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Autore: youdontmindsharing    20/07/2018    1 recensioni
Destiel AU
La prima volta che Castiel aveva rubato uno smalto dal supermercato e si era dipinto le unghie di nero Dean era stato il primo a vederle.
Aveva pensato subito che era la cosa più strana che avesse mai visto, perché sapeva che solo le femmine mettevano lo smalto sulle unghie. Ma Castiel aveva trascorso il loro tempo assieme ad osservare le sue unghie colorate, orgoglioso del suo lavoro.
A Dean non era più importato che lo smalto fosse per le femmine.
Il secondo smalto era di colore viola scuro. Era stato Dean a rubarlo per lui.
Avevano entrambi tredici anni, e pareva che tutto sarebbe andato bene. Sempre.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Disclaimer: questa storia accenna a tematiche delicate quali abuso di sostanze stupefacenti e difficoltà ed identificare la propria identità sessuale. Sono tematiche accennate ma ci sono quindi se siete sensibili, beh, come si dice, uomo avvisato. Major character death così nessuno viene a lamentarsi. 4.500 parole circa, per darvi un idea.
Non mi appartengono e non ci guadagno.

 

People Kissing People

 
Dopo che aveva abortito Pam non era stata più la stessa.
Mangiava poco, e a Pam era sempre piaciuto mangiare. Aveva perso le forze e la voglia di uscire, e anche se diceva di stare bene nessuno le aveva mai creduto.
Castiel lo sapeva fin da subito che sarebbe andata a finire così.
Aveva detto a Dean che era stata tutta colpa sua, perché era stato Dean a presentare Lucifer a  Pamela.
Dean aveva risposto che lui non centrava assolutamente niente, che non era un problema suo il fatto che quei due drogati non erano stati attenti. Castiel si era messo a gridare, perché a lui era sempre piaciuto risolvere le cose gridando.
Ma Pamela non si sarebbe mai sognata di tenere il bambino, neanche se Luc non le avesse detto di andare al diavolo. Nessuno lo avrebbe voluto, quel bambino.
Dean alla fine aveva abbracciato Castiel, dicendo che era stato meglio così. Per tutti loro.
Pam non era stata bene per molto tempo.

 
La prima volta che Castiel aveva rubato uno smalto dal supermercato e si era dipinto le unghie di nero Dean era stato il primo a vederle.
Aveva pensato subito che era la cosa più strana che avesse mai visto, perché sapeva che solo le femmine mettevano lo smalto sulle unghie. Ma Castiel aveva trascorso il loro tempo assieme ad osservare le sue unghie colorate, orgoglioso del suo lavoro.
A Dean non era più importato che lo smalto fosse per le femmine.
Il secondo smalto era di colore viola scuro. Era stato Dean a rubarlo per lui.
Avevano entrambi tredici anni, e pareva che tutto sarebbe andato bene. Sempre.

 
Alle superiori Dean era uscito con delle ragazze. Aveva sperimentato, fatto cose. Le ragazze gli piacevano, aveva deciso. Aveva giocato nella squadra di basket.
Castiel non aveva smesso di colorarsi le unghie. Non era un segreto che a Castiel Novak piacessero i maschi. Era una cosa che andava bene più o meno a tutti, a scuola.
Erano entrambi in modo diverso sicuri di loro e sfacciati, affascinanti come pochi se n’erano visti. Lasciavano spesso trasparire la gioia e la rabbia tipica dei giovani che ancora devono scoprire il mondo.
Avevano amici più o meno affidabili e sinceri. Dean preferiva la compagnia delle ragazze, perché adorava i pettegolezzi e le litigate senza senso e senza fine. A Castiel non interessava che i suoi amici fossero maschi o femmine, purché ci fossero onestà ed erba da fumare.
Non importava con quante ragazze Dean pomiciasse alle feste o con quanti ragazzi si vedesse Castiel.
Alla fine ritornavano sempre un dall'altro.

