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Autore: Eneri_Mess    06/08/2018    3 recensioni
//SPOILER S7//
Era impossibile credere che non si sarebbero incrociati. Per fortuna, o intenzionalmente, non succedeva più come prima. Conoscevano bene gli orari e la routine l’uno dell’altro, quindi per quieto vivere si evitavano.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Takashi Shirogane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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I won’t be there for you


 

A OdeToJoy,
meno quattro.
È quasi ora di uscire dalla fossa.

 
 

 


«Ehi.»

«Ciao.»

Era impossibile credere che non si sarebbero incrociati. Per fortuna, o intenzionalmente, non succedeva più come prima. Conoscevano bene gli orari e la routine l’uno dell’altro, quindi per quieto vivere si evitavano.

Però a volte succedeva, per sfortuna, o intenzionalmente, che si incontrassero e non è che potessero ignorarsi. O forse era più giusto dire volessero, non che volessero ignorarsi.

Forse anche quella era una sorta di routine, sebbene sembrasse difficile credere di poterne creare di nuove quando ancora cercavano di scrollarsi di dosso i residui delle vecchie.

Però accadeva. Più precisamente, succedeva di Giovedì mattina alla caffettiera centrale della Garrison, il giorno più affollato. E anche l’unica mattinata in cui Matt era occupato e non gravitava intorno a Shiro come un satellite riottoso e invadente.

«C’è un tavolo libero laggiù.» accennò Adam con la testa, le mani a reggere il vassoio, e nel suo tono più pragmatico - forse un po’ lo stesso con cui un mese prima aveva detto al suo attuale ex ragazzo che non lo avrebbe aspettato al suo ritorno dai confini del Sistema Solare.

Shiro fece strada, senza più chiedersi perché lo stesse facendo. Era la terza colazione che si trovavano a condividere dalla rottura; considerando che quando stavano insieme spartivano quasi ogni pasto insieme, una semplice colazione, in pubblico e non nel loro appartamento, e una volta alla settimana, era qualcosa di nuovo e così “scarso” che non si poneva dubbi.

Si sedettero, immersi nel cicaleccio degli altri colleghi, in un posto ben lontano da quello sotto le vetrate, dove di solito pranzavano o prendevano un caffè.

«Quello è tè.»

Adam lo disse con una vena di rifiuto della realtà che fece vacillare un sorrisetto sul volto di Shiro.

«Matt beve abbastanza caffè per due» replicò scherzoso quest’ultimo, rilassandosi contro lo schienale della sedia senza staccare lo sguardo dalla faccia contrariata di Adam.

«Questo spiega la sua smania costante.»

«Tu sei da meno con i tuoi sei caffè giornalieri?» lo rimbeccò Shiro, un ghigno faceto da sopra il bordo della tazza. «Sto conducendo una ricerca scientifica: mi manca di trovare un terzo individuo capelli castani e occhiali per confermare che l’essere caffeinomane è un tratto distintivo di determinati soggetti. Due sono un caso, ma tre è una legge genetica.»

Adam lo scrutò in silenzio. Lo giudicò in silenzio, con un sopracciglio ben inarcato e le labbra restie a dire quello che pensava: passi troppo tempo con gli Holt. Ne avrebbero potuto ridere, sciogliersi un poco da quella che era diventata la loro relazione, una brace che si spegneva di giorno in giorno, ma avrebbero rischiato di spalancare una porta che faticosamente stavano chiudendo.

Inoltre, era logico che Shiro e Matt passassero tutto quel tempo assieme, visti i termini della missione Kerberos, al di là anche della loro amicizia. Cambiare punto del discorso era meglio.

