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Autore: SereNian08    23/07/2018    4 recensioni
Ho molte colpe, Ian.
Forse la prima di tutte è quella di non essere riuscita ad amarti come avresti voluto.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nina Dobrev
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E’ identica a te, Ian.  
Si dice sempre che le bambine prendano più dai padri che dalle madri, e nel vostro caso non potrebbe essere più vero.  
Nikki mi ha mostrato una sua foto, prima di scorrerne altre in cui ci sei anche tu. Ha la forma del tuo viso, i capelli fini e chiari che avevi quando eri bambino. 
In una, la tieni adagiata contro il tuo petto nudo, e la guardi come se fosse la cosa più preziosa che hai al mondo. 
Come se niente potesse competere con l’amore che provi per lei. 
Non posso fare a meno di chiedermi se crescendo, manterrà proprio lo stesso azzurro dei tuoi occhi, se inclinerà la testa mentre ride, proprio come fai tu. 
Quanto di te, resterà in lei.  
Vederla, così reale, mi ha scossa nel profondo. 
Più del nostro ultimo giorno sul set, quando eri così nervoso da non riuscire a guardarmi. Quando abbiamo finto un bacio che era tutto nel cuore e non sulle labbra. 
Hai sempre desiderato tutto questo, e sono davvero felice per te. 
Nikki è arrivata nella tua vita, e ha sistemato il caos che io ti ho lasciato dentro. Non è presunzione. Non voglio appellarmi più importanza di quanto potrei averne. E’ semplice comprensione. 
Perché il mio, di caos, non sono ancora riuscita a sistemarlo. 
Anzi, ci sguazzo dentro. 
Sono sempre in giro, sempre in movimento. Programmo ogni giorno sparando di non avere nemmeno un secondo a disposizione per pensare, e fermarmi, proprio come adesso. 
Mi circondo di persone che amo, che mi amano, che mi rendono migliore. 
Rido più di quanto mi diverta, ballo più di quanto ne abbia realmente voglia. 
Non fraintendermi, adoro la mia vita. 
Sono molto fortunata. 
Ma se mi fermo, tutto perde senso. 
Come se non avessi punti fermi. 
E vedo quanti, invece, sei riuscito a metterne tu. 
Il tuo matrimonio, tua figlia, la vita che hai sempre voluto. 
E non posso fare a meno di pensare, che tutto questo, lo avresti voluto con me. In questi anni, dopo ogni notte che abbiamo rubato dopo aver chiuso ufficialmente la nostra relazione, restavo a pensarci. 
Mi tormentavo, senza che tu lo sapessi. 
Quelle notti in cui non parlavamo, perché tanto non sarebbe servito, ci eravamo già detti tutto più di una volta. 
Notti che abbiamo condiviso, senza condividerci. 
Per condividersi, devi essere risposto a prendere anche tutti i problemi che arriveranno al mattino.
Ma noi ci limitavamo a prendere quel poco che due corpi e due cuori ancora legati, riuscivano a darsi. 

E ogni notte sentivo che prendevi da me, più di quanto chiunque altro sarebbe mai riuscito a fare. 
E ogni notte, ti donavo più di quanto avrei dato a chiunque altro. 
Sono quelle notti, a bruciarmi, ferirmi, più di qualsiasi altra cosa. 
Restavo a guardare le tue spalle, mentre ti rivestivi. E volevo allungare una mano per toccarti ancora, e dirti che non c’era bisogno di andare via. 
Altre fingevo di dormire, mentre sentivo la porta chiudersi consapevole che non ti saresti voltato per guardarmi, ancora. 
Senza voltarti indietro, perché hai sempre avuto più coraggio di me. 
Non mi hai mai lasciato raccattare vestiti per la camera, per poi sgattaiolare via, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Come se dovessi scappare. 
Non mi hai mai fatta sentire in quel modo; colpevole. 
Eppure lo ero. 
Colpevole di volerti ancora, e ancora. 
Perché in quei momenti, non sentivo la distanza che lentamente ci stava dividendo. In quei momenti, quando le tue labbra cercavano avide le mie, e le tue mani mi stringevano con una disperazione così dolorosa da lasciarmi i segni sulla pelle, quando sentivo la tua voce solo mentre sussurravi il mio nome, riuscivo ancora a sentirti mio. 
Come negli anni in cui ti bastavo. 
Ho molte colpe, Ian. 
Forse la prima di tutte è quella di non essere riuscita ad amarti come avresti voluto. Abbastanza da lasciarmi vorticare intorno a te. 
Abbastanza da seguirti, sempre. 
Volevo essere il sole di me stessa, ed è per quella libertà che ho rinunciato a te. Ad essere la moglie che desideravi, la madre dei tuoi figli. 
Per tutto questo sono felice, perché in amore le colpe alla fine non contano. 
Lei è riuscita, dove io non sarei mai arrivata. 
Ti ha dato quello che sognavi, e tu in cambio le stai dando quello che probabilmente ha sempre sognato. 
Un amore senza riserve. 
L’amore di un uomo che non si trattiene. 
Essere amate da te è estenuante, perché prendi tutto. 
Attenzione, tempo, respiro. 
La ami in questo modo, Ian? 
Senza lasciarle scampo, via d’uscita? 
La ami come amavi me?   
Quanto sarei egoista se ti dicessi che è questo, più di tutto, a farmi male? 
La consapevolezza che non sei il tipo di uomo che ama a metà. 
Non ne saresti capace. 
Ed è questo, questo tuo modo di amare, ad avermi rovinata. 
Si, Ian. 
Mi hai rovinata. 
Perché continuo a cercare il tuo sguardo negli occhi degli altri. 
Continuo a cercare il calore che il tuo tocco mi infondeva, sulle mani di chi mi sfiora.
Continuerò a cercarti sempre, forse inconsapevolmente, ma decisa a non accontentarmi di un amore mediocre.  

Alla fine mi tocca anche ringraziarti. 
Perché se non fosse stato per te, non saprei cosa si prova. 
Non riuscirei a capire la differenza. 
E preferisco averti vissuto negli anni più incredibili della mia via, e averti perso.
Preferisco essere riuscita a scavarmi un posto nel tuo cuore, che non averti avuto affatto. 

Perché lo so, lo sento, che ci sono ancora. 
Nei silenzi lasciati dalle parole non dette, negli sguardi rivolti altrove quando il mio nome viene pronunciato. 
Da qualche parte, negli spigoli che nascondi. 
Sulle tue labbra, sotto la tua pelle. 
Nel tuo cuore. 


Ed è grazie a questa consapevolezza, che riesco ad andare avanti. 
Ad essere felice per te. 


Ci sono ancora, come tu ci sarai sempre. 





 

 

  
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