His Red Hair Boy

La loro relazione era sempre stata strana.
Facevano sesso, facevano davvero del buonissimo sesso, si vedevano ogni tanto e poi nulla. Nessuna parola dolce, o meglio, molto probabilmente Ian avrebbe voluto dirgli qualcosa di dolce ma Mickey non gliel’avrebbe permesso perché, con la sua idea così sbagliata dell’essere gay, renderlo evidente anche solo con Ian era una cosa troppo difficile.
Tutto però era andato bene,  non contando il matrimonio con Svetlana, fin quando quella mattina Ian non era venuto a casa sua e gli aveva detto che partiva per l’esercito e che quindi lo lasciava.
La sua, all’inizio era stata una reazione totalmente indifferente; non aveva realizzato che Ian non stesse scherzando, e quando l’aveva capito gli era crollato veramente il mondo addosso forse per la prima volta nella sua vita.
L’aveva pregato, come mai aveva fatto, ma lui era stato irremovibile e forse da una parte aveva anche ragione. Ian era perfetto, non meritava uno come lui nella sua vita e capì solo quando sentì la porta di casa chiudersi che era stata la scelta giusta. Lui era di troppo nella sua vita, non meritava una simile disgrazia.
Non avrebbe mai immaginato che, la vita senza Ian, sarebbe stata così dura.
Dopo due giorni passati a bere continuamente, quindi senza pensare a nulla, i brutti pensieri e la tristezza erano arrivati tutti insieme come una valanga lasciandolo senza fiato.
Non era come tutte le altre volte che l'aveva lasciato solo. Le altre volte sapeva che sarebbe tornato perché, alla fine, tornava sempre.
Invece questa volta era a kilometri di distanza e, per di più, veramente molto arrabbiato con lui.
Le speranze di Mickey, erano pari a zero e l’assenza di Ian lo faceva sentire sempre più solo.
Aveva provato a sfogarsi con le donne, il sesso con le donne era sempre andato bene ma, quando si era ritrovato a chiedere ad una ragazza di “prenderlo”, aveva capito davvero di aver toccato il fondo.
Una sola cosa riusciva a consolarlo, l’unica che lo faceva sentire meno solo.
Non aveva mai voluto una foto di Ian e, in effetti, quando il ragazzo gliene aveva portata una mentre si trovava in riformatorio, gli aveva detto che era una stupida checca sentimentale.
Adesso che ogni notte, se non aveva la foto di Ian sul cuscino da poter accarezzare, non riusciva a dormire, era grato al fatto che almeno quella gli fosse rimasta.
L’assenza di Ian faceva ancora male, non poteva negarlo ma, quella foto che, non si sa come, aveva ancora il suo profumo, lo faceva stare molto meglio sperando un giorno di poterlo riavere con sé; questa volta dandogli quello che meritava.