«Ho dato un’occhiata agli appunti di Holt Jr e ha aggiunto altri tre esperimenti alla lista di quelli che vuole eseguire in missione» riprese con distacco, costringendosi a mandare giù una forchettata di uova strapazzate. Per Adam la colazione del Giovedì aveva la consistenza di un mattone, ma lasciarla lì sarebbe stato uno di quei dettagli fastidiosi che rimetteva in gioco la scelta di aver rotto il rapporto. Riprese a parlare. «Si ricorda che gli è stato chiesto di sfoltire la lista e non allungarla? Le ore di missione sono già state stabilite, i fuori orario

«Non sono previsti» continuò Shiro in una falsa imitazione del tono pignolo di Adam. «Iverson gli ha già fatto lo stesso discorso e-»

«E Holt Jr ha annuito con la sua faccia da schiaffi» terminò Adam, fissando prima Shiro e poi l’ennesimo boccone della sua colazione come se avesse davanti il fastidioso soggetto della loro conversazione.

Shiro sospirò con pazienza, ma fu solo un’abile montatura delle sue per nascondere il proprio divertimento.

«Matt è sicuro delle proprie ricerche, ha solo bisogno di conferme.»

«Gli alieni esistono e ogni volta lo ripete come quei vecchi fanatici dell’Area 51, o come uno che passa i weekend a fare maratone di film di fantascienza.»

«Cosa che effettivamente fa.» Shiro scosse la testa, divertito, leggero, più a suo agio dell’ex ragazzo. «Mi ha fatto vedere entrambe le versioni della Guerra dei Mondi sabato scorso.»

Adam incassò senza che neanche il guizzo degli occhi lo tradisse. Non che potesse o dovesse essere geloso. Non era qualcosa di nuovo che sentiva. Non era qualcuno di nuovo con cui Shiro passava il tempo. Matt rimaneva il migliore amico di Takashi, e da quando loro due si erano lasciati il tempo libero di Shiro doveva pur essere riempito.

«Lo credevo fan di serie tipo Star Trek, qualcosa che combaciasse con la sua aspirazione di vita futura.»

«Matt si vanta di essere un fan del trash.» lo corresse Shiro con una lieve risata, e alle orecchie di Adam la confusione intorno a loro scemò per diversi secondi di cui avrebbe fatto a meno. «Comunque, la sua vita ideale è quella nei panni del ribelle in stile Star Wars, ma solo perché essere un Signore del Tempo cozza troppo con le sue basi scientifiche. Resta il fatto che guarda tutto quello che può essere fantascienza “per tenersi pronto a ogni evenienza”. Sta anche scribacchiando un manuale su come sopravvivere a un’ipotetica invasione.»

Adam rinunciò a finire il bacon per massaggiarsi il naso lì dove i naselli degli occhiali premevano.

«Ho appena avuto una reminescenza di quella volta che ci siamo persi nel deserto e Holt Jr si è fissato che un graffito su una pietra fosse una testimonianze aliena.»

«Sono tra noi» rincarò Shiro citando le parole di Matt di quella volta e mordendosi un labbro per trattenere l’ennesimo sogghigno.

«Quel periodo fu più insopportabile che mai. Per fortuna gli è passata.»

«Non è che abbia smesso di crederci, ha solo smesso di insistere dopo che Iverson ha minacciato di farlo internare. Ma ha un quaderno di appunti e teorie a riguardo, lo chiama “Settembre”.»

«Non voglio sapere.»

«Lo puoi scoprire se guardi Fringe. È un bel telefilm.»

«Immagino sempre dalla Guida Galattica per fan di serie tv firmata Holt.»

«Hai appena fatto una citazione?»

«A cosa?»

«… niente, scusa, un altro film.»

L’argomento si esaurì e Shiro e Adam si ritrovarono a fissarsi per qualche secondo in attesa di qualcosa che non c’era più. Sarebbe potuto essere uno sguardo complice, un toccarsi volontario, un altro aneddoto per continuare a parlare.

Invece fu un piccolo sorriso, un frammento di quello che erano stati, dell’intesa che avevano vissuto, una linea di labbra che ora aveva l’aspetto di un “mi dispiace” di circostanza, niente che ricordasse un mondo a colori, i loro colori. Stava pian piano tutto diventando grigio.

«Ecco, parli di alieni» sbuffò Adam, quando l’occhio gli cadde sull’ingresso della caffetteria. Shiro dovette girarsi per capire a chi si riferisse. La tensione di non sapere cosa dire o fare lasciò il suo viso e Adam non poté non accorgersene.