 
Michael era stato arrestato subito dopo il diploma.
Lo avevano beccato a rubare alcolici nel negozio di una stazione di servizio. Non era la prima volta che lo pescavano con le mani nel sacco, e se la sarebbe anche cavata con poco, se solo non gli avessero trovato addosso tre grammi di coca.
Dean si era incazzato come una bestia. Aveva mandato Lisa a fare in culo e detto a tutti che gli stava bene, a quel coglione di Michael. Castiel aveva urlato, perché a lui piaceva fare così, e non si erano parlati per giorni.
Michael si era beccato quattro mesi, e non di riformatorio perché purtroppo per lui era maggiorenne da due mesi e mezzo. Poi gli erano toccate cento ore di servizi sociali obbligatori.
Una volta uscito avevano festeggiato tutti assieme – Dean Lisa Castiel Anna Cole Lucifer Balthazar Jo ed altri.
Si erano presi l'ossicodone. E anche l'LSD – qualcuno per la prima volta.

A Dean era sempre piaciuto baciare – gli era sempre piaciuto quasi più del sesso.
Aveva amato baciare Lisa agli angoli dei corridoi del loro vecchio liceo – e dopo, aveva amato baciarla per strada, alle feste, sulla pista da ballo di un locale.
Aveva amato baciare Jo, infilare le dita nei suoi bellissimi capelli biondi e stringerla a sé.
Aveva amato baciare Anna, e poi Pam, e Jessica e Ruby e Meg e Amara e tutte le altre.
Aveva baciato Michael, ed era stato bellissimo. Aveva baciato Benny e Charlie. “Sono lesbica” aveva detto lei poi. Ma era stato comunque un gran bel bacio.
E baciava il suo fratellino Sammy sulla tempia, sempre sullo stesso punto, sfiorando i capelli scuri con le labbra – non contava davvero come bacio, quello, ma Dean amava farlo lo stesso.
Ma più di tutte le ragazze, più di qualsiasi paio di labbra avesse mai sfiorato le sue, Dean Winchester amava alla follia baciare Castiel. Avrebbe potuto farlo per ore intere senza mai stancarsi.
Amava i baci affamati prima del sesso o dopo la terza canna. Amava i baci che sapevano di alcool e che lasciavano il sapore dello sperma sulla lingua. Ed amava i baci di scuse dopo un litigio, e quelli lunghi e pigri dati nei giorni caldissimi d'estate, quando il sudore scende dalla fronte ed arriva alle labbra. Amava i baci pieni di rabbia, quelli che finivano con un morso ed un labbro sanguinante. I baci rubati di quando erano giovani e nessuno doveva conoscere il loro segreto. Quelli dati senza motivo, solo perché potevano farlo.
E quelli dati con amore e devozione, che trasmettevano fiducia e promesse, sicurezza. Che potevano durare minuti interi in cui tutto spariva tranne loro due. Quelli che finivano inevitabilmente con due semplici parole.
“Ti amo”.

