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Autore: foschi    12/08/2018    5 recensioni
Sequel di "Due innamorati come noi, non si arrenderanno mai"
Mamoru Izawa non riuscì a non sbattere le palpebre in preda allo stupore ed alla sorpresa. Non poteva credere che lo scenario davanti a suoi occhi fosse realtà: un cielo azzurro privo di nubi troneggiava sulle loro teste; era così intenso che se avesse provato a guardarlo troppo, sicuramente avrebbe avvertito un senso di vertigine, acuito dal mare che all’orizzonte sembrava toccarlo. Mai – nemmeno da piccolo, quando passava i pomeriggi a guardare le nuvole in cielo con i suoi migliori amici sognando di avere le ali e guardare il mondo dall’alto – aveva sentito quella sensazione di libertà che ora gli scorreva nelle vene come adrenalina. L’aveva desiderata così tanto negli ultimi tempi dopo quegli avvenimenti che non era sicuro di starla vivendo davvero – aveva paura che quello fosse un sogno e che se ci avesse creduto troppo, si sarebbe bruciato, come Icaro, precipitato in mare per essersi troppo avvicinato al sole ed aver fatto sciogliere la cera delle sue ali.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Makoto Soda/Ralph Peterson, Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Adesso è tempo di restare insieme a te

 

 

 

Titolo: Adesso è tempo di restare insieme a te

Rating: Giallo

Genere: Introspettivo, Romantico

Personaggi: Makoto Soda/Ralph Peterson, Mamoru Izawa/Paul Diamond

Pairing: Yaoi

Avvertimenti: OOC

 

 

 

 

 

 

 

   Mamoru Izawa non riuscì a non sbattere le palpebre in preda allo stupore ed alla sorpresa. Non  poteva credere che lo scenario davanti a suoi occhi fosse realtà: un cielo azzurro privo di nubi troneggiava sulle loro teste; era così intenso che se avesse provato a guardarlo con troppa insistenza, sicuramente avrebbe avvertito un senso di vertigine, acuito dal mare che all’orizzonte sembrava toccarlo. Mai – nemmeno da piccolo, quando passava i pomeriggi a guardare le nuvole in cielo con i suoi migliori amici sognando di avere le ali e guardare il mondo dall’alto – aveva sentito quella sensazione di libertà che ora gli scorreva nelle vene come adrenalina. L’aveva desiderata così tanto negli ultimi tempi dopo quegli avvenimenti che non era sicuro di starla vivendo davvero – aveva paura che quello fosse un sogno e che se ci avesse creduto troppo, si sarebbe bruciato, come Icaro, precipitato in mare per essersi troppo avvicinato al sole ed aver fatto sciogliere la cera delle sue ali.

«Che fai lì piantato come un ombrellone? Lo vuoi sostituire? Sai, ti ci vedrei bene.» La voce di Makoto lo distolse dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà – anche se avrebbe preferito non vedere quel ghigno irrisorio sulla sua faccia.

«Oh, ed in che modo dovrei sostituirlo, sentiamo?» Il numero otto incrociò le braccia alzando contemporaneamente un sopracciglio scettico.

«Con i tuoi capelli, ovviamente. Sono abbastanza lunghi e folti per coprire entrambi!» ed il ghigno si ampliò, facendo emettere un sospiro esasperato al giocatore che alzò gli occhi al cielo.

«Tu sei un uomo morto, Makoto Soda!»

Senza rendersene conto, erano entrambi bagnati fradici, immersi in quell’acqua così cristallina da sembrare trasparente. Makoto non l’avrebbe mai ammesso, ma gli bastavano il volto disteso, gli occhi luminosi e quel sorriso felice per sentirsi in pace con il mondo. In quel momento non c’era la realtà a pressarli con le sue difficoltà: erano nel loro piccolo angolo di Paradiso ed avrebbe voluto fermare il tempo in quel momento, per poter rivivere all’infinito quella felicità a lungo negata. Lui non aveva mai smesso di credere che il loro cielo sarebbe tornato ad essere azzurro, anche se ora nubi temporalesche lo coprivano – e quanto desiderava che anche Mamoru facesse altrettanto!

Gli cinse i fianchi con le mani e lo attirò a sé, facendo le loro fronti.

«Sarai anche un “capellone-sostituisci-ombrellone”, ma ti amo, Mamoru.»

Mamoru alzò per la seconda volta gli occhi al cielo, esasperato ma un po’ divertito. «E tu non impari mai a tenere la bocca chiusa, eh?»

«Perché non me lo insegni tu?» ghignò Makoto quasi in segno di sfida; sfida che l’ex giocatore della Nankatsu accettò unendo le loro labbra, tra le quali aleggiava un taciuto “ti amo anche io”.

 

 

 

   

 

  «Tu sei pazzo!» Makoto poteva indovinare l’espressione di Mamoru da dietro quel telefonino.          

