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Autore: Rosso_Pendragon    29/07/2018    3 recensioni
Un giorno come tanti a Camelot, prima che Artù muoia, che la magia di Merlino venga rivelata, ma non con meno dolore nel modo in cui si amano.
Aka Pensieri random di Merlino e Artù dopo l'ennesima missione lontani da casa [1227 parole]
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note Autrice:
Ebbene, non ho ancora superato la 5x13, non credo che la supererò mai. Non c’è speranza per me. Li amo da anni e continuerò a farlo.
Questa fic riposava dimenticata nel mio pc e oggi la rileggevo pensando che non ha molto senso né un fine(e neanche un punto di vista definito), è solo nata mentre ascoltavo a ripetizione ‘No light, no light’ dei Florence and the Machine e ora ve la regalo perché soffrire insieme è sempre cosa buona e giusta!
Buona lettura <3


 
But would you leave me
If I told you what I've done
And would you leave me
If I told you what I've become
'Cause it's so easy
To say it to a crowd
But it's so hard, my love
To say it to you out loud
No light, no light in your bright blue eyes
I never knew daylight could be so violent
A revelation in the light of day
You can't choose what stays and what fades away
And I'd do anything to make you stay
No light, no light
Tell me what you want me to say

-No light, no light Florence and the Machine
 
 
"Merlino muoviti!" Il giovane dai capelli neri è immobile, fissa la scena difronte ai suoi occhi interdetto. Tutta quella devastazione, tutto quel sangue, tutto quel dolore. Abbassa un attimo le palpebre, sopraffatto, prima che Artù lo prenda per mano e lo tiri via, lontano da lì.
Anche lui è coperto di sangue e polvere, è stanco, ma non si ferma, continua a trascinare il suo servitore sempre più lontano, in mezzo agli alberi sempre più fitti. Si blocca di colpo e si volta, blu nel blu, il re scruta attento il suo servitore, coglie negli occhi di Merlino tutto ciò che ha appena visto e in un gesto istintivo si avvicina e gli accarezza i capelli con un piccolo sorriso sulle labbra. Vuole risollevargli il morale Artù, e Merlino l'ha capito, perciò ricambia esitante il sorriso, si sente perso in quel colore tanto chiaro, come il cielo, come la poggia, come il ruscello vicino al quale giocava quand'era piccolo a Eldor e sa per certo che Artù è casa. Si gode il contatto della mano guantata di Artù con i suoi capelli, sicuro che ricorderà per sempre quella carezza. Come sempre cerca di distrarlo dalla sofferenza dimostrandogli che infondo sotto le battute, sotto i giochi, le prese in giro, il re tiene al suo servo più di chiunque altro.
"Hey, stai bene?" Merlino non si è accorto di aver chiuso gli occhi per imprimere meglio quel ricordo nella sua memoria, non si è accorto che Artù gli si è fatto ancora più vicino, si rende conto solo delle mani calde del suo signore che gli stringono il volto, che lo osservano con uno sguardo che si direbbe preoccupato.
Non ne può fare a meno, è così bello davanti a lui: sporco, sudato, stanco e pieno di brutti ricordi. Merlino gli abbassa piano le mani allontanandole dal suo volto e senza spiegare nulla, prende lui il volto di Artù tra le sue dita e senza pensarci gli ruba il respiro già affaticato dalla corsa e dal combattimento. Non è un bacio gentile come lo è stato il primo molto tempo prima, questo è più spietato, più stanco, più umido. È per dimenticare che la spada di Artù ha appena ucciso molti uomini per proteggerlo, è per dimenticare che la sua magia ne ha appena uccisi molti altri per proteggere il suo re. Se lo tira contro, incurante dell'armatura, del terreno fangoso, del fatto che Artù lo ha spinto contro un albero, mentre si aggrappa ai suoi capelli. Poi di colpo Artù si allontana, il tempo di sfilarsi i guanti e buttarli sul terreno umido per colpa della pioggia della mattina, ed è di nuovo pronto ad assaltarlo e stavolta Merlino sente il tocco caldo delle mani del re, i palmi ruvidi contro la sua guancia, la sua nuca, mentre una mano lo tiene attaccato al tronco spesso. Non hanno fretta.
Chi se ne frega dei nemici sterminati, dei cavalieri che a Camelot aspettano notizie sulla spedizione del re e del servo, che importa se la regina guarda fuori dall'alta torre giocherellando con l'anello che ha al dito.
Merlino lo stringe a sé in uno strano abbraccio, non gli importa di farsi male, di sentir l'armatura conficcarsi nel fianco, contro lo sterno.
