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Autore: sese87    18/07/2018    3 recensioni
Non si conosce mai veramente una persona finché non si sa con quante persone andrebbe a letto...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quartetto

 

Non si conosce mai veramente una persona
Finché non si sa con quante persone andrebbe a letto

 

 

All’epoca Bulma non diede poi molto peso alla cosa, o alle cose, o molto più semplicemente allo stato delle cose che avrebbero riguardato un certo saiyan di nome Vegeta (che comunque, all’epoca, nemmeno conosceva, né ne immaginava l’esistenza oltre un paio di stanghette di alfabeto straniero).
Ad ogni modo, quanti anni erano passati? Un bel po’!
Ben quindici, un bel po’ anzichenò, e Bulma per le relazioni lunghe aveva sempre avuto un certo talento, non come nell’arte divinatoria.
Ciò che Bulma indovinava era la scienza, persino futura e ancora inaccessibile ai più. In quanto al proprio destino, però, non ne aveva mai azzeccata una!
Come faceva Vegeta l’amore?

Come un animale, sarebbe stata la risposta più sbrigativa, ma non la più esaustiva: doveva essere avviato ed era sempre lei a prendere l’iniziativa.
«A che ora sono le prove atletiche di Trunks?» Una ben nota voce la colse all’improvviso e Bulma sobbalzò. Lo scouter verde (o ciò che restava del vecchio cimelio), le cadde di mano sull’okite bianca della penisola in cucina; lo scaraventò via per toglierlo alla vista di Vegeta (sperandoci) e a squarciagola urlò «Non raccoglierlo!».
Vegeta, il quale alle stranezze della moglie era ormai ben collaudato, non solo non aveva riconosciuto l’oggetto in questione (non ci pensava da anni!), ma le invenzioni della moglie che non avessero epiteti quali “camera gravitazionale” e “training” non lo interessavano più di tanto. Anzi, non lo interessavano affatto. Tornò quindi sul suo argomento principale, «A che ora sono le prove di Trunks?» leggermente infastidito dal fatto che Bulma, con la sua reazione isterica, si fosse persa la stoccata ironica usata in precedenza. Tch.
«Alle quattro e mezza, te l’ho già detto almeno un miliardo di volte!» una volta, per l’esattezza, «E ti ho anche detto di non piombarmi davanti all’improvviso! Vuoi forse farmi venire un infarto?»

