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Autore: Fiamma Drakon    07/07/2009    1 recensioni
Siamo due ora, ma in origine fummo un’unica cosa... Era una triste notte temporalesca quando, per errore, venne alla luce.
Una disperata lotta contro il tempo, i vizi e le virtù dell’animo umano per scampare all'irrevocabile punizione finale.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1_Nascita fatale
~ · We are two now but we were one at first... · ~
Era una triste notte temporalesca quando, per errore, venne alla luce.
Il dottor Drakon era alle prese con i suoi esperimenti sulla genetica umana da molto tempo ormai e quella notte sapeva che i suoi sforzi sarebbero stati ricompensati.
Ne era certo.
Si era impegnato troppo per troppo tempo per vedere i suoi sforzi fallire così: era alla fine, non poteva sbagliare proprio ora.
Il suo corpo emaciato era il simbolo più lampante delle rinunce cui aveva dovuto sottostare per arrivare fino a quel punto: era terreo e la pelle del suo viso era stirata sugli zigomi del viso, gli occhi infossati, cerchiati da sfiguranti occhiaie nere.
Il suo corpo tremava tutto, un po’ per l’eccitazione perversa che lo animava, un po’ per gli sfiancanti, incessanti ritmi lavorativi che si era autoimposto.
Il dottor Drakon era solo da quando, sette mesi prima, sua moglie era morta di una grave malattia. Da quel momento aveva iniziato a lavorare sulla genetica umana, sulla fisiologia e sull’anatomia.
La solitudine e la profonda malinconia che avevano caratterizzato i primi giorni dopo la morte della sua Ivy lo avevano convinto ad intraprendere tali studi mirando alla ricerca di un metodo creare l’ “essere perfetto” e ci era riuscito: aveva scoperto come poter infondere nuova vita negli oggetti inanimati, ma ciò non poteva bastare per far sì che nascesse l’ “essere perfetto”.
Serviva un’anima che fosse pura.
Se forse l’avesse saputo, lei non sarebbe mai nata.
Il dottor Drakon si rialzò ed osservò il corpo inanimato che aveva dinanzi: era una ragazza dalle fattezze bellissime. Era il frutto di mesi di durissimo lavoro: reperire gli organi necessari a comporne il corpo non era stato affatto facile ed aveva richiesto sacrifici e ricerche incessanti, la cucitura degli arti e le fattezze meravigliose e perfette della creatura erano stati frutto di lunghissime ed estenuanti notti insonni.
Ma alla fine, c’era riuscito ed ecco dinanzi a lui il risultato: l’ “essere perfetto”.
Gli attrezzi per darle la vita erano tutti lì, perfettamente allineati accanto al tavolo da lavoro.
Sul volto dell’uomo si dipinse uno sguardo folle, l’espressione di chi attende quel momento fin dall’inizio delle sue fatiche con impazienza quasi maniacale.
Era da tanto, troppo tempo che aspettava quell’evento, quel giorno: riuscire a darle la vita.
Inoltre, per darle un aspetto più simile al suo, le aveva iniettato parte del suo sangue, di modo che, oltre all’aspetto, avrebbe potuto considerarla come sua figlia.
Era certo, arrivato a quella stregua, che non avrebbe potuto fallire.
Con un folle sorriso stampato sulle labbra, procedette.
Un tuono riecheggiò all’esterno della casa, mentre il lampo che lo seguiva irradiava nel laboratorio la sua abbagliante luce.
A seguito di quel bagliore, quando il dottore riaprì gli occhi, si ritrovò a fissare le profonde iridi rosse della sua creatura.
La squadrò nel suo complesso: era slanciata, pallida, con grandi, espressivi occhi dalle profonde iridi scarlatte, i capelli lunghi d’uno sfavillante rosso cremisi.
Era completamente nuda.
Il dottor Drakon le si avvicinò e le porse un lenzuolo.
- Fiamma... - sussurrò, meravigliato.
Sì, in tutto il suo meraviglioso aspetto, gli ricordava i sensuali e bellissimi guizzi delle fiamme.
Lei lo squadrò per qualche istante, ostile, per poi afferrare il lenzuolo e coprirsi.
- Fiamma...? - domandò lei con voce cristallina, pura, nella quale tuttavia si percepiva distintamente una nota di minaccia.
- Sì... Fiamma. Fiamma Drakon - le rispose lui.
Era stupefacente: appena nata e già in grado di parlare perfettamente.
Era perfetta.
Era l’essere umano per eccellenza.
Quando i loro sguardi s’incrociarono di nuovo, tuttavia, nelle sue iridi si era acceso un brillio d’aggressività e perfidia tali da farlo rabbrividire.
Gli fu addosso in pochissimi istanti e lo aggredì brutalmente, scaraventandolo contro la parete.
Si rialzò, ansimante, toccandosi il labbro sanguinante e la guardò di nuovo.
Lei gli fu dinanzi con un rapidissimo movimento ai limiti dell’umano e lo afferrò per il bavero della camicia, ringhiando.
In quell’istante, il dottore comprese che quell’essere non poteva essere umano. Era qualcosa di totalmente selvatico, una bestia incline alla violenza.
L’avrebbe ucciso? Non sapeva dirlo, ma pareva di sì.
Aveva commesso il più grande errore della sua vita e ciò gliel’avrebbe tolta.
Che triste destino...
D’un tratto, iniziò ad urlare.
Più che un grido, pareva il gemito di una bestia ferita a morte. Lo lasciò andare e indietreggiò, tenendosi la testa fra le mani, sussultando come in preda a convulsi fremiti.
Poi, si accasciò a terra.
Il dottor Drakon rimase immobile ad osservare, per qualche istante, ciò che le stava succedendo: era come se si stesse dividendo.
Dinanzi ai suoi occhi, la creatura che aveva così a lungo desiderato, si divise in due esseri: l’originaria, rimasta apparentemente immutata, ed un’altra.
Quest’ultima aveva corti capelli biondi, era un poco più bassa dell’altra e pareva più giovane, ma era ugualmente pallida e snella.
A differenza di Fiamma, tuttavia, pareva emanare energia positiva...
   
 
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