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Autore: Liquid King    10/08/2018    0 recensioni
Cosa è successo a Marcello dopo che è stato salvato da Angelo? Dopo anni di peregrinazioni, riceve il suo piccolo riscatto. Seppur piccolo, gli permetterà di ricominciare una nuova vita.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il fu Marcello.

Per ricordare Golding, l'erede del saggio guerriero che, con la propria vita e quella degli altri sei saggi, aveva imprigionato il malvagio stregone Raphthorne, fu approntato un importante evento commemorativo nella zona di Baccarat, in occasione del anniversario dalla sua morte.

Siccome la città in sé era troppo piccola per ospitare tutta la gente che sarebbe venuta da ogni parte del continente e oltre, decisero che l’evento sarebbe stato gestito all’esterno della città, più precisamente nella zona più lontana rispetto alla cittadina vera e propria.

Con l’ausilio delle guardie armate e potenti stregoni capaci di respingere la presenza dei mostri, fu allestita una fiera imponente.

Dunque, le cose andarono come previsto e durò un mese, dopodiché tutto fu smontato e la fauna locale riprese le sue normali abitudini.

I gestori della fiera, Cash e Carrie grazie ai soldi ricevuti dall’eredità del defunto padre riuscirono a investirli bene in questo evento, moltiplicando le loro già cospicue entrate.

A questa fiera, ovviamente, non poterono mancare i nostri amici della compagnia del Re Maledetto.

Eroe, Yangus, Jessica e Angelo. Gli anni fanno cambiare le persone e, infatti, dopo tanto tempo li potemmo vedere visibilmente invecchiati.

Eroe era diventato il re di Trodain e ormai, era un uomo adulto e saggio, Medea era divenuta una bellissima e sempre solare regina e, udite udite, era in dolce attesa, e Yangus, seppur con qualche pelo bianco che si vedeva nella sua folta barba da montanaro, era divenuto un importante mercante e, in società con Red, la sua ex-rivale, era riuscito a mettere su un impresa di importazioni ed esportazioni.

Ma la sorpresa più bella e che suscitò una grande ilarità in tutto il gruppo fu questo: Jessica, grazie alla sua costanza, era riuscita a far mettere la testa a posto a quello sciupafemmine di Angelo.

Complice di ciò fu anche il terzo membro della famiglia: Angelica, una bambina di sette anni che aveva rubato il cuore del nostro ex-servitore della chiesa.

Era una ragazzina molto dolce e gentile, tipico della sua età. Aveva i capelli rossi della madre e gli occhi azzurri del padre.

Il nostro gruppo, tra tante risate e ricordi avventurosi degli anni trascorsi, visitarono la fiera e rividero tantissimi vecchi amici come il buon vecchio Kalderasha, il veggente.

Ormai era divenuto anziano e anche un po’ sordo, affidatosi alle cure dolci della figlia Valentina, divenuta anche lei una bella donna e ottima casalinga.

-Ah, tu sei Eroe. Sei diventato proprio un bell’uomo. Invidio Medea, sai?- Eroe arrossì imbarazzato all’affermazione di Valentina.

Medea strattonò suo marito.

-Non fare il solito timido!- Eroe ringraziò per i complimenti.

Yangus, invece, passò a trovare Brian, il cervellone di Pickham.

Un po’ qua, un po’ la, i nostri amici rividero i loro vecchi amici e passarono la giornata in grande allegria.

-Angelica! Dov’è finita?- O quasi…

Jessica distratta dalla calca di gente che s’affollava presso il casinò, perse di vista la bambina.

Angelo, appena seppe questo, girò per tutta la fiera alla disperata ricerca della sua principessina.

Era quasi sera e Angelica vagava spaesata nei pressi dei cancelli d’uscita della fiera. Le guardie avevano raccomandato a tutti di non oltre passare quei cancelli in quando da quel punto in poi i pericoli erano maggiori.

Lei che poteva saperne? Pensando di trovare la madre oltre i cancelli, camminò a passi spediti e veloci con le sue gambette scoperte.

-Mamma! Sei qui?- Un frusciò di rami la mise in allarme.

Un mostro dalle fattezze di scimmia s’avvicinò pericolosamente verso la sua preda.

-Fendente di fuoco!- Qualcuno intervenne prima che la cosa potesse evolversi in tragedia.

Un uomo ammantato di nero e con uno stocco nella mano destra riuscì a mettere in fuga il mostro.

-Una ragazzina?- L’uomo le si avvicinò.

-Tutto bene? Ti sei persa?- S’inginocchiò e le prese le mani.

Piccole gocce di lacrime scesero dalle guancette rosse della creaturina.

-Su, non piangere. Ti porterò da tua madre, perché non mi dici il tuo nome?- Il tono di voce era calmo e gentile.

Fece un piccolo sforzo e pronunciò il suo nome.

-Angelica, eh?- Il viso dell’uomo s’incupì per poi subito sorridere.

-Non preoccuparti, andiamo da mamma.- L’uomo si fece pensieroso mentre le stringeva la mano calda.

“Il nome potrebbe essere solo un caso ma non mi sbaglierei mai sulla appartenenza di quegli occhi spaventati… sono gli stessi di mio fratello.” Si soffermò a guardare la ragazzina per poi subito distogliere lo sguardo non appena la bimba si voltò verso di lui.

“Sarei tuo zio, quindi.” Sorrise dolcemente. I suoi occhi verdi non emanavano più quella malvagità di tanti anni fa.