Bisbetica e prepotente; non era nei modi il suo fascino.
Ad una parte di Vegeta piaceva pensare che Bulma certe confidenze se le fosse prese con gli anni. L’altra parte però sapeva bene che Bulma certe confidenze se l’era prese da sempre, come le battutine volgari che proprio non gli andavano giù. In una donna non gli piaceva davvero, la volgarità. Sessista? Forse, ad ogni modo aveva sempre ucciso indistintamente uomini e donne senza riguardi per il sesso, al genere non pensava proprio. Dopotutto, era un saiyan. E ancora si chiedeva, Vegeta, soprattutto dopo aver fatto l’amore con Bulma (eh sì, ormai valeva la pena considerarlo “amore”), come fosse riuscito a brecciare nel cuore della “donna terrestre”. Una pazza, lo sapevano tutti, tranne Trunks, il grande. Al quale Vegeta una volta aveva detto (le loro, prime, poche battute non astiose nella stanza dello spirito e del tempo) “Parti dal presupposto che tua madre sia una persona normale”.
Perché Bulma normale non lo era affatto, sempre bizzarra. Ma come avrebbe potuto rispondere, Vegeta, alla domanda rivoltagli da suo figlio “Come siete finiti insieme, tu e la mamma?”. Quel Trunks era davvero indiscreto, molto emotivo, tutto sua madre. Non come l’altro, quello piccolo, che era lui, sputato e finito (o come Vegeta sarebbe stato se non fosse esistito Freezer).
E quindi come? A Trunks non rispose. Ma fu Bulma a prendere l’iniziativa e Vegeta volle semplicemente finirci a letto. Dopo la rottura con quell’altro, si era mostrata disponibile, e lui aveva acconsentito. Uno sfogo. Ma anche perché in fondo, in fondo gli era piaciuta non appena aveva capito di quanta forza d’animo e coraggio disponesse la terrestre. Insomma, era stato scelto, e per orgoglio gli era andata parecchio bene così: non si imponeva con la forza (troppo facile), esibizionista qual era, se per simili cose avesse avuto vanità tanta quanta per la sua forza, avrebbe voluto essere scelto perché piaceva. Il resto…erano rudezze alla Nappa (per la cronaca, non lo aveva mai sopportato).
Le donne avevano pur sempre rappresentato una conquista per gli altri due; Vegeta, invece, non corteggiava, anzi: non faceva un bel niente di niente; si vergognava. (Forse questo il problema?).
Non era stato a letto con molte; gli era mancato il tempo, disperso tra anni luce di criogenesi e viaggi interstellari. Solo Bulma aveva avuto il coraggio di pensare che a trentun anni fosse stato ancora vergine. Scommetto che stai pensando come mai una donna bella, attraente e intelligente quanto la sottoscritta, si sia presa una sbandata per un uomo brutto come te! Tch.
Le poche lo avevano trovato attraente e potente abbastanza da concederglisi senza cenni: bastava la fantasiosa civetteria a cui piaceva credere di valere abbastanza da non essere poi uccise (o risparmiate, a seconda delle circostanze). A loro, Vegeta aveva risposto per curiosità, più spesso per sedare un’impellente urgenza fisica. Bistrattate; giocattoli rotti senza più molla vitale. Inutili, una volta perseguito lo scopo.
Era Radish, chi si interessava di donne, quando poteva e quando non poteva. Vegeta lo aveva visto con aliene di ogni tipo. Radish…l’idiota che era riuscito a farsi uccidere…
Eppure, non era stato astruso il semplice comando “Non farti uccidere”, per non restare in due soltanto. Che poi il suo carnefice fosse stato proprio Kakaroth, negligente persino con Freezer, era davvero il colmo. Radish…

Come fai a resistere, Vegeta, guarda che quella laggiù te lo succhierebbe per bene, ha tre lingue! Finiscila.
Guarda che ha anche tre tette!

Comunque, aveva sempre preferito di più il sedere…di Bulma.

 

E chissà a cosa diamine stava pensando! Si chiese, proprio Bulma, osservando il marito, appoggiato al frigo, braccia incrociate e sguardo lontano, oltre i barattoli di zucchero e caffè sulla mensola. Era tipico; accadeva spesso che Vegeta smettesse di risponderle per starsene in silenzio in quella posa lì, che fosse contro un albero, contro il muro o contro vattelapesca. Ad un certo punto le conversazioni con lui si sgretolavano nell’etere come mai avvenute (il piccolo Trunks non glielo permetteva, Papà, papà, allora? Papà!, spesso tirandogli il bordo dei pantaloni per richiamarne l’attenzione).
Affascinante e misterioso sempre, anche dopo ben quindici anni di relazione! «Beh che fai lì impalato, Vegeta, non vai a cambiarti? È quasi ora di andare.»
Vegeta spostò solo lo sguardo su di lei, come se con il pensiero fosse rimasto in cucina e all’orario delle prove atletiche di Trunks. Seguì un fluido movimento del capo dalla capigliatura a fiamma, prima di staccarsi dal frigo e andarsene, senza una parola.
Bulma attese che il suo passo cadenzato, militaresco, sparisse all’udito, per recuperare quanto gettato a terra in un angolo, tra lo stipite della porta e la credenza piena di dolci di pasticceria.
Lo scouter era intatto (almeno quanto ricostruito). Bulma lo rigirò tra le dita e tornò in laboratorio, dimenticando il caffè fumante che aveva avuto intenzione di bersi, prima di perdersi in chiacchiere con se stessa.
Racimolare informazioni sul passato di Vegeta era questo l’effetto che le produceva. Ovviamente, dal diretto interessato già aveva preteso racconti, più e più volte, ricevendo in ritorno soltanto grugniti annoiati! Meschino.
Preferiva pensare che il suo mutismo sull’argomento dipendesse dal non volerla turbare. Per proteggerla da incubi di guerra, uccisioni e, soprattutto, dall’immagine da “In fondo è un bravo ragazzo” che gli aveva dipinto addosso. Non essere assurda, Bulma! Quanto esclamato da Yamcha, sulla terrazza dalla Capsule Corporation, molti anni prima; le tornò in mente. Quando incipiavano in lei pensieri frequenti riguardo il carattere di quel principe distruttore, suo futuro amore per la vita e anche per la morte.
Ma cosa accidenti avrebbe potuto mai saperne, Yamcha? Quando non lo aveva mai neppure ideato lei stessa, che Vegeta avrebbe voluto farlo uccidere e malamente, il giorno in cui tra le montagne sperdute del nord, giaceva esanime il cadavere del suo primo amore, Yamcha, appunto.
Quando per seguire la lotta feroce tra Goku e Vegeta aveva usato, e modificato, lo stesso prezioso aggeggio che ora stringeva, gelosamente, tra le dita sottili, baciate e succhiate da Vegeta mille volte da allora!

