Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: Korin no Ronin    21/07/2018    1 recensioni
Stavolta niente Masho; si sono meritati un po' di tregua^^
*****
Il ragazzo biondo rise, a bassa voce.
- Tutta quella conoscenza lo entusiasma, e lo fa vivere in un mondo continuamente nuovo; lascia che sia contento per lui, e che dica qualche cattiveria per sentirmi a posto con me stesso.-
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rowen Hashiba, Sage Date, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parlare è meglio che congetturare
 
 
La notte, da qualche tempo, era la parte del giorno che Seiji preferiva. In città, alba e tramonto non avevano nulla della sacrale imminenza del sorgere e del calare del sole che, invece, si poteva percepire lontano dalle distese di asfalto e caseggiati. Nelle ore più tarde poteva godere di qualche attimo di tranquillità, e, benché non ci fosse mai un silenzio completo, i rumori esterni diminuivano in una misura tale da dargli l’illusione di essere in un luogo quasi deserto. Smise di scrivere i suoi appunti e si stiracchiò con un mugolio compiaciuto. A quell’ora anche la loro casa pareva meno densamente popolata e lui poteva ritagliarsi un considerevole spazio personale in cucina, organizzando tempo e spazio nel modo che gli era più congeniale. Il che, spesso, significava concedersi il privilegio di coprire l’intera superficie del tavolo con libri, appunti e tutto quello che lo interessava al di fuori del suo percorso di studi. Gettò un’occhiata all’orologio scoprendo, con una certa soddisfazione, che non era tardi come aveva creduto. Tese di nuovo muscoli della schiena, stavolta con maggiore solerzia. Poteva permettersi una pausa, e sapeva già come l’avrebbe utilizzata. Piegò le labbra in un ghigno dispettoso, accese il fuoco sotto il bollitore quindi, quatto, si diresse verso la stanza di Touma. Aprì la porta con circospezione, solo per abitudine, perché era chiaro che quel genere di precauzione era inutile. Nella penombra concessa dalle tende, si inginocchiò accanto al letto. Touma assumeva spesso pose scomposte mentre dormiva, ricordando un gatto pasciuto e pigro, o un bimbo vivace anche nel sonno. Questa volta, però, era raggomitolato su se stesso, offrendogli poche possibilità di stuzzicarlo. Seiji, benché il buonsenso gli suggerisse il contrario, non aveva intenzione di vergognarsi di quell’atteggiamento infantile che si concedeva di tanto in tanto. Non che volesse nascondere o dissimulare qualcosa, ma il fatto che l’altro non si curasse di gettargli occhiate troppo dolci, o inquiete, in presenza degli altri lo infastidiva. Avrebbe dato la vita per ognuno di loro, ma, a suo avviso, certe questioni erano personali e tali dovevano restare. Il suo compagno sapeva come la pensava; in verità cercava di avere pieno controllo della situazione, tuttavia bastava solo che l’atmosfera si rilassasse un po’ perché recedesse miseramente dai suoi propositi. Con cautela gli strinse pollice e indice sul naso. Dopo qualche istante l’altro si agitò un po’ e si liberò con un movimento brusco della testa. Mugugnò e si raggomitolò ancora di più, levandogli del tutto la possibilità di infastidirlo nuovamente. Seiji aggrottò le sopracciglia, contrariato, poi si sporse e gli poggiò le labbra su uno zigomo.
- Baka. - gli sussurrò, quindi guadagnò l’uscita.
Ogni tanto si ritrovava a sperare che quei rimproveri passassero almeno a livello inconscio, però, fino a quel momento, le sue speranze erano andate deluse. Tornato in cucina riempì una tazza, vi sciolse una piccola quantità di miele e, infine, si appoggiò al piano di lavoro, godendosi il calore della ceramica sulle dita. Sapeva che prima o poi qualcuno lo avrebbe rimproverato per quelle sue abitudini notturne, ma, fino ad allora, aveva deciso di godersi fino in fondo il privilegio della solitudine.

