Quartetto
Non si conosce mai veramente una
persona
Finché non si sa con quante persone andrebbe
a letto
All’epoca Bulma
non diede poi molto peso alla cosa, o alle cose, o molto più semplicemente allo
stato delle cose che avrebbero riguardato un certo saiyan di nome Vegeta (che
comunque, all’epoca, nemmeno
conosceva, né ne immaginava l’esistenza oltre un paio di stanghette di alfabeto
straniero).
Ad ogni modo,
quanti anni erano passati? Un bel po’!
Ben quindici, un
bel po’ anzichenò, e Bulma per le relazioni lunghe aveva sempre avuto un certo
talento, non come nell’arte divinatoria.
Ciò che Bulma
indovinava era la scienza, persino futura e ancora inaccessibile ai più. In
quanto al proprio destino, però, non ne aveva mai azzeccata una!
Come faceva Vegeta
l’amore?
Come
un animale, sarebbe stata la risposta più sbrigativa,
ma non la più esaustiva: doveva essere avviato ed era sempre lei a prendere
l’iniziativa.
«A che ora sono le
prove atletiche di Trunks?» Una ben
nota voce la colse all’improvviso e Bulma sobbalzò. Lo scouter verde (o ciò che
restava del vecchio cimelio), le cadde di mano sull’okite bianca della penisola
in cucina; lo scaraventò via per toglierlo alla vista di Vegeta (sperandoci) e
a squarciagola urlò «Non raccoglierlo!».
Vegeta, il quale
alle stranezze della moglie era ormai ben collaudato, non solo non aveva
riconosciuto l’oggetto in questione (non ci pensava da anni!), ma le invenzioni
della moglie che non avessero epiteti quali “camera gravitazionale” e
“training” non lo interessavano più di tanto. Anzi, non lo interessavano
affatto. Tornò quindi sul suo argomento principale, «A che ora sono le prove di
Trunks?» leggermente infastidito dal fatto che Bulma, con la sua reazione
isterica, si fosse persa la stoccata ironica usata in precedenza. Tch.
«Alle quattro e
mezza, te l’ho già detto almeno un miliardo di volte!» una volta, per
l’esattezza, «E ti ho anche detto di non piombarmi davanti all’improvviso! Vuoi
forse farmi venire un infarto?»
Bisbetica
e prepotente; non era nei modi il suo fascino.
Ad una parte di
Vegeta piaceva pensare che Bulma certe confidenze se le fosse prese con gli
anni. L’altra parte però sapeva bene che Bulma certe confidenze se l’era prese
da sempre, come le battutine volgari che proprio non gli andavano giù. In una
donna non gli piaceva davvero, la volgarità. Sessista? Forse, ad ogni modo aveva sempre ucciso indistintamente
uomini e donne senza riguardi per il sesso, al genere non pensava proprio. Dopotutto,
era un saiyan. E ancora si chiedeva, Vegeta, soprattutto dopo aver fatto
l’amore con Bulma (eh sì, ormai valeva la pena considerarlo “amore”), come
fosse riuscito a brecciare nel cuore della “donna terrestre”. Una pazza, lo
sapevano tutti, tranne Trunks, il grande. Al quale Vegeta una volta aveva detto
(le loro, prime, poche battute non astiose nella stanza dello spirito e del
tempo) “Parti dal presupposto che tua
madre sia una persona normale”.
Perché Bulma
normale non lo era affatto, sempre bizzarra. Ma come avrebbe potuto rispondere,
Vegeta, alla domanda rivoltagli da suo figlio “Come siete finiti insieme, tu e la mamma?”. Quel Trunks era davvero
indiscreto, molto emotivo, tutto sua madre. Non come l’altro, quello piccolo,
che era lui, sputato e finito (o come Vegeta sarebbe stato se non fosse
esistito Freezer).
E quindi come? A Trunks non rispose. Ma fu Bulma a
prendere l’iniziativa e Vegeta volle semplicemente finirci a letto. Dopo la
rottura con quell’altro, si era mostrata disponibile, e lui aveva acconsentito.
