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Autore: SellyLuna    31/07/2018    2 recensioni
«Hai avuto un’idea brillante» se ne uscì, di punto in bianco, il suo partner.
L’ammirazione che traspariva da quelle parole la innervosì. Non se la meritava. Chat Noir non aveva un’immagine veritiera di lei, era arrivato il momento di aprirgli gli occhi: lei non era come credeva lui, non era perfetta, anzi… aveva i suoi difetti come tutti, ma sembrava che il suo compagno di battaglia rifiutasse di capirlo.
«Smettila!»
Il tono deciso e brusco della ragazza lo sorprese: la guardò per la prima volta quella sera, sopraciglio alzato.
Notò da subito una certa tensione nell’eroina e si chiese cosa l’avesse causata: ripercorrendo nella mente le loro battute, non riuscì a individuare nessuna parola fuori posto. Era stato cortese come al suo solito, non troppo sdolcinato, perché sapeva che la sua Ladybug non lo sopportava – e spesso si era chiesto se quelle frasi dolci non le facessero piacere perché era lui a professarle e magari non le avrebbe disprezzate così tanto in abiti civili.
Chissà da chi vorrebbe sentirsele dire?
No, si riscosse, non era quello il momento per inoltrarsi in tali riflessioni senza via di scampo.
[Spoiler seconda stagione]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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{Due anime, Due cuori, Un momento condiviso}

 

 

 

 

Ad Adrien era sempre piaciuto mascherarsi, poter essere qualcuno di diverso da chi era quotidianamente, poter credere per un giorno di fare l’impossibile, di essere un eroe come quelli di cui amava leggere i fumetti – e nelle sue fantasie di bambino immaginava di salvare sua madre e lei per ringraziarlo gli donava il sorriso più bello che avesse visto, così luminoso da farla brillare, felice come non l’aveva mai vista, importante come non si era mai sentito. 

Non vedeva l’ora che arrivasse Carnevale o Halloween per vestire i panni di qualcuno che non era Adrien Agreste, figlio impeccabile e modello di punta della casa di moda del famosissimo e integerrimo stilista Gabriel Agreste.

Da sempre aveva avuto un ottimo feeling con le doppie identità, travestirsi e fingersi qualcun altro gli aveva dato l’opportunità di sfuggire agli obblighi paterni – che aveva sempre seguito senza lamentarsi – e poter decidere da sé cosa fare e come sentirsi: era finalmente libero di essere se stesso, di poter anche sbagliare e, di conseguenza, imparare a riparare ai propri errori.

Poi con Chat Noir aveva anche appreso i doveri legati al costume.

Ma mai aveva pensato di provare una sensazione simile, un terrore sviscerale, un’impotenza tale come quando gli avevano dato in mano quella maschera così simile all’originale. Non credeva potesse associarle un’angoscia simile.

Era combattuto: cosa avrebbe dovuto fare?

Aveva puntato i suoi occhi preoccupati su quell’innocuo pezzo di stoffa – che ridicolo averne paura, no? – desiderando trovarsi altrove. 

Non sapeva quello che avrebbe fatto – ma poi c’era scelta?

Era un pensiero folle, ma avrebbe dato tutto quello che aveva per far evadere il suo spirito dal corpo, così da essere un osservatore esterno e, forse in quel caso, avrebbe vissuto tutta quella faccenda in maniera diversa.

Non seppe quanto durò quell’attimo di indecisione – perché sì, se ne erano accorti tutti i presenti.

Con lentezza disarmante se l’era avvicinata al viso con l’espressione di chi sta per andare al patibolo.

Nessuno poteva immaginare il conflitto interiore che stava avendo luogo dentro di lui.

Se avesse portato a termine quell’azione, allora ci sarebbe stata la possibilità che qualcuno l’avrebbe riconosciuto – nonostante l’impegno nell’evitare di comportarsi come l’eroe parigino. Perché Adrien non poteva credere che in quella città fossero tutti ciechi, come sosteneva caldamente Plagg. Insomma Alya, intelligente qual era e con il fiuto da giornalista che si ritrovava, avrebbe potuto fare due più due; anche Marinette avrebbe potuto intravedere delle somiglianze con il suo alter-ego date le loro interazioni – d’altronde aveva salvato la ragazza in più d’un’ occasione.