Oh beh, in quell’amaro e lontano giorno, con le lacrime secche sulle guance arrossate di pianto e il colletto bianco zuppo delle stesse, Bulma non diede poi molta importanza ai tesori custoditi tra quei circuiti. La sua mente non registrò gli spezzoni di conversazioni del marito con Radish, e con Nappa (e con Freezer addirittura!) mentre cercava di tradurre nel linguaggio terrestre le informazioni che avrebbe letto sullo schermo verde.
Aveva pensato al nemico, a Yamcha morto e a Goku che ancora combatteva con flebile speranza.

Maledetti tutti!
Un aggeggio talmente insignificante, quello scouter, che una volta scoppiato per Bulma aveva smesso di rappresentare qualcosa di importante, lasciandolo, reietto, tra le cianfrusaglie del ripostiglio.
E che cos’era che aveva cercato quella stessa mattina, tra quelle stesse cianfrusaglie, prima di venirle a tiro, non lo ricordava più!
Subito aveva raccolto lo scouter tra le proprie grazie, come una dorata fonte del sapere proibito: il passato di Vegeta e non un passato qualsiasi, di guerre di scorribande (banale), ma il suo passato sessuale! Una vera chicca del mistero, insomma.
Tra gli spezzoni di conversazioni raccolti e tradotti (non molti: parecchi pezzi erano andati persi per sempre), uno in particolare l’aveva catturata, incatenata alla lettura e sbrigliato la sua fantasia, tanto quanto i filmetti rosa che le piaceva concedersi alla tv, dopo una dura giornata di lavoro, Come riesci a guardare certe stupidaggini?

Quella ha detto che a quattro ci starebbe. Questo il risultato dei tabulati tradotti e scandagliati per una giornata intera, tra vari Se oppongono resistenza li uccidiamo e amenità come Credi che sia il fondale scuro a dare al mare il colore grigio? Sgattaiolava, ribelle, il racconto di un’avventura romantica, a quattro, E quindi tre donne e un maschio?
Avvincente e fitto, il resoconto della funzione che, nello spazio profondo, a cavallo di onde magnetiche, avvenne tra Vegeta e Radish, tra risatine e prese in giro. Tutto solo e contemporaneamente?

 