Uno sfogo. Ma anche perché in fondo, in fondo gli era piaciuta non appena aveva
capito di quanta forza d’animo e coraggio disponesse la terrestre. Insomma, era
stato scelto, e per orgoglio gli era andata parecchio bene così: non si
imponeva con la forza (troppo facile), esibizionista qual era, se per simili
cose avesse avuto vanità tanta quanta per la sua forza, avrebbe voluto essere
scelto perché piaceva. Il resto…erano rudezze alla Nappa (per la cronaca, non
lo aveva mai sopportato).
Le donne avevano
pur sempre rappresentato una conquista per gli altri due; Vegeta, invece, non
corteggiava, anzi: non faceva un bel niente di niente; si vergognava. (Forse questo il problema?).
Non era stato a
letto con molte; gli era mancato il tempo, disperso tra anni luce di criogenesi
e viaggi interstellari. Solo Bulma aveva avuto il coraggio di pensare che a trentun
anni fosse stato ancora vergine. Scommetto
che stai pensando come mai una donna bella, attraente e intelligente quanto la
sottoscritta, si sia presa una sbandata per un uomo brutto come te! Tch.
Le poche lo
avevano trovato attraente e potente abbastanza da concederglisi senza cenni:
bastava la fantasiosa civetteria a cui piaceva credere di valere abbastanza da
non essere poi uccise (o risparmiate, a seconda delle circostanze). A loro, Vegeta
aveva risposto per curiosità, più spesso per sedare un’impellente urgenza
fisica. Bistrattate; giocattoli rotti senza più molla vitale. Inutili, una
volta perseguito lo scopo.
Era Radish, chi si
interessava di donne, quando poteva e quando non poteva. Vegeta lo aveva visto
con aliene di ogni tipo. Radish…l’idiota che era riuscito a farsi uccidere…
Eppure, non era
stato astruso il semplice comando “Non
farti uccidere”, per non restare in due soltanto. Che poi il suo carnefice
fosse stato proprio Kakaroth, negligente persino con Freezer, era davvero il
colmo. Radish…
Come
fai a resistere, Vegeta, guarda che quella laggiù te lo succhierebbe per bene,
ha tre lingue! Finiscila.
Guarda
che ha anche tre tette!
Comunque, aveva
sempre preferito di più il sedere…di Bulma.
E
chissà a cosa diamine stava pensando! Si chiese, proprio Bulma,
osservando il marito, appoggiato al frigo, braccia incrociate e sguardo
lontano, oltre i barattoli di zucchero e caffè sulla mensola. Era tipico;
accadeva spesso che Vegeta smettesse di risponderle per starsene in silenzio in
quella posa lì, che fosse contro un albero, contro il muro o contro
vattelapesca. Ad un certo punto le conversazioni con lui si sgretolavano
nell’etere come mai avvenute (il piccolo Trunks non glielo permetteva, Papà, papà, allora? Papà!, spesso
tirandogli il bordo dei pantaloni per richiamarne l’attenzione).
Affascinante e
misterioso sempre, anche dopo ben quindici anni di relazione! «Beh che fai lì
impalato, Vegeta, non vai a cambiarti? È quasi ora di andare.»
Vegeta spostò solo
lo sguardo su di lei, come se con il pensiero fosse rimasto in cucina e
all’orario delle prove atletiche di Trunks. Seguì un fluido movimento del capo
dalla capigliatura a fiamma, prima di staccarsi dal frigo e andarsene, senza
una parola.
Bulma attese che
il suo passo cadenzato, militaresco, sparisse all’udito, per recuperare quanto
gettato a terra in un angolo, tra lo stipite della porta e la credenza piena di
dolci di pasticceria.
Lo scouter era
intatto (almeno quanto ricostruito). Bulma lo rigirò tra le dita e tornò in
laboratorio, dimenticando il caffè fumante che aveva avuto intenzione di bersi,
prima di perdersi in chiacchiere con se stessa.
Racimolare
informazioni sul passato di Vegeta era questo l’effetto che le produceva.
Ovviamente, dal diretto interessato già aveva preteso racconti, più e più
volte, ricevendo in ritorno soltanto grugniti annoiati! Meschino.