********

Il piacere del tempo riservato solo a se stesso raggiunse un livello considerevole solo qualche giorno dopo: la catalogazione di un reperto andava pur fatta, di tanto in tanto.
Non accadeva sempre, ma in quell’occasione dovette relazionarsi con persone mediocri, quindi il suo umore ne risentì pesantemente. Non lo diede a vedere. Festeggiò con gli altri il suo ritorno, nemmeno fosse andato al capo opposto del mondo, e attese, con pazienza, che il liquore, volutamente forte, con cui era rincasato cominciasse a mietere le sue vittime. Infine, seduto al “suo” tavolo, considerò con gratitudine la fortuna di cui poteva beneficiare. Aprì uno di suoi libri, benché, vista la stanchezza, sapesse che sarebbe stato inutile; poi, appoggiato il viso nel cavo della mano, rimase a godersi i rumori lievi della casa.
Nell’albergo in cui aveva alloggiato aveva avuto tutta la tranquillità che potesse desiderare, tuttavia aveva imparato, e da tempo, che, nonostante tutto, ciò di cui aveva bisogno era il silenzio imperfetto di quel luogo.
- Che ci fai qui?-
Shin si riparò gli occhi dalla luce troppo forte e fece un paio di passi in avanti.
- E tu?-
- Ho sete.-
Seiji gli gettò un’occhiata così esplicativa che l’altro arrossì leggermente, imbarazzato.
- Se non vuoi che mi preoccupi non lasciare in giro le prove di quello che fai.- brontolò.
Si versò un bicchiere d’acqua, perché non aveva mentito del tutto, e indicò con un cenno della testa il bollitore.
-Chi tra loro tre si ricorrerebbe di farmelo trovare già pronto per il mattino? -
- Xiu. - rispose l’altro, senza esitazioni.
Shin tentò di apparire seccato. Seiji aveva voglia di provocarlo: in quel momento stava sorridendo con l’aria malandrina che si concedeva quando era con lui.
- Lui non si ricorda di lavare le tazze e tu le sistemi a modo tuo.-
Il ragazzo biondo scrollò le spalle, e si alzò per riempire d’acqua calda la sua tazza.
-Dormo a sufficienza.-
-Posso permettermi di dissentire?-
- No. -
Shin si trattenne dal fare ulteriori rimostranze solo perché fu distratto da quello che vide.
- Miele? – chiese, incredulo.
L’altro chiuse gli occhi un secondo più del necessario, colto in fallo, e, alla fine, sollevò appena le spalle.
- Una delle mille cose con cui Touma mi riempie la testa ogni giorno.-
Il giovane castano si chiese come, e quando, trovasse il modo di farlo, però immaginò che il metro di giudizio del suo compagno differisse di molto dal suo. Bevve un altro sorso d’acqua e ripulì il bicchiere.
- Promettimi che non tirerai mattina.-
Seiji emise un sospiro rassegnato.
- Ho l’impressione che se lo facessi non avrei più pace.-
Il suo amico gli si piazzò davanti e lo guardò dritto in faccia.
- Trasformala in certezza.- minacciò.
Come si era aspettato l'altro rise, piano, poi con il braccio libero gli circondò le spalle e lo strinse con delicatezza.
Shin lo ricambiò con uguale gentilezza, quindi, più tranquillo, depose le armi.
- Se vuoi stare un po’ lontano fallo e basta. – sorrise – Anche se ci preoccupiamo, perché non sappiamo affrontare la solitudine come fai tu. -
Gli strinse un poco le spalle con le mani quindi tornò nella sua stanza.
Poco dopo, Seiji si sedette e scrutò con poca voglia i suoi appunti. In albergo aveva studiato più che a sufficienza, probabilmente aveva avuto solo l’intenzione di crearsi una scusa per riprendere le sue abitudini notturne. Riordinò il tavolo e poi, un po’ contrariato, tornò nella sua stanza. Non si sentiva stanco, ma aveva la certezza che Shin stesse tendendo le orecchie per cogliere qualche rumore e decise che, per quella volta, lo avrebbe accontentato.

********

Il mattino seguente Shin lo accolse in cucina con un’aria soddisfatta, certo di dovere godere appieno della sua vittoria, visto che sarebbe durata poco. Lo guardò di sottecchi, sorridendo, con aria dispettosa.
Il ragazzo biondo si fermò un attimo sulla soglia, quindi sospirò.
- Buongiorno.- disse, fingendo una certa costernazione – hai intenzione di rimproverarmi anche stamattina?-
- Tu non fare nulla per meritartelo. -
Shin gli mise in mano una tazza di tè.
- Mi preoccupo per Touma, non certo per te. – ribatté, piccato.
Seiji ridacchiò e andò a sedersi.
- Basta che lui non lo sappia, non vedo dove stia il problema.-
- Tu non hai idea di quanti riesci ad essere pallido al mattino, vero?-
Il ragazzo castano si sedette di fronte a lui, con le labbra ancora increspate da un sorriso.
Amavano entrambi quei momenti intimi, quando la casa stava per svegliarsi e loro due aveva ancora il tempo per chiacchierare in pace.
- Sei davvero ostinato.-
- Che speranze avrei con te, altrimenti?-
- Nessuna, oggettivamente. -
Dal corridoio giunse il rumore di passi strascicati, porte che si aprivano e saluti borbottati. Un nuovo inizio di giornata che mise fine alla loro schermaglia.