Oggi era completamente irriconoscibile rispetto a tanti anni fa, i capelli lunghi e legati a coda di cavallo, la barba che gli copriva le guance e gli occhi stanchi.

-Siamo arrivati, ecco mia madre.- I suoi occhi s’illuminarono quando vide sua madre che, insieme ad Angelo, spintonavano la gente per cercate la bambina.

-Mamma, papà, sono qui!- Lei lasciò la presa dalla mano del misterioso accompagnatore per raggiungere i genitori.

L’uomo si sentì un po’ morire dentro, era da tanto che non stringeva nella sua mano un calore simile. Emise un sospiro rassegnato e accettò la vicenda.

“Ti ringrazio mia dea, per avermi concesso di vedere una famiglia felice.” Osservò per un po’ Angelo mentre abbracciava la sua principessina e Jessica.

-Vivi felice, Angelo.- Dicendo questo s’allontanò dalla calca di gente.

Era sicuro che era la cosa più giusta da fare, non faceva più parte della sua famiglia.

Decise di dormire all’interno di una chiesa, nessuno lo avrebbe riconosciuto.

La fiera continuava quindi nessuno lo avrebbe disturbato.

Si lasciò scivolare nel sonno. Il legno della panca gli sembrava un giaciglio di piume.

Gli ritornò in mente un vecchio ricordo di tanti anni fa, quando ancora studiava nell’abbazia di Maella e Angelo si era appena ambientato nel luogo.

Lui era curvo sui libri a studiare le regole del sacerdozio di Neos, quando uno dei confratelli bussò alla sua porta e lo informò che l’abate Francisco gli voleva parlare.

Il giovane dai capelli neri lasciò tutto e immediatamente raggiunse il vecchio.

-Buon giorno Abate, come posso aiutarla?- Fece un piccolo inchino rispettoso.

-Ah, Marcello. Proprio te volevo.- L’abate chiuse il vecchio libro di preghiere e invitò il giovane ad accomodarsi su una delle sedie presenti.

-Come va con gli studi?- Sorrise mostrando un sincero interesse ai progressi del giovane prodigio.

-Tutto bene, fra un mese avrò l’esame di diritto canonico.-  Rispose immediato.

-Capisco… non ti ho mai chiesto nulla finora e sei sempre stato un ragazzo molto virtuoso e intelligente.- Iniziò. Marcello alzò leggermente lo sguardo seccato, non gli andavano molto giù le lunghe litanie del vecchio.

-Potresti prenderti cura di Angelo quando non ci sarò più?- La richiesta arrivò rapida come un pugno in pieno stomaco. Chiedere proprio a lui, una cosa del genere?

-Con tutto il rispetto vostra santità, ma non credo di essere portato per questo genere di cose.- Cercò una possibile scappatoia.

-Marcello, non sto scherzando.- Lo sguardo dell’abate si fece molto serio e pungente.

-Proprio per il fatto che non sei portato per questo genere di cose, io ti ho scelto. Non credere che io non sappia che, tu e Angelo, siete gatto e topo.- Alzò un dito per indicare proprio il giovane.

-Conosco la vostra tragedia e non capisco perché vi ha così divisi, anzi un evento simile dovrebbe rendervi ancor più uniti che mai.- Il sacerdote parlava con voce convinta e molto profonda.

Marcello si voltò verso la finestra e vide suo fratello più piccolo giocare a palla con i suoi coetanei.

Provava una certa invidia, lui che era figlio di una cameriera e Angelo figlio di un nobile.

-Marcello, ascoltami bene. Essere fratelli non significa essere necessariamente avere lo stesso sangue ma significa essere uniti in qualcosa e aiutarsi a vicenda. Tu sei il fratello grande che ha il dovere di proteggere il più piccolo. È uno dei precetti sacri della dea. Non c’è bisogno che te lo rimembri. Vero?- Il tono di voce si fece più basso all’ultima parola.

-No… padre.- Marcello inchinò leggermente lo sguardo.

-Puoi andare, Marcello. Ho fiducia in te.- Marcello digrignò. Come si permetteva quel vecchietto di decidere cosa fare e non fare con la sua volontà?

-Abate! Proteggerò mio fratello solo se mi salverà la vita!- Dicendo questo sbatté la porta.

Francisco non disse nulla ma sorrise.

A poco arrivò un confratello che aveva ascoltato tutto.

-Padre, state male?- Premuroso come suo uso, il confratello volle visitare l’abate.

-No figliolo, è presto ancora.- Affermò il vecchio mentre riaprì il libro.

-Per che cosa?- L’abate sospirò.

“Sarà necessario un male grande e terribile, un sacrificio immenso e profondo della propria vita affinché si rinnovi il desiderio di pace e unione tra tutti i fratelli, da troppo tempo divisi da amenità terrene.” Pensando a questo riprese a rileggere il libro.

-Nulla, figliolo… torna alla tua cella.- Il confratello fece un piccolo inchino e s’allontanò.

Marcello socchiuse gli occhi. Come sempre, l’abate Francisco aveva ragione.

Marcello poteva essere stato un uomo avido e manipolatore ma non poteva mancare alla sua parola data.

Avrebbe vegliato su suo fratello più piccolo e sulla bambina.

-Angelica… è un bel nome.- Sorrise e s’addormentò.

Il futuro era ancora tutto da scoprire.

Fine

   
 
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