Anime & Manga > Ranma
Ricorda la storia  |      
Autore: Xenebe    27/07/2018    3 recensioni
Un altro pezzetto dedicato a ciò che è rimasto in sospeso in "Un odio simile all'amore". Stavolta Ranma deve fare i conti con la consepevolezza di aver colpito la donna che ama e il suo sentirsi un mostro. Intanto però c'è un matrimonio a cui presenziare...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, ranma/akane
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Un odio simile all'amore'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L'amore non basta Ecco il secondo della serie di brevi (in alcuni casi brevissime) storie per concludere la storia di Un odio simile all'amore.
Questa OS si colloca temporalmente prima della lettura dell'ultima lettera d i Akane...
Molti mi hanno chiesto di quel ceffone... è il momento di sentire cosa ne pensa Ranma.


Un mostro


Erano passate meno di 12 ore da quando aveva baciato la sua Akane.
Si passò le mani nei capelli, che disastro. Era tutto un orribile disastro. Tre anni buttati al vento ed era tutta colpa sua!
Avrebbe potuto risolvere in qualche modo la faccenda della sue varie fidanzate, avrebbe dovuto farlo: sarebbe stata la cosa giusta. E invece aveva lasciato perdere.
Anche se sapeva di amare Akane era terrorizzato da un suo possibile rifiuto e dalla prospettiva di sposarsi così giovane.
Aveva allora utilizzato il pretesto delle fidanzate e dei pretendenti vari di Akane per prendere tempo. Ed ecco cosa era accaduto!
Evidentemente non era stato così bravo a nascondere i suoi sentimenti se Shampoo aveva deciso di fare qualcosa di così rischioso e crudele.
Si guardò allo specchio. Era in ordine e pronto per presenziare, tra meno di un'ora, al matrimonio di Kasumi e Tofu. Sospirò. Ora non aveva più scuse: doveva davvero leggere quell'ultima lettera.
Quella che era rimasta chiusa la sera prima quando era andato da Akane e l'aveva baciata.
Sembrava passato un secolo da quel momento, ma poteva ancora sentire sulle sue labbra la morbidezza di quelle di lei. Aveva passato il pomeriggio e la sera a baciarla e poi si era addormentato seduto accanto a lei.
Quando quella mattina si era svegliato prima dell'alba, com'era ormai solito fare da quasi tre anni, aveva passato mezz'ora a osservare le sue espressioni e quel viso smunto e spento da spezzare il cuore.
Si era poi reso conto che sì, il dottore aveva ragione. Quel sentimento immenso che non lo faceva dormire era ancora una volta l'amore per Akane, mischiato a rabbia, tradimento e mancanza.
Un sentimento così forte... ne era stato terrorizzato, ancora. Anche dopo aver procurato alla donna che amava e a se stesso tutto quel dolore, non era ancora coraggioso abbastanza per restare al suo fianco e attendere che aprisse gli occhi. Poteva vedere nella sua mente il sorriso timido e appena accennato, eppure luminoso, che gli avrebbe dedicato. Gli avrebbe poi chiesto cosa sarebbe accaduto ora tra loro.
E lui non lo sapeva, non sapeva come costruire qualcosa con lei. La volta prima era stato tutto bloccato. E anche allora, si disse, non aveva mai saputo cosa fare.
Aveva allungato la mano e le aveva sfiorato la guancia. Lei in tutta risposta aveva inconsciamente posto la sua nell'esatto luogo dove lui l'aveva sfiorata.
In quel preciso momento ricordò di averla vista sfiorarsi il viso anche quando l'aveva colpita dopo aver visto LA scena.
Questo pensiero gli aveva mozzato il fiato ed era praticamente volato fuori dalla quella camera per raggiungere il dojo e chiudersi nella stanza fino a quel momento. Aveva colpito Akane. Lui. Aveva. Colpito. Akane.
E pensare che aveva sempre rifiutato di allenarla come si deve solo per la paura della possibilità di farle del male.
Peggio: dopo averla colpita le aveva data la colpa per aver fatto del male a Shampoo. La stessa Shampoo che gli aveva rovinato la vita.
Era... un mostro. Non c'era altro da dire. Ranma Saotome era un mostro. Un miserabile mostro capace solo di esprimere rabbia.
Quasi venti minuti dopo era ancora impegnato a inventare insulti per se stesso, quando qualcuno bussò alla sua porta.
Sobbalzò, saltando letteralmente e, prima che potesse dare il permesso di entrare a chiunque fosse dall'altra parte della porta, vide l'uscio aprirsi di un paio di centimetri.
- Ranma, sono io... posso... posso entrare?-, la voce era esitante e bassa, a stento udibile.
- Akane...- quello di lui fu invece più un sospiro, tremante e spaventato.
- Posso... posso entrare?-
- Ma certo! Certo! È casa tua del resto!-, si affrettò a dire il ragazzo mentre apriva la porta per farla entrare.
Akane entrò constatando che sul futon c'erano le sue lettere, aperte stavolta.
- Vedo che le hai lette...-
- Ieri, prima di venire da te... Non tutte però, mi manca l'ultima.-, mentre rispondeva, Ranma si risentì il sedicenne sempre imbarazzato che era stato in passato.
Un attimo dopo infatti sentì la risata, debole, ma cristallina, di Akane.
- Ma Ranma... perché sei arrossito?-, gli chiese divertita.
Per la prima volta, mentre dopo anni risentiva la sua risata, Ranma notò il suo aspetto.