Se quella verità fosse dilagata, Ladybug non ne sarebbe stata per niente contenta – Adrien ne era certo così come sapeva che suo padre non amava essere contraddetto.

Non era una novità, per lui, che lei volesse mantenere segrete le loro identità anche a loro stessi – molto spesso si era trovato contrario a questa decisione: era dell’opinione che conoscendosi anche sotto la maschera, avrebbero potuto aiutarsi molto di più.

Si fidava di lei e aveva fatto sempre come desiderava; non voleva deludere la sua Lady. D’altra parte non voleva nemmeno che Marinette pensasse che non gli facesse piacere averla come sua partner in quel videoclip.

Se le circostanze fossero state diverse, si sarebbe anche divertito molto.

Per una volta era grato e sollevato dell’intervento immaturo di Chloé: aveva così calamitato l’attenzione su di sé – una cosa che le veniva naturale.

La sua amica d’infanzia non riusciva ad accettare un rifiuto, abituata com’era a ricevere tutto quello che voleva. Era, perciò, una prassi che ritornasse alla carica per ottenere quello che – secondo il suo parere – le spettava di diritto: nel processo era inevitabile che ferisse i sentimenti di qualcuno, le sue parole sapevano essere taglienti come lame.

Quella volta fece piangere la star Clara Nightingale riuscendo a infrangere tutti i suoi sogni. Non si stupì, poco dopo, di ritrovarla in una nuova mise, soggiogata dalle vane promesse di Papillon.

Lo scontro che ne era seguito fu uno dei più bizzarri a cui avesse preso parte, ma aveva rafforzato l’intesa fra lui e Ladybug.

E l’eroina a pois aveva avuto, ancora una volta, una brillante idea.

Chissà come le vengono certi colpi di genio.

Puntò i suoi occhi felini sul grande schermo dell’edificio di fronte che trasmetteva il video musicale senza volume. Osservò i suoi amici apparire l’uno dopo l’altro, si rivide in una scena insieme a Marinette e Luka. Senza saperlo, Ladybug l’aveva tolto da quella scomoda situazione e aveva dato così la possibilità a molti suoi fan di essere protagonisti del video.

Una ragazza geniale! 

La sua orecchia destra tremolò appena, avvertendo un’altra presenza.

«Buona sera, my Lady. Stavo giusto pensando a te!» l’accolse lui con voce gioviale, senza voltarsi a guardarla.

«Buona sera a te, Chat!» gli rispose lei, avvicinandosi lentamente.

«Come hai fatto?» gli domandò, una volta che gli si trovò affianco, con lo sguardo rivolto all’orizzonte.

«A sapere che eri tu? Non ci sono molte persone che hanno l’abilità di saltare di tetto in tetto. E poi dimentichi i miei sensi sviluppati…»

Già, ogni tanto capitava. Non riusciva più a sorprenderlo come una volta e a lei mancava quella sensazione, in qualche modo si sentiva vulnerabile, come se non avesse del tutto in mano la situazione; la destabilizzava.

Non che ci fosse nulla da temere, era in compagnia della persona di cui si fidava di più in assoluto, solo che non sentirsi preparata a ogni evenienza l’agitava e non poco.

«Hai avuto un’idea brillante» se ne uscì, di punto in bianco, il suo partner.

L’ammirazione che traspariva da quelle parole la innervosì. Non se la meritava. Chat Noir non aveva un’immagine veritiera di lei, era arrivato il momento di aprirgli gli occhi: lei non era come credeva lui, non era perfetta, anzi… aveva i suoi difetti come tutti, ma sembrava che il suo compagno di battaglia rifiutasse di capirlo.

«Smettila!»

Il tono deciso e brusco della ragazza lo sorprese: la guardò per la prima volta quella sera, sopracciglio alzato.

Notò da subito una certa tensione nell’eroina e si chiese cosa l’avesse causata: ripercorrendo nella mente le loro battute, non riuscì a individuare nessuna parola fuori posto. Era stato cortese come al suo solito, non troppo sdolcinato, perché sapeva che la sua Ladybug non lo sopportava – e spesso si era chiesto se quelle frasi dolci non le facessero piacere perché era lui a professarle e magari non le avrebbe disprezzate così tanto in abiti civili.