Preferiva pensare che
il suo mutismo sull’argomento dipendesse dal non volerla turbare. Per
proteggerla da incubi di guerra, uccisioni e, soprattutto, dall’immagine da “In
fondo è un bravo ragazzo” che gli aveva dipinto addosso. Non essere assurda, Bulma! Quanto esclamato da Yamcha, sulla
terrazza dalla Capsule Corporation, molti anni prima; le tornò in mente. Quando
incipiavano in lei pensieri frequenti riguardo il carattere di quel principe
distruttore, suo futuro amore per la vita e anche per la morte.
Ma cosa accidenti
avrebbe potuto mai saperne, Yamcha? Quando non lo aveva mai neppure ideato lei
stessa, che Vegeta avrebbe voluto farlo uccidere
e malamente, il giorno in cui tra le montagne sperdute del nord, giaceva esanime
il cadavere del suo primo amore, Yamcha, appunto.
Quando per seguire
la lotta feroce tra Goku e Vegeta aveva usato, e modificato, lo stesso prezioso
aggeggio che ora stringeva, gelosamente, tra le dita sottili, baciate e
succhiate da Vegeta mille volte da allora!
Oh
beh,
in quell’amaro e lontano giorno, con le lacrime secche sulle guance arrossate
di pianto e il colletto bianco zuppo delle stesse, Bulma non diede poi molta
importanza ai tesori custoditi tra quei circuiti. La sua mente non registrò gli
spezzoni di conversazioni del marito con Radish, e con Nappa (e con Freezer
addirittura!) mentre cercava di tradurre nel linguaggio terrestre le
informazioni che avrebbe letto sullo schermo verde.
Aveva pensato al
nemico, a Yamcha morto e a Goku che ancora combatteva con flebile speranza.
Maledetti
tutti!
Un aggeggio
talmente insignificante, quello scouter, che una volta scoppiato per Bulma
aveva smesso di rappresentare qualcosa di importante, lasciandolo, reietto, tra
le cianfrusaglie del ripostiglio.
E che cos’era che
aveva cercato quella stessa mattina, tra quelle stesse cianfrusaglie, prima di
venirle a tiro, non lo ricordava più!
Subito aveva
raccolto lo scouter tra le proprie grazie, come una dorata fonte del sapere
proibito: il passato di Vegeta e non un passato qualsiasi, di guerre di
scorribande (banale), ma il suo passato sessuale! Una vera chicca del mistero,
insomma.
Tra gli spezzoni
di conversazioni raccolti e tradotti (non molti: parecchi pezzi erano andati
persi per sempre), uno in particolare l’aveva catturata, incatenata alla
lettura e sbrigliato la sua fantasia, tanto quanto i filmetti rosa che le
piaceva concedersi alla tv, dopo una dura giornata di lavoro, Come riesci a guardare certe stupidaggini?
Quella
ha detto che a quattro ci starebbe. Questo il risultato dei
tabulati tradotti e scandagliati per una giornata intera, tra vari Se oppongono resistenza li uccidiamo e
amenità come Credi che sia il fondale scuro
a dare al mare il colore grigio? Sgattaiolava, ribelle, il racconto di
un’avventura romantica, a quattro, E
quindi tre donne e un maschio?
Avvincente e fitto,
il resoconto della funzione che, nello spazio profondo, a cavallo di onde
magnetiche, avvenne tra Vegeta e Radish, tra risatine e prese in giro. Tutto solo e contemporaneamente?
Beh,
di code ne ho due.
Quanta malizia! Le
martellava in testa insieme ai salti dei bambini, compagni di scuola di Trunks,
il quale in quell’istante la salutò con un sorriso pieno di tutti i denti che
ancora non aveva sviluppato. Un sorriso da furbetto, da vincitore; anzi, da chi
sapeva che, tanto, avrebbe vinto in tutti i salti, in tutti gli ostacoli e in
tutti gli sprint. Ma Bulma non godette della stessa esuberanza, puntava ad
altri, a Vegeta, seduto accanto a lei, su un cuscino di perenne tedio, fintamente
concentrato su esibizioni tanto stupide. Il
valore di Trunks non è in quattro salti da terrestre!
Ginocchia
divaricate, braccia come sempre incrociate e sguardo fisso; Vegeta non aveva
scambiato una parola.
Perché se
all’inizio Bulma aveva trovato quei resoconti divertenti e misteriosi, era
finita, irrimediabilmente, a soppesare le differenze tra il Vegeta di allora e
il suo Vegeta di adesso, che non iniziava mai niente.
