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Autore: carachiel    15/07/2018    5 recensioni
Un invito a un ballo scolastico può davvero fare tanti danni?
Se i protagonisti sono Hart e Tron decisamente sì.
Iniziarono a contendersela, a farla volteggiare come fosse stata un meraviglioso giglio da mostrare, rivendicandone al contempo il possesso.
Ad un ritmo sempre più serrato, con lei erano come toro e torero.
Insensibili all’ammirazione generale, ormai la pista era loro.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Byron Arclight/Tron, Haruto Tenjo/Hart Tenjo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Falling in grace
 
 
Nell’enorme stanza l’unica fonte di luce erano i numerosi schermi, che in quel mo-mento erano accesi, inondando il pavimento coperto di tappeti di una tiepida luce.
Sull’enorme sedia simile a un trono Tron era seduto con un braccio attorno alle spalle di Hart che placidamente sonnecchiava appoggiato al suo fianco.
Ad un tratto il bambino aprì un occhio color del miele e sbadigliò
“Ben svegliato, Hart.” mormorò dolcemente Tron, per una volta senza malizia nel tono.
“Uhm… ‘Giorno… Che ore sono?” rispose l’altro mentre si svegliava.
“Un quarto alle cinque. È ancora presto.”
 
Era passato un anno dal World Duel Carnival, e da allora le cose si erano notevolmente evolute. Faker dopo il crollo della torre l’aveva fatta ricostruire, ma non essendo ancora agibile Kite e Hart avevano chiesto ospitalità, seppur di malavoglia, dagli Arclight. I tre fratelli non si erano ancora ripresi del tutto dagli eventi, specialmente riguardo Tron, e nonostante quest’ultimo gli avesse chiesto numerose volte perdono, faticavano ancora ad accettarlo facendo in modo di passare fuori casa il maggior numero di ore possibili.
E questa reclusione aveva portato Tron ad avvicinarsi molto ad Hart, e scoprendo con gratitudine che il bambino non gli serbava rancore per quello che gli aveva fatto – o forse neanche lui ricordava –.
E nonostante da qualche mese la torre fosse tornata agibile, con grande sollievo di Kite avevano fatto le valigie, ma Hart continuava a passare i pomeriggi con Tron, guardando cartoni nell’enorme salone della villa.
 
“Ho sognato che per una volta ti avevo battuto a scacchi.”
“Ah sì? Era proprio un sogno allora!” rise il bambino mascherato saltando giù dalla sedia, la treccia bionda che gli dondolava sulle spalle
“Occhio, potrei imparare dal migliore!” lo prese in giro Hart mentre scendeva anche lui, prima di essere colto da un capogiro e vacillare “Ow…”
Tron, che nonostante la giovane età aveva dei buoni riflessi, se ne accorse e lo sorresse.
“Tutto okay?” gli domandò guardandolo con l’unico occhio dorato.
“S-sì, non ti preoccupare, mi capita…” lo rassicurò
“Dannato Faker… Come hai potuto fargli questo? Come puoi anche solo sopportare di stargli accanto dopo quello che gli hai causato?” pensò il bambino che una volta era stato Byron Arclight, guardando quel ragazzino malaticcio che per lui era come un nipote.
Non nascondeva tuttavia il senso di colpa che lo prendeva quando Hart si lasciava andare a gesti d’affetto con lui, dato che sapeva quanto dovesse aver sofferto per riuscire a capire e ad accettare anche solo un abbraccio da parte sua.
Lo stesso motivo per cui Thomas, Michael e Chistopher lo stavano abbandonando.
 
“Ehi, Tron? Ci sei?” domandò Hart guardandolo fisso nell’occhio color oro finché l’altro non si riscosse
“Scusa…” mormorò il biondo scuotendo debolmente la testa come a scuotere via i propositi di vendetta.
“Stavi pensando a mio padre, vero? A Faker? Ancora non riesci a superarlo, vero?” domandò gentilmente Hart stringendogli la mano
“Sì…” confessò Tron. In altre situazioni avrebbe negato, ma quel ragazzino era l’unico con cui riusciva ad aprirsi senza riserve, con cui riusciva a confrontarsi perché sapeva che ne aveva passate tante quante lui. Il fatto che avesse un quarto dei suoi anni e che riuscisse comunque a dargli coraggio, a suo modo di vedere, lo rendeva solo che ancor più speciale.
“Se può consolarti neanche lui sta tanto bene… Nii-sama mi ha raccontato che è consumato dal… aspetta, com’è che aveva detto? Rimosso?”
“Rimorso.”
“Sì, quello, e che non dorme più bene.”
Tron a quelle parole scosse la testa e accennò un sorriso “Andiamo, ti riaccompagno alla torre.”
“Però prima ci fermiamo a quella gelateria dove fanno i coni foderati di cioccolato?”
“Sfondi una porta aperta con me!” e, per la prima volta dopo quelli che gli sembravano secoli, scoppiò a ridere di cuore abbracciando quel ragazzino che gli voleva bene come fosse stato suo familiare.
 