Chissà da chi vorrebbe sentirsele dire?

No, si riscosse, non era quello il momento per inoltrarsi in tali riflessioni senza via di scampo.

Dopo quello sfogo improvviso, lo sguardo della ragazza cercò l’altro: voleva conoscere la sua reazione e, da una parte, si riscoprì a temerla. Incontrò un gatto confuso, un tenero gatto confuso, che con la sua espressione persa la tentava a lasciar correre per l’ennesima volta.

No, non poteva lasciarsi addolcire dai suoi splendidi e magnetici occhi verdi – ma come fa a essere così adorabile?

«Cosa…?» rese evidente tutta la sua perplessità.

«Per favore, smettila di dire così.»

Il giovane eroe, però, continuò a osservarla, confuso.

Marinette sospirò frustrata. Com’era possibile che non ci arrivasse? Doveva essere più esplicita.

«Chat» lo chiamò «non la merito tutta quell’ammirazione. » E sperò che il suo partner capisse e agisse di conseguenza.

«Perché dici così?» le chiese, invece, lui interessato alla questione. Era serio, lo percepiva dal tono di voce, voleva conoscere le sue ragioni.

«Sai che ti stimo, vero?» volle puntualizzare, dopo un po’, Chat Noir. 

«Sì, Chaton. Ma forse esageri un po’, non credi?» incatenò il suo sguardo in quello di lui.

No, Adrien non si trovava d’accordo con lei. Secondo il suo modesto parere, era giusto riconoscerle i suoi meriti, perché in realtà aveva lo strano presentimento che in fondo lei non ammetteva le proprie capacità. Dal loro primo giorno aveva guadagnato una maggiore confidenza, ma era ancora fragile: sarebbe bastato poco per far vacillare le sue certezze. Per questo si sentiva in dovere di elogiare in pompa magna i suoi successi e le sue qualità, non solo perché amava quella ragazza fantastica.

Ma come esprimerle le sue congetture?

«Se lo dici tu» commentò, infine, Adrien. Non era riuscito a trovare il modo per rivelarle il motivo che stava dietro a tutti i suoi complimenti particolarmente sentiti.

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, l’uno accanto all’altra, mentre una dolce brezza serale scompigliava loro i capelli.

«Vedi» riprese parola dopo un po’ la ragazza «non sono affatto come pensi tu. Non sono perfetta.»

Se solo Chat Noir avesse saputo con che velocità aveva cambiato idea nell’accettare il ruolo di Ladybug nel videoclip solo perché non sopportava la possibilità che al fianco di Adrien ci fosse stata Chloé. Cosa avrebbe pensato allora? Non era stato un comportamento molto maturo e, quando si toccava l’argomento Adrien, era facile che si lasciasse trasportare dalle emozioni, anche da quelle negative. Forse aveva paura di perderlo – ed era sciocco, perché in fondo non erano molto legati, ma se perdeva quei pochi progressi che aveva raggiunto, non avrebbe più avuto l’opportunità e il coraggio di passare del tempo assieme per conoscerlo meglio e per rafforzare la loro amicizia.

«Difficile da credere» si lasciò sfuggire in un sussurro il giovane. Quel commento fu captato dalla ragazza, che gli lanciò un’occhiataccia.

«Voglio dire: faccio fatica a immaginare queste imperfezioni. Soprattutto perché tu le fai sembrare una catastrofe» si lasciò andare a un timido sorriso «Insomma, tutti sbagliano, ma l’importante è riconoscerlo e migliorare la volta successiva, no?» cercò i suoi occhi blu come il cielo di notte.

La ragazza rimase colpita dalle sue parole; ancora una volta Chat Noir si era dimostrato differente dalle aspettative, le aveva mostrato una parte del suo carattere che non pensava avesse: era molto saggio e attento, il suo micetto. A volte, più di lei.

Non era sicuro di averla convinta, perché non udì più un suono da parte di Ladybug: l’aveva lasciata senza parole o forse stava considerando come controbattere.

«E tu?» spezzò di nuovo il silenzio lui «Come lo vedi il ragazzo che ti piace?»

Quella domanda la spiazzò: non sapeva cosa rispondere.