Beh, di code ne ho due.
Quanta malizia! Le martellava in testa insieme ai salti dei bambini, compagni di scuola di Trunks, il quale in quell’istante la salutò con un sorriso pieno di tutti i denti che ancora non aveva sviluppato. Un sorriso da furbetto, da vincitore; anzi, da chi sapeva che, tanto, avrebbe vinto in tutti i salti, in tutti gli ostacoli e in tutti gli sprint. Ma Bulma non godette della stessa esuberanza, puntava ad altri, a Vegeta, seduto accanto a lei, su un cuscino di perenne tedio, fintamente concentrato su esibizioni tanto stupide. Il valore di Trunks non è in quattro salti da terrestre!
Ginocchia divaricate, braccia come sempre incrociate e sguardo fisso; Vegeta non aveva scambiato una parola.
Perché se all’inizio Bulma aveva trovato quei resoconti divertenti e misteriosi, era finita, irrimediabilmente, a soppesare le differenze tra il Vegeta di allora e il suo Vegeta di adesso, che non iniziava mai niente.
Ma scoparsi tre donne contemporaneamente, per la miseria! Capace, ne sarebbe stato capace, persino con una sola delle “due” code. Ci metteva più di se stesso a soddisfarla, quando ne aveva voglia. Eppure, non poteva di certo dirsi avventuroso sotto quel fronte. E di fantasie Bulma ne aveva espresse (Tutto nudo, soltanto con i guanti!; La mia vita dipenderà dal soddisfarti, Principe dei Saiyan), silurate da Vegeta con porpora e smorfie di imbarazzo.
Con Yamcha, ad esempio, (Già prendendo proprio Yamcha, ad esempio, che in questa storia c’azzeccava parecchio) Bulma ne aveva avute di capriole tra le lenzuola, l’unico collante di una storia derelitta sotto molti altri aspetti. Maliziosi entrambi, ci scherzavano sopra e l’avrebbero fatto ogni notte, se non fossero stati tanto impegnati a litigare.
Con Vegeta, invece, non c’era malizia, se non quel pepe con cui Bulma ogni tanto condiva un bacio rubato (Smettila di baciarmi all’improvviso!). Accadeva, ma in camera da letto…una volta in infermeria, un’altra sul divano in salotto, e l’ultima contro il muro durante un blackout…però lì restavano, vicini nell’attimo, lontani nel tempo. Come un segreto, non se lo raccontavano. Soprattutto, Vegeta non lo chiedeva. Poteva farne a meno, per mesi e mesi! E Bulma ci aveva creduto. Fino a quella mattina.
Prima, infatti, se glielo avessero chiesto avrebbe risposto, “Ma è prerogativa saiyan non volgere la mente a certe voglie!”, con aria da grande esperta, lo aveva sovente risposto anche a se stessa.
Perché c’era quell’ingenuo di Goku e le sue assenze; perché c’era Vegeta, con meno assenze, meno ingenuo, ma non per questo con più spiccate inclinazioni per il sesso. Ed essendo entrambi gli unici saiyan purosangue da lei conosciuti (e di età più che pubere, valeva aggiungerlo, per gli altri di saiyan, meticci e non), Bulma si era valsa della convinzione che fosse normale, essere negletti a certe pulsioni. Aveva finito con l’abituarsi; dedicarsi a se stessa e con se stessa, perché poi, quando finalmente Vegeta rispondeva alle sue attenzioni, allora erano stelle! Ne valeva la pena, per quelle poche volte.

 

E allora tutto quel cameratismo con Radish?
Bulma non sapeva nemmeno fossero stati tanto amici, né mai Vegeta lo aveva nominato in sua presenza.
Continuò a pensarci Bulma, anche a fine gara, quando le luci della città le scrosciavano addosso dai finestrini dell’ultima air car, mentre Trunks chiedeva pizza per cena e aggiungeva «Però ho avuto talento nel non mostrare troppo talento, non è vero, papà?»

 

Aveva occhi azzurri come cristalli e labbra così rosse che pareva ti si sarebbero sciolte in bocca, O sul cazzo!
Adesso non esagerare!
Vegeta al bancone, lei spiccava su un lungo divano rattoppato, mentre gli altri sparivano, come fumo, nel corridoio di gente attraversato da Vegeta e come mai sola?
Scia di saliva tra calice e bocca (Particolare importante!), un filo di cometa nella fosca umidità di quella bettola (Tipico del confine!), puzzo di piscio e di alcool, ma lei ti avrebbe profumato le mani per giorni, Radish!

Fammi finire, fammi finire!
Non era sola, rispondeva, ma accompagnata…da altre due! Stessa risma, meno carisma, ma in tutto sei belle tette succose e vi prendo tutte e tre.

Contemporaneamente? Beh, tanto di code ne ho due!
Ah ah, non ci credo!
Aspetta, aspetta adesso viene il bello!
E a me cosa resta? Disse.