Castiel aveva avuto delle crisi esistenziali davvero terribili, qualche volta – e per i motivi più disparati.
Aveva sempre provato un forte conflitto interiore tra ciò che voleva e ciò che era giusto fare.
L'accettazione non era mai stata una cosa facile, per Castiel.
Oltre che urlare a Dean durante i litigi e vomitargli addosso cose che in realtà non pensava, a Castiel piaceva piangere. Non piangeva tanto spesso quanto si arrabbiava, ma quando lo faceva poteva versare lacrime per ore. Dean aveva sempre saputo come calmarlo. Quasi sempre, almeno.
Dean era sempre stato l'unico in grado di far fronte ai periodi di sconforto e rifiuto cui Castiel aveva dovuto far fronte. Dean c'era sempre stato, con un discorso incoraggiante o un gesto di conforto; era l'unico capace di stare per ore a sentire quello che Castiel aveva timore di confessare a qualsiasi altra persona nel mondo, e la maggior parte delle volte anche l'unico in grado di capire davvero.
Ma c'erano stati dei momenti in cui neanche Dean era stato capace di sistemare le cose, momenti in cui i loro amici avevano visto il mondo sgretolarsi attorno a Dean e Castiel. E fumare l'erba andava bene – era sempre andato bene – ma non funzionava come un tempo. Aggirare i problemi con l'alcool e il divertimento era sembrato giusto e sacro  in passato. E continuava a esserlo, ma non sempre bastava.
Dean la notte stringeva Castiel come se da un momento all'altro potesse dissolversi nell'aria, ed aveva paura, perché Castiel era sempre stato l'unica costante della sua vita – a parte Sammy, e John e Mary; ma non era lo stesso, Dean lo sentiva, erano due cose completamente diverse.
In quei momentini Castiel non poteva fare a meno di chiedersi se la sua scelta di amare i ragazzi invece delle ragazze fosse stata quella giusta, se non ci fosse stato un altro modo per rendere le cose più semplici per tutti. Ma sentiva allo stesso tempo le braccia di Dean estremamente giuste attorno a sé, così tanto che per un momento dimenticava i drammi e le crisi che lo attanagliavano. Ma durava solo un istante.
A volte Castiel chiedeva a Dean se avrebbe preferito fosse una ragazza. Dean rispondeva che lo amava così com'era, che non lo avrebbe cambiato con tutte le ragazze del mondo.
A volte Castiel si convinceva che sarebbe stato perfetto come ragazza.
Ci pensava sempre Dean a consolarlo, sussurrando al suo orecchio parole rassicuranti.
“Saresti stato una ragazza bellissima”.

Non erano andati al college – nessuno di loro. Perché gli sfigati del ghetto non possono pagarlo il college, il college è roba da ricchi e loro gli stronzi che andavano al college li prendevano in giro quando tornavano per l'estate. La maggior parte di loro si era trovato un qualche lavoro sfigato e sottopagato nei centri commerciali o nei supermercati – i più coraggiosi entravano nel giro della droga, e una volta dentro ci sei per la vita.
Dean si era rimboccato le maniche fin da subito. John Winchester possedeva da anni un'officina meccanica – la migliore che si potesse trovare nel raggio di cinquanta chilometri. Dean si era sempre divertito a dare una mano nel tempo libero – ed ora era ben felice di lavorarci a tempo pieno.
Castiel a malapena si era diplomato, e nonostante John avesse offerto un posto di lavoro anche a lui, Castiel non era mai stato tipo che si sporca le mani. Le sue unghie colorate di nero non erano adatte al lavoro sui motori. Faceva il turno di notte in un negozietto aperto ventiquattr'ore. Staccava alle quattro del mattino e si intrufolava nella stanza di Dean – che abitava ad appena qualche isolato di distanza – mentre tutti dormivano. Si svegliava sempre verso le dieci – Castiel non aveva mai avuto bisogno di tante ore di sonno – quando ormai Dean era al lavoro nell'officina dietro casa.
Pranzavano assieme tutti i giorni. Sam si lamentava sempre di quanto fossero deficienti i suoi compagni di classe, di come fosse sprecato per la matematica del liceo. Mary rideva con quella sua risata cristallina e contagiosa mentre John li zittiva tutti.
“Sto vedendo il telegiornale razza di idioti”.
Era tutto perfetto.

Il primo a lasciarli per sempre era stato Cole. La cosa li aveva scossi tutti, ma non così tanto come avrebbe dovuto. Sapevano che prima o poi a qualcuno sarebbe toccato, perché lo avevano visto succedere da che ne avevano memoria. Avevano bevuto in suo nome, pianto rispettosamente per la sua morte. Poi avevano fatto finire all'ospedale lo spacciatore che gli aveva venduto quella dose tagliata male.
Castiel ci era sempre andato giù pesante con la coca e tutto il resto, e la cosa lo aveva scosso forse più di tutti. Dean – che era sempre stato estremamente protettivo nei suoi confronti – gli si era avvicinato ancora di più. Lo sballo però a Castiel piaceva troppo, e Dean era ben felice di assecondarlo ed unirsi a lui e
a tutti gli altri.

