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Autore: pottermari    30/07/2018    0 recensioni
Seconda guerra magica.
Mentre Harry, Ron e Hermione sono alla ricerca degli Horcrux per sconfiggere il Signore Oscuro, Draco Malfoy passa al lato buono per amore.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
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NOTA DELL’AUTRICE:

Per riuscire a far incontrare i protagonisti della mia fanfic con la VERA storia di Harry Potter ho dovuto cambiarla. So che i fatti da me narrati non sono corretti rispetto a quelli narrati da JK. Voler creare una storia durante la seconda guerra magica mi ha vista costretta a cambiare qualche evento.

Spero vi piaccia.

 

 

CAPITOLO 1

DRACO

Ammirava il tramonto seduto sul davanzale di una finestra della torre più alta del Malfoy Manor, nel suo amato Wiltshire. Quella era sempre stata casa sua, ma ormai non la riconosceva più.

Come sarebbe facile, pensò, farla finita ora.

Guardò il sole che calava oltre l’orizzonte frastagliato che conosceva così bene. Lacrime solitarie gli rigavano il volto segnato dalla disperazione.

Se solo potessero vedermi adesso. Draco Malfoy, il mangiamorte, che piange.

Rise tra le lacrime. Com’era stanco della sua vita in quel periodo. Ogni minima cosa che suo padre diceva finiva per dargli fastidio; ogni ordine che era obbligato ad eseguire era un’angoscia che si aggiungeva ad altre. Draco Malfoy aveva perso fiducia in tutti i suoi ideali, in tutto ciò a cui aveva creduto fino a poco tempo prima.

Prima che il Signore Oscuro tornasse alla ribalta, Draco Malfoy era un ragazzino viziato, lo ammetteva lui stesso, pronto a criticare il prossimo sulla base dei suoi indissolubili ideali. I suoi genitori gli avevano detto di essere speciale per tre semplici motivi: primo, era un mago, secondo, era un purosangue, e terzo, era un Malfoy. E Draco era fiero, tronfio, di essere un Malfoy, di avere quel viso appuntito, quei capelli talmente biondi da sembrare argento, e, soprattutto, di essere un purosangue. L’unica vera preoccupazione che avesse mai avuto era stata quella di rendere fiero il suo glaciale padre, e nel provare a farlo era diventato un Lucius in miniatura.

Draco era stato un bullo accerchiato da amici che non lo conoscevano realmente. Era stato divorato dall’invidia nei confronti del famoso Harry Potter. L’aveva invidiato così tanto da renderlo l’oggetto del suo disprezzo. Draco Malfoy era sempre stato, negli anni passati a Hogwarts, nemico di Harry Potter.

Eppure adesso tifava per lui. Pregava affinché Harry Potter, il ragazzo sopravvissuto, il prescelto, trovasse realmente un modo per porre fine a tutta quella pazzia che lo circondava.

Draco era spaventato all’idea di come sarebbe diventata la sua vita se il Signore Oscuro avesse finalmente sconfitto Harry Potter, la sua ultima speranza rimasta.

Guardò un’ultima volta il tramonto prima di sporgersi e spostare lo sguardo verso terra. La torre sarà stata alta quindici metri. Saltare sarebbe stato facile: avrebbe per sempre tolto qualsiasi orrendo futuro dalla sua mente.

“Draco!”

Tornò a sedere dritto, spaventato dalla voce acuta della zia che lo chiamava in lontananza. Si asciugò velocemente le lacrime e si rimise la maschera che portava ogni singolo giorno. Era tornato il Draco glaciale e indifferente di sempre. Era tornato un Malfoy.

“Draco! Quando ti chiamo devi rispondere.”

“Scusa Bella, non ti avevo sentito.” rispose continuando a guardare il tramonto, ma con occhi diversi.

“Seguimi, Draco.”

Il ragazzo rientrò e seguì la zia fuori dalla stanza.

La follia di Bellatrix l’aveva sempre spaventato. Aveva conosciuto la zia pochi anni prima, ma gli era sempre sembrata pazza oltre ogni limite. Ciecamente fedele al Signore Oscuro, Bellatrix era malvagia quasi quanto lui. Godeva nel veder soffrire gli altri e gioiva a torturare chiunque le si ponesse davanti. Bellatrix voleva il predominio del Signore Oscuro e la morte di tutti i sanguesporco. E non solo.

Se il Signore Oscuro non fosse così tanto pieno di sé, probabilmente lei sarebbe la moglie giusta per lui.

Bellatrix scendeva le scale della torre saltellando felicemente davanti a lui. Qualcosa di magnifico doveva essere accaduto, per averla resa così tanto felice.