Ma scoparsi tre
donne contemporaneamente, per la miseria!
Capace, ne sarebbe stato capace, persino con una sola delle “due” code. Ci metteva più di se stesso a
soddisfarla, quando ne aveva voglia. Eppure, non poteva di certo dirsi
avventuroso sotto quel fronte. E di fantasie Bulma ne aveva espresse (Tutto nudo, soltanto con i guanti!; La mia vita dipenderà dal soddisfarti,
Principe dei Saiyan), silurate da Vegeta con porpora e smorfie di
imbarazzo.
Con Yamcha, ad
esempio, (Già prendendo proprio Yamcha,
ad esempio, che in questa storia c’azzeccava parecchio) Bulma ne aveva
avute di capriole tra le lenzuola, l’unico collante di una storia derelitta
sotto molti altri aspetti. Maliziosi entrambi, ci scherzavano sopra e
l’avrebbero fatto ogni notte, se non fossero stati tanto impegnati a litigare.
Con Vegeta,
invece, non c’era malizia, se non quel pepe con cui Bulma ogni tanto condiva un
bacio rubato (Smettila di baciarmi
all’improvviso!). Accadeva, ma in camera da letto…una volta in infermeria,
un’altra sul divano in salotto, e l’ultima contro il muro durante un
blackout…però lì restavano, vicini nell’attimo, lontani nel tempo. Come un
segreto, non se lo raccontavano. Soprattutto, Vegeta non lo chiedeva. Poteva
farne a meno, per mesi e mesi! E Bulma ci aveva creduto. Fino a quella mattina.
Prima, infatti, se
glielo avessero chiesto avrebbe risposto, “Ma
è prerogativa saiyan non volgere la mente a certe voglie!”, con aria da
grande esperta, lo aveva sovente risposto anche a se stessa.
Perché c’era
quell’ingenuo di Goku e le sue assenze; perché c’era Vegeta, con meno assenze,
meno ingenuo, ma non per questo con più spiccate inclinazioni per il sesso. Ed
essendo entrambi gli unici saiyan purosangue da lei conosciuti (e di età più
che pubere, valeva aggiungerlo, per gli altri di saiyan, meticci e non), Bulma
si era valsa della convinzione che fosse normale, essere negletti a certe
pulsioni. Aveva finito con l’abituarsi; dedicarsi a se stessa e con se stessa,
perché poi, quando finalmente Vegeta rispondeva alle sue attenzioni, allora erano
stelle! Ne valeva la pena, per quelle poche volte.
E
allora tutto quel cameratismo con Radish?
Bulma non sapeva
nemmeno fossero stati tanto amici, né mai Vegeta lo aveva nominato in sua
presenza.
Continuò a
pensarci Bulma, anche a fine gara, quando le luci della città le scrosciavano
addosso dai finestrini dell’ultima air car, mentre Trunks chiedeva pizza per
cena e aggiungeva «Però ho avuto talento nel non mostrare troppo talento, non è
vero, papà?»
Aveva occhi
azzurri come cristalli e labbra così rosse che pareva ti si sarebbero sciolte
in bocca, O sul cazzo!
Adesso
non esagerare!
Vegeta al bancone,
lei spiccava su un lungo divano rattoppato, mentre gli altri sparivano, come
fumo, nel corridoio di gente attraversato da Vegeta e come mai sola?
Scia di saliva tra
calice e bocca (Particolare importante!),
un filo di cometa nella fosca umidità di quella bettola (Tipico del confine!),
puzzo di piscio e di alcool, ma lei ti avrebbe profumato le mani per giorni, Radish!
Fammi
finire, fammi finire!
Non era sola, rispondeva,
ma accompagnata…da altre due! Stessa risma, meno carisma, ma in tutto sei belle
tette succose e vi prendo tutte e tre.
Contemporaneamente?
Beh, tanto di code ne ho due!
Ah
ah, non ci credo!
Aspetta,
aspetta adesso viene il bello! E a me cosa resta? Disse.
Bulma sprofondò
nella morbida nuvola del cuscino, accasciando un braccio sul bordo del letto ed
il racconto, veicolo di dubbi e stravaganti visioni, si spaginò sotto l’ombra
del letto, sul tappeto raso, accanto alle ciabatte di stoffa.