Da che ne aveva memoria Dean era sempre stato sicuro di quello che avrebbe fatto della sua vita. Una volta diplomato avrebbe lavorato con suo padre nell'officina. Affari di famiglia, così amavano chiamarli. Ed era esattamente ciò che aveva fatto. Non ricordava di aver mai desiderato nient'altro. Avrebbe messo da parte un po' di soldi per poter affittare un appartamento tutto suo, finalmente. O per pagare un'istruzione decente a Sammy – che era sempre stato la promessa della famiglia. Dean sapeva che il suo fratellino sarebbe andato lontano un giorno, e lo aveva sempre incoraggiato a fare del suo meglio.
Ci stava riuscendo, era orgoglioso di dare una mano e rendere fiero suo padre. Di addormentarsi sereno nel suo letto consapevole di aver fatto del suo meglio. Trovava meraviglioso pranzare in compagnia delle persone che amava di più al mondo, ascoltare Mary canticchiare canzoni vecchissime che solo lei ricordava – Dean giurava che quelle canzoni non fossero neppure vere canzoni, che sua madre le inventasse di sana pianta; non che gli importasse davvero.
Gli sarebbe piaciuto vedere gli altri stati, uscire dal Kansas una volta o due. Visitare i posti che vedevano solamente alla televisione e di cui tutti parlavano sempre con entusiasmo. Sarebbe sempre ritornato a casa però, perché nessun posto è come casa.
Dean Winchester non aveva mai pensato di desiderare niente di meglio nella sua vita, perché quello che aveva era anche tutto ciò che conosceva. Castiel sarebbe stato sempre al suo fianco.

C'era stata un'altra gravidanza, quando i ricordi del liceo e della perdita di Cole erano qualcosa di lontano e sfocato. Questa volta sarebbe stata portata a termine. Anna lo aveva annunciato a tutti loro una sera di dicembre, mentre ridevano e bevevano birra all'Heaven, il bar all'angolo che avevano bazzicato per tutta la loro vita. Anna era sempre stata quella con più sale in zucca di tutti loro, e il suo lavoro da cameriera le aveva permesso di risparmiare abbastanza da mettere su famiglia. Il padre del bambino e ragazzo di Anna era un tipo di nome Chuck, che tutti loro avevano conosciuto solo in modo superficiale. Pareva un tipo apposto. Non era dipendente da nessun tipo di droga, e quello era già un risultato notevole.
Avevano festeggiato tutta la notte – ogni scusa era buona per fare festa a dire la verità – e bevuto fino a stare male. Non Anna ovviamente.
“Ragazzi sono incinta, le donne incinte non bevono alcolici. No Mike, non fumano neanche marijuana”.
Castiel l'aveva abbracciata più di tutti quella notte.

Avevano racimolato qualche soldo negli anni, ma Sam era stato sveglio abbastanza da guadagnarsi una borsa di studio, e alla fine dell’estate dopo il diploma era partito per Stanford. Era finalmente diventato uno di quegli stronzi che loro prendevano in giro quando d'estate tornavano a casa dal College.
Certi giorni a Dean mancava il suo fratellino così tanto che faceva fatica ad andare avanti; avrebbe solo voluto chiamarlo e dirgli che era troppo, che non ce l’avrebbe fatta un giorno di più senza di lui. Sapeva che Sam sarebbe tornato a casa senza pensarci due volte. Perché la famiglia per loro era sempre stata la cosa più importante, e Sam avrebbe rinunciato a studiare – non senza rimpianto – pur di rendere tutti loro felici.
Ma Dean si era sforzato di essere forte, per sé stesso e per John e Mary. E per Castiel, che più il tempo passava e più diventava fragile e insicuro.