Touma si trascinò in cucina proteggendosi gli occhi con una mano. La prima luce del mattino era sempre troppo forte e dormire nella semioscurità non sembrava aiutarlo quanto avrebbe voluto. Entrato, Seiji lo salutò con un semplice gesto del capo, Shin con un ampio sorriso e tutto questo lo fece sentire di troppo. Se c’era qualcosa che, per sua fortuna, lo tutelava da una gelosia irragionevole era proprio la sua intelligenza; aveva compreso da tempo quanta complicità potesse esserci tra loro due e, proprio per quello, in quel momento, gli parve di essere solo una fonte di disturbo. Borbottò un saluto impacciato prima di sedersi davanti al piatto che era stato prontamente posato sul tavolo. Seiji, nel frattempo, si era immerso nella lettura della prima pagina di un quotidiano. Era una sua abitudine, ma Touma non aveva mai capito se fosse davvero interessato a quanto accadeva nel mondo o se, più prosaicamente, non volesse essere disturbato. Meditabondo, bevve un sorso di caffè.
La colazione era sempre un momento complicato per certi versi, con tutto quell’affollamento in cucina e il rumore che ne seguiva. Doveva riconoscere al suo amico un notevole stoicismo nell’affrontarla tutte le mattine.
L’oggetto dei suoi pensieri d’un tratto sollevò la testa e diede un’occhiata all’orologio, quindi si alzò.
- Torno tardi.- annunciò, in tono incolore.
- Portaci qualcosa di buono.- gli intimò Shin.
Touma senti lo stomaco contrarsi. Avvertì un poco di invidia per l’atteggiamento tranquillo con cui l’altro ragazzo aveva accolto quell’annuncio; con una certa vergogna si accorse che, lui per primo, aveva cominciato a dimenticare che Seiji sapeva badare benissimo a se stesso.
 
********

Seiji rientrò a sera inoltrata. Aveva con sé libri nuovi e soluzioni tattiche, birra ghiacciata e stuzzichini vari, con cui ammansire i suoi amici ed evitare l’impiccio della loro curiosità.
Touma sapeva che aveva altri impegni, e che spesso voleva stare da solo, eppure, pur sapendo che il ritirarsi un po’ dal mondo era, per lui, una cosa necessaria, non riusciva, neppure in quel momento, a placare l’inquietudine che aveva provato non vedendolo tornare. Sbirciando di sottecchi i suoi modi, e l’espressione cortese che aveva anche mentre si bagnava appena le labbra, si chiese fino a che punto sarebbe mai riuscito a conoscerlo.
Quella domanda, e lo stomaco che gli ricordava che ansia e cibo non formavano una coppia bene assortita, spinsero Touma fuori dal suo letto. Si trascinò verso la cucina, però il suo sguardo fu attratto dal baluginio bluastro del televisore. Si affacciò alla porta del salotto. La conformazione occidentale della loro casa, che permetteva di avere un’idea di chi fosse nelle stanze senza per forza disturbarlo, era una cosa che apprezzava molto.
- Non stare lì sulla porta, sembri un ladro-
Il giovane si irrigidì, colto alla sprovvista e si avvicinò al divano. Alle prime luci dell’alba, seduto con la schiena ben affondata nei cuscini, Seiji gli parve terribilmente pallido. Teneva una mano poggiata sul collo possente di Byakuen e l’altra abbandonata in grembo. Il televisore mostrava, al minimo del volume, le immagini di qualche zona remota del pianeta. Si sedette accanto al compagno, rimanendo in silenzio, con lo sguardo affondato nelle immagini che scorrevano sullo schermo. Aveva la sensazione di essere un intruso, e la sua impressione crebbe quando si accorse che l’altro era già pronto per uscire. Strinse le labbra, deciso a non fare domande ma dovette assumere un’espressione bizzarra, perché, al suo fianco, gli parve di udire qualcosa di simile ad una risatina soffocata; poi, inaspettate e consolatorie, avvertì le dita del compagno sfiorarlo, per scostargli i capelli spettinati dalla tempia
- Cosa ci fai in piedi a quest’ora?-
Il ragazzo, pur rassicurato dal tono garbato della sua voce, scrollò le spalle.
- Niente di che, devo avere esagerato ieri sera.-
Seiji espirò con un po’ più di forza e, prima di abbassare la mano, la fece scorrere con gentilezza sulla sua guancia.
- Smetti di essere così in ansia per me, d’accordo?-
L’altro arrossì e chinò gli occhi.
- Sono tanto prevedibile?-
- Sei trasparente come il vetro.-
Touma aveva imparato tempo addietro, quando erano ragazzini, che Seiji possedeva un intuito temibile e che lui era totalmente indifeso di fronte ad esso.
- Non sembra una cosa vantaggiosa.- ribatté, spento.
Il suo amico si alzò e gli si pose davanti.
- Lo è per me.- sentenziò, sfacciato,
Touma avrebbe voluto che il suo sguardo apparisse minaccioso, o, almeno, seccato, ma le sue intenzioni vennero immediatamente frustrate. In momenti simili, e solo in quelli, gli permetteva di vedere ciò che teneva gelosamente per sé, e i suoi occhi e il suo viso rispecchiavano la dolcezza profonda, e tenace, a cui non concedeva quasi mai di mostrarsi.
Seiji si chinò e gli poggiò le labbra su una guancia.
- Ci vediamo stasera.- gli bisbigliò prima d andarsene.