 
Una volta in gelateria mentre Tron ripuliva un’enorme granita alle mandorle e Hart un cono con doppia panna furono distratti. Un’incantevole distrazione.
Una ragazzina dai lisci capelli violetti legati in una coda fermata da un fiocco blu e due grandi occhi grigi si era avvicinata al loro tavolo guardando i due con aria incerta, tenendo in mano dei biglietti.
“Hey, ciao…” esordì timidamente “Voi… Voi siete della scuola comunale di Heartland vero?”
Hart stava per negare ma Tron lo zittì con un pestone, adocchiati i biglietti che la ragazzina teneva in mano.
“Oh sì, sei anche tu di là?” domandò Tron sfoggiando un sorriso e sperando di non avere pezzetti di mandorla tra i denti
“Ehm, sì… Ecco, io ho dei biglietti per il ballo scolastico di sabato prossimo e non sono riuscita a invitare nessuno… Voi due siete liberi?” si gingillò nella gonnellina della divisa con gli occhi bassi
“Oh sì se siamo liberi!” esclamarono Tron e Hart a una sola voce
“Davvero? Oh grazie! A proposito, io mi chiamo Ami… Voi?”
“Io sono Byron e lui è Hart” proruppe Tron che al vedere la ragazzina si era ringalluzzito, dimenticando per un istante che era una ragazzina delle medie e che lui, almeno di testa, era un uomo adulto.
“Piacere!” esclamò Ami regalandogli un inchino tutto giapponese “Ora scusate, devo scappare! Questi sono i vostri biglietti, il ballo inizia alle 21, non tardate!” e scappò via
 
Quella stessa sera…
 
“TU COSA???” un urlo perforò le vetrate di Villa Arclight.
“Five, non urlare, ti sento benissimo!” rispose il biondino, premendosi le mani guantate sulle orecchie per evitare un danno auricolare. Diamine, se ne aveva abbastanza di sentire i suoi figli urlare.
“Ho detto… Tu, Byron Arclight, hai invitato una ragazzina delle medie a uscire??” esclamò Five, camminando per la stanza con aria minacciosa
“Tecnicamente mi ha invitato lei…”
“Non importa… Papà, ti rendi conto che è anche più piccola di Michael??”
“Me ne rendo conto Christopher e, nonostante la bassissima, quasi rasoterra, opinione che tu hai di me, posso garantirti che non sono ancora del tutto fuori di testa.” gli rispose Tron in tono parimenti glaciale dato che, nonostante l’impressione che Five poteva suscitare, lo conosceva molto bene, abbastanza da non farsi impressionare. Diamine, era comunque suo figlio!
 “Quindi non solo te la fai col bastardo di Faker, il figlio del tuo peggior nemico, sottolineamolo, ma adesso tu, a quarantasette anni o quanti ne hai, non ricordo, ti metti anche a flirtare con una ragazzetta che potrebbe essere non solo tua figlia, ma pure tua nipote?” esclamò Four furioso
Tron scoppiò in una risata priva di felicità “Dio, sapevo che eravate crudeli, ma non immaginavo lo foste al punto da negarmi le uniche due gioie che il destino mi ha regalato da un anno a questa parte!”
Quelle parole placarono Four e umiliarono Five, che nonostante ciò tenne a ribadire che non approvava la sua frequentazione con Hart – in quello, Tron lo compatì, perché sapeva bene che i due Tenjo erano per Five dei fratelli – ma l’argomento venne chiuso e seppellito.
Ma era una sepoltura pericolosa, era come camminare su una mina.
 
