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Autore: thewordsthief    11/08/2018    1 recensioni
La notte del 31 Ottobre 1981 vista con gli occhi di Severus Piton.
Cosa avrà provato vedendo il corpo di Lily?
Cosa avrà provato sapendo di aver fallito?
Dal testo:
"Mi sembra un crudele scherzo del destino che lei sia morta e il bambino che era l’obbiettivo principale sia ancora vivo. Ma poi il bambino mi guarda con un paio di occhi verdi terribilmente familiari, e all’improvviso quelli che sto guardando non sono i suoi occhi, ma quelli di Lily."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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*NOTE SULLA STORIA*
In realtà non ho niente di particolare da dire a riguardo, se non che vi consiglio di leggerla ascoltando Test of time di Beth Crowley (https://www.youtube.com/watch?v=UPduGMy-VAI). Grazie a chiunque leggerà <3
 
Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
Mi costringo a fare un respiro profondo prima di entrare in casa Potter. Ho bisogno di calmarmi. Ho tremendamente paura di quello che vedrò. Con passi lenti e incerti entro, e già l’ingresso porta alto lo stendardo che annuncia ciò che è accaduto. Il corpo di Potter giace sul pavimento. Non posso fare a meno di notare che non ha in mano la sua bacchetta, che intravedo attraverso una porta socchiusa, poggiata sul divano in quello che credo essere il salotto. È davvero stato così arrogante da credere non solo di avere una minima possibilità di battere il Signore Oscuro, ma addirittura di poterlo fare disarmato? Provo una certa soddisfazione nel sapere che la sua arroganza, che è stata uno dei grandi tormenti della mia vita durante gli anni di scuola, abbia finito per condurlo alla morte. Sono consapevole di quanto questo suoni crudele, e sono quasi certo lo sia, ma se l’è meritato. Si potrebbe dire che, in fondo, se l’è cercata.
Mi avvio su per le scale, le gambe mi tremano talmente forte che cammino a fatica. So che ogni gradino mi avvicina alla scoperta di qualcosa che già so, ma a cui mi rifiuto di credere. Alla fine, passo dopo passo, entro nella stanza. Ero perfettamente consapevole di cosa avrei visto una volta entrato, e credevo di essere almeno un minimo preparato, ma, per quanto ci abbia provato, immaginare una scena del genere non riesce neanche lontanamente a rendere l’idea della realtà.
Lily è accasciata a terra, immobile, e non serve un genio per capire che la vita l’ha abbandonata già da tempo. Sento le gambe cedere e mi abbandono contro la parete, come sperando di trovarvi un sostegno per affrontare quello che mi sta di fronte.
Lily. La mia Lily. Non posso credere di averti persa penso, prima di costringermi a ricordare che non eri mia, non più, che forse non lo sei mai stata davvero, e comunque ti avevo già persa molto tempo fa.
A strapparmi dai miei pensieri interviene il pianto di un bambino. Non posso non sobbalzare. Sapevo che Lily avesse un figlio, se il Signore Oscuro è venuto qui è stato per uccidere lui, perciò mi stupisce sia ancora vivo. Mi stupisce e mi irrita. Mi sembra un crudele scherzo del destino che lei sia morta e il bambino che era l’obbiettivo principale sia ancora vivo. Ma poi il bambino mi guarda con un paio di occhi verdi terribilmente familiari, e all’improvviso quelli che sto guardando non sono i suoi occhi, ma quelli di Lily.
Mi ci vuole meno di un istante per annegare nei ricordi. Rivedo momenti sparsi della mia vita, senza un apparente filo logico a legarli, se non fosse per la costante e immancabile presenza di lei.

La osservo da lontano mentre gioca con sua sorella, felice, spensierata.
Come ogni bambino dovrebbe essere. Come io non sono mai stato.

“Non ascoltarla” dico sorridente alla bambina dai capelli rossi “lei è una persona normale, mentre tu sei speciale”
“Sei cattivo, Severus” mi rimprovera lei.

“Sev… io ho paura” la bambina dai capelli rossi ha tredici anni ora, ed è appena stata minacciata da un gruppo di ragazzi Serpeverde. Ragazzi che, sebbene lei non lo sappia ancora, sono tutti miei amici.
Eppure le rispondo “Non devi avere paura di loro, Lily. Ci sono io qui a proteggerti.”
“Sempre?”
“Sempre… Noi siamo infinito, Lily. Non dimenticarlo mai”

“Schifosa Sanguemarcio” mi pento di queste parole nel momento esatto in cui le pronuncio, ma, una volta fatto, non si può tornare indietro.

“Mi dispiace”
Lily mi frontegga a braccia incrociate davanti all’ingresso della sua Sala Comune. Non ho mai visto i suoi occhi così freddi. Non ha mai guardato nemmeno Potter così. Non come se mi odiasse… come se semplicemente per lei non esistessi più. E, in qualche modo, la sua indifferenza mi ferisce più di quanto farebbe il suo odio.
“Non mi interessa”
“Mi dispiace!”
“Risparmia il fiato. Sono uscita solo perché Mary mi ha detto che minacciavi di dormire qui”
“L’avrei fatto. Non volevo chiamarti Sanguemarcio, mi è…”
“…scappato? Troppo tardi. Ti ho giustificato per anni. Nessuno dei miei amici riesce a capire come mai ti rivolgo la parola. Tu e i tuoi cari Mangiamorte… vedi, non lo neghi nemmeno! Non neghi nemmeno quello che volete diventare! Non vedi l’ora di unirti a Tu-Sai-Chi, vero? Non posso più fingere. Tu hai scelto la tua strada, io la mia.”
“No… senti, io non volevo…”
“Chiamarmi Sanguemarcio? Ma chiami così tutti quelli come me, Severus. Perché io dovrei essere diversa?”
Non mi lascia nemmeno il tempo di replicare che già è scomparsa nel buco del ritratto, e io capisco che ho appena commesso l’errore più grande della mia vita. Che ho appena perso l’unica cosa che rendeva la mia vita degna di essere chiamata tale.

Noi siamo infinito le ho detto. Le ho promesso che ci sarei sempre stato per lei. Come ho potuto abbandonarla?
Noi non siamo infinito, non potremmo esserlo nemmeno volendo. Non più.
Perché io sono vivo, tu no. E sono stato io ad ucciderti.
Noi non siamo infinito, ma lo siamo stati. E lo saremmo ancora, se non fosse stato per me. Dopo tanti anni, continuo a pentirmene. Ormai credo che passerò il resto della mia vita a pentirmi di quelle due parole, quelle maledette due parole che hanno rovinato tutto.
E giuro a me stesso che farò tutto il possibile per proteggere questo bambino, come non sono stato in grado di fare con sua madre.
 
   
 
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