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Autore: xluisax    27/07/2018    1 recensioni
Massimiliano Vitali ha trentatré anni ed è un imprenditore della ristorazione. Dopo gravi problemi economici decide di aprire Bakery & Coffee, un piccolo locale dove vende torte di ogni tipo. Questo si rivelerà il suo più grande successo: in un solo anno, di fatti, si ritroverà a dirigere ben sette store.
Dopo tanti successi raggiunti gli mancava un solo desiderio da esaudire, custodito tra le mura di una stanza di casa sua, che aveva lasciato vuota. Un marmocchio che, tornato a casa dopo una giornata di lavoro, urlasse: "Papà!". Desiderio, questo, che avrebbe dovuto tenere chiuso a chiave nel suo cuore perché lui era incapace di amare.
Lucia Bernardo a soli ventotto anni ha una ditta sulle spalle tutta da gestire. È un architetto, interpellata dalla direttrice amministrativa di Bakery & Coffee per aiutare Massimiliano nel suo ottavo store e non solo.
Lei è una donna indipendente e di certo non sente la necessità di un uomo per star bene.
Credeva talmente tanto nell'amore che l'idea di appagarsi con qualcosa di tiepido la faceva sentir male. Lei voleva il fuoco della passione. Voleva bruciare.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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1.
Una nuova apertura.


Il tappo che vola via dalla bottiglia.
Urla, applausi.
Erano tutti sorridenti, orgogliosi dell'inizio di questo progetto che sembrava essere riuscito con successo, come i sei precedenti.
Ogni volta, specialmente per Massimiliano, era un'emozione difficile da descrivere a parole.
Avrebbe dovuto abituarsi alle persone che si recavano presso i suoi store per richiedere una o più torte alla volta.
Avrebbe dovuto abituarsi alla gente che quasi lo acclamava, che lo ringraziava per quelle delizie.
Avrebbe dovuto.
E invece ogni volta era come fosse la prima volta.
Aveva paura come un bambino di cadere, di farsi male e non riuscire più a rialzarsi. "Max, non strafare!" lo rimproveravano in molti, e lui che era cocciuto ma determinato si ritrovava puntualmene a firmare contratti, a progettare cose più grandi di lui, che gli occupavano tempo ed energie, ma che lo rendevano maledettamente orgoglioso.
Sì, orgoglioso perché ciò che aveva creato lo doveva unicamente alle sue forze.
Molti non avevano creduto in lui, molti lo avevano deriso. "Massimiliano è un pazzo" gli dicevano, e lui sì..lo era, effettivamente. Quanti avrebbero rischiato, come lui?
Era inciampato in investimenti sbagliati, si era ritrovato spaesato, con grossi debiti da pagare che ovviamente non poteva permettersi.
E poi ci fu la svolta.
Bakery & Coffee.
Un piccolo negozietto che vendeva torte, che risultò essere il più grande successo della sua vita.
L'idea gli venne quando suo cugino Agostino, di punto in bianco, tornò a casa dopo una giornata di lavoro con una notizia sicuramente poco piacevole.
"La pasticceria sta per chiudere" gli disse, un giorno. "Dopo 12 anni devo trovarmi un nuovo lavoro, ti rendi conto?".
Si stropicciò gli occhi, rossi e lucidi dal pianto.
Massimiliano restò a guardarlo, scioccato dalla notizia.
Suo cugino aveva dedicato anima e cuore alla pasticceria in cui lavorava. In particolare, era particolarmente grato a Fabrizio, il proprietario di quella piccola oasi di dolcezza.
Questo aveva assunto Agostino quando aveva solamente diciotto anni. Gli aveva insegnato il mestiere, lo aveva fatto far pratica sul campo, rendendolo un pasticciere rispettabile.
Questo ruolo, molto spesso sottovalutato, richiedeva veramente tanto sacrificio: spesso non poteva essere presente a ricorrenze o festività importanti. Di fatti, la maggior parte delle ore della giornata, Agostino le trascorreva lì, chiuso in laboratorio a sporcarsi le mani di panna e cioccolato anziché con la moglie e il suo pargoletto appena nato.
Era l'unico modo, questo, per garantire alla sua famiglia una stabilità economica. La chiusura, proprio per questo motivo, doveva pesargli come un macigno sul cuore.