E Tron per primo era consapevole della paura che avesse il figlio maggiore verso il suo rapporto con Hart, temendo che potesse continuare a fargli del male o che, ancor peggio, potesse usarlo.
Ma quel bambino gli aveva offerto la cosa più preziosa che potesse mai desiderare: gli aveva dato il perdono.
 
 
 
Due giorni dopo Hart e Tron erano seduti sul letto a baldacchino del bambino mascherato, mentre il biondo gli mostrava vari outfit e Hart scuoteva la testa.
“Cosa ci si mette a un ballo scolastico?” mormorò Hart buttandosi sulle ampie coperte verdi
“Non lo so davvero Hart… Non vado a un ballo scolastico da trent’anni!” replicò Tron in piedi davanti al grande armadio di noce. Si era tolto la maschera che teneva appoggiata su una sedia, semi nascosta da altri vestiti ammucchiati.
Hart non replicò ma gli lanciò uno sguardo perplesso.
“Intendo… prima.”
“Ah. Vero.”
Hart aveva sempre fatto fatica a concepire che l’altro era una e due persone contemporaneamente, difatti si straniva ancora un poco quando Tron all’improvviso si metteva a parlare di politica o di scienza con una criticità e una conoscenza innaturale, ma ci stava facendo l’abitudine a non sorprendersi dato che l’altro sembrava soffrire la sua meraviglia.
“Prima o poi dovò farne menzione a papà… Chissà se esiste un modo per farlo tornare normale.” si appuntò mentalmente.
 
Tron nel frattempo aveva continuato a passare in rassegna i vestiti nell’armadio per poi sospirare “Niente di niente…”
“Secondo me ci stiamo complicando troppo la vita..” riflettè Hart ad alta voce soppesando una camicia
“Trovi?”
“Sì… Prova questa.” disse passandogli una camicia color crema senza alcun fronzolo mentre l’altro si infilava dietro un paravento.
“Ma… è troppo semplice!” protestò
“Appunto!” rise Hart dall’altra parte.
 
“Si intona ai miei capelli…” ponderò Tron osservandosi davanti a un grosso specchio “Grazie, Hart.”
“Vedrai, faremo un figurone.” sorrise l’altro mentre si infilava una camicia grigio chiaro.
A quel punto Tron lo attirò a sé e gli schioccò un bacio sulla guancia “Garantito.”
 
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Più tardi, una volta tornato nella Heartland Tower Hart si buttò sul letto sospirando e pensando ad Ami. La conosceva appena, ma diamine se era carina!
“Fratellino, che sono questi sospiri?” esclamò Kite entrando
“Kite nii-sama!”
“Eh? Allora?” lo incalzò andandosi a sedere accanto a lui
“Ho… Ho conosciuto una ragazza…” mormorò timidamente Hart. Non voleva scendere troppo nei dettagli, non sapeva se Kite l’avesse presa bene.
“Una ragazza?” era meravigliato, ma anche piacevolmente colpito “Spero che sia carina.”
“Molto…” replicò Hart in tono sognante
Kite sorrise di tutto cuore, era un periodo che vedeva Hart felice e ciò lo rasserenava. La felicità di Hart veniva, sempre e comunque, in cima alle sue priorità.
Sebbene all’inizio l’idea che passasse del tempo con quello che era stato il suo aguzzino lo terrorizzasse, si era tranquillizzato solo quando, dopo un estenuante interrogatorio, Tron gli aveva ripetuto di essere armato solo che di buone intenzioni.
E il fatto che durante quel periodo Hart gli avesse detto di star imparando molto dall’altro e che apparisse visibilmente più sereno, era solo che positivo.
“Allora penso che avrai bisogno di un po’ di consigli…” propose dandogli un bacio tra i fini capelli azzurrini.
“Perché nii-sama, tu ne sai tanto di ragazze?” domandò Hart sincera-mente curioso. Sapeva che il fratello era un Cacciatore di Numeri, pensava si interessasse solo a quello.
“Più di quanto pensi fratellino.” gli strizzò l’occhio con aria complice.
 
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L’indomani del ballo Tron spiegò ad Hart uno o due rudimenti del ballo.
Venendo da una famiglia nobile e facoltosa come gli Arclight aveva ricevuto lezioni di ballo e, nonostante non si reputasse al tempo un grande ballerino era, almeno secondo gli altri, piuttosto discreto.
“E se mettono un lento?” domandò Hart una volta finita la spiegazione
“I lenti non si imparano Hart, si improvvisano!” esclamò Tron togliendosi la giacca.
“Cioè?”
“Una volta che sei con lei ti verrà automatico.”
 