Aveva un vestito turchese scuro, al ginocchio, che le lasciava scoperte le spalle mentre il corsetto plissettato si chiudeva intorno al collo con dei ricami di paillettes richiamati anche dalla cintura in vita, mentre la gonna scendeva morbida intorno alle gambe ancora più chiare del viso. Tra i capelli scuri un cerchietto e ai piedi delle ballerine, entrambi dello stesso colore del vestito. Aveva tra le mani della stoffa dello stesso colore.
- Dov'è il bastone?-, le chiese in apprensione.
- L'ho lasciato qui fuori...-, spiegò e fu la sua volta di arrossire,- in realtà mi serve strettamente per fare le scale, per il resto posso farcela, ma mi stanco... ed è più semplice usarlo...-
- Non mi devi delle spiegazioni, Akane-. Davvero non me ne devi, soprattutto dopo quello che ti ho fatto, aggiunse mentalmente stringendo inconsciamente i pugni.
Un attimo dopo Akane gli aveva preso le mani.
- Ma io voglio dartene...- fece un piccolo sorriso prima di continuare, - Anche se tu dovessi esserti pentito di quello che è accaduto ieri, io non posso ignorarlo, ma se tu vuoi posso fingere che non sia davvero accaduto...-
Quando smise di parlare, Akane aveva il viso rigato di lacrime.
- Oh, no, no. No, Akane... hai frainteso.-, si affrettò a spiegarle il ragazzo,- Non sono pentito, anzi. Non per quello. Mia dolce Akane...-, allungò la mano per accarezzarle il volto e spazzare via le sue lacrime, ma il ricordo dello schiaffo che le aveva dato gli bloccò la mano a mezz'aria.
- Io... capisco, Ranma, davvero. Ma sono venuta qui per un altro motivo: il dottor Tofu ti vorrebbe accanto a sé, tra i suoi testimoni, e mi ha chiesto di portarti il papillon che indosseranno anche gli altri testimoni.- concluse allungando la stoffa che aveva in mano.
- Oh, grazie... cioè, sarà un piacere... solo che ... non so metterlo. Quello che ho è uno di quelli finti, con la clip... io...-
Akane gli sorrise e allungò le mani, slacciandogli il papillon scuro che indossava, prima di fargli passare lungo il colletto della camicia quelli che gli aveva portato. Ranma dopo pochi secondi di imbarazzo per quella vicinanza inaspettata, notò il leggero tremore delle sue mani.
- Che cosa capisci?-, all'espressione confusa della ragazza si spiegò meglio,- Prima hai detto che capisci quale sia il problema, ma io non credo, Akane. Cosa stai pensando?-
- Ranma... capisco che ormai hai un'altra vita, probabilmente avrai una ragazza, o forse non vuoi essere di nuovo bloccato qui, con un maschiaccio che ha da offrirti ancora meno di quello che poteva offrirti a sedici anni e...-
Fu zittita dalle labbra del ragazzo.
- Sei un'idiota, Akane.- le sussurrò sulle labbra, prima che lei si allontanasse per guardarlo male.
- Ok, capisco che tu sia ancora arrabbiato, ma potresti...-
- No! Potresti tu lasciarmi parlare! Non c'è alcun problema, Akane, tra di noi, se non quello che è successo allora. Non mi sono pentito. Per tutti i Kami, ieri ho anche ordinato a tuo padre di sgombrare questo posto per riavere il dojo!-
Akane passò da un'espressione shockata a una triste.
- Io lo capisco... sono impura. Non sono più adatta né ad essere un'artista marziale, né a esserne la moglie, soprattutto non di qualcuno come te. Hai ragione, quello che è successo allora ci...-, ma lui la bloccò con una risata.
- Mi hai sempre dato del baka, ma credo che quell'insulto si addica più a te! Vuoi sapere perché non mi hai trovato accanto a te stamani? Ho avuto paura. Non sapevo che fare! Come potevo costruire qualcosa con te quando non ne sono stato capace anni fa, quando vivevamo insieme, quando essere insieme sembrava semplice come respirare? Ma soprattutto come posso sperare di stare con te quando ti ho colpita? Lo avevo rimosso, Akane, ma io ti ho colpita. Io. Io che non avrei mai voluto farti del male, ti ho colpita. Come posso mai perdonarmi?-
Stavolta era Ranma a piangere e appena se ne accorse si allontanò più possibile dalla ragazza.
Akane ci mise qualche minuto a rielaborare tutto quello che lui le aveva detto.
- Ti ho sempre dato del baka perché lo sei, Ranma Saotome! Non sono arrabbiata con te per quel ceffone. So che non mi avresti mai fatto del male. Sospetto che più che una risposta a me, fosse una risposta automatica all'invasione del tuo spazio personale mentre eri sotto shock.-, concluse con un sorriso.
- No, non lo fare, Akane, non giustificarmi. Sono come quelle beste che picchiano le fidanzate, le mogli...-
- Ah, smettila, Ranma! Se vuoi una scusa per mandare all'aria questa cosa, ne hai un migliaio migliori! Senti, sospetto che lì per lì non sapessi neanche chi avevi colpito e nonostante fossi sotto shock sei riuscito a trattenere buona parte della tua forza, altrimenti mi avresti rotto la mandibola. Vuoi rimediare? Fallo aiutandomi a ricostruire la nostra vita!- aveva il fiatone, notò Ranma, ma per la prima volta da quando era tornato a Narima, sembrava la vecchia Akane, quella testarda e determinata: quella di cui si era innamorato anni prima.
- Ora vieni a farti mettere per bene quel papillon.-, lui arrossì ancora e le si avvicinò.
- Non ho ancora letto l'ultima lettera-, le sussurrò. Lei sospirò e gli disse che avrebbe potuto farlo dopo la cerimonia. Pochi minuti dopo lo trascinò lungo la navata per un matrimonio che non era ancora il loro.





Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio,
Serena.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Xenebe