La camera da
letto, con le foto di famiglia sul comò e i vestiti ripiegati, le apparve di
una quotidianità ormai smessa, mentre l’universo, nel cielo oltre il soffitto,
suggeriva contrasti assai nuovi. Pensava alla “tipica bettola di confine” (ma tipica come?) e alle tre prostitute, O forse muscolose guerriere? Comunque,
tre donne; tutte e tre con suo marito, Vegeta. Sì, ma come?
Inconfessabile,
come l’assenza di gelosia per quelle tre sconosciute: con loro aveva condiviso
la sua vita.
Erano forse stati
più audaci i baci di Vegeta? Volgari i sussurri?
E il seme
mischiato e le gole vogliose…oppure fermo, immobile, Vegeta su letto e cinto da
corpi sinuosi, esotici. Labbra rosse.
Una dopo l’altra a
montarlo con le loro forme avvenenti, indigene, strane? E non c’era forse lei,
tra loro, a godersi quella sua gustosa pelle ambrata e salina? Loro due, soli,
e le altre, guardavano... E lei, Bulma, sotto di lui che le insinuava la lingua nell’orecchio
e, a tratti, il respiro, sempre più affannoso, irregolare, diventava una breve
pausa di piacere umido, asciutto, umido.
Le sue mani
raggiunsero il ventre bagnato, schiuse le cosce: Bulma iniziò a toccarsi,
immaginando che quelle mani fossero le sue, quei sospiri i loro. Inarcò la
schiena per accogliere l’orgasmo. La finestra le soffiò sulla pancia nuda e le
mancò il peso di un corpo caldo e noto e di un bacio, sospirato, sulla guancia
candida. Scommetto che stai pensando come
mai una donna bella, attraente e intelligente quanto la sottoscritta, si sia
presa una sbandata per un uomo brutto come te!
«Ho vinto ancora!»
Non ci sapeva
proprio fare con i videogiochi; Vegeta non ne capiva il divertimento e non
aveva voglia di spingere con lena quei quattro tasti colorati, nonostante a
strategia fosse imbattibile. «Vado a dormire.»
«Eddai, papà,
un’altra partita!»
A cui se ne
sarebbero aggiunte altre all’infinito, se Vegeta non avesse messo un freno a
suo figlio. Almeno, gli piaceva pensarlo: il freno di Trunks era alle quattro e
mezza di mattina, dopo essere sgattaiolato dalla propria stanza per continuare
a sbalordire tutti quanti online. Suo
figlio le organizzava così le guerre intergalattiche, piattaforme virtuali e
cuffie wireless alle orecchie, per
restare in contatto con un compagno di squadra d’eccellenza, Goten, finché, con
gli occhi rossi di stanchezza (non di sangue) batteva in ritirata in un letto
pulito e accogliente. Continuiamo domani,
Goten.
Vegeta alla sua
età non aveva mai continuato domani, ma “fino all’indomani” e magari all’altro
ancora con il viso sporco di sangue (d’altri) finché non restava nemmeno un
cadavere, e il suo primo compagno, Radish (comunque della stessa famiglia), Ma non siete un po’ troppo piccoli per
partire da soli?
Siamo
guerrieri!
Stranezze del
destino: non ci sarebbe stato un Radish incontrato per caso, a pesca sulle
sponde del lago del nord (e di conseguenza un “Goku”) se Vegeta non fosse
scappato di casa quel giorno. Non lo aveva raccontato a nessuno, tantomeno a Freezer,
il motivo per il quale, quel giorno,
non si era trovato sul suo pianeta nativo. Non
sarà il caso di dover tornare?
Basterà
fingere di non aver sentito.
«Papà?» Trunks lo
tirò per la maglietta.
«Andiamo a letto.»
Sei
un folle, come tuo padre!
Nel corridoio
buio, una porta socchiusa lambiccava una goccia di luce sul viso paffuto del
giovane principe, contratto da un sospiro sorpreso. Al solito, spiava suo
padre: soluzione riservata ad un problema piuttosto regale, il protocollo, che
voleva chiedesse il permesso anche solo per parlargli.
Suo padre con una
guerriera, e ciocche di capelli neri per terra, Vegeta!