“Tron?” domandò Hart una volta che si furono seduti sul trono davanti al televisore
“Uhm?”
“Tu hai conosciuto molte donne?”
“Cielo, messa così non fa un gran bell’effetto, ma sì, suppongo di averne conosciute varie.” sospirò Tron
“Le hai amate tutte?”
A quel punto il bambino mascherato si girò appena per non fargli vedere le lacrime che gli stavano uscendo, augurandosi al contempo che la sua voce non si spezzasse
“Non ho amato nessun’altra più di mia moglie.”
A quelle parole Hart tacque, ricordando il grande quadro appeso in salone, dove vi era raffigurata una bella donna dai lunghi capelli rossi e gli occhi verdi appoggiata ad un balcone. Aveva sentito dire a Five che gli ricordava la signora delle camelie.
“Quella che sembra la signora delle camelie?”
“Da quando conosci i romanzi di Dumas figlio?”
“Kite una volta me lo lesse.” mentì Hart. Tron dovette averci creduto, perché non obiettò.
Ad un certo punto il bambino mascherato si girò verso l’orologio. “Sono quasi le sette… Dovresti andare alla torre, domani sarà una giornata lunga. Vuoi che chiedo a Five di riaccompagnarti?”
“Non c’è problema, sono già qui. Andiamo.” replicò il suddetto comparendo da dietro la porta. Sembrava un cadavere.
 
Una volta tornato a casa, e lasciato Hart, Five venne quasi aggredito da Tron
“Ci hai spiati??”
“Ovviamente. A differenza tua, io tengo a lui.”
Quelle parole confermarono a Tron che aveva perso del tutto la fiducia dei suoi figli.
“It’s pretty selfish of you.” e dopo questo attacco, se ne andò lasciando intendere di voler far cadere la questione. Non sarebbero mai arrivati a un punto comune.
 
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Ami era arrivata da appena cinque minuti quando si presentarono i suoi due accompagnatori. Hart era molto nervoso, ma quando la vide, in quel vestitino rosso che si intonava alla rosa finta che teneva infilata nella morbida crocchia, tutta la tensione gli si sciolse. Era bellissima.
Tron invece era perfettamente sereno, sembrava fatto per quegli eventi.
“Se ce la fa lui ce la posso fare anche io” si ripeteva mentalmente Hart.
Era una rincorsa impossibile, competere con lui. Ma lo aiutava a tenere duro, se lo ripetè anche mentre entravano nella sala.
La musica era già alta, e gli serviva a non pensare.
 
E quando partì la prima canzone, per Tron e Hart fu come fosse suonato un corno da guerra.
Iniziarono a contendersi Ami, a farla volteggiare come fosse stata un meraviglioso giglio da mostrare, rivendicandone al contempo il possesso.
Ad un ritmo sempre più serrato, con lei erano come toro e torero.
Insensibili all’ammirazione generale, ormai la pista era loro. Almeno finchè non iniziò un lento.
Hart si immobilizzò, sbloccandosi solo quando Ami guidò le sue braccia attorno ai suoi fianchi ancora acerbi, permettendole di guidare il ballo.
“Un due tre, un due tre…” si ripeteva Hart prendendo sicurezza, per poi cederla a Tron, che dolcemente la fece girare sul posto, trattandola come un fiore estremamente raro.
 
E quando la musica si spense, il cervello di entrambi aveva smesso di seguire il cuore
Ed una parte dei loro sentimenti era rimasta lì.
 
Due giorni dopo il ballo Hart ricevette il seguente biglietto:
“Caro Hart, perdonami per non essermi fatto più vivo. Ho riflettuto molto dopo il ballo e posso solo che dirti che ti affido Ami.
La amo, ma non posso permettermi una follia simile.
Rendila felice, se lo merita.”
Con affetto,
Byron Arclight.
 
Intanto Tron piangeva silenziosamente davanti al ritratto della “signora delle camelie”, come era stato ribattezzato il quadro.
 

 
 
Angolo Autrice: Eh sì, non ho resistito ad un finale leggermente Angst! Perdonatemi! Spero che vi sia piaciuta questa storiella ^^
   
 
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