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Autore: Anya_tara    18/07/2018    1 recensioni
La Francia ha vinto il Mondiale. E c'è qualcuno che ha alzato troppo la cresta ...
P.S: il sequel di Goooaaal!, ma penso si capisse già!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sale tranquillo le scale, pronto a concedersi un bel bagno rinfrescante.
Fa troppo caldo, dannazione. Troppo, più di quanto lui, abituato alle temperature glaciali, possa sopportare. Praticamente gli viene voglia di spogliarsi ad ogni piè sospinto, anche se ha addosso solo dei calzoni di tela, una maglia smanicata e nient’altro. I capelli raccolti in una stretta treccia lo fanno sudare un po’ meno, ma ogni due minuti è costretto a slegarli e legarli di nuovo, ché le zanzare amano troppo la sua pelle candida e delicata; e non c’è candela alla citronella, né abluzione di aceto che tenga contro di loro: non perdono occasione per puntarne i centimetri scoperti e dirigerci in massa un attacco impietoso.
Un po’ come Milo, insomma.
Quel pensiero lo fa arrossire, e sentire ancora più caldo. Immagina già di entrare in punta di piedi nel bagno, riempire la vasca e immergervisi dentro, sospirando di pura delizia nel trovare refrigerio giusto il tempo che il suo petit ange lo raggiunga, per seguirlo in quell’escursione termica da brivido, anzi da assideramento.
Quanto gli manca, la sua Siberia. Ma non possono certo andarci adesso. Sarebbe da incoscienti portarci una creatura così piccola e delicata.
Anche se il caldo malsano non si può certo dire preferibile …
Ciaf! Un ceffone sordo, dritto sulla nuca. Un’altra di quelle maledette stava approfittando del suo momento di meditazione per praticargli un bel prelievo, per cui tra l’altro non avrebbe nemmeno ricevuto i risultati come in qualsiasi laboratorio di analisi.
Si gratta per qualche istante, avvertendo il piccolo rigonfiamento duro e pulsante sotto pelle. Un fastidio atroce, a cui rimedia alla meno peggio richiamando il cosmo nel polpastrello e condensandovi un po’ del suo gelo.
La prossima volta che Milo va in farmacia, deve ricordargli di prendere anche dell’Autan. Tanto gli sarebbe toccato a breve; quelle certe cosette che erano ormai entrate a far parte a pieno diritto delle loro vite sono quasi agli sgoccioli, quindi un giretto ad Atene deve farselo per forza, il suo uomo.
Anche perché lui non si azzarderebbe mai ad entrare in un posto con dei gentili signori in camice bianco,  
e suscitare seri dubbi sulla sua sanità mentale chiedendo una tale accozzaglia di articoli da far chiamare il pronto intervento in quattro e quattr’otto. Al solo pensiero gli sale l’orticaria, altro che zanzare.
Non avrebbe mai creduto di dovere tanta gratitudine alla faccia tosta di Milo. Non è mai andato assieme a lui, ma riesce ad immaginare con chiarezza come dev’essere la scena: entra tutto impettito, si avvicina al bancone con disinvoltura e poi attacca con la litania di quel che gli serviva, con un sorrisone da far impallidire persino quel sole della malora che fa concorrenza al riverbero sul ghiaccio della banchisa polare e …
<< Aux armes, citoyens! >>. Un grido di battaglia seguito da colata appiccicosa lo investe in pieno, bloccando i suoi lavori di rifacimento della treccia. Resta così, impalato, le ciocche collose strette tra le dita, e un suglio di furia impotente che gli monta in gola.
E’ sulla soglia dell’Ottava, ed è l’ora giusta. Se urla sono dolori.
<< AH AH! Beccato! >>. La voce trionfante di Kanon gli perfora un timpano, che la porcheria – Come diavolo lo chiamano? Slime? – appiccicaticcia non vale a difendere. Gli è entrata anche nelle orecchie, e solo per puro miracolo non gli è finita anche negli occhi e in gola.
<< Gemini! >>, ringhia, sforzandosi di non centrarlo con un’ Aurora Execution, che magari finirebbe anche col fargli un favore, a quel bastardo.
<< Be’, non dicevi che il Bleu è il tuo colore preferito? Eccoti servito! >>, grida ancora quello, schiantandosi di risate.
Camus cerca di battere le palpebre, si tira indietro dalla faccia il miscuglio odoroso di fragole di plastica, stucchevolmente disgustoso. Alza il volto sforzandosi di mettere a fuoco nell’ardente alone solare il profilo del compagno della Terza. << Bastardo! Questa me la paghi! >>.