********

Touma poteva anche provare a decidere di tranquillizzarsi ma, come era già accaduto, le cose presero una piega diversa, costringendolo a passare il giorno a letto in compagnia di nausea e sporadici crampi. Il giovane non riusciva a capacitarsi dell’enorme discrepanza che si creava tra mente e corpo: era cosciente del fatto che non c’era motivo per preoccuparsi davvero, ma alla tranquillità mentale, che era certo di possedere, non seguiva quella a livello fisico e ciò lo irritava, e lo confondeva, al contempo. Si rigirò tra le lenzuola con nervosismo, finché il suo corpo ebbe la meglio, trascinandolo in un sonno profondo, che gli levò il cruccio di osservare il trascorrere lento del tempo.
Si svegliò nel tardo pomeriggio, con l’impressione di avere scalato una montagna. A fronte di tutto quello che avevano passato, gli venne spontaneo chiedersi come riuscisse a ridursi così per qualcosa che non aveva nessun fondamento. Si girò su un fianco, sbuffando e si diede dello stupido. Lui per primo sapeva che il rapporto con Seiji sarebbe stato una sfida difficile, e, al di là di tutto quello che poteva raccontarsi, sapeva anche di avere tenuto a lungo i suoi sentimenti per sé proprio perché aveva timore di affrontarla. Comprendeva anche che lo stesso valeva per Seiji, così’ poco abituato a mostrarsi e a condividere qualsiasi cosa. Concluse che erano due temerari, o, più semplicemente, due idioti. O, a dirla meglio, probabilmente lo stupido era solo lui, che passava il tempo ad agitarsi rincorrendo dei fantasmi che stavano solo nella sua immaginazione. Con un gesto poco convinto si alzò a sedere. Stare a rimuginare non lo avrebbe aiutato a trovare una soluzione e nemmeno a tranquillizzarsi. Tese una mano e afferrò uno dei suoi libri di astronomia. Lo aprì su una pagina a caso, quindi, con un sospiro, affondò occhi e mente nella vastità dello spazio.
Gli altri non si avvicinarono alla sua stanza se non all’ora di cena. Ryo lo chiamò con gentilezza, sbirciando incerto nella stanza.
Touma lo accolse con un sorriso e si unì agli altri. Non poteva dire di essere in forma, tuttavia, almeno fisicamente, si sentiva molto meglio, quindi affrontò con piacere il cibo che gli venne offerto. Seiji non era ancora rientrato ma si impose di farsene una ragione. Il loro compagno era come un uccello che, pur tornando sempre alla sua gabbia, non poteva fare a meno di allontanarsene, e percorrere il cielo per conto proprio. E lui, che in quel cielo lo conosceva davvero, avrebbe dovuto avere in buonsenso di comprenderlo una volta per tutte.
Seiji rientrò relativamente presto, attrezzato per mettere a tacere domande che probabilmente non gli avrebbero fatto.
Touma si scoprì a chiedersi se davvero temeva che gli chiedessero qualcosa o, se, in realtà, non volesse solo avere il piacere di vedere i suoi compagni conversare in un’atmosfera rilassata. Certe volte aveva l’impressione che si comportasse come un vecchio padre di famiglia,
O una chioccia.
Quell’immagine, comparsa all’improvviso, quasi gli fece andare di traverso quello che stava bevendo, e, cosa ancora peggiore, scatenò una risata che non riuscì a contenere del tutto. Poggiò il bicchiere, soffocando l’ilarità contro il palmo della mano, però, nella sua immaginazione, le immagini si Seiji e dell’uccello si sovrapposero e il risultato fu disastroso. Scoppiò a ridere senza ritegno, premendosi una mano sullo stomaco che, in quel momento, aveva tutte le ragioni per dimostrargli il suo disappunto. Riuscì a smetter solo quando rimase senza fiato.
- Neanche mezzo bicchiere. - commentò, alla fine, Xiu- Meno male che hai la sbornia allegra.
Si voltò verso Seiji, con un largo sorriso. -Torna tardi più spesso. -
L’altro ghignò, dando l’impressione di non avere aspettato altro.
- Potrei,- ribatté– Se tu mi giurassi di non cantare in bagno per un paio di giorni.-
Aveva scatenato una guerra, avendone piena coscienza. Xiu cominciò a brontolare, cercando una frase sensata con cui ribattere; lui, però, aveva bevuto più che a sufficienza, perciò la sua impresa naufragò dopo qualche tentativo. Alla fine rinunciò e gli mise il muso.
E Touma smise di respirare per un secondo di troppo per quello che vide negli occhi di Seiji. Affetto, o, meglio ancora, amore. Qualcosa di diverso da quello che concedeva a lui, ma non ebbe alcun dubbio nel riconoscerlo. Di sottecchi guardò Shin, che, con lo stesso sguardo, ridacchiava con il bicchiere tra le labbra socchiuse. Loro due erano simili, in qualche modo, nel modo in cui amavano tutti loro, benché avessero modi completamente diversi di dimostrarlo. Era chiaro perché riuscivano ad andare tanto d’accordo. Poggiò il viso nel cavo della mano e rimase ad osservarli qualche istante. Proprio come una chioccia.

