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Autore: fedegelmi    13/07/2018    8 recensioni
A volte i brutti pensieri si trasformano in belle storie.
"Iniziò a chiedersi se non fosse troppo grande per sperare in una cosa così pura e innocente, ma non se ne convinse: “non si è mai troppo grandi per sognare”, si ripeteva."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta una bambina che non solo sognava di volare, ma sapeva anche farlo. Volava tra i palazzi della sua città, vagava sopra foreste e oceani, sfiorava le cime dei monti più alti e accarezzava con le dita la superficie dei fiumi.
Succedeva ogni giorno nello stesso modo, ma lei non si stancava mai, amava volare.
Ogni notte allo scoccare della mezzanotte appariva una luce piccola piccola che emanava un tepore intenso che attirava la bambina come una calamita. Assomigliava ad un fuoco fatuo e forse lo era anche, per quanto ne sapeva.
Ne era così attratta che lo disegnava ogni giorno su ogni superfice che trovava; non le bastava volare con lui di notte. Ne era diventata ossessionata.
Grazie a lui aveva potuto visitare luoghi meravigliosi, persino al di fuori della terra, persino al di fuori dell’universo.
Ma un giorno i suoi genitori, preoccupati del comportamento ossessivo nei confronti di questo piccolo fuoco fatuo, decisero che non avrebbero più potuto lasciarla in stanza da sola di notte e presero una decisione che cambiò tutto.
Più il tempo passava, più la luce cambiava. Ogni notte era sempre più minuscola, sempre più buia. Il fuoco fatuo non era più affascinante come lo era prima.
La bambina lo lasciò andare piano piano e infine non le interessò più di volare.
Dopo poco, nacque un’altra bambina che assomigliava tanto alla sua sorella più grande e quest’ultima ne rimase subito ammaliata: era così piccola piccola, come il fuoco fatuo che aveva adorato tanto, ma che ormai non le interessava più.
Passarono gli anni ed entrambe le bambine divennero ragazze.
Ormai quasi nessuno ricordava più gli episodi di tempo fa.
Quasi nessuno tranne la ragazza più grande.
Si ricordava ancora del piccolo fuoco fatuo che tanto le piaceva e il desiderio di tornare a volare tornò forte come quando era piccola.
Così una notte rimase sveglia sdraiata sul letto che condivideva con la sorella.
Aspettò pazientemente mentre i minuti e le ore scorrevano lentamente.
Arrivò mezzanotte e passò, ma del fuoco fatuo nessuna traccia.
Si mise a dormire triste e si addormentò profondamente sognando una luce che non riusciva mai a raggiungere.
Passarono altri anni ed entrambe le ragazze divennero adulte.
La più grande non aveva mai dimenticato l’ebrezza del volo e ogni notte attendeva il fuoco fatuo sdraiata sul letto che condivideva col marito e, a volte, con i figli.
Ma nonostante lo desiderasse più di qualsiasi altra cosa, non venne mai a prenderla.
Iniziò a chiedersi se non fosse troppo grande per sperare in una cosa così pura e innocente, ma non se ne convinse: “non si è mai troppo grandi per sognare”, si ripeteva.
Passarono diversi anni ed entrambe le adulte divennero anziane.
La più grande delle due una mattina si diresse al cimitero.
Il sole splendeva nel cielo e non poteva esserci giornata migliore per dire addio alla sua amata sorella piccola.
Per tutto il giorno persone che si dispiacevano per l’accaduto le si avvicinavano, ma lei non era affatto dispiaciuta: sentiva in cuor suo che era lì con lei in ogni momento.
Quando finalmente tornò a casa si sdraiò sul letto che condivideva con il suo gatto e aspettò la mezzanotte.
Quando la mezzanotte arrivò, con suo immenso stupore, il fuoco fatuo apparve.
Non era come se lo ricordava, non del tutto: era circondato da un’aura magnifica e il familiare tepore l’avvolse come in un abbraccio, ma una cosa era cambiata.
Un viso che conosceva bene la guardava amorevolmente.
La bambina diventata anziana scoppiò a piangere non appena capì: quello che la guardava non era affatto un fuoco fatuo, ma sua sorella. La sorella che aveva appena perso, ora l’aveva ritrovata.
Non sapeva cosa dire, era emozionata, ma confusa.
Così la sorella più piccola le sfiorò la mano invitandola a seguirla e lei la seguì.
Volò negli stessi posti che non aveva mai dimenticato e si sentì nuovamente bambina.
Quando tornarono l’alba cominciava a sorgere.
La sorella più grande ringraziò la piccola di cuore e le chiese se si sarebbero riviste l’indomani a mezzanotte.
L’altra non rispose, ma continuò a sorriderle mentre si affievoliva fino a sparire.
L’anziana signora si sdraiò sul letto finalmente felice di sprofondare in un sonno sereno.
La mattina dopo quando il figlio entrò nella casa della madre la trovò ancora nel letto.
Dormiva abbracciata ad un cuscino che stringeva a sé come se temesse una sua fuga e un sorriso pacifico le contornava il viso rilassato.
Lui non poteva saperlo, ma la madre stava sognando ancora di volare.
E aveva deciso che non voleva svegliarsi più da quel sogno perché sentiva di aver finalmente trovato la pace.



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