Era poi arrivato il tempo in cui Castiel urlava meno spesso e piangeva di più. Dean era sempre stato bravo ad incassare gli insulti e i rigurgiti di parole che uscivano da quella bocca che tanto amava baciare. Ma per quanto si sforzasse di far fronte alle crisi che sempre più di frequente colpivano Castiel, certe volte diventava troppo anche per lui.
Non era abituato ai pianti. Almeno non a così tanti e non a così poca distanza l'uno dall'altro. Era sempre stato così bravo a consolarlo, così bravo a fargli capire che – certo, la loro vita non era come quella delle Star del cinema – ma era comunque speciale e bellissima a suo modo, che valeva tutti gli sforzi e le battaglie perse che affrontavano ogni giorno. Che avrebbero sempre avuto l’un l’altro e il resto non sarebbe importato. Ma Castiel era diventato insofferente alle sue parole e disperato per qualcosa che non sarebbe mai arrivato, e Dean non avrebbe mai saputo cosa fosse quel qualcosa che Castiel si ostinava ad inseguire disperatamente.
“Amo essere maschio. Ma se fossi una ragazza sarebbe tutto più semplice, non credi?”
Dean con tutto sé stesso aveva disperatamente cercato di comprendere il problema, di scavare a fondo e aiutare Castiel. Perché tutto quello che voleva era di poter stare con lui per sempre – non aveva mia desiderato niente di meglio che essere felice con la persona che amava.
Avevano lottato per molto tempo, e poi era semplicemente stato troppo tardi.

Qualcuno era stato in galera, qualcun altro era finito all'ospedale per le ragioni più disparate. Erano stati tutti tanto felici e tanto tristi, bevendo all’Heaven e ballando nei Club della zona; fumando erba e provando l’eroina per la prima volta. Anna e Chuck avevano chiamato la loro bambina Rachel, che cresceva sana e forte e portava solo gioia nella loro vita e in quella di tutti i loro amici. Sam era ad un passo dal laurearsi, sarebbe stato uno dei migliori avvocati che gli Stati Uniti avessero mai visto, Dean era certo di questo.
John e Mary invecchiavano felici. Ma c’era ancora molto tempo, avrebbero vissuto abbastanza a lungo da vedere i loro figli sposarsi e renderli nonni. Sam aveva avuto qualche ragazza durante il suo periodo di studi, ma nessuna era stata quella giusta. Dean aveva fede, la ragazza perfetta sarebbe arrivata.
Tutti nella loro famiglia sapevano che Dean e Castiel sarebbero finiti con lo sposarsi un giorno. Avrebbero scelto di farlo in un giorno di noia, quando tutti i loro amici sarebbero stati troppo impegnati per prestare loro attenzione e quando avrebbe fatto troppo freddo per decidere di andare a fare una passeggiata lungo le rotaie del treno. Si sarebbero semplicemente guardati negli occhi e si sarebbero detti “Perché no?” e sarebbero partiti in macchia, guidando fino al municipio. Sarebbero tornati a casa quella sera stessa ed avrebbero annunciato casualmente alla loro famiglia di essere diventati novelli sposi. Nessuno scenario diverso da quello sembrava possibile, per nessuno di loro.

Era stata Lisa a trovarlo, gli occhi spalancati e vuoti rivolti al soffitto. La camera da letto disordinata, i vecchi romandi impilati accanto al letto. Le unghie colorate di blu, lo smalto rovinato in diversi punti, perché ultimamente aveva smesso di fare caso anche a quello.
Non aveva chiamato l’ambulanza in preda al panico, perché non ce ne sarebbe stato bisogno. Gli aveva invece passato una mano tra i capelli scuri ed arruffati. Aveva dato una carezza alla sua pelle ormai fredda.
Aveva chiamato Dean, perché era sembrata la cosa più saggia da fare, senza essere in grado di distogliere lo sguardo dal rivolo di sangue ormai scuro incrostato attorno all'ago, la siringa ancora infilata nel braccio.

