In questo capitolo ho segnato l’ennesimo
cambiamento della dimensione. Come ormai è regola il romanzo inizia con
l’evento che ha cambiato la situazione. Pc di
un amico, ringrazio anche solo chi legge.
Prologo
“Sei sicuro, stupendo? Oggi è un giorni
importante”mi chiede quella leggiadra creatura che è il mio amico Sauzer. Certo che ci vorrei andare oggi a lavorare, ma
proprio non posso. Ieri con la scusa della festa ho fatto le ore piccole e ora
ho delle gigantesche occhiaie sotto gli occhi. “Non ti preoccupare. Tanto
ci sarà Jeet a sostituirmi
meraviglioso”rispondo, cercando di sfoderare il mio sorriso migliore. Il
pelle rossa mi deve un enorme favore e ha bisogno di soldi, solo per questo ha
accettato un incarico che non poteva sopportare. Saluto il mio amico e
l’albino e mi dirigo nella casa vuota, i padroni di casa sono usciti per
portare i bambini a fare una passeggiata. Mi viene da ridere pensando alla
faccia di Vegeta, costretto a uscire con quegli abiti terrestri, spingendo il
passeggino che levitava silenzioso da terra, mentre sentiva le chiacchiere
della moglie che portava l’altro figlio nel medesimo modo. Il ragazzo del
futuro aveva tentato di svignarsela, ma il principe furente lo ha afferrato e
lo ha costretto ad accompagnarli. Radisch era uscito
la mattina presto, per scoprire bene quel mondo così diverso, pieno di luci,
persone e negozi. Un grosso errore, visto che un gruppo di ragazzine urlanti lo
avevano visto, erano cadute ai suoi piedi con un semplice sorriso, e il
fratello di Goku si era ritrovato a scappare
inseguito e non era ancora riuscito a liberarsi dai guai. Nappa invece è uscito
con Giniu. Ci credereste, se vi dicessi che sono alla
ricerca di servizi da thè d’epoca? Mi sento
abbastanza stanco oggi, con un mal di testa storico. Non ho mai sentito questa
casa silenziosa e, nonostante io possa andare ovunque spaziando in un luogo che
posso chiamare mio, mi sento un po’ fuori posto. Andando qua e là, vedo
aperto il laboratorio. Sono curioso, quel luogo è off limits, non ci sono mai
potuto entrare. Mi guardo intorno sorridendo malvagio. Non c’è nessuno in
giro e un occhiatina non farà del male a nessuno. Silenziosamente entro, ma non
mi aspettavo il disordine che vi regna incontrastato. Nel caos metto un piede
in fallo, inciampando in quello che sembra un cacciavite. Nella caduta
distruggo uno strano veicolo, non ho mai visto niente di simile. Sembra una
gigantesca capsula, raccolgo un pezzo di lamiera gialla con su scritto “Hope”. Chissà cos’era, penso niente di
importante, visto che pareva un immenso giocattolo. Lo ricostruisco alla bene e
meglio, almeno apparentemente sembra come prima, speriamo che nessuno debba
utilizzarla, che fosse solo per bellezza. Nel silenzio esco, socchiudendo la
porta dietro di me. Nessuno deve sapere che è stata colpa mia…”.
“Basta! Io coi marmocchi non esco più”si
lamentò Vegeta. “Oh tesoro, non fare così”cercò di calmarlo sua
moglie. Mentre Jr. aveva tentato, mordendolo con la sua bocca senza denti, di
distruggere l’orologio gravitazionale costruito da suo nonno che gli
impediva di alzarsi in volo; Trunks aveva avuto male
al pancino e aveva vomitato tutto. Suo padre si era
spostato solo all’ultimo secondo e, il piccolo non fosse stato il suo
figlioletto, non si sapeva quale sarebbero state le reazioni in caso contrario.