Ma ciò che rende felice Bellatrix raramente rende felice anche me.

Il ragazzo la seguiva silenziosamente, preparandosi a cosa avrebbe dovuto assistere questa volta. La morte di un’altra insegnante? Erano riusciti a rapire la McGranitt? Un’altra riunione su come stanare Harry?

I suoi pensieri si spensero quando entrarono nella hall del Manor. Il suo cuore perse un battito. Era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato.

Dannato Potter, come ti viene in mente di farti prendere?

Draco fissò spaventato il trio, in piedi al centro della stanza, circondato da ghermidori. Per primo guardò Harry, che nemmeno sembrava lui. Non portava gli occhiali e aveva la faccia gonfia, come se fosse stato punto da numerosi insetti, tanto che la cicatrice non era nemmeno visibile. Poi fissò Ron Weasley, che lo fissava a sua volta, con un disprezzo che superava mille volte quello che Draco aveva mai realmente provato nei suoi confronti. Ed infine vide lei. Infinitamente bella anche in un momento come quello, anche con il terrore dipinto sul viso. La vide, la guardò e se ne innamorò ancora di più. Era forse possibile?

Lei ricambiò il suo sguardo e con esso lo implorò. Poteva quasi sentire la sua voce petulante dirgli: “Ti prego Draco, per una volta, fai la cosa giusta”.

Bellatrix prese quello che sembrava essere Harry per la giacca e lo fece inginocchiare. “Draco, avvicinati” ordinò. “Ho solo bisogno che tu mi dica se questo storpio qua è quel miserabile di Potter”.

Il terrore ora era ben visibile sulla faccia del biondo, che spaventato si guardò attorno.

Come poteva farlo? Come poteva consegnare alla morte il ragazzo che era l’ultima speranza del mondo magico, nonché la sua?

I suoi occhi agganciarono nuovamente quelli di Hermione, e il suo cuore perse un battito. Come poteva deluderla?

Lentamente si avvicinò a Bellatrix e si inginocchiò di fronte a Harry. Draco lo guardò attentamente e capì indubbiamente che era proprio lui, il ragazzo sopravvissuto. Harry lo guardava implorante, e Draco ricambiò il suo sguardo terrorizzato.

“I-io... non ne sono sicuro”

“Draco..” Lucius Malfoy si avvicinò al figlio. “Controlla bene… non capisci? Se consegneremo noi Harry Potter al Signore Oscuro, tutto verrà perdonato…”

Poi tutto accadde in un attimo. Bellatrix, presa da un’ira omicida, si scagliò contro i ghermidori che avevano portato il trio, e li cacciò. Poi si avvicinò a Hermione minacciosamente.

“Cissy, rinchiudi i ragazzi nei sotterranei, voglio fare una chiacchieratina da donna a donna con questa qui”.

Draco si alzò rapidamente in piedi e fulminò la zia trucemente. Non l’avrebbe fatta avvicinare a Hermione, fosse l’ultima cosa che faceva.

Non lei, ti prego, non lei. Tortura Weasley piuttosto.

Ma prima che potesse intervenire, sua madre lo trascinò per un braccio fino alle cucine.

Colloportus” Narcissa sigillò la porta.

“Madre, cosa stai facendo?”

“Draco, ascoltami bene. Qualsiasi cosa tu pensi di dover fare, non farla.” La sua voce lo implorava, cercando di far breccia alla parte del suo cuore che ancora l’amava. “Draco, ti prego, ti uccideranno.”

In quel preciso momento un urlo ghiacciò l’aria del Malfoy Manor. Draco si tappò le orecchie. Sentiva le lacrime che tornavano a spuntare dai suoi occhi feriti.

“Così uccideranno lei.” guardò la madre, ma vide un’estranea.

Nell’ultimo anno, sua madre era passata da essere una bella donna sulla quarantina, a sembrare una trasandata babbana qualunque sui sessanta. Suo padre ne era la causa, e Draco ne era consapevole. Sua madre era diventata l’incarnazione della disperazione, dell’angoscia e della paura. E non si preoccupava di mascherarlo. Non come lui.

“E’ una sanguesporco, Draco. Non sarebbe comunque alla tua altezza. Lucius non lo permetterebbe”.

“Sono finiti i tempi in cui mi preoccupo di quello che Lucius permette o non permette, madre. Dovresti farlo anche tu.” sospirò quando un altro urlo squarciò l’aria. “Rimarrò qui con te, a casa, continuerò a proteggerti. Saremo sempre io e te, madre, ma ora permettimi di liberare gli unici che potrebbero salvarci da tutto questo.”