Se lo aspettava, certamente. Da quando Fabrizio era morto, i suoi figli, divenuti i nuovi proprietari, avevano parlato di vendere il locale e questo era arrivato all'orecchio anche di chi, proprio come Agostino, lavorava lì, pur non facendo parte della famiglia.
Quando quest'idea si trasformò in realtà e i proprietari diedero a tutti gli altri dipendenti la notizia, Agostino non potè non cadere nello sconforto, insieme a sua moglie: casalinga, con a carico un figlio di pochi mesi.
Come avrebbero fatto, ad andare avanti?!
"Apriamoci noi un'attività" aveva proposto Massimiliano.
Lui ce l'aveva un'attività, a quei tempi: un negozio di abbigliamento. Tuttavia, non faceva molti incassi e a fine mese si trovava a dover affrontare più spese di quanto effettivamente gli entrasse in tasca: doveva inventarsi qualcos'altro.
L'idea, allora, prese forma man mano.
"Max, ma io non ho soldi da investire!" gli aveva detto suo cugino.
"Non hai capito..." si spiegò allora, Massimiliano. "Mi serve soltanto la tua arte. Al resto ci penso io!"
Ecco che nacque, allora, Bakery & Coffee: la loro più grande fortuna.
Dopo solo un anno dall'apertura del primo locale, si ritrovarono lì, all'una di notte ad aprire una bottiglia di spumante per festeggiare il settimo store di Massimiliano.
"Al boss!" quasi urlò Francesca, la direttrice amministrativa degli store, che Massimiliano aveva assunto dopo l'apertura del quarto Bakery & Coffee.
Gestire tutto da solo stava diventando realmente faticoso, non poteva occuparsi da solo di quei locali e sentiva la necessità di qualcuno competente, che avesse studiato per fare quello.
Dopo svariati colloqui, si presentò lei: sorridente, con una gioia in viso quasi contagiosa. Aveva appena conseguito una laurea triennale in Economia Aziendale, l'esperienza lavorativa era praticamente nulla. Si era candidata per un impiego negli uffici, lei. Quando Max le propose questo impiego, dopo solo un mese, rimase esterrefatta.
"Non so se sono adatta a questo ruolo..."
"Provaci!" le rispose Massimiliano, sorridente.
Le diede fiducia, semplicemente. Nessuno l'aveva avuta, in lui.
Massimiliano metteva alla prova i suoi dipendenti. Elogiava i giovani, i loro studi. Provava un profondo dispiacere quando, a personale completo, qualcuno veniva a chiedere se ci fosse bisogno di aiuto anche solo come lavapiatti.
Sentiva una stretta al cuore, come facesse loro un torto perché sapeva quanto era difficile ricevere porte in faccia.
Probabilmente era per questo che Massimiliano voleva aprire quanti più store possibili. Voleva che il suo marchio diventasse una catena internazionale e coinvolgere quanta più gente possibile.
Aveva fame. Fame di successo.
La fame, poi, era stata il motivo scatenante della sua follia.
"Provo ad aprire un'attività mia" aveva confessato alla sorella.
"Massimiliano ma che dici!?"
Soffriva di fame.
Letteralmente.
La madre di Massimiliano non aveva fatto mai mancare nulla ai suoi figli. Lo stipendio per una signora che per mestiere faceva le faccende domestiche nelle case altrui, tuttavia, non poteva promettere tanto.
Massimiliano che era l'unico uomo di casa si sentiva come in dovere di aiutare le sue donne.
"Mamma, ti prometto che prima o poi non avrai bisogno più di lavorare per andare avanti".
E Massimiliano le promesse le manteneva sempre.
Glielo doveva, alla mamma, che tanto si era sacrificata per lui e sua sorella. Tornava a casa sfinita, per portare a casa due spicci che bastavano appena per tre di loro.
Era lui l'uomo della famiglia, glielo doveva.
Non aveva potuto permettersi di studiare, ma l'ambizione e la tenacia erano alcune delle sue doti, oltre la generosità. Non c'erano titoli che potessero spegnere la sua voglia di fare.
"A chi non ha creduto in noi!" pronunciò il loro tanto amato boss.