 

Bulma sprofondò nella morbida nuvola del cuscino, accasciando un braccio sul bordo del letto ed il racconto, veicolo di dubbi e stravaganti visioni, si spaginò sotto l’ombra del letto, sul tappeto raso, accanto alle ciabatte di stoffa.
La camera da letto, con le foto di famiglia sul comò e i vestiti ripiegati, le apparve di una quotidianità ormai smessa, mentre l’universo, nel cielo oltre il soffitto, suggeriva contrasti assai nuovi. Pensava alla “tipica bettola di confine” (ma tipica come?) e alle tre prostitute, O forse muscolose guerriere? Comunque, tre donne; tutte e tre con suo marito, Vegeta. Sì, ma come?
Inconfessabile, come l’assenza di gelosia per quelle tre sconosciute: con loro aveva condiviso la sua vita.
Erano forse stati più audaci i baci di Vegeta? Volgari i sussurri?
E il seme mischiato e le gole vogliose…oppure fermo, immobile, Vegeta su letto e cinto da corpi sinuosi, esotici. Labbra rosse.
Una dopo l’altra a montarlo con le loro forme avvenenti, indigene, strane? E non c’era forse lei, tra loro, a godersi quella sua gustosa pelle ambrata e salina? Loro due, soli, e le altre, guardavano... E lei, Bulma, sotto di lui che le insinuava la lingua nell’orecchio e, a tratti, il respiro, sempre più affannoso, irregolare, diventava una breve pausa di piacere umido, asciutto, umido.
Le sue mani raggiunsero il ventre bagnato, schiuse le cosce: Bulma iniziò a toccarsi, immaginando che quelle mani fossero le sue, quei sospiri i loro. Inarcò la schiena per accogliere l’orgasmo. La finestra le soffiò sulla pancia nuda e le mancò il peso di un corpo caldo e noto e di un bacio, sospirato, sulla guancia candida. Scommetto che stai pensando come mai una donna bella, attraente e intelligente quanto la sottoscritta, si sia presa una sbandata per un uomo brutto come te!

 

 
«Ho vinto ancora!»
Non ci sapeva proprio fare con i videogiochi; Vegeta non ne capiva il divertimento e non aveva voglia di spingere con lena quei quattro tasti colorati, nonostante a strategia fosse imbattibile. «Vado a dormire.»
«Eddai, papà, un’altra partita!»
A cui se ne sarebbero aggiunte altre all’infinito, se Vegeta non avesse messo un freno a suo figlio. Almeno, gli piaceva pensarlo: il freno di Trunks era alle quattro e mezza di mattina, dopo essere sgattaiolato dalla propria stanza per continuare a sbalordire tutti quanti online. Suo figlio le organizzava così le guerre intergalattiche, piattaforme virtuali e cuffie wireless alle orecchie, per restare in contatto con un compagno di squadra d’eccellenza, Goten, finché, con gli occhi rossi di stanchezza (non di sangue) batteva in ritirata in un letto pulito e accogliente. Continuiamo domani, Goten.
Vegeta alla sua età non aveva mai continuato domani, ma “fino all’indomani” e magari all’altro ancora con il viso sporco di sangue (d’altri) finché non restava nemmeno un cadavere, e il suo primo compagno, Radish (comunque della stessa famiglia), Ma non siete un po’ troppo piccoli per partire da soli?

Siamo guerrieri!
Stranezze del destino: non ci sarebbe stato un Radish incontrato per caso, a pesca sulle sponde del lago del nord (e di conseguenza un “Goku”) se Vegeta non fosse scappato di casa quel giorno. Non lo aveva raccontato a nessuno, tantomeno a Freezer, il motivo per il quale, quel giorno, non si era trovato sul suo pianeta nativo. Non sarà il caso di dover tornare?

Basterà fingere di non aver sentito.
«Papà?» Trunks lo tirò per la maglietta.
«Andiamo a letto.»

Sei un folle, come tuo padre!

 

Nel corridoio buio, una porta socchiusa lambiccava una goccia di luce sul viso paffuto del giovane principe, contratto da un sospiro sorpreso. Al solito, spiava suo padre: soluzione riservata ad un problema piuttosto regale, il protocollo, che voleva chiedesse il permesso anche solo per parlargli.
Suo padre con una guerriera, e ciocche di capelli neri per terra, Vegeta!
Nulla di prettamente erotico, ma stranamente intimo e arcano: non si tagliano i capelli dei saiyan, così come non se ne tocca la coda. Forse, usanze da adulti di un popolo che Vegeta non aveva mai conosciuto, come il motivo per il quale Freezer l’avesse lasciato in vita, piuttosto che ucciderlo. Misteri; Freezer non aveva neanche voluto che l’odiasse, Il tuo pianeta è stato davvero distrutto da un meteorite, Vegeta, non ti mentirei.