Un po’ brontolando, un po’ strascicando i piedi, Xiu alla fine seguì obbediente Ryo, appoggiandosi un poco a lui, dopo aver gettato a Seiji un’occhiata di commiato che avrebbe voluto essere astiosa, ma che, date le sue condizioni, apparve tremendamente comica.
Touma si sentiva la testa leggera, e tutti i suoi pensieri cupi sembravano lontani anni luce da quella stanza illuminata e accogliente. L’atmosfera gli aveva risollevato l’umore, perciò, dopo qualche sorso, non aveva più toccato il suo bicchiere. Con il mento poggiato nel palmo finì per sonnecchiare, cullato da parole che ormai non riusciva più a distinguere con certezza. Avvertì in lontananza il rumore dei bicchieri lavati, qualche parola sommessa vicino al lavandino, e, infine, una risata appena accennata che lo portò, semi incosciente, a piegare le labbra in un sorriso. Scivolò con la testa sul tavolo, poggiandola nell’incavo del gomito.
Fu svegliato dal braccio che si era intorpidito, un indefinibile lasso di tempo dopo. Avvertì sulle spalle il calore di una coperta leggera. Si guardò attorno, ancora confuso, e mise fuoco Seiji, che con aria divertita, gli mise davanti una tazza prima di sedersi di fronte a lui. Touma non fece domande, si limitò a portare alle labbra la mug. Un po’ sorpreso scoprì che era acqua addolcita generosamente col miele. Si trovò a sorridere, pur immaginando, che, ancora assonnato, non dovesse avere un’espressione particolarmente intelligente. Aveva insistito perché l’altro prendesse quell’abitudine nelle ore notturne per non rovinarsi il sonno. Lui non ne aveva certo bisogno, però quel sapore delicato lo fece sentire in qualche modo confortato. Sperò che quel desiderio infantile di essere coccolato fosse solo un postumo della giornata precedente.
Seiji allungò una mano per intrecciare le dita alle sue e lui arrossì, ad occhi chini. Lo toccava sempre con garbo, aspettando i momenti in cui erano soli.
- Starò via qualche giorno. -
Touma annuì.
- Potreste anche pensare di raggiungermi, no? -
L’altro ragazzo alzò gli occhi, sorpreso. Strinse le dita attorno alle sue.
- Pensavo volessi stare solo. -
- C’è spazio per tutti. E’ un paese turistico, ai piedi delle montagne. Uno di quei posti dove non ti aspetteresti di poter trovare qualcosa di prezioso. -
- E invece c’è? .
- Ancora non lo so. - arcuò le labbra - Però penso che vi farebbe bene cambiare ambiente per un paio di giorni. -
Il suo compagno sorrise e ingoiò un paio di sorsi d’acqua.
- Svegliami prima di andartene. -
- Non ne ho avuto bisogno. -
Touma lasciò la sua mano, a malincuore, per seguirlo in corridoio. Prima di uscire, nella penombra, Seiji gli strinse ancora le dita, e gli si avvicinò.
- Cerca di stare tranquillo, va bene? -
Poggiò con delicatezza le labbra su quelle dell’altro e, quando se ne allontanò, Touma fece leggermente forza sul suo braccio per averle di nuovo sulle sue, Seiji lo lasciò fare poi rise piano, gli circondò le spalle con un braccio e poggiò al fronte sulla sua spalla. Bisbigliò qualcosa, così piano che le sue parole furono intellegibili, quindi si allontanò. Sorrise con gentilezza e sparì oltre la porta.