Tutti bevvero il loro bicchiere, felici ed entusiasti di questa nuova grande avventura, consapevoli del fatto che fra non molto avrebbero brindato ad un altro successo.
"Adesso però basta festeggiamenti. E' stata una giornata stancante, l'inaugurazione non è mai un momento facile perché ci sono sempre tante persone da gestire..il che è un bene per noi. Vi ricordo, però, che domani mattina siamo aperti!" ridacchiò Massimiliano.
Tutti annuirono. Avrebbero messo tutto a posto e da lì a poco sarebbero tornati a casa.
"Notte cucciolotto" pronunciò Massimiliano, stampando un bacio sulla fronte al figlio di Agostino, che quest'ultimo teneva in braccio.
Massimiliano adorava i bambini.
Lui era tanto stimato e apprezzato da tutti; Lo consideravano come invincibile e in effetti poteva sembrarlo, data la sua caparbietà.
Eppure a Massimiliano, mancava qualcosa.
Nonostante fosse diventanto un imprenditore nel giro di poco più di un anno.
Dopo aver risolto i suoi problemi economici, creando un piccolo impero con le sue forze.
Sebbene avesse mantenuto la promessa alla sua sostenitrice più grande, sua madre, permettendo inoltre a sua sorella minore di poter intraprendere la carriera universitaria all'estero.
A Massimiliano mancava qualcosa.
Aveva una villetta tutta sua, immersa nel verde. Vi erano tutti i confort possibili immaginabili, che finalmente dopo tanti sacrifici poteva permettersi: una piscina, dove spesso invitava i suoi colleghi per far festa dei loro successi, la vasca idromassaggio per rilassarsi dopo giornate estenuanti, una palestra per tenersi in forma dopo gli assaggi delle mille torte che doveva assaggiare, prima di vendere.
Era senz'ombra di dubbio una casa infinitamente grande per una sola persona, il cui silenzio la notte era quasi assordante.
Nella sua vita, a trentatrè anni aveva realizzato i suoi sogni, ma uno ancora gli mancava: un solo desiderio, custodito tra le mura di una stanza di casa sua, che aveva lasciato vuota.
Un marmocchio che, tornato a casa dopo una giornata di lavoro, urlasse: "Papà!".
Ecco, cosa mancava a Massimiliano, che si sentiva appagato in tutto meno che in questo.
Desiderio, purtroppo, che avrebbe dovuto tenere chiuso a chiave nel suo cuore.
Non avrebbe mai inconrato qualcuno che gli avrebbe dato un figlio: lui era incapace di amare.
Entrò nella sua auto, sbattè la porta e mise in moto, non prima però di aver composto un numero sul suo cellulare.
"Angela?...Sì, arrivo. Cinque minuti e sono da te".


(...)


"Quindi stai per aprire il tuo...ottavo locale?!" chiese lei, stupita ed emozionata all'idea, con una voce che Massimiliano considerò fin troppo irritante.
Lui semplicemente si limitò ad annuire, scocciato. "Vestiti".
Lei lo guardò, fingendosi dispiaciuta. "Dai, resta ancora un altro po' con me" affermò ammiccante. Si alzò in ginocchio, su quelle stesse lenzuola che quella notte si erano stropicciate, avvinghiandosi alle spalle nude di Massimiliano con fare provocante.
Lui, seduto su quel letto grande e rotondo che aveva accuratamente scelto per casa sua, accovaciato ad allacciarsi i lacci delle scarpe non si fece convincere. "Vestiti" ripetè, ancora.
Era freddo, scostante: non voleva alcun tipo di contatto con quella donna. Non mentale, almeno.
Angela era semplicemente una delle tante per Massimiliano, che usava per svuotare la mente dai pensieri che rimbombavano nella sua testa, oltre che il suo corpo.
Lei, d'altra parte, conosceva bene le sue intenzioni: era stato chiaro.
Lei sbuffò, andando poi a raccogliere i suoi vestiti dal pavimento.
"Quando ci vediamo, adesso?" chiese, mentre si infilava le mutande.
Non si aspettava di certo che l'avrebbe chiesta in sposa, era la terza volta che si vedevano: non poteva pretendere chissà cosa, sopratutto conoscendo Massimiliano. Di certo non le sarebbe dispiaciuto fare la donna di casa in quella casa, pensò.