Non che gli andasse bene comunicargli quella notizia in quel modo, avrebbe voluto vedere dal vivo la sua reazione: sicuramente era diventato rosso pomodoro e questo non faceva che farlo gongolare per la riuscita di quella sorpresa.

«Ma come, pensavo che la notizia  fosse stata di tuo gradimento!» 

Dall’altra parte del telefono, Mamoru era sorpreso da quel gesto: l’ex giocatore dell’Azumaichi aveva prenotato quel viaggio in Italia solo per loro, per poter recuperare il tempo perso.

«Mi stai portando dall’altra parte del Mondo, ti rendi conto?»

«Certo, non avrei mai prenotato altrimenti. Voglio stare con te senza dovermi nascondere, anche a costo di dover andare sulla tua adorata Luna.»

 

 

   

 

    La sabbia sottile si sollevava come una nuvola dorata intorno ai piedi dei ragazzini che, tra urla, imprecazioni e parate improbabili, si passavano velocemente il pallone, cercando di guadagnare la vittoria. I neri e lunghi capelli ondeggiavano mentre il proprietario si muoveva da una parte all’altra del campo improvvisato per far segnare il goal della vittoria. Non aveva resistito quando aveva visto i bambini giocare: era voluto andare a tutti i costi, nonostante i commenti poco simpatici del compagno che invece si era limitato ad osservarlo. Tra tutti quei ragazzini, Izawa sembrava essere tornato il giocatore delle medie, il ragazzo con cui si era scontrato per la prima volta; un sorriso malinconico si aprì sul suo volto, se solo avessero potuto riavere la spensieratezza di quell’età, quando giocavano per vincere, per divertirsi e non avevano inutili paparazzi tra i piedi...!

Digrignò  i denti: possibile che per poter stare insieme e tranquilli avessero dovuto andare dall’altra parte del Mondo? Non sarebbero riusciti ad andare avanti in quel modo ancora per molto tempo, come fossero dei criminali ricercati. Ma poi, era un crimine quello di amarsi?            Scosse appena la testa cercando di calmarsi: almeno per ora, poteva godere delle risate del calciatore che tentava di parlare con quei ragazzi, suoi nuovi amici.

«Sei proprio forte, tu!» esclamò  quello che per tutta la durata della partita era stato il capitano – dopo Mamoru  aveva scoperto chiamarsi Antonio.

 «Mi insegni a giocare come te?» continuò mentre gli amici si radunavano in cerchio attorno a lui e lo guardavano con ammirazione, le bocche spalancate.

Makoto quasi rise quando il compagno si grattò la testa imbarazzato: che avesse problemi di comunicazione era evidente, visto che non riusciva ad aprire bocca senza corrugare le sopracciglia in un cipiglio preoccupato e cercava di gesticolare per farsi capire – a suo parere, sembrava un pazzo ed il ghigno si accentuò. D’altro canto, dubitava che i ragazzi sapessero comunicare  in inglese, visti gli sguardi perplessi che gli rivolsero.  

«Anto’, sciamuni  ca si sta faci tardi!» la voce acuta di una donna raggiunse le orecchie dei due calciatori i cui sguardi straniti si incontrarono: che razza di altra lingua era quella? Ci stavano capendo sempre meno: quegli italiani erano proprio strani!  

«Sini ma’, sta vegnu!»  rispose di rimando l’interpellato prima di rivolgersi al giovane che sbatteva i suoi  grandi occhi di mare in un’espressione che lo fece ridere di gusto; ai suoi occhi, Mamoru sembrava un pesce lesso. «Spero di giocare di nuovo con te domani! Anzi, lo chiederò alle stelle stasera! Ciao!»

 

Ancora perplesso, il giocatore della nazionale giapponese  lo salutò con una mano, osservandolo poco dopo sparire dietro alle dune di sabbia con la sua famiglia. A poco a poco, anche lo sciame di ragazzini si dileguò, lasciandolo lì da solo a guardare l’orizzonte: il sole moriva tingendo di un arancio infuocato il cielo.          

Non aveva mai visto un tramonto così suggestivo; anche se prossimo al suo declino, il sole  manteneva la sua maestosità, dettando ancora per qualche minuto il suo volere sull’oscurità che man mano si avvicinava. Il mare assumeva tonalità più scure mentre le ombre delle persone e dei variopinti ombrelloni si allungavano, donando al tutto un’atmosfera quasi surreale, di magia.

Non aveva capito molto del discorso dei ragazzi, ma si era divertito; quella terra lo aveva stregato con il suo mare profondo ed il cielo limpido. Lo avevano affascinato le persone, che sembravano essere così cordiali, come se fossero tutti amici, quasi una famiglia. Un sorriso si dipinse sul suo volto mentre Makoto si avvicinava alle sue spalle, abbracciandolo da dietro: non aveva paura che