Sbatté gli occhi un paio di volte, stupita.

Che cosa si aspetta che gli dica?

Era forse un modo per capire di chi si trattava?

«Conosci i suoi difetti?» si spiegò meglio il suo compagno.

Ah.

Una domanda pertinente.

E lei cosa avrebbe dovuto fare? Dirgli che aveva un vuoto in testa, che non avrebbe saputo rivelargli nemmeno una piccola imperfezione del ragazzo che professava di amare? Che figura ci avrebbe fatto? D’altro canto non si era mai trovata a suo agio nel mentire – ed era facilmente sgamabile.

Quindi l’opzione che aveva era una ed una soltanto.

«No» confessò la giovane. Quanto era stato complicato pronunciare quella negazione.

«Ma io e lui non ci conosciamo così bene. Non passiamo molto tempo assieme. Capisci?»

Adrien voltò la testa verso di lei e la osservò. Era insicura, lo notò dal tono flebile della voce e dalla sua postura. Gli dava l’impressione che nemmeno lei avesse compreso fino in fondo quella situazione, come se fosse ancora alla ricerca di risposte, stava nuotando in acque sconosciute, non sapendo dove andare e cosa avrebbe incontrato sul suo cammino.

«Forse è colpa mia, perché non ho abbastanza coraggio nel fare la prima mossa, nel proporgli di passare un pomeriggio insieme. Non è facile. E poi lui è sempre così impegnato…»

Era in imbarazzo, se ne rese conto dal modo in cui gesticolava, mentre lo rendeva partecipe delle sue riflessioni.

«É un ragazzo sempre gentile e educato con tutti; non è facile notare qualcosa di negativo» si difese Marinette.

Era la verità: non aveva mai sorpreso Adrien comportarsi male, essere sgarbato e arrabbiato con chicchessia.

Quel ragazzo doveva avere una pazienza infinita! Infatti molte volte si era chiesta come facesse a sopportare Chloé, quando a lei bastava davvero poco perché le facesse perdere le staffe: Chloé Bourgeois aveva un talento naturale per farla innervosire oltre ogni dire.

«È per questo che ti sei innamorata di lui?» si riscoprì a domandarle il ragazzo in tuta nera.

«Sì. È una persona buona, probabilmente tra le più buone che io conosca. È una cosa che si sente a pelle.»

Sapeva di cosa stava parlando, anche lui aveva provato quella sensazione in un paio di occasioni. Sebbene non conoscesse molto bene Marinette, era consapevole che era una brava ragazza, era altruista e sempre pronta ad aiutare il prossimo.

«Ma all’inizio non mi aveva colpito positivamente» continuò l’altra, interrompendo il corso dei suoi pensieri.

«Ah no?»

Scosse la testa, confermando quanto appena svelato.

«Pensavo fosse tutta un’altra persona, l’opposto di quello che è in realtà.»

Un po’ come è successo con te.

Quella rivelazione lo meravigliò: quindi la sua Lady poteva giungere a conclusioni affrettate, non analizzava sempre con criterio.

«A quanto pare abbiamo entrambi molto da imparare» concluse con naturalezza il suo partner.

«Già» si ritrovò a convenire lei.

Rimasero a guardare il cielo stellato in compagnia l’uno dell’altra in un silenzio complice, in perfetta armonia, prima di salutarsi e separarsi per tornare a casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! ^^

Ed eccomi di nuovo qui! C:

Non so bene perché ho deciso di postare questa cosa, in ritardo tra l’altro. L’avevo scritta un po’ di tempo fa, ma non ho mai trovato il coraggio di postarla. Alla fine mi sono decisa. So che non sarà un granché; ultimamente non è un buon momento per la scrittura – e forse è anche meglio, così posso concentrarmi su altre priorità. Vediamo il lato positivo della cosa. ;) 

Eh niente, che posso dire? Non credo ci sia molto altro da aggiungere, dovrebbe essere tutto chiaro. Ma tutto cosa? XD

Fatemi sapere cosa ne pensate. ;)

Grazie infinite per aver letto e aver sopportato queste note senza senso (si vede che non so più come si fa, no?:D)

Buon proseguimento a tutti!

Alla prossima! ;)

Selly

 

 

 

   
 
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