 

Trovò Bulma in accappatoio distesa sul letto. Nella camera, lampada accesa, un puzzo chimico di bagnoschiuma (Fragole, tch!) e un profumo naturale di femminilità (da scovarle tra le dita). La notte soffiava ancora la sua brezza tra le tendine scomposte e leggere. La finestra spalancata per lui, per abitudine; non occorreva più: Vegeta aveva smesso di fuggire da tempo, riconoscendo ormai il suo posto in quella casa e in quel lato del letto, vuoto in attesa del suo peso. Qui la gente civile usa le porte, Vegeta!
Si sollevò da terra e ridiscese lentamente accanto a sua moglie, a cui raccolse la mano e iniziò a leccarle le dita.
Non aveva davvero più importanza mostrarsi bisognoso, che lo desiderasse anche lui un certo tipo di affetto, e se, in fondo, non fosse poi così diverso dagli altri. Tu non sei come gli altri, Vegeta; almeno tu non ti comporti da animale, non è così?
L’iniziativa non l’aveva mai presa. Anche il suo passato lo sapeva. E a me cosa resta?

La bocca…e altre dieci!
Non è divertente.

 

Ma lo era stato, quel sogno di Radish, a cui era approdato ripensando alla sua infanzia, a cui piaceva ricordargli di essere stati amici, scoccandogli contro le sue debolezze. Con la maturità, Vegeta giunse finalmente a capirne la comicità, riuscendo a vedersi con gli occhi dell’altro, fino a perdonarsi di essere ciò che potesse, senza distinzioni di stirpe, oltre la potenza, diminuita per poter baciare sua moglie. Perdonò le battute di Radish che voleva essergli amico, l’umanità di suo padre e se stesso.
«Vegeta…»
Si portò sopra di lei e lei lo abbracciò.
Più tardi, Bulma avrebbe buttato i tabulati e a lui non avrebbe chiesto più niente , giacché era l’unica con cui Vegeta avesse fatto l’amore. «Chissà cosa avresti combinato con due code…»
«C…come?»
Gli sorrise e lo baciò ancora.
Nove mesi dopo, sarebbe nata Bra: preludio di un amore a quattro tempi.

 

FINE

 

Ragazze e ragazzi, lettori e lettrici! Prima di tutto grazie infinite per aver dedicato un po’ del vostro tempo a leggere questa storiella. Ammetto che avrebbe dovuto essere in un modo, ma poi scrivendola è diventata tutta un’altra storia! Succede xD

Ad ogni modo avrei due cosette da aggiungere, la prima è che mi spiace essere sparita e di apparire solo a balzelli (ho tantissime storie vostre da leggere e recuperare!) ma purtroppo il tempo è tiranno e a fine giornata lavorativa, nonostante cerchi sempre di buttare giù qualcosa, non riesco mai ad essere soddisfatta del tutto, ma ho già ripreso le altre long (per l’esattezza sto scrivendo un nuovo capitolo di The Freezing Era) per cui portate pazienza! :-)

La seconda cosa che vorrei specificare, invece, riguarda Radish e il suo rapporto con Vegeta. Ammetto che a me Minus è piaciuto e ho fantasticato parecchio su quelle poche pagine! E penso che se in primo momento Vegeta si fosse scelto (per un motivo o per l’altro) Radish come amico, col tempo, il divario tra loro, sia di forza che di stirpe, sia diventato grande al punto da portare Vegeta a considerarlo un idiota. Vabeh, questo è il riassunto del riassunto di quanto penso su di loro, ma sto già pensando a scriverci su una piccola fanfiction, nella quale spero di chiarirmi un po’ meglio.

Al momento, vi lascio, grazie di cuore e alla prossima! Un abbraccio.

 

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