Mirai tentava a stento di trattenere le risate. Aveva finalmente una casa dove
si trovava bene, una famiglia che amava, degli amici e un mondo roseo da
vivere. Il suo tempo però stava per scadere, doveva tornare al suo tempo. Aveva
riempito di carburante la navicella e ancora rilassato si diresse verso il
laboratorio, dove l’attendeva la sua macchina del tempo. Era lì,
stupenda, però qualcosa non tornava. Si grattò la testa, pensando che forse era
meglio provarla prima del pomeriggio, il momento in cui si sarebbe dovuta
svolgere la partenza. Non fece in tempo ad accenderla, gli bastò appoggiarsi
perché cadesse a pezzi. L’urlo del giovane, quasi più terribile di quello
lanciato quando aveva raggiunto il secondo livello, si sparse per tutta
l’abitazione. Tutti, persino i Son, persino Crilin e futura moglie, furono convocati nel laboratorio
dal giovane che pareva essersi trasformato in un detective. “Chi è
stato?”chiese il lilla, tirando un colpo fortissimo a una scaffalatura.
Si era dimenticato della sua solita “fortuna”, tutte le carte gli
caddero in testa persino uno scatolo che fu distrutto
dalla sua aura che stava pericolosamente potenziandosi. All’interno un
foglietto. Il giovane lo lesse sbiancando. Era un fax che chissà come sua madre
era riuscito a mandargli, sbiancò scoprendo cos’era successo e al fatto
che se la fortuna fosse stata dalla loro avrebbero potuto sapere molto prima
dell’attacco di Cell. Sospirò, ormai era
finita, ma quelle notizie erano ugualmente terribili. Gli altri non sapevano
cos’altro fosse successo, ma si guardavano confusi domandandosi chi di
loro potesse avere rotto la macchina del tempo, il colpevole però si riusciva a
mimetizzare benissimo. Goku stava per aprire bocca,
nonostante una furente Chichi armata di mattarello gli avesse fatto segno di fare silenzio. Ora che
era in una fase “delicata”, il suo lato streghesco
e attaccabrighe sembrava esaltato all’ennesima potenza, passava da
momenti di pure coccole che mettevano in soggezione il saiyan,
a urli tali da far venire le lacrime agli occhi al povero Goku.
Turles però lo superò in velocità. “Guarda il
lato positivo, se può ricevere messaggi, potrai mandarli anche tu”. Radisch lo guardò furente e gli tirò un colpo alla nuca.
Era un momento terribile e ci mancavano solo interruzioni, che agli occhi del
capellone erano futili. Il ragazzo del futuro si voltò nella sua direzione, ma
i suoi occhi azzurri parevano lontani. Sua madre era da sola, aveva passato
momenti terribili e lui era lontano, all’oscuro di tutto e ora non poteva
nemmeno andare a consolarla. Le minacce per il suo futuro erano passate,
nessuno avrebbe più potuto attaccare il suo mondo, ma a che scopo? Tutti quelli
che conosceva; tranne sua madre e la piccola Pan, la figlia del suo maestro che
sarebbe cresciuta orfana; non ce l’avevano fatta, erano morti. Che cosa
c’era ormai per lui in quel futuro? Avrebbe mai potuto riconoscersi in
quel luogo di distruzione e di morte? “Tutto bene?”chiese il
piccolo Gohan contrito, avvicinandosi a lui. Il
bambino era tornato il solito tenero e dolce cucciolo, dagli occhi buoni e
comprensivi, ma dopo quella terribile avventura c’era qualcosa di più
adulto in lui e si era creato un legame fortissimo con il lilla, con cui aveva
diviso l’epica battaglia. “Così così, piccolo”aveva
risposto quest’ultimo scompigliandoli i
capelli. “Qual è il problema?”chiese Vegeta a sorpresa, con il suo
solito tono duro. Lo guardarono tutti all’unisono, erano passati i tempi
in cui era un egoista insensibile a tutti, perciò era strano facesse un simile
discorso. “Brutto scimmione! Come fai a dire una cosa simile,
insensibile!!!”gli urlò Bulma addosso, con il
risultato che i due piccoli che teneva in braccio scoppiarono a piangere
all’unisono. Passarono dei secondi di silenzio, mentre Bulma riusciva a calmarli. Il maggiore, il piccolo Vegeta
jr., era riuscito a distruggere l’orologio. Prese il volo e il piccolo Trunks, decise di seguirlo. La povera donna non riuscì a
riprendere i suoi intraprendenti bambini. Vegeta riuscì ad afferrare Jr., che
ridacchiando felice lo chiamava papà, facendolo grugnire rosso in volto, in
fondo per il suo orgoglio era un colpo basso davanti a tutta la combriccola. Il
piccolo lilla invece si accoccolò, di sua spontanea volontà, nelle braccia
della sua controparte. “Mi…ai…”mormorò giocando con i
capelli del più grande. Mirai si commosse, sentendo la prima parola di quello
che più che un se stesso di un altro tempo, gli pareva un fratello più piccolo.
