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Autore: Alchimista    08/07/2009    8 recensioni
Un breve tratto della vita di Lupin e Tonks durante l'attesa per la nascita del loro bambino, tra la voglia di vivere e la consapevolezza di un'inevitabile destino di morte.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                       Memories

 

 

 

Remus aprì gli occhi. Il soffitto un po’ deteriorato della stanza riempì il suo campo visivo: Grimmauld Place. Sospirò e mise le braccia sotto la testa come sostegno sorridendo alla nuova giornata. C’era stato un tempo in cui aveva maledetto ogni inizio di giornata soprattutto quelli di luna piena, ma ora non gli importa un granché della sua licantropia: ora c’era lei.

Si voltò di lato e ripensò a tutti i cambiamenti che aveva portato con se, alla ventata di aria fresca che era entrata nella sua vita, all’amore che finalmente aveva conosciuto… Tonks: cinque lettere eppure così uniche ed importarti…

Ad un tratto gli tornò in mente quando le aveva detto di essere incinta: il suo volto impaurito e felice allo stesso tempo, il suo corpo che sembrava troppo piccolo per poter contenere un altro essere umano e la sua voce che era solo un sussurro come se la sua presenza la stesse già indebolendo. Era visibilmente sbiancato alla confessione delle Metamorfomagus e l’aveva guardava allibito come se fosse stata la più brutta notizia del mondo.

«Oh no… no ti prego… non può essere…» aveva balbettato sedendosi su una vecchia sedia.

Tonks lo aveva guardato a sua volta allibita da quella reazione.

«Ma che stai dicendo? Questa è una cosa bellissima! Non ti capisco Remus…»

«Come fai a non capire? Sarà un lupo-mannaro! Un lupo-mannaro! Ho condannato un altro essere vivente a subire la mia stessa sorte… o forse peggio!» le aveva urlato contro.

La donna era rimasta in silenzio, senza saper cosa dire finché Remus non l’aveva presa a portata, volando, fino a casa dei suoi genitori. Come se sarebbe potuto cambiare qualcosa! Come se quel bambino avesse potuto evitare una sorte infermale solo con l’allontanamento del padre!

Per fortuna Harry aveva fatto tornare in se uno spaventatissimo Lupin e gli aveva fatto capire quanto Tonks avesse bisogno di lui.

Remus si passò una mano sugli occhi: aveva rischiato di perdere tutto… di rovinare ogni cosa…

Il mannaro si vestì in fretta e scese al piano inferiore dove Tonks era seduta a terra di fronte ad Harry, Ron ed Hermione: il pancione in bella mostra ostentava perfettamente i suoi otto mesi.

«Già svegli?» chiese sdraiandosi ai piedi di Ninfadora.

«Sei tu che sei un dormiglione!» lo rimproverò ridendo Tonks mentre giocherellava con i capelli del marito.

Sorrise: in quei giorni era felice come hai tempi dei Malandrini e non avrebbe mai creduto di poter riprovare un emozione così forte.

«Come sta oggi il birbantello?» chiese poi sfiorando il pancione di Tonks.

«Mmm… non si lamenta»

«Allora è un maschio?» chiese Hermione euforica.

I signori Lupin si guardarono per un istante complici.

«In realtà» cominciò Dora «non lo sappiamo ancora…»

«… vogliamo che sia una sorpresa» concluse Remus.

I tre annuirono un po’ delusi.

«Ma c’è una cosa di cui sono sicuro» riprese Remus, gli occhi che scintillavano «Lui o lei non sarà un lupo-mannaro!»

Quattro paia di occhi lo fissarono sbalorditi.

«E da quando questa scoperta?» gli chiese la moglie.

«Ci riflettevo da un po’… un esserino tanto buono non può essere un lupo-mannaro…» spiegò accarezzando il ventre di Tonks.

La donna sorrise felice: solo alcuni mesi prima Lupin era spaventatissimo all’idea che lei fosse incinta ed ora accarezzava dolce quella creatura come se fosse il più importante tesoro del mondo.

«Sarà un Metamorfomagus, proprio come sua madre» continuò il mannaro con lo sguardo perso in quel sogno ad occhi aperti «Cambierà colore dai capelli e seconda dei suoi gusti e delle sue emozioni; i suoi giorni saranno felici e pieni di sole… Poi un giorno, sul finire di un agosto assolato, un gufo scoro gli porterà una lettera bianca chiusa da uno strano sigillo di ceralacca rossa. Il suo cuore comincerà a battere forte mentre gli occhi scorreranno sulle poche righe che gli annunceranno l’ammissione alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Da lì in poi la sua vita cambierà per sempre. Comincerà una routine di treni da prendere a settembre e giugno, ore di lezioni e serate chine sui libri, l’odore delle pergamene nuove e il fruscio delle piume gli diventeranno così famigliari da non farci più caso; ma nulla di questo lo spaventerà: sarà un ottimo studente ed un ottimo mago. E mentre la neve cadrà sul castello e si scioglierà alla luce del sole lui, o lei, crescerà e da bambino diventerà adulto e poi… scoprirà la cosa più bella ed importante del mondo: l’amore. Ancora nessuno è riuscito a spiegare in pieno la sua forza e la sua essenza, ma quando lo incontrerà capirà che è l’amore che dà davvero senso alla vita e guardando gli occhi della persona amata capirà di essere l’essere più felice e fortunato del mondo. Neanche cento bottiglie di Felix Felicis potranno eguagliare la sua fortuna…»

Gli occhi scintillanti di Remus incrociarono quelli dei tre ragazzi che lo guardavano ammaliati dalle sue parole e con un grosso sorriso sulle labbra, poi il suo sguardo si posò su Tonks i cui occhi lucidi lo guardavano in attesa di un triste ma necessario continuo. Remus si mise seduto con un improvviso e rapido movimento e puntò di nuovo i suoi occhi in quelli di Harry, Ron ed Hermione. Questa volta però c’era una consapevole tristezza nel suo sguardo ambra.

«Voi dovete raccontargli tutto… deve sapere ogni cosa. Conoscerà ogni membro che fa parte o ha fatto parte in passato dell’Ordine, ciò che abbiamo fatto, che stiamo facendo e che faremo ancora. Raccontategli di questo vecchio posto, custode di tanti ricordi e tante emozioni e quando avrà l’età giusta parlategli del mondo, di come abbiamo vissuto in questi bui anni, delle piccole ma vitali gioie che ci hanno sostenuto e…»

«Ma questo lo farete voi!» esclamò interrompendolo Harry che come Ron ed Hermione non riusciva a capire il senso di quelle parole.

«No» disse Tonks scuotendo la testa «Non lo faremo… noi non ci saremo… non sopravvivremo a questa battaglia…»

«Non potete esserne sicuri!» ribatté Hermione preoccupata.

«Già: abbiamo le stesse possibilità!» continuò Ron.

I Lupin scossero di nuovo la testa, poi sorrisero amaramente come a biasimare la loro ingenuità.

«So che non ce la faremo… Ma non sono preoccupata: il nostro bambino sarà al sicuro con voi» continuò Tonks trattenendo a stento le lacrime.

«Dovete parlargli di Voldemort» proseguì Remus mano nella mano con lei «Di quello che ha fatto, delle sue oscure aspirazioni e della sua sconfitta – perché so che lo sconfiggerete –. E di tuo padre Harry, e di Sirius… raccontategli dei Malandrini e dell’amicizia che ci ha legati e ci lega tutt’ora indissolubile. E di Silente…. Oh ragazzi sarebbe bello se gli parlaste di quel grande uomo e mago… e poi, ovviamente, parlategli anche di sua madre e suo padre, di come quest’ultimo sia stato fortunato ad incontrarla, di quanto si amano e si ameranno per sempre.

Noi pregheremo che tutto ciò accada e soprattutto che riesca a trovare qualcuno per cui valga la pena lottare: dei veri amici così come io ho avuto James e Sirius e tu, Harry, hai Ron ed Hermione»

Si interruppe: ora anche il suo volto era pieno di lacrime, ma durante tutto il discorso la sua voce era stata ferma e decisa. Tonks si appoggiò a lui.

«Promettete di farlo?» chiese.

«Ma noi… ecco… non sappiamo se…»

«Vi prego… ci renderebbe davvero felici…» proseguì Remus.

«Va bene… d’accordo… lo faremo…» dissero poi tremanti con gli occhi pieni di lacrime.

Ma perché? Perché?! Perché doveva andare a finire così? Perché un uomo solo poteva essere in grado di distruggere tante vite e tanta felicità?

Domande senza risposta che risuonavano mute ed assordanti nell’improvviso silenzio della stanza.

Ad un tratto Harry fece per alzarsi: era troppo oppresso da quell’inaspettata tristezza per poter resistere a quel silenzio, ma Lupin lo trattenne.

«Harry aspetta: noi volevamo chiederti un altro favore»

Si fermò aspettando il seguito.

«Vorresti essere il padrino del bambino?»

Harry si voltò di scatto fulminato da quella richiesta.

«Ma io… insomma… voi state dando per scontato che sopravvivrò allo scontro con Voldemort… io non credo che…»

«Invece noi ne siamo sicuri! Harry tu sopravvivrai, tu vincerai e noi vogliamo che tu sia la sua guida… come Sirius è stato la tua»

Harry abbassò la testa rassegnato ed annuì. Sui volti del Lupin comparve un grosso sorriso come se dopo quel discorso si sentissero più leggeri.

«A proposito: se non sbaglio nessuno di noi ha fatto colazione!» esclamò Tonks come se la conversazione appena tenuta fosse stata cento anni prima.

«Vado subito in cucina!» e Lupin lasciò la stanza mentre gli altri si sedettero a tavola.

Da quel giorno non accennarono più a quell’argomento anche se Harry, Ron ed Hermione giurarono di averli sentiti piangere più volte…

 

«Tu nascesti tre settimane dopo quella conversazione Teddy. Tuo padre aveva avuto ragione: eri un simpaticissimo Metamorfomagus e credo che non ci fu gioia più grande per lui che quella di non averti condannato alla sua stessa infernale esistenza»

Davanti ad un ormai adulto Harry sedeva intento ad ascoltare un ragazzino di quindici anni con gli occhi color ambra e i capelli attualmente di un nero corvino. Ma non erano cos’ì perché era triste: i suoi occhi al contrario luccicavano di felicità. Adorava quando il suo padrino gli raccontava dei suoi genitori: era in solo modo che aveva per sentirli vicini; anche se lui lo sapeva: sapeva che erano sempre con lui.

Ormai sapeva tutto di Voldemort e dell’ultima battaglia di Remus e Tonks ed era fiero di essere figlio loro.

«Non so come facessero» riprese un altrettanto adulto Ron che teneva per mano un’Hermione dall’aria un po’ stanca che si sfiorava il ventre ormai al quinto mese «Ma tutto è andato secondo i loro piani; e non mi riferisco sono a Voldemort, ma anche a te, al tuo futuro…»

«I miei genitori erano unici» sussurrò Teddy posando lo sguardo su due tombe di marmo chiaro.

Erano seduti su un prato di fronte alle tombe di Remus John Lupin e Ninfadora Tonks Lupin: era così ogni estate. Appena Teddy tornava da Hogwarts lui, Harry e Ginny, Ron ed Hermione visitavano le tombe degli amici caduti durante la battaglia contro Voldemort e come ultimi visitavano sempre le tombe dei suoi genitori rimando seduti lì fino tutto il giorno.

Si alzarono mentre il sole stava ormai tramontando ed il ragazzo posò due rose bianche sulle tombe con un triste sorriso sul volto: c’erano degli istanti in cui somigliava in modo impressionante a suo padre. Poi con i padrino e gli altri, che considerava come la sua famiglia, si avviò mentre dall’alto due figure lievi e sorridenti lo guardavano, abbracciate, fiere del loro bambino, innamorate come durante la vita e consapevoli che lo avrebbero seguito ovunque, avrebbero vegliato su di lui e prima o poi lo avrebbero finalmente abbracciato.

 

 

 

 

                                                              FINE

 

 

                                                     ***

 

SPAZIO DELL’AUTRICE

 

Allora che ve ne pare? Questa è in assoluto la mia prima fan fiction… Spero vivamente che vi sia piaciuta e mi raccomando: recensite!

Grazie comunque… Baci dalla vostra Alchimista!

   
 
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