"Facciamo che mi faccio sentire io..?" pronunciò Massimiliano, aprendo l'anta dell'armadio posto proprio ai piedi del letto, intento a prendere una camicia.
Non si sarebbero visti mai più.
"Senti, sono in ritardo. Ti muovi!?" disse ancora spazientito, guardandola forse per la prima volta, dopo quella notte. "Ho un appuntamento con l'architetto".


(...)


"Boss, ho fatto una ricerca di tutti gli architetti del paese. Lei mi è sembrata quella più vicina al nostro modus operandi e alle caratteristiche del nostro Team" stava spiegando, Francesca.
Massimiliano era andato a prendere colei che aveva promosso come direttrice amministrativa e si stavano recando presso quello che sarebbe stato l'ottavo store. Per la prima volta Max non aveva affittato nessun localetto andato in rovina, ma aveva acquistato un pezzo di terra, che si trovava proprio vicino un centro commerciale.
Conosceva ormai la strada a memoria. Si era recato più volte lì, troppo indeciso sul da farsi. Aveva fatto una lista di tutti i vantaggi e gli svantaggi a cui sarebbe andato incontro. Si era consultato con i suoi operatori, con suo cugino.
"Ma non ti accontenti mai?" gli dicevano.
No. Nella vita non si accontentava, lui. Era proprio per questo che non era disposto a scendere a compromessi. Per nulla.
Aveva poi deciso di acquistare quel terreno: gli sembrava una posizione strategica, in quanto ubicato in una zona non troppo isolata e vicina ad altre attività, il che significava gente nuova.
"E' giovane. Pensa, ha solo ventotto anni e, spulciando un po' sul suo sito internet...cosa di per sè già buona perché avere un sito ed essere al passo con i tempi è simbolo di un approccio più moderno. Ma vabbè, comunque...ho controllato il suo curriculum".
Massimiliano ascoltava la sua collaboratrice attento, senza però smettere di guardare avanti a sè. Erano quasi arrivati: avrebbe dovuto percorrere la rotonda, proseguire dritto, girare a destra.
"Laureata, chiaramente. Specializzata in interior design. C'era anche il suo portfolio. Ha fatto dei lavori molto belli, da cui potremmo prendere spunto per la sala. Ti ho portato qualcosa, aspet..." disse, mentre scovava nella sua borsa una cartellina di cartone, che poi tirò fuori.
Francesca si impegnava tanto nel suo lavoro e cercava sempre di essere soddisfacente per il suo boss, che aveva posto in lei tanta fiducia.
Lui sorrise, questa volta guardando per un paio di secondi nella sua direzione. "Mi fido di te. Non c'è bisogno che io guardi!"
Erano ormai mesi che la ragazza lavorava per lui. Massimiliano aveva creduto in lei, solo pochi l'avrebbero fatto considerando la sua esperienza lavorativa praticamente assente nel settore. Era proprio una bella persona, pensò.
"Non mi hai detto la cosa più importante, però" si sentì dire Francesca, dal suo boss. "Come si chiama?"
"Giusto!" aprì la cartellina che aveva tra le mani e controllò in un foglio la firma della libera professionista in basso a destra, per essere sicura di non aver dimenticato il suo nome. "Architetto Bernardo. Lucia Bernardo".


Quando Massimiliano, accompagnato da Francesca, vide arrivare l'architetto restò particolarmente colpito dal suo aspetto.
Glielo aveva detto che era giovane, ma di certo non se l'aspettava così....così....così, in quel modo.
Aveva i capelli dritti e neri, che scendevano fin sopra le spalle. Occhi castani, contornati da una linea sottile di eyeliner e ciglia lunghe, la bocca particolarmente carnosa, color ciliegia.
"Lei deve essere Massimiliano Vitali" aveva dedotto, la ragazza. "Mi scusi, ho avuto un contrattempo con un altro cliente. Io sono Lucia Bernardo" disse, allungando la mano verso di lui.
"Diamoci del tu" rispose Massimiliano, stringendo la mano senza tentennamenti.