Nulla di
prettamente erotico, ma stranamente intimo e arcano: non si tagliano i capelli
dei saiyan, così come non se ne tocca la coda. Forse, usanze da adulti di un
popolo che Vegeta non aveva mai conosciuto, come il motivo per il quale Freezer
l’avesse lasciato in vita, piuttosto che ucciderlo. Misteri; Freezer non aveva
neanche voluto che l’odiasse, Il tuo
pianeta è stato davvero distrutto da un meteorite, Vegeta, non ti mentirei.
Trovò Bulma in
accappatoio distesa sul letto. Nella camera, lampada accesa, un puzzo chimico
di bagnoschiuma (Fragole, tch!) e un
profumo naturale di femminilità (da scovarle tra le dita). La notte soffiava
ancora la sua brezza tra le tendine scomposte e leggere. La finestra spalancata
per lui, per abitudine; non occorreva più: Vegeta aveva smesso di fuggire da
tempo, riconoscendo ormai il suo posto in quella casa e in quel lato del letto,
vuoto in attesa del suo peso. Qui la
gente civile usa le porte, Vegeta!
Si sollevò da
terra e ridiscese lentamente accanto a sua moglie, a cui raccolse la mano e
iniziò a leccarle le dita.
Non aveva davvero
più importanza mostrarsi bisognoso, che lo desiderasse anche lui un certo tipo
di affetto, e se, in fondo, non fosse poi così diverso dagli altri. Tu non sei come gli altri, Vegeta; almeno tu
non ti comporti da animale, non è così?
L’iniziativa non
l’aveva mai presa. Anche il suo passato lo sapeva. E a me cosa resta?
La
bocca…e altre dieci!
Non
è divertente.
Ma lo era stato,
quel sogno di Radish, a cui era approdato ripensando alla sua infanzia, a cui
piaceva ricordargli di essere stati amici, scoccandogli contro le sue
debolezze. Con la maturità, Vegeta giunse finalmente a capirne la comicità, riuscendo
a vedersi con gli occhi dell’altro, fino a perdonarsi di essere ciò che potesse,
senza distinzioni di stirpe, oltre la potenza, diminuita per poter baciare sua
moglie. Perdonò le battute di Radish che voleva essergli amico, l’umanità di
suo padre e se stesso.
«Vegeta…»
Si portò sopra di
lei e lei lo abbracciò.
Più tardi, Bulma avrebbe
buttato i tabulati e a lui non avrebbe chiesto più niente , giacché era l’unica
con cui Vegeta avesse fatto l’amore. «Chissà cosa avresti combinato con due
code…»
«C…come?»
Gli sorrise e lo
baciò ancora.
Nove mesi dopo,
sarebbe nata Bra: preludio di un amore a quattro tempi.
FINE
Ragazze e ragazzi,
lettori e lettrici! Prima di tutto grazie infinite per aver dedicato un po’ del
vostro tempo a leggere questa storiella. Ammetto che avrebbe dovuto essere in
un modo, ma poi scrivendola è diventata tutta un’altra storia! Succede xD
Ad ogni modo avrei
due cosette da aggiungere, la prima è che mi spiace essere sparita e di apparire
solo a balzelli (ho tantissime storie vostre da leggere e recuperare!) ma
purtroppo il tempo è tiranno e a fine giornata lavorativa, nonostante cerchi
sempre di buttare giù qualcosa, non riesco mai ad essere soddisfatta del tutto,
ma ho già ripreso le altre long (per l’esattezza sto scrivendo un nuovo
capitolo di The Freezing Era) per cui portate pazienza! :-)
La seconda cosa
che vorrei specificare, invece, riguarda Radish e il suo rapporto con Vegeta.
Ammetto che a me Minus è piaciuto e ho fantasticato parecchio su quelle poche
pagine! E penso che se in primo momento Vegeta si fosse scelto (per un motivo o
per l’altro) Radish come amico, col tempo, il divario tra loro, sia di forza
che di stirpe, sia diventato grande al punto da portare Vegeta a considerarlo
un idiota. Vabeh, questo è il riassunto del riassunto di quanto penso su di
loro, ma sto già pensando a scriverci su una piccola fanfiction, nella quale
spero di chiarirmi un po’ meglio.
Al momento, vi
lascio, grazie di cuore e alla prossima! Un abbraccio.
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