********

Il mattino seguente, Touma fu travolto dal chiacchiericcio eccitato che proveniva dalla cucina. Xiu leggeva entusiasta un dépliant informativo e tra un boccone e l’altro, gettava occhiate alla cartina che Ryo, in piedi, già in ritardo, teneva in mano. Shin lo salutò come nulla fosse, dando per scontato che già sapesse tutto. Il come lo aveva saputo era un’altra cosa, ma nessuno parve accorgersi della sua agitazione improvvisa. Così, con il senso di inquietudine apparentemente lontano, affrontò il resto della settimana e i preparativi per il viaggio.

Il paese non era così minuscolo come si erano aspettati ma, per fortuna, i turisti non erano ancora molti. Appena depositati i bagagli ognuno si prese del tempo per sé.
A Touma non parve vero di non avere il campo visivo ostruito da pali, cavi e altri palazzi. Passò un bel po’ di tempo col naso all’insù, pregustando il cielo notturno, facendo previsioni su quali costellazioni avrebbe potuto vedere. Infine gironzolò nei dintorni, armato di lente di ingrandimento e taccuino.
Ryo era sparito nei boschi appena erano arrivati, mentre Xiu aveva optato per un giro nel paese, per curiosare sui menù dei ristoranti e trarne qualche spunto.
Shin si concesse una passeggiata lungo il fiume, poco lontano dal cottage che era stato riservato per loro. Gli sembrava di essere tornato ai tempi in cui tutti vivevano a casa di Nasty; perfino la disposizione delle camere da letto era simile.
Quando rientrò trovò Seiji che, seduto sul divano, stava stilando un resoconto ufficiale. Scriveva su un blocco a spirale, così concentrato che quasi non si accorse di lui. Shin attese che terminasse, quindi gli si sedette accanto, portando un paio di tazze di tè.
L’altro strinse, con gratitudine, la tazza tra le mani,
- Un viaggio quasi inutile.- svelò – Una copia di fattura discreta, ma niente di più. –
- Potresti anche mostrarti deluso per davvero, una volta tanto.-
- Ho avuto con me la migliore spada che potessi desiderare, dopo un’esperienza simile, tutto, in questo campo, appare deludente prima ancora di iniziare.-
Shin rise.
- Nelle tue vene scorrono acciaio e carboni da fornace, l’ho sempre saputo.-
La sua attenzione, d’un tratto, fu attratta da una strana piramide sul mobile al lato opposto della stanza: fogli di giornale, i libri consunti che erano a disposizione dei clienti, e, in cima, un padella in cui alloggiavano comodamente alcune pietre.
Il ragazzo biondo sogghignò contro il bordo della tazza.
- Quando sono arrivato era già lì. Pare che Touma si stia divertendo parecchio. Per fortuna, per adesso, ha raccolto solo piante e rocce.-
- Aggiungi le piume…e le ossa, nel caso le trovasse. Ci servirà almeno una scatola. – Shin sospirò, con fare melodrammatico – e una stanza in più, probabilmente. -
- Le scatole vanno più che bene. Un giorno crolleranno e lo seppelliranno ma non possiamo farci niente.-
- Non sei credibile, se lo dici con quella faccia.-
Il ragazzo biondo rise, a bassa voce.
- Tutta quella conoscenza lo entusiasma, e lo fa vivere in un mondo continuamente nuovo; lascia che sia contento per lui, e che dica qualche cattiveria per sentirmi a posto con me stesso.-
L’altro giovane sorrise, si alzò in piedi e gli prese la tazza dalle mani.
- Questa saggia autoconsapevolezza  non credo ti impedirà di aiutarmi con la cena.- sentenziò.