Lei annuì. "Ottimo", diede poi la mano anche a Francesca, che senza esitare si presentò: "Io sono Francesca Bianchi, la direttrice amministrativa di Bakery & Coffee. Ma non restiamo qui, seguimi che ti mostro subito dove c'è da progettare".
Francesca e l'architetto si allontanarono e Massimiliano ci mise un po', a raggiungerle. Rimase a guardarle da dietro, che si incamminavano verso il suo pezzo di terra.
Il pantalone blu che scendeva fino alle caviglie, stretto, troppo stretto sui glutei, mostrava la silhouette perfetta dell'architetto.
La più vicina al nostro modus operandi.
La più vicina alle caratteristiche del nostro Team.
Francesca aveva scelto proprio bene.


"E' tutta terra su cui costruire. Non partiamo da nessuna base. Questo è certamente positivo per realizzare tutte le vostre richieste, non ci sono impianti da rifare o da spostare. Mi occuperò io di tutto, insieme alla mia ditta. Questo però implica chiaramente più tempo..." spiegò l'architetto, più a Francesca che al proprietario del terreno, che invece era troppo distratto a pensare ad altro. "Datemi una scadenza, orientativamente"
"Secondo te, quanto tempo ci vorrà a finire tutto?" intervenne Massimiliano.
"Se ci mettiamo all'opera da subito, un paio di mesi" rispose Lucia. "Dovete darmi il tempo di realizzare il progetto al computer, che sarà avviato soltanto in seguito alla vostra appovazione. Questo potrebbe volerci un paio di settimane, forse due..."
L'architetto Bernardo sembrava essere molto professionale. Ci teneva al suo lavoro, era evidente. Massimiliano aveva sentito anche delle belle proposte, mentre parlava con Francesca. Questo era sicuramente segno di esperienza nel campo.
Sì, Francesca aveva scelto proprio bene.
"Quindi...un paio di mesi, sì!" concluse, dopo aver fatto qualche conto nella sua testa. Realizzare un intero progetto partendo da zero in due settimane sarebbe stato senz'altro faticoso, ma poteva farcela. Lo aveva già fatto.
Una suoneria distolse tutti e tre i presenti dall'attenzione sul progetto. "Scusatemi" disse mortificato Massimiliano, prendendo il cellulare dalla tasca. Aveva sbuffato, leggendo il nome sullo schermo.
ANGELA.
"Accordatevi voi.." pronunciò, allontanandosi per rispondere a quella stupida, che aveva salutato solamente qualche ora fa. Ma cosa voleva?!
Vide che le due donne, a pochi passi da lui, ripresero a parlare.
"Ho detto che mi facevo sentire io!" quasi urlò, Massimiliano. "Ma che vuoi?"
"Credo di aver dimenticato il mio orologio da te"
"Tu mi chiami nelle mie ore lavorative per dirmi 'sta stronzata?!"
pronunciò, con tono minaccioso ma questa volta facendo attenzione a non farsi sentire da Francesca e Lucia.
"Forse è una stronzata per te! Ha un valore affettivo e devo venire a riprenderlo"
"Boss!?" lo chiamò la sua collaboratrice. Lui si voltò, forzando un sorriso. Mise poi le mani sul microfono del cellulare. "Arrivo!"
Diede loro le spalle, di nuovo. Soltanto per pochi secondi. "Mi faccio sentire io" quasi sussurrò, liquidando Angela e staccando la chiamata, mentre lei pronunciava sicuramente contrariata qualcosa dall'altra parte della cornetta.
Pochi passi e Massimiliano si ritrovò tra loro. "Tutto bene, allora?"
Entrambe annuirono.
"Vieni nel mio studio in questi giorni per firmare l'incarico della progettazione" aprì la zip della borsa, frugando con la mano in un taschino all'interno di essa. Prese un foglietto e glielo porse. "Questo è il mio biglietto da visita. C'è il mio numero di telefono e l'indirizzo dello studio. Ti aspetto"
Lucia aveva pronunciato quelle parole con decisione. Chissà, da quanto praticava il suo lavoro. Era decisamente ammaliante e persuasiva. La sua sicurezza quasi troppo ostentata nei suoi modi di fare e gesticolare, poi, la rendevano maledettamente sexy.
Sì, Francesca aveva scelto proprio bene.
   
 
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