“Che tenero. Scusa Vegeta, ma che volevi dire prima?”chiese ingenuamente
Goku, intenerito dal comportamento del figlio del
rivale. “Tsk. Che bisogno c’è che se ne
va? E’ mio figlio e visto che in questa casa ormai c’è lo zoo, non
mi accorgerò nemmeno se un altro fastidioso elemento si aggiungerà. Inoltre Kakaroth, di un'altra volta che mio figlio è
“carino” ti elimino. I miei eredi sono tutti dei futuri
guerrieri, mica delle femminucce”rispose Vegeta, che nel suo particolare
modo aveva espresso il desiderio che quel figlio a cui si era affezionato, non
se ne andasse. “Avete ragione”rispose Mirai Trunks
ritrovando il suo buon umore. “Davvero?”chiese Bulma
commuovendosi e scoppiando a piangere. “Però devo mandare un messaggio a
mia madre, non voglio che si preoccupi”aggiunse però il giovane del
futuro. “Puoi usare la mia sfera”disse improvvisamente una voce
vecchia e rauca. “Ma lei che ci fa qui?”domandarono in coro quasi
tutti, compreso Vegeta che aggiunse un “stregaccia insopportabile”.
“L’ho portata io. Ho sentito tutto, inoltre mi sento oltraggiato.
Avete chiamato tutti e non me. Umphf”si lamentò
Junior. Ancora una volta il suo super-udito aveva avuto una parte da leone.
Fortunatamente Mirai Baba non era morta in quel
disgraziato futuro e con le due sfere, le due vecchie così identiche da parere
una il riflesso dell’altra poterono comunicare. A vedere suo figlio Mirai
Bulma scoppiò in lacrime, ricomponendosi
quando vide in lontananza Vegeta. Il suo cuore perse un colpo, riconoscendo
quello sguardo, quel profilo e quel modo di fare tanto amato perduto per
sempre. Guardò quella famiglia perfetta, che avrebbe potuta essere sua e non
era stata. Non ci furono bisogno di parole, capì tutto da sola. Suo figlio
aveva trovato la felicità e questo era l’importante. Che vita avrebbe
potuto avere in un luogo che in ogni momento, in ogni angolo, gli avrebbe
ricordato solo ciò che non poteva avere? “Resta pure lì. Io me la caverò
tesoro, come ho sempre fatto. In fondo, devo ancora crescere la piccola Pan e
ho un sacco di cose da fare. Mi rimboccherò le mani e aggiusterò questo mondo
disastrato”. Lo disse scherzando, ma dalle rughe di espressione si capiva
che quell’addio le doleva, in fondo era
l’ultimo figlio che le rimaneva. “Grazie mamma”rispose Trunks. “Mi raccomando Vegeta, non fare
sciocchezze”aggiunse poi, mentre il principe dei saiyan
la guardava. Non lo credeva possibile, ma il cuore gli si era stretto un attimo
quando l’aveva vista così vecchia, sola e fragile. No, non avrebbe mai
permesso che succedesse anche alla “sua” donna in quel tempo, non
l’avrebbe abbandonata. “Non preoccuparti. Lo controllo io”la
rassicurò Bulma di quel tempo. Dopo di che la sfera
si oscurò.