Gemini si volta, e comincia a ridacchiare. Ah, allora ha dei complici … fosse stato un tempo, Aquarius avrebbe subito sospettato di Aiolia: ma lui ormai è tutto preso dalle sue manie, e difficilmente si sarebbe fatto tirare ad organizzare scherzi ai danni di un poveretto che come unico torto, aveva il fatto di aver gongolato un po’ dacché la sua squadra aveva vinto il Mondiale. Giustamente, tra l’altro.
Ma Camus ha un’arma infallibile, per pareggiare il conto. << Aspetta che lo dica al tuo uomo! >>, sbotta,
combattendo con l’immagine mentale che ha di sé in questo momento: un ammasso informe di color azzurro bruciaretine, con un braccio alzato e un’espressione furibondamente vittoriosa in faccia.
<< Ciao, Cam! >>, sente trillare di colpo. E Virgo si materializza accanto a Kanon, facendogli “ciao” con la manina.
<< Shaka?! Anche tu???? >>.
<< Certo. Non lo sai che chi di karma ferisce, di karma perisce? E’ la regola! >>. Mette le mani sui fianchi, stretti nei calzoni da yoga. << Così impari a prendere in giro mio marito! >>.
<< Ma guarda questi … >>. Nel frattempo anche gli altri congiurati si affacciano, uno dopo l’altro: Mu, Deathmask, Dite, Al, Libra e insospettabilmente anche Shura.
<< Capricorn!? E tu che ci fai lì??? Neanche l’hai guardato, il Mondiale, te! >>.
<< Certo. Ma ho un orgoglio anch’io, e sai com’è, datosi che la Russia ha cacciato fuori la Spagna … >>.
<< Che c’entra! Io tifavo Francia! >>.
<< Sì, ma te la intendi anche con la Grande Madre Russia. Proprietà transitiva >>, spiega Shura, alzando la spalla sinistra.
Camus rimane a bocca aperta. << Ma siete proprio degli stronzi, ragazzi! >>. Sta per venir meno alla sua proverbiale pacatezza e caricare un bel colpo sentito, quando la marmaglia si allarma.
<< Ohio! Via, che mò finiamo a fare i pupazzi di neve! >>, suggerisce Angelo, e prima che Camus sferri la sua grandinata Mu lo precede e li fa sparire tutti, come per magia.
<< Stronzi, sono davvero degli stronzi … aspetta che mi capitino a tiro … >>. Varca la soglia a passo marziale, gocciolando blu elettrico lungo tutto il vestibolo, fin dentro le stanze interne. 
Milo, intento a spolverare, alza lo sguardo dallo straccio e lo fissa come fosse appena sbarcato da un altro pianeta. << Ma che … >>.
<< Shhh. Non una parola, Mi. Non. Una. Parola. >>. Scuote le mani, tentando di staccare quanto più possibile grumi di quella poltiglia azzurro fluorescente. << Vado a fare il bagno >>, annuncia, tetro. << Vedi che devi andare in farmacia. Giacché prendi dell’Autan. Ci sono un sacco di zanzare, mi stanno mangiando vivo. E se ci tieni ad avere ancora da accarezzare qualcosa che non sembri colpito dalla peste bubbonica, ti suggerirei di andarci adesso >>. Sfila la maglia e la abbandona per terra, con un plof sconsolato.
<< Cam? >>.
<< Che c’è? >>.
<< Forse … avresti dovuto … fare un po’ meno, come dire, il galletto … >>, osserva Scorpio, un’espressione maliziosa sul volto congestionato dal tentativo di non scoppiare a ridere, anche per la sua battuta infelice.
Che ti aspettavi? D’altronde è greco anche lui. Il Giuda.
Camus gira sui tacchi mordendosi le labbra. Quel suggerimento poco sano è pericolosamente in bilico sulla sua lingua, e pur di non fare la fine di Shura – spagnolo maledetto- che ormai invita il suo Leo – curiosamente assente, forse gli hanno appioppato il ruolo che durante gli ultimi incontri è spettato a Death-
ad andarci diverse volte al giorno, fa per dirigersi verso il bagno, dove invece del suo sensuale, freddissimo ammollo ristoratore avrebbe dovuto mettersi a spiallarsi dalla pelle e dai capelli quella schifezza.
Già, i capelli. Ne erano completamente intrisi … ed erano anche mezzi slegati quando gliel’hanno buttata addosso senza remissione di santi. E ora mettiti a strigliarli, imprecando ad ogni tiro di spazzola, mentre manate di slime venivano giù a fiotti sporcando l’acqua e costringendolo a cambiarla ogni due per tre …
Oh, se gliel’avrebbe fatta pagare, sacre bleu. E’ proprio il caso di dirlo.
Con somma irritazione afferra un asciugamano a si ripulisce il volto.
E pensare che giusto il giorno dopo la finale è stato l’anniversario della presa della Bastiglia. Questi … Robespierre da quattro centesimi invece hanno preso lui, per il culo però; cosa più grave l’ha fatto anche il suo uomo,  e senza che ne abbia tratto la giusta soddisfazione, stavolta.
