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Autore: Ily Briarroot    09/07/2018    3 recensioni
[Flashfic scritta per partecipare al gioco de "Il Giardino di EFP - Obbligo, verità o salvataggio?]
Non aveva nessuno che la potesse cercare o che tenesse a lei sul serio, preda di una vita totalmente ricostruita che proseguiva per inerzia.
Tenuta lontana, odiata da tutti. Le era sempre andata bene così, perché la solitudine era la migliore arma per evitare di diffondere segreti pericolosi e che voleva tenere per sé. Era un gioco pericoloso, ma giocava per se stessa. Unicamente per se stessa.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin, Vermouth
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rotten apple


Una mela marcia
Era tutto ciò che vedeva ogni volta che si guardava allo specchio, dopo che quell'agente dell'FBI era riuscito a ridurla in pezzi in meno di qualche minuto. 
«Ormai non ti è rimasto più nulla. Fuori sei sempre bellissima, ma dentro sei anche peggio di una mela marcia» . La sofferenza impressa sul volto di una persona rimasta sola, nonostante il successo. Nonostante riuscisse a essere sempre al centro dell'attenzione, ovunque si voltasse, e la sua carriera proseguisse nel migliore dei modi, qualcosa si era rotto da tempo. In quel corpo perfetto, sodo, sul quale non vi era la minima imperfezione, ormai non vi era più nulla. I lunghi capelli biondi che le ricadevano composti sulla schiena attorniavano gli occhi di ghiaccio spenti. Ne vedeva il bagliore dissolversi nel nulla e riaccendersi soltanto quando sapeva di trovarsi a pochi passi dalla preda. 
Chris Vineyard si specchiava e non vedeva più niente, se non una finta immagine di sé che avrebbe voluto cancellare, una donna piena di segreti ma con l'oscurità sulla pelle. 
Non aveva nessuno che la potesse cercare o che tenesse a lei sul serio, preda di una vita totalmente ricostruita che proseguiva per inerzia. 
Tenuta lontana, odiata da tutti. Le era sempre andata bene così, perché la solitudine era la migliore arma per evitare di diffondere segreti pericolosi e che voleva tenere per sé. Era un gioco pericoloso, ma giocava per se stessa. Unicamente per se stessa.
La frase era sempre la medesima. Identica. «Lei è la preferita del capo, vedi di darti una calmata. Non puoi farle nulla» . 
Gin non la sopportava, convinto di quel mistero che aleggiava sul suo volto segnato dal male e che, sapeva benissimo, non gli avrebbe mai rivelato. L'aveva minacciata più volte, prima di cedere e concentrarsi sulla sua bellezza provocante. 
«Se non fosse per quella persona, avrei già fatto in modo di farti tacere una volta per tutte» . Poi, in altri momenti, l'uomo le si avvicinava per avere altro e lei glielo concedeva, perché era l'unico modo per mantenere a livelli superiori il suo essere donna. Vedere Gin abbassare la guardia in sua presenza, inebriato finalmente da lei, e sentirlo in suo potere, le dava quel senso di sicurezza in più per poter continuare la parte della fredda calcolatrice di sempre. 
Tuttavia, quella volta trascorse in modo sbrigativo. Lui la scansò quasi subito, accendendosi una sigaretta subito dopo. 
«Cosa succede, Gin?» . 
Gli si avvicinò sul materasso e lo guardò accigliata per qualche istante. Il criminale non rispose, fissando imperscrutabile il vuoto. 
«Allora? Non ti vado più bene?» . 
L'americana cercò di mantenere un contegno, non mostrando alcuna emozione. Né di rabbia, né di frustrazione.
Il biondo stavolta sollevò appena lo sguardo, mentre espirava il fumo lentamente. 
«Niente che ti possa riguardare, Vermouth» . La donna lo scrutò qualche attimo e solo in quel momento capì. L'ombra di delusione che le si formò sul volto era un chiaro segno di ciò che stesse pensando. 
«È a causa di quella scienziata?».  
Soltanto quella frase riuscì a far smuovere lui, che però non si scompose. Gli occhi spietati finirono sull'attrice, che per un secondo non si mosse. 
«È sempre per Sherry, non è vero?» gli chiese ancora, sollevandosi appena. «Hai perso proprio la testa per quella ragazzina insignificante» . 
«Stai zitta, Vermouth. Sei patetica» . 
Gin assottigliò gli occhi, guardandola minaccioso. Non era un segreto che la disprezzasse, ma quelle parole non poterono fare a meno che colpirla. 
«Sai cosa ti dico? Accontentati della mocciosa, sempre che tu riesca ad averla. Non credo che il tipo che le gira intorno ne sarebbe entusiasta, sai?».
Tasto dolente, ma Vermouth lo aveva provocato a quel modo di proposito. Gin fu veloce; con uno scatto le afferrò il braccio, obbligandola a tenere lo sguardo su di sé. 
«Non dire cose che non conosci o potresti farti seriamente male e non m'importa se quella persona la pensa in modo diverso. Sherry è mia» mormorò gelido, sottolineando l'ultima parola. «Sparisci dalla mia vista» .
In quel momento, qualcos'altro si incrinò in sé. L'odio che cresceva verso quella creatura che non sarebbe mai dovuta stare al mondo e la preferenza di un uomo come Gin per lei, piuttosto che una donna del suo calibro. Scostò bruscamente il braccio dal criminale, prese i vestiti da terra e si allontanò velocemente dalla stanza, mentre l'ennesimo desiderio di vendetta si faceva largo nel suo cuore. 
Fu allora che capì quanto, in realtà, il suo soprannome le si addicesse. Una mela marcia che avrebbe fatto qualunque cosa - qualunque - per portare a termine ciò che si era prefissata. 





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Note dell'autrice
Ciao! Dunque, questa flashfic è nata per partecipare a un gioco del Giardino di EFP, nel quale mi è stato chiesto di scrivere qualcosa su un personaggio che non mi piace del mio fandom preferito. Chi meglio della nostra Vermouth, quindi? Che, per quanto scaltra, necessaria per la trama, piena di segreti e via dicendo, mi irrita parecchio a causa di questo suo modo di incasinare tutto. Il suo fare il doppiogioco certo non aiuta. xD Voglio ringraziare chiunque leggerà o avrà voglia di lasciare una recensione!
  
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