Per una volta fu Touma a farsi attendere. In un’altra occasione probabilmente lo avrebbero dato per disperso vista l’ora in cui, finalmente, riprese coscienza del fatto che non era lì da solo. Quando rientrò trovò gli altri che stavano chiacchierando in cucina, con l’umore alto e nessuna intenzione di rimproverarlo. Seiji si era ritirato in camera per ricontrollare il suo resoconto e finirlo una volta per tutte; nelle sue intenzioni, almeno, perché tutti sapevano che avrebbe continuato a lavoraci fino al momento della consegna.
Quando finalmente si decisero ad andare a dormire, Touma realizzò che era la prima volta che lui e Seiji dividevano la stessa stanza da che la situazione fra loro era cambiata. All’improvviso avvertì un forte senso di imbarazzo, e una punta di panico, tuttavia, pur esitando un poco, si sforzò di varcare la porta come se nulla fosse.
Seiji era seduto sul letto, con la schiena appoggiata alla parete, ancora intento a correggere il suo scritto. Lo salutò appena, tanto era preso dal suo lavoro, così l’altro colse la palla al balzo e, preso il cambio per la notte, si defilò nel bagno in corridoio. Quando tornò trovò il suo compagno ancora sveglio e se la prese con se stesso per non essersi trattenuto di più sotto la doccia.
Il ragazzo biondo ghignò e con un gesto della mano lo invitò a sedersi accanto a lui.
- E quindi alla fine i tanuki non ti hanno fatto strani scherzi.- iniziò, quando l’ebbe al suo fianco.
L’altro giovane gli gettò un’occhiata di sbieco.
- Stai dicendo che ci speravi?-
- Chi lo sa.-
Seiji allungò una mano e la poggiò sulla sua.
Touma fece ruotare il polso, per accogliere nel palmo le sue dita e poi intrecciarle alle sue.
- Dispettoso come un gatto.- brontolò – Come sempre.- si inclinò leggermente per appoggiarsi a lui. – E’ un bel posto. Grazie. -
Avvertì contro di sé il peso dell’altro. Chiuse qualche istante gli occhi, assaporando il piacere della vicinanza reciproca. Con rammarico, realizzò che era stato così preso a inseguire fantasie inutili da non accorgersi che il suo stesso comportamento avrebbe reso inquieto chiunque. In buona sostanza, se Seiji aveva qualcosa di cui preoccuparsi per davvero, quella era lui. Sospirò.
-  Sono davvero un idiota.- disse, quasi tra sé.
Quasi, appunto.
- Sì.-
Con le guance leggermente arrossate per l’imbarazzo, raddrizzò la schiena per guardare il suo amico. Avrebbe voluto ribattere, irritato, ma, all’ultimo secondo, si rese conto che si sarebbe messo ancor più nei guai. Seiji aveva l’aria di un cacciatore che avesse già trovato il modo di portarsi a casa la preda, quindi, il suo buonsenso gli suggerì di mettere a tacere le sue proteste.
-  Non devi per forza darmi ragione.- brontolò.
L’altro scrollò le spalle.
- E’ la verità, non vedo perché non dovrei.-
Touma strinse le labbra. Il giovane al suo fianco puntava a stuzzicare il suo lato più infantile e, purtroppo, era un maestro nel farlo; nonostante la leggera stizza, però, era abbastanza cosciente di sé da essersi accorto che la presa sulle sue dita non si era mai allentata. Decise di stare al gioco, almeno un po’.
-  Però continui a stare con me. -
Non riuscì ad apparire indispettito e se ne rammaricò un poco.
L’altro si sporse verso di lui, con aria sfacciata.
­-Chi ti prenderebbe, altrimenti?-
Touma sbuffò. Se quello non fosse stato un gioco, e avesse avuto davanti un altro, avrebbe risposto con malagrazia. Sbuffò.
- Presuntuoso. - bofonchiò.
-Il tanto che serve,-
Seiji sollevò un angolo della bocca, poi tirò a sé la sua mano.
Il giovane con gli occhi blu distolse gli occhi e un istante dopo le labbra dell’altro furono sulle sue.  Finalmente riuscì a rilassare le spalle.
- Rivedi il tuo metro di giudizio.- sussurrò.
- Figuriamoci.-