Ah, ma ha in mente seri provvedimenti. A cominciare proprio da Scorpio, che dovrà togliere le macchie di blu da tutti gli indumenti su cui Aquarius ha intenzione di piazzarcele.
Tutti bianchi. E dovranno tornare candidi come un agnellino.
<< Ehm, Cam >>. Neanche l’avesse sentito. Milo appare sulla soglia del bagno, dove Camus si sta sfilando i calzoni, che hanno cambiato improvvisamente colore: dal rosso scuro ora virano ad un porpora strano.
Ce l’ha anche sui boxer. E non ha il coraggio di scoprire se si sia infilato anche dentro, dannati siano.
<< Che diamine vuoi ancora? >>.
<< Niente. Volevo soltanto … be’, sai. Se ti serve una mano … per i capelli >>.
<< Non mi serve niente, da te >>.
<< E dai. Non ti arrabbiare >>. Sorride, accennando ai capelli. << Ma lo sai … che ti stanno bene, blu? >>.
<< Milo >>.
<< Sì? >>.              
<< Vaffanculo >>.
Milo non si scompone. Anzi. Sorride ancora, più intrigante adesso. << Sei carino, così. Sembri un puffo … un gran bel puffo tutto scivoloso >>.
<< Milo, sto per congelarti >>.
<< Ah, sì? >>. Una mano si avventura morbidamente lungo la schiena di Cam, scorre come se fosse oliata.
Però. Mica male, come sensazione.
Prima che se ne renda conto, le dita di Milo si avventurano più in basso, lambendolo appena tra le natiche. E un brivido molto diverso da quelli dell’acqua gelata scuote Cam, a cui sfugge un lieve mugolio.
<< Vuoi proprio lavartelo subito di dosso? >>.
<< Sì … >>. Ma il suo tono è già meno convinto. Poi si riprende. << No, dai, Mi, e che cavolo… e se fosse tossico? Chissà quante porcate chimiche ci sono, in questa brodaglia … >>.
<< Mah, non saprei. Non sono ferrato in chimica, a differenza di te. Ma sai, in fisica invece … >>. Le dita tentatrici surfano sulla coscia di Camus, con una grazia irresistibile. << Posso dirti quante ne ispira a me, questa brodaglia? >>.
<< No, dai, Milo … >>.
<< Solo un po’, dai, per favore ... >>, gli sussurra, continuando ad accarezzarlo. << Poi ti aiuto a levartelo >>.
<< Levarlo >>.
<< Fa lo stesso >>. Lo sdraia sul pavimento, sfilando la maglia e strusciando sul suo torso senza alcuna ripugnanza per quella patina viscida e appiccicosa.
In effetti anche Camus si sente molto meno infastidito. Anche troppo, forse. << Ma … e … >>.
<< Shhh. Dorme. Se facciamo piano non si sveglia >>. Milo gli cattura la bocca, e Camus smette di protestare.
<< Vive la France >>, gli sussurra il suo uomo, raccogliendo a piene mani di quel blu, impiastricciandosene a sua volta, lasciando che anche Camus lo impastrocchi, infilandogli le dita unte tra i lunghi capelli ondulati.
Un po’ come bambini. I bambini che raramente sono stati per davvero, quando il calendario segnava troppi pochi anni, per le vite che conducevano.
Finiscono col giocarci, ridendo e scherzando e azzittendosi a vicenda, quando il volume delle loro voci si fa troppo alto. I tocchi sono appena appena velati di malizia, più coccole innocenti che veri e propri tentativi di seduzione; e quando decide che ne hanno entrambi abbastanza, Milo lo aiuta a liberarsi dello strato color mare di Grecia, che tanto somiglia al colore dei suoi begli occhi azzurro vivido.
Neanche l’acqua nella vasca è poi quel disastro che Camus si figurava. Mentre Milo gli sciacqua via dai capelli gli ultimi rimasugli, scopre che sì, quel colore gli piace davvero tanto, ma non solo perché rappresenta il suo orgoglio francese, la sua squadra preferita e una parte sempre viva e presente in lui, ma anche proprio il suo cuore.
<< Sai, non è poi così male >>, confessa, guardando la pozza scendere di livello lasciandosi dietro gli echi sulla porcellana.
<< No? >>, ribatte Milo, aiutandolo ad asciugarsi, avvolgendolo stretto stretto nel telo.
<< No. Io … amo il blu >>, mormora, allungando le mani sulle guance del compagno, fissandolo dritto nelle iridi luminose.
Milo gli sorride, lo prende in braccio. Hanno una partita da giocare, ma qualche che sia il punteggio finale, Camus è certo di una cosa.
La sua resa, in ogni caso, è comunque una vittoria.
                              
 
   
 
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