Cosa importa ormai quando può avere le mani di Artù su di sé? Se può avere quel sorriso arrogante, quella bocca screpolata dal freddo, ma ancora calda, che bacia la sua, che gli accarezza le guance, che esplora la superficie sotto il fazzoletto rosso, ora a terra a far compagnia ai consumati guanti di pelle.
Si staccano solo per guardarsi negli occhi, i respiri che si mischiano come anche i loro colori. Tutto blu e rosso, tutto dorato e nero, tutto muscoli possenti e magia, tutto si sfiora impedendo all'aria di passare tra loro. Aggrappati l'uno all'altro si sorridono, i nasi che si sfiorano. Artù vorrebbe essere a Camelot. Nei suoi vecchi alloggi, vorrebbe averlo lì, disteso, pronto a concedersi come ha sempre fatto e vorrebbe lui stesso concedersi come fa poche volte. Perché ogni tanto ha bisogno di abbassare la maschera, di farsi proteggere, curare da quel ragazzo tutto sorrisi. Ora ha bisogno di stringerlo e farsi cullare, di avvolgerlo nelle pesanti coperte rosse che li proteggeranno dai giudizi della gente, dalla vita vera, dal freddo della notte che sta calando e dell'inverno che è in mezzo al bosco, che è nel cuore di Merlino quando lo vede baciare la regina.
Il mago, il servo, il suo custode, l'altra faccia della medaglia gli si fa ancora più vicino, gli appoggia il viso dell'incavo del collo ispirando l'odore del biondo, l'odore della terra, del sangue. Quando tornano a osservarsi negli occhi sempre più vicini, gli interessa sempre meno che sia inverno, che faccia freddo. Merlino rimpiange il campo di grano fuori Camelot. Avrebbe tolto il mantello al suo signore e si sarebbe volentieri buttato ai suoi piedi. "Non farlo" Artù lo ferma prima che possa seguire i suoi pensieri, lo legge dentro e a volte Melino ne ha quasi paura.
Un giorno leggerà anche quanto il suo servitore tema il futuro, quanto sapere che una maledizione pende sulla testa del suo uomo faccia male, quanto desidera dirgli che lui è la magia, il più grande mago di tutti i tempi. Gli tremano le labbra al pensiero, il re se ne accorge, ma non dice nulla, non importa, non è ancora il momento.
Il destino gli ha dato ancora tempo e lui non lo sprecherà.
Si baciano ancora, ancora e ancora, finché le labbra del moro non tremano più, finché gli occhi non sono velati di desiderio, finché baciarsi non fa quasi male. Un dolore sordo, colpisce il centro dei loro colpi. Sono legati dal destino e chi se ne importa se il fato è bastardo, se quel dolore è amore e paura, è terrore e rassegnazione. Si hanno l'un l'altro, da sempre: dal primo sguardo strafottente reciproco, dal primo abbraccio non dato, dalla prima notte in cui l'hanno fatto nella stanza del trono, con Uther che riposava nello stesso castello in cui loro commettevano un abominio.
"Artù..." Non può impedirsi di chiamarlo, invocarlo, pregarlo, amarlo. Il re si allontana esitante senza però lasciare la presa su di lui e sui suoi capelli neri che odorano di lavanda. Un ultimo bacio a sfiorare le labbra martoriate, prima di chinarsi a recuperare guanti e fazzoletto. Se li infila piano, le dita un po' rigide e poi sistema il fazzoletto sulla pelle candida di Merlino. Si guardano immobili.
"È tempo di andare" un sorriso abbozzato e un po' arrogante, come lui, la testa inclinata, i capelli biondi spettinati. Gli afferra il polso sentendo il battito forte e costante, un po' accelerato per colpa del loro contatto, poi gli prende la mano e lo conduce verso casa.
Merlino si fa trasportare docile, nella sua mente sono impressi tutti i piccoli particolari del suo re. Mesi dopo mentre lo stringerà un'ultima volta, quando Artù gli accarezzerà i capelli ringraziandolo, dicendogli che lo ama come non ha mai fatto, con quel grazie sussurrato, Merlino ricorderà quel giorno, quelle carezze rubate alla luce del sole. Le dita di Artù nei suoi capelli, il suo sorriso storto che lo stringe quasi, che cerca di dirgli che andrà tutto bene, saranno ciò che lo ucciderà di più mentre il re di Camelot morirà tra le sue braccia.
 
 


Ringraziamenti:
Alla mia Mela che l’ha ricevuta come un lunghissimo messaggio Whatsapp e a tutti quelli a cui l’ho rifilata nel corso degli anni ogni qual volta la ritrovavo nel pc.
Mi scuso con tutti quelli che la troveranno un obbrobrio e con chi mi vorrà picchiare perché non scrivo nulla di nuovo e vi rifilo tutto ciò che ho nel pc, grazie anche a voi <3
Per chi volesse lasciare un commento, un parere, un consiglio, sappiate che sono sempre ben accetti! Alla prossima <3
  
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