Touma si sporse in avanti per ritrovare il contatto che aveva perso. La tenerezza con cui veniva baciato gli faceva tremare cuore e gambe, ma aveva capito, dalla prima volta, che non vi avrebbe più rinunciato.
Seiji gli posò le labbra su una guancia e si staccò da lui; benché avesse gli zigomi arrossati il suo viso parve mortalmente serio.
- Sinceramente, quanta fretta hai?-
L’altro lo guardò senza capire.
- Riguardo a cosa?-
-Sei tu quello intelligente, arrivaci da solo.-
Stavolta fu il ragazzo biondo a distogliere lo sguardo, in apparenza risentito, con una strana espressione, un po’ imbarazzata e un po’ colpevole al contempo.
L’altro giovane impiegò qualche istante a comprendere le implicazioni di quella domanda.
- Oh… - arrossì violentemente, tirandosi indietro, incapace di proferire parola.
Seiji gli strinse una mano fra le sue e continuò a tenere gli occhi bassi.
Touma, con un disperato atto di volontà, riprese il controllo dei suoi pensieri.
La voce gli uscì un po’ tremolante, ma immaginò che non sarebbe importato a nessuno dei due.
- Voglio dire… Conosco… abbastanza… la questione per sapere quanta priorità possa avere.- balbettò – sul resto, intendo…sempre che ne abbia, ovvio…è… è più d-durante l’adolescenza che…che…-
Il suo compagno gli stava stringendo la mano con forza inusuale e le sue spalle fremevano in un modo così caratteristico che lui non seppe se sentirsi sollevato o offeso.
- Non ridere!- protestò.
Il ragazzo biondo si premette una mano sulla bocca  e si voltò leggermente. Quando raddrizzò la schiena aveva gli occhi umidi e i muscoli del viso indolenziti.
Touma riuscì ad immaginare la fatica di far arrivare alle sue orecchie una domanda simile e, forse, anche il perché fosse parso necessario porgliela.
- Hai pensato che mi sentissi trascurato?-
L’irritazione e l’imbarazzo erano scomparsi.
Seiji trasse un respiro profondo e scrollò le spalle.
- Se fosse una battaglia saprei esattamente cosa fare con te, ma non è più così. Io ho un carattere difficile e, diciamocelo, l’empatia non rientra necessariamente tra le mie doti. Alla fin fine, posso immaginare con certezza solo quello che va bene a me. -
Touma avrebbe avuto di che obiettare a riguardo, ma, in quel momento, preferì non toccare la questione.
- Hai mai pensato che potesse andare bene anche per me? Insomma, guardaci. – disse, e per scacciare il nervosismo finse di accomodarsi meglio – Abbiamo attraversato cose inimmaginabili, un legame come quello fa impallidire qualsiasi cosa al suo confronto. Non abbiamo bisogno di dimostrarci nulla. - chinò gli occhi – Non in tempi ristretti, almeno. -
Seiji inclinò appena la testa poi gli sfiorò con delicatezza una guancia, ancora arrossata. All’improvviso strinse le dita, pizzicandogliela e tirandola con poco garbo.
- E quindi “è più durante l’adolescenza”, eh. - disse, sogghignando – Non hai nulla da raccontarmi?-
Touma concluse che si era tirato la zappa sui piedi ma non ne fece una tragedia; poggiò la mano su quella dell’altro e se la premette sul viso.

Touma si svegliò per qualcosa che, poi, volle ricondurre al freddo che gli solleticava la parte inferiore della schiena. Decise non curarsene. Seiji dormiva ancora accanto a lui, con la camicia e i pantaloni ormai spiegazzati in modo irrecuperabile. Ridacchiò tra sé al pensiero che erano davvero bravi equilibristi, se riuscivano a condividere a quel modo un letto ad una piazza. Con cautela si sporse per baciarlo. Era tutto molto più semplice quando non doveva fronteggiare il suo sguardo e la sua lingua tagliente. Sospirò, piano. La sfida che aveva accettato con lui sarebbe stata la cosa più impegnativa che avrebbe mai affrontato.
E ne fu tremendamente felice,
 

 
  
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