dalla testa e la tirò giù, raddrizzandola. Alla scritta “Campo Mezzosangue” mancavano parecchie lettere, tanto che si finiva per leggere “Capo Mezosanu”. Nel notarlo, Amber nascose un sorrisetto, senza curarsi dell'occhiata risentita di Niles.
- Ti porto al lago. - esclamò subito dopo, con il sorriso che ancora le incurvava le labbra. - Voglio presentarti Percy Jackson, la leggenda del campo. -
- Leggenda? - domandò Niles, storgendo il naso.
Amber annuì. - Ha compiuto imprese straordinarie, rischiando non poche volte la vita. Un suo gesto, avrebbe potuto uccidere tutti noi. - Ripensò alle proprie parole e spalancò gli occhi. - Ringraziamo la sua assennatezza.
Afferrò il braccio di Niles e se lo tirò dietro, ignorando le sue proteste.
- Non mi piace nuotare. - si lamentò il semidio, cercando di puntare i piedi. La stretta di Amber però era solida e quando si rese conto che, anche volendo, non sarebbe riuscito a liberarsi, smise di provarci e si limitò a seguirla, mettendo a tacere l'irritazione.
- È un figlio di Poseidone. - osservò Amber, incurante dei suoi pensieri. - E ha una ragazza. Sarebbe impensabile cercarlo in un altro luogo.
- Quindi il lago è un posto romantico? - indagò Niles, con un ghigno. - Mi ci stai portando per un motivo preciso?
Amber fece uno strano verso, che Niles intepretò come disgusto, e gli mollò il braccio.
- Potresti essere mio fratello! - esclamò e poi corrugò la fronte, rendendosi conto della veridicità delle sue parole. - Miei Dei, speriamo di no.
- In quel caso, avresti un fratello davvero figo. - considerò Niles, stirandosi gli angoli della maglietta.
- E mezzo sano. - aggiunse, lanciando un'occhiata piuttosto esplicita alla sua maglietta. - Dovrei sapere qualcosa?
Gli occhi di Niles si ridussero a due fessure.
- Non sei divertente.
 


Angolo d'autrice:
Salve a tutti! Questa raccolta di one-shot l'ho scritta mooooolto tempo fa, per un contest, e non l'ho mai pubblicata. L'ho riguardata nei giorni scorsi e mi ha strappato un sorriso, quindi ho deciso di pubblicarla, si sa mai che riesca a strapparlo anche a voi :)
Sostanzialmente, i protagosti di queste one-shot sono due fratelli, che se ne faranno di cotte e di crude. Spero vivamente possa piacervi!
Non so bene ogni quanto posterò, ma non credo a distanza di molti giorni visto che la storia è già tutta scritta, devo solo riguardamela.
Detto ciò, vi saluto!
A presto, 
Colpa delle stelle

   
 
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