Narcissa guardò il figlio, consapevole della verità delle sue parole. Draco era sicuro che la madre stesse pensando alle due opzioni. La prima era lasciare che le cose si sviluppassero senza intervenire, come era solita fare. Probabilmente la fine sarebbe stata che il Signore Oscuro sarebbe arrivato (e Draco era sicuro che la madre avesse avuto un fremito di paura al solo pensiero) e avrebbe ucciso sia Harry che Ron e, ancor peggio, Hermione. La seconda opzione era lasciar agire il figlio. E di questa opzione la fine non era ancora stata scritta.

Ma Narcissa temeva l’ignoto; e ancora di più, temeva Lord Voldemort.

“Non farti vedere.” Pregò il figlio, mettendogli le mani sul petto.

Draco la baciò sulla fronte, ma all’ennesimo urlo della ragazza che per lui significava tutto, si staccò dalla madre e “Alohomora” corse fuori dalla stanza.

Il Manor era labirintico, buio e opprimente. Chiunque si sarebbe perso senza indicazioni. Ma Draco aveva vissuto in quelle mura. L’altezza del soffitto e la poca luce che entrava dalle finestre lo rassicuravano. Sapeva dove andare e conosceva scorciatoie per non farsi vedere.

Ti giuro che ti salverò.

Il suo cuore si frammentava sempre di più ad ogni urlo o supplica che sentiva. I minuti sembravano ore, e i sotterranei sembravano non arrivare mai. Correva e correva, cercando di restare nascosto e di non fare rumore.

“Codaliscia, rimani rintanato per timore o codardia?” chiese una volta arrivato alla viscida guardia dei sotterranei. “Vai ad aiutare Bellatrix, qui sei inutile.”

Quando Minus se ne andò, Draco rovistò tra gli averi sottratti al trio e ne estrasse le loro bacchette. Prese le chiavi del sotterraneo e scese le scale. Quando aprì la gabbia sentì un leggero pop, come se qualcuno si fosse smaterializzato.

“Cos’era?” chiese Draco entrando.

Harry e Ron lo guardarono con disprezzo, non intenzionati a rispondere, e Draco decise di lasciar perdere.

“Potter, Weasley, tenete la vostra bacchetta.” Lanciò la bacchetta ad un Harry incredulo e ad un Ron sconcertato. “Ho distratto Codaliscia, ma tornerà. Muovetevi, e non fatene parola con nessuno”.

“Perché dovrei fidarmi di te?” Ron si avvicinò a Draco fino a trovarsi faccia a faccia, con solo un palmo a separarli.

“Se preferisci rimanere qui fa pure. Non so quanto possa ancora durare la tua amata Granger, la sopra”.

“Come se te ne importasse qualcosa.”

“Ron” per la prima volta da mesi, Draco sentì Harry parlare. “Lascia perdere, ci sta aiutando.” Poi si rivolse a Draco. “Grazie, Malfoy. Non diremo niente ma… Codaliscia non potrebbe far sapere che sei stato tu?”

“Si, potrei proprio farlo sap…” con un tonfo il corpo di Codaliscia cadde, privo di vita, ai piedi delle scale.

“Dobby è tornato ad aiutare i suoi amici!”

Draco sorrise alla vista del piccolo elfo che un tempo lo aveva servito. Era diverso ora, sembrava felice.

“Problema risolto” constatò Draco. “Salvatela e andatevene via da qui.” Poi si rivolse solo ad Harry, appoggiandogli una mano sulla spalla. “Salvaci tutti, Potter.”

Prima che il prescelto potesse rispondergli, Draco si girò e corse dalla madre, in attesa. Di cosa, non lo sapeva nemmeno lui. Del Signore Oscuro? Della resa dei conti? Della fuga di Potter? Del salvataggio di Hermione?

Tornò nella hall quando il frastuono di qualcosa che cadeva in mille pezzi scatenò troppo la sua curiosità. Arrivò in tempo per vedere Bellatrix in preda alla collera, il lampadario centenario di suo nonno Abraxas a terra, in frantumi, e Potter, Weasley, Dobby e il suo amore svanire dalla sua vista con un pop. Per la prima volta nella sua vita fu grato a Harry Potter e Ron Weasley. Ora sapeva che Hermione sarebbe stata bene, che l’avrebbero aiutata e rimessa in sesto.

Aveva cominciato a gioire internamente, ma sua zia, in un ultimo, disperato tentativo di ferire qualcuno, lanciò contro il gruppo il suo coltello, facendolo smaterializzare insieme a loro.




 
   
 
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