Remus
aprì gli occhi. Il soffitto un po’ deteriorato della stanza riempì il suo campo
visivo: Grimmauld Place. Sospirò e mise le braccia sotto la testa come sostegno
sorridendo alla nuova giornata. C’era stato un tempo in cui aveva maledetto
ogni inizio di giornata soprattutto quelli di luna piena, ma ora non gli
importa un granché della sua licantropia: ora c’era lei.
Si
voltò di lato e ripensò a tutti i cambiamenti che aveva portato con se, alla
ventata di aria fresca che era entrata nella sua vita, all’amore che finalmente
aveva conosciuto… Tonks: cinque lettere eppure così uniche ed importarti…
Ad
un tratto gli tornò in mente quando le aveva detto di essere incinta: il suo
volto impaurito e felice allo stesso tempo, il suo corpo che sembrava troppo
piccolo per poter contenere un altro essere umano e la sua voce che era solo un
sussurro come se la sua presenza la
stesse già indebolendo. Era visibilmente sbiancato alla confessione delle Metamorfomagus e l’aveva guardava allibito
come se fosse stata la più brutta notizia del mondo.
«Oh
no… no ti prego… non può essere…» aveva balbettato sedendosi su una vecchia sedia.
Tonks
lo aveva guardato a sua volta allibita da quella reazione.
«Ma
che stai dicendo? Questa è una cosa bellissima! Non ti capisco Remus…»
«Come
fai a non capire? Sarà un lupo-mannaro! Un lupo-mannaro! Ho condannato un altro
essere vivente a subire la mia stessa sorte… o forse peggio!» le aveva urlato
contro.
La
donna era rimasta in silenzio, senza saper cosa dire finché Remus non l’aveva
presa a portata, volando, fino a casa dei suoi genitori. Come se sarebbe potuto
cambiare qualcosa! Come se quel bambino avesse potuto evitare una sorte
infermale solo con l’allontanamento del padre!
Per
fortuna Harry aveva fatto tornare in se uno spaventatissimo Lupin e gli aveva
fatto capire quanto Tonks avesse bisogno di lui.
Remus
si passò una mano sugli occhi: aveva rischiato di perdere tutto… di rovinare
ogni cosa…
Il
mannaro si vestì in fretta e scese al piano inferiore dove Tonks era seduta a
terra di fronte ad Harry, Ron ed Hermione: il pancione in bella mostra
ostentava perfettamente i suoi otto mesi.
«Già
svegli?» chiese sdraiandosi ai piedi di Ninfadora.
«Sei
tu che sei un dormiglione!» lo rimproverò ridendo Tonks mentre giocherellava
con i capelli del marito.
Sorrise:
in quei giorni era felice come hai tempi dei Malandrini e non avrebbe mai
creduto di poter riprovare un emozione così forte.
«Come
sta oggi il birbantello?» chiese poi sfiorando il pancione di Tonks.
«Mmm…
non si lamenta»
«Allora
è un maschio?» chiese Hermione euforica.
I
signori Lupin si guardarono per un istante complici.
«In
realtà» cominciò Dora «non lo sappiamo ancora…»
«…
vogliamo che sia una sorpresa» concluse Remus.
I
tre annuirono un po’ delusi.
«Ma
c’è una cosa di cui sono sicuro» riprese Remus, gli occhi che scintillavano
«Lui o lei non sarà un lupo-mannaro!»
Quattro
paia di occhi lo fissarono sbalorditi.
«E
da quando questa scoperta?» gli chiese la moglie.
«Ci
riflettevo da un po’… un esserino tanto buono non può essere un lupo-mannaro…»
spiegò accarezzando il ventre di Tonks.
La
donna sorrise felice: solo alcuni mesi prima Lupin era spaventatissimo all’idea
che lei fosse incinta ed ora accarezzava dolce quella creatura come se fosse il
più importante tesoro del mondo.