«Il tuo cinismo sta raggiungendo nuove vette» osservò Shiro in tono forse troppo contento per quello che intendeva, anche se non accenno neanche un gesto all’indirizzo del nuovo arrivato.

«Come il tuo protetto, che deve imparare a volare secondo i protocolli se non vuole finire espulso prima del diploma. Capisci cosa intendo? Ha appena sedici anni e se ne infischia delle regole.»

Shiro sospirò.

«Keith non lo fa con disprezzo. Non ha avuto una vita facile e non è abituato a rapportarsi con gli altri.»

«La sua alienazione non è sfuggita a nessuno.»

Lo sbuffò di Shiro non fu divertito come prima, ma più consapevole della verità di quanto gli piacesse ammettere.

«Crescerà e diventerà un gran pilota.»

«Anche questo non è passato inosservato. I suoi record fanno l’occhiolino ai tuoi e tu ne sei fin troppo orgoglioso. Ma dovrà capire che il mondo non ruota intorno a te.»

Adam si accorse di quello che aveva detto solo quando Shiro abbassò lo sguardo sul proprio vassoio. Per un solo barlume di istante, microscopico, Adam desiderò spiegarsi. Ma il tarlo, quello della decisione presa, gli fece serrare le labbra e non lasciò che qualche giustificazione ne uscisse. Si stava riferendo unicamente a Keith e Shiro lo sapeva, ma se voleva intendere la frase come rivolta alla fine del loro rapporto, doveva farci i conti da solo. Scottarsi, di nuovo, da solo.

Il problema era che bruciava, più di quanto fosse disposto ad accettare.

Ad Adam loro due mancavano. Erano stati molto, per un lungo periodo forse erano stati quel “tutto” l’uno per l’altro che a volte nella vita serviva, ma se doveva convivere con qualcuno che non riusciva a vederlo, aspettando di sentire l’invevitabile notizia che Takashi Shirogane non ce l’aveva fatta, preferiva farlo liberandosi subito della speranza con cui avrebbe dovuto convinvere per mesi. E pure dopo, se fosse tornato, il tempo, la salute, il sentimento probabilmente, niente sarebbe stato dalla loro parte.

Non era in grado di sopportarlo. Non era in grado di fissare la schiena di Takashi allontanarsi, fosse anche per il sogno di una vita.

Lui aveva la propria, di vita. Fatta di equilibri per lo più, con una variante che non aveva previsto ma che si era incastrata nel meccanismo, fino a un mese prima. In realtà aveva iniziato a incepparsi da prima, ma era stanco per tornare su aspettative disattese.

Takashi voleva partire, andarsene in missione con le probabilità di un condannato a morte, e gli aveva chiesto di fare un salto nel buio che non riusciva nemmeno a concepire.

 

«Shiro!»

La voce di Keith interruppe il silenzio tra di loro. Adam vide il giovane cadetto farsi largo tra i tavoli e le sedie per raggiungere la loro postazione.  

«Devo parlare con il professor Morrison. Buona giornata, Takashi» salutò Adam, alzandosi.

Shiro si sporse in avanti, sul viso la chiara intenzione di dire qualcosa, ma Keith lo chiamò di nuovo, lo distrasse, e Adam si allontanò definitivamente.



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Non so come mi sono svegliata e l'ho scritta. Non scrivevo a mano da una vita e la prima cosa è stata questa... su un personaggio che per ora, in realtà, mi ha presa dal verso sbagliato. Tipo: oh sì fiumi di angst, saltiamo le parti in cui probabilmente Adam e Shiro sono stati felici, coppia d'oro, ecc... aaaannngggssstttt..... 
E niente. la mia interpretazione (molto molto povera) di Adam e di qualche motivo dietro la sua scelta di "non esserci" per Shiro (COME SI FA?). 
Vabbè che in realtà 3/4 di fanfic sono dominati da Matt e neanche è in scena. lol

Vi auguro buona visione Venerdì! 

Nefelibata ~
   
 
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