Dean non aveva pensato un secondo che il suo amato Castiel lo avesse fatto di proposito. Mai una volta in tutta la sua vita aveva pensato che Castiel avesse potuto fare una cosa del genere di sua spontanea volontà. Che fosse stato capace di togliersi la vita che tanto era preziosa e allo stesso tempo insignificante per tutti loro. No, Dean lo sapeva bene, Castiel non sarebbe mai stato in grado di sfiorare anche solo con il pensiero l’idea di lasciarli per sempre a crogiolare nel dolore. Non avrebbe fatto una cosa del genere a lui e a tutti i suoi amici, a tutti quelli che lo avevano davvero amato.
Per questo non aveva creduto a nessuno di quelli che nei giorni che seguirono gli avevano detto che Castiel non stava bene, che probabilmente soffriva di una profonda depressione. Ma Dean si era sempre rifiutato di credere a quelle parole infami.
Era stato Dean a consolare Castiel per tutti quegli anni, a stringerlo tutte le notti quando piangeva così tanto da addormentarsi per lo sfinimento. A dirgli che sarebbe andato tutto bene,  che lui andava bene, che non doveva essere qualcosa di diverso per farsi amare dagli altri, perché gli altri già lo amavano così com'era.
Le cose non andavano bene – certo – sarebbe stato ipocrita da parte sua affermare il contrario. Ma Dean nel suo cuore sapeva che Castiel non lo avrebbe mai fatto di proposito, non gli avrebbe mai fatto una cosa del genere. Castiel era stato tante cose, ma non egoista a tal punto.

Era stato un bel funerale. Almeno, a Sam – che di amici non ne aveva mai persi e non aveva memoria di aver mai presenziato ad un funerale – era sembrata una cerimonia rispettabile e dignitosa. Aveva tenuto la mano di Dean per tutto il tempo.
Alcuni degli amici più stretti si erano alzati e avevano ricordato qualche aneddoto della loro vita insieme, alcuni avevano riso per i ricordi. C'erano parenti che Sam non aveva mai visto. Si era chiesto che tipo di rapporto ci fosse stato tra Castiel e la sua famiglia, se Dean fosse mai stato presentato a qualcuno di loro. Aveva pensato a come Castiel non avesse mai menzionato il nome di uno dei suoi parenti più stretti. Si era sentito triste.
Dean era rimasto in silenzio per tutta la giornata. Non aveva parlato durante la funzione, non aveva ringraziato quelli che si erano avvicinati per fargli le condoglianze. Non aveva neanche pianto, ma Sam sapeva che si era addormentato piangendo tutte le notti da quando Lisa lo aveva chiamato; quindi forse Dean avrebbe voluto piangere, ma non erano semplicemente rimaste lacrime per farlo.
Sam si era chiesto quanto tempo sarebbe passato prima che suo fratello maggiore fosse tornato a essere quello di prima. Forse non sarebbe più stato lo stesso. Non avrebbe mai più amato qualcuno tanto quanto Castiel, e di questo Sam era più che certo.
John Winchester aveva guidato in silenzio lungo la strada di casa.

Si erano riuniti tutti a casa di Anna e Chuck quella sera dopo il funerale. Avevano parlato tra di loro a bassa voce, come se la confusione delle loro chiacchiere avesse potuto disturbare la memoria di Castiel in qualche modo contorto. Qualcuno aveva portato dei dolci, qualcun altro un paio di bottiglie di vino. Anna aveva preparato dei tramezzini al tonno; Dean l'aveva osservata tagliare la crostata alle more di Charlie, le dita lunghe e pallide, le unghie colorate di nero.
Rachel aveva camminato allegramente da un lato all'altro della casa, ignara del dolore che la circondava. L'avevano tutti osservata teneramente muovere i piedini in quelle scarpette blu da cerimonia, con l'amarezza e la morte nel cuore di chi sa che la vita è una troia.
Dean quasi non aveva aperto bocca. Aveva lasciato che gli altri gli dicessero cosa fare, dove sedersi, cosa mangiare. Il suo bicchiere era stato riempito quando non aveva sete, i suoi capelli erano stati accarezzati, era stato abbracciato e consolato, guardato con compassione.
Si era sentito stanco come mai in vita sua. Della vita e dei sentimenti, dei suoi amici che lo avevano assillato.
Anna in quei giorni era sembrata l'unica in grado di capirlo fino in fondo, ma non era vero, si era sbagliato. Nessuno sapeva, nessuno capiva. Nessuno nella loro vita aveva amato tanto quanto lui amava Castiel.
“Non è colpa tua Dean. Castiel sapeva solo prendere”.
L'aveva odiata per questo. Li aveva odiati tutti. 

Dean aveva continuato con la sua vita di sempre. Aveva lavorato con suo padre nell'officina di famiglia, e quando John Winchester era diventato troppo vecchio e stanco, aveva accettato l'eredità di suo padre in maniera remissiva. Mai una volta aveva pensato di cercare un lavoro diverso, di cambiare le sue prospettive per il futuro.
Aveva continuato a frequentare le stesse persone e a bazzicare negli stessi posti, dove i ricordi del passato erano sempre vivi e reali come il dolore della perdita. Non avrebbe cambiato i suoi amici per tutti i soldi del mondo.
Era andato a vivere poco lontano da casa, in un appartamento con il terrazzo e le tende azzurre. I suoi gli avevano regalato un televisore qualche settimana dopo il suo trasferimento, ma Dean crescendo aveva scoperto che la TV non gli interessava poi così tanto. Ogni tre mesi era costretto a chiamare l'idraulico per colpa di quel lavandino infernale che non voleva saperne di smettere di gocciolare. Con il tempo aveva imparato a ripararlo da solo. Michael passava spesso le notti sul suo divano.
Sam si era laureato con ottimi voti. Era andato a vivere a Chicago dopo aver ricevuto un'offerta di lavoro a cui non aveva saputo dire di no. Vederlo andare era stata dura, ma Chicago non era poi così lontano da Lawrence e con gli anni Dean si era abituato al viaggio in auto di nove ore. Sceglieva di prendere l'aereo solamente quando si sentiva particolarmente pigro.
Non c'erano stati altri ragazzi, dopo Castiel.


“L'hai baciata?”
Avevano entrambi sedici anni quando Castiel lo aveva chiesto, la pelle abbronzata dal sole di luglio, il gelato sciolto dimenticato, le birre calde nascoste nello zaino. Dean gli aveva appena parlato di questa nuova ragazza che aveva conosciuto in giro; frequentavano tutti la stessa scuola, forse l'hai vista per i corridoi, si chiama Lisa.
“Ti darebbe fastidio se lo avessi fatto?”
“Voglio solo sapere se l'hai baciata. Prometto che non mi arrabbierò”.
“Sì”.
“Sì l'hai baciata?”
“Sì ,l'ho baciata”.
Dean aveva sorriso. Castiel aveva annuito in silenzio.
“Com'è stato?”
“Bello. Forse baciare le ragazze mi piace”.
“E' giusto. Voglio dire, gli uomini sono fatti per baciare le ragazze”.
Dean avrebbe dovuto capire che qualcosa era sbagliato già da quel momento – avrebbe dovuto? Che ne sa un ragazzino dei mali della vita? Forse non era mai stato bravo ad ascoltare come invece pensava.
Aveva solo sorriso, aveva tirato Castiel tra le sue braccia, gli aveva baciato i capelli.
“Non ci sono uomini che baciano le donne Cas. Solo persone che baciano altre persone”.
“Però è giusto, non credi? Come fai a sapere che le ragazze non ti piacciono se l'unica persona che hai baciato sono io?”
Anche Dean aveva pensato che era giusto. Voleva baciare altre ragazze; avrebbe baciato tutte le persone del mondo.
“Tu non la vuoi baciare una ragazza?”
“No, non voglio”.
“Un giorno vorrai”.
Castiel era rimasto in silenzio; aveva evitato il suo sguardo.
“Io non credo”.
Persone che baciano persone. Dean si era chiesto se Castiel negli anni ogni tanto ci avesse pensato, a quella frase. Non ne avevano quasi più riparlato. Forse era stata colpa sua, forse avrebbe dovuto insistere. Se solo avesse saputo.

Aveva capito di amarlo quel pomeriggio, quando entrambi puzzavano di sudore e di mozzicone di sigaretta; la pelle arrossata per le punture delle zanzare, e quella mania di Castiel di lamentarsi per qualsiasi cosa. Se gli avessero chiesto qual'era la cosa che odiava più di Castiel, avrebbe risposto il suo vizio di lamentarsi dell'aria che respirava, del sole che sorge ad est, del colore del cielo e dell'acqua salata – troppo salata, perché Dio l'ha fatta così salata Dean? Non ci si può nuotare, entra negli occhi, ho la pelle delicata. Dean mi stai ascoltando?
Ma lo avrebbe amato per tutta la vita – lo sapeva – e questo era quanto.


Il dolore negli anni era sfumato, ma mai scomparso del tutto. Si era chiesto cosa avesse fatto di sbagliato, aveva pensato spesso a quali fossero stati gli errori che avevano condotto le loro vite al penoso epilogo che era stato la morte di Castiel.
Cosa sarebbe successo se fosse stato più bravo ad ascoltare? Come sarebbe andata se invece che limitarsi a parlare avesse preso in mano la situazione? Come aveva fatto a non cogliere i segnali? E se forse inconsciamente li aveva colti, perché non era stato in grado di agire? Come aveva fatto a non intuire lo sconforto e la disperazione dell'uomo che per tutta la vita aveva amato?
Incolparsi non gli era servito a trovare delle risposte sensate, ma aveva tenuto viva la memoria di Castiel anche quando i ricordi felici non erano stati abbastanza. 

Pam alla fine aveva partorito un maschietto. Si era data una ripulita, aveva incontrato un bravo ragazzo. Un tipo troppo noioso, si erano lamentati tutti. Ma lei era felice, forse una vita noiosa era la vita perfetta per lei.
Dean passava spesso a trovare Anna, che aveva lasciato il lavoro ed era diventata mamma a tempo pieno. Rachel avrebbe compiuto undici anni quella primavera. Aveva gli stessi capelli della mamma, lo stesso sorriso gentile del papà.
Dean viveva per vederla correre in giardino, mangiare un gelato, arrabbiarsi per quei problemi di matematica troppo difficili, per tutte le volte che le aveva portato un regalo e lei lo aveva snobbato senza neppure fingere che le piacesse.
Amava quella bambina quasi quanto aveva amato Castiel. E forse non era il tipo di amore che da giovane aveva sognato di provare per un'altra persona.
Ma per Dean era abbastanza.


 

Beh salve.
Innanzitutto chiedo perdono se ci sono errori di coniugazione dei verbi. Scrivere in questo passato – che non so neanche come si chiama ehi ciao mi chiamo Alessia ho ventidue anni e non so come si chiamano le coniugazioni dei verbi – è stata tipo la cosa più difficile della mia vita dopo la patente. Non so cosa mi sia saltato per la testa. Quindi sì ho cercato di fare del mio meglio per coniugare i verbi nella maniera corretta ma probabilmente ho cannato qualcosa quindi pace e amore. Se qualcuno se ne accorge me lo faccia notare e io provvederò a sistemarlo.
Parlando della storia, ho lasciato molte cose sul vago per un semplice motivo. Mi piace che il lettore si faccia delle domande su quello che sta leggendo e sia libero di decidere qual'è la sua verità, che la storia in qualche modo diventi anche un po' sua.
Ho per esempio lasciato sul vago il rapporto tra Castiel e la sua famiglia. Non andavano d'accordo per qualche motivo? Hanno avuto un lutto in passato che li ha fatti allontanare? Castiel era uno stronzo e in realtà la sua famiglia lo amava tantissimo? A voi la scelta.
Tutte le cose non dette, tutte le storie lasciate in sospeso sono per voi. Se siete una di quelle persone che invece odia le storie in sospeso e odia che io non abbia dato delle risposte mi dispiace, vi do il permesso di insultarmi con lettere minatorie.
Scrivetemi in privato e vi manderò il mio indirizzo di casa.
Beh direi che questo è tutto, spero vi sia piaciuto quello che avete letto, se ci sono strafalcioni mi dispiace sono umana e questa OS è salvata e incompiuta nel mio computer da almeno due anni e mezzo. Vi lascio immaginare la mia esasperazione. Buona giornata e buona vita a tutti.
 
   
 
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