«Sarà
un Metamorfomagus, proprio come sua madre»
continuò il mannaro con lo sguardo perso in quel sogno ad occhi aperti
«Cambierà colore dai capelli e seconda dei suoi gusti e delle sue emozioni; i
suoi giorni saranno felici e pieni di sole… Poi un giorno, sul finire di un
agosto assolato, un gufo scoro gli porterà una lettera bianca chiusa da uno
strano sigillo di ceralacca rossa. Il suo cuore comincerà a battere forte
mentre gli occhi scorreranno sulle poche righe che gli annunceranno
l’ammissione alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Da lì in poi la
sua vita cambierà per sempre. Comincerà una routine di treni da prendere a
settembre e giugno, ore di lezioni e serate chine sui libri, l’odore delle
pergamene nuove e il fruscio delle piume gli diventeranno così famigliari da
non farci più caso; ma nulla di questo lo spaventerà: sarà un ottimo studente
ed un ottimo mago. E mentre la neve cadrà sul castello e si scioglierà alla
luce del sole lui, o lei, crescerà e da bambino diventerà adulto e poi…
scoprirà la cosa più bella ed importante del mondo: l’amore. Ancora nessuno è
riuscito a spiegare in pieno la sua forza e la sua essenza, ma quando lo
incontrerà capirà che è l’amore che dà davvero senso alla vita e guardando gli
occhi della persona amata capirà di essere l’essere più felice e fortunato del
mondo. Neanche cento bottiglie di Felix Felicis potranno eguagliare la sua
fortuna…»
Gli
occhi scintillanti di Remus incrociarono quelli dei tre ragazzi che lo
guardavano ammaliati dalle sue parole e con un grosso sorriso sulle labbra, poi
il suo sguardo si posò su Tonks i cui occhi lucidi lo guardavano in attesa di
un triste ma necessario continuo. Remus si mise seduto con un improvviso e
rapido movimento e puntò di nuovo i suoi occhi in quelli di Harry, Ron ed
Hermione. Questa volta però c’era una consapevole tristezza nel suo sguardo
ambra.
«Voi
dovete raccontargli tutto… deve sapere ogni cosa. Conoscerà ogni membro che fa
parte o ha fatto parte in passato dell’Ordine, ciò che abbiamo fatto, che stiamo
facendo e che faremo ancora. Raccontategli di questo vecchio posto, custode di
tanti ricordi e tante emozioni e quando avrà l’età giusta parlategli del mondo,
di come abbiamo vissuto in questi bui anni, delle piccole ma vitali gioie che
ci hanno sostenuto e…»
«Ma
questo lo farete voi!» esclamò interrompendolo Harry che come Ron ed Hermione
non riusciva a capire il senso di quelle parole.
«No»
disse Tonks scuotendo la testa «Non lo faremo… noi non ci saremo… non
sopravvivremo a questa battaglia…»
«Non
potete esserne sicuri!» ribatté Hermione preoccupata.
«Già:
abbiamo le stesse possibilità!» continuò Ron.
I
Lupin scossero di nuovo la testa, poi sorrisero amaramente come a biasimare la
loro ingenuità.
«So
che non ce la faremo… Ma non sono preoccupata: il nostro bambino sarà al sicuro
con voi» continuò Tonks trattenendo a stento le lacrime.
«Dovete
parlargli di Voldemort» proseguì Remus mano nella mano con lei «Di quello che
ha fatto, delle sue oscure aspirazioni e della sua sconfitta – perché so che lo
sconfiggerete –. E di tuo padre Harry, e di Sirius… raccontategli dei
Malandrini e dell’amicizia che ci ha legati e ci lega tutt’ora indissolubile. E
di Silente…. Oh ragazzi sarebbe bello se gli parlaste di quel grande uomo e
mago… e poi, ovviamente, parlategli anche di sua madre e suo padre, di come
quest’ultimo sia stato fortunato ad incontrarla, di quanto si amano e si
ameranno per sempre.
Noi
pregheremo che tutto ciò accada e soprattutto che riesca a trovare qualcuno per
cui valga la pena lottare: dei veri amici così come io ho avuto James e Sirius
e tu, Harry, hai Ron ed Hermione»
Si
interruppe: ora anche il suo volto era pieno di lacrime, ma durante tutto il
discorso la sua voce era stata ferma e decisa. Tonks si appoggiò a lui.
«Promettete
di farlo?» chiese.
«Ma
noi… ecco… non sappiamo se…»
«Vi
prego… ci renderebbe davvero felici…» proseguì Remus.
«Va
bene… d’accordo… lo faremo…» dissero poi tremanti con gli occhi pieni di
lacrime.
Ma
perché? Perché?! Perché doveva andare a finire così? Perché un uomo solo poteva
essere in grado di distruggere tante vite e tanta felicità?
Domande
senza risposta che risuonavano mute ed assordanti nell’improvviso silenzio
della stanza.
Ad
un tratto Harry fece per alzarsi: era troppo oppresso da quell’inaspettata
tristezza per poter resistere a quel silenzio, ma Lupin lo trattenne.
«Harry
aspetta: noi volevamo chiederti un altro favore»
Si
fermò aspettando il seguito.
«Vorresti
essere il padrino del bambino?»
Harry
si voltò di scatto fulminato da quella richiesta.
«Ma
io… insomma… voi state dando per scontato che sopravvivrò allo scontro con
Voldemort… io non credo che…»
«Invece
noi ne siamo sicuri! Harry tu sopravvivrai, tu vincerai e noi vogliamo che tu
sia la sua guida… come Sirius è stato
la tua»
Harry
abbassò la testa rassegnato ed annuì. Sui volti del Lupin comparve un grosso
sorriso come se dopo quel discorso si sentissero più leggeri.
«A
proposito: se non sbaglio nessuno di noi ha fatto colazione!» esclamò Tonks
come se la conversazione appena tenuta fosse stata cento anni prima.
«Vado
subito in cucina!» e Lupin lasciò la stanza mentre gli altri si sedettero a
tavola.
Da
quel giorno non accennarono più a quell’argomento anche se Harry, Ron ed
Hermione giurarono di averli sentiti piangere più volte…
«Tu
nascesti tre settimane dopo quella conversazione Teddy. Tuo padre aveva avuto
ragione: eri un simpaticissimo Metamorfomagus e credo che non ci fu gioia più
grande per lui che quella di non averti condannato alla sua stessa infernale
esistenza»
Davanti
ad un ormai adulto Harry sedeva intento ad ascoltare un ragazzino di quindici
anni con gli occhi color ambra e i capelli attualmente di un nero corvino. Ma
non erano cos’ì perché era triste: i suoi occhi al contrario luccicavano di
felicità. Adorava quando il suo padrino gli raccontava dei suoi genitori: era
in solo modo che aveva per sentirli vicini; anche se lui lo sapeva: sapeva che
erano sempre con lui.
Ormai
sapeva tutto di Voldemort e dell’ultima battaglia di Remus e Tonks ed era fiero
di essere figlio loro.
«Non
so come facessero» riprese un altrettanto adulto Ron che teneva per mano
un’Hermione dall’aria un po’ stanca che si sfiorava il ventre ormai al quinto
mese «Ma tutto è andato secondo i loro piani; e non mi riferisco sono a
Voldemort, ma anche a te, al tuo futuro…»
«I
miei genitori erano unici» sussurrò Teddy posando lo sguardo su due tombe di
marmo chiaro.
Erano
seduti su un prato di fronte alle tombe di Remus John Lupin e Ninfadora Tonks
Lupin: era così ogni estate. Appena Teddy tornava da Hogwarts lui, Harry e Ginny,
Ron ed Hermione visitavano le tombe degli amici caduti durante la battaglia
contro Voldemort e come ultimi visitavano sempre le tombe dei suoi genitori
rimando seduti lì fino tutto il giorno.
Si
alzarono mentre il sole stava ormai tramontando ed il ragazzo posò due rose
bianche sulle tombe con un triste sorriso sul volto: c’erano degli istanti in
cui somigliava in modo impressionante a suo padre. Poi con i padrino e gli
altri, che considerava come la sua famiglia, si avviò mentre dall’alto due
figure lievi e sorridenti lo guardavano, abbracciate, fiere del loro bambino,
innamorate come durante la vita e consapevoli che lo avrebbero seguito ovunque,
avrebbero vegliato su di lui e prima o poi lo avrebbero finalmente abbracciato.
FINE
***
SPAZIO
DELL’AUTRICE
Allora
che ve ne pare? Questa è in assoluto la mia prima fan fiction… Spero vivamente
che vi sia piaciuta e mi raccomando: recensite!
Grazie
comunque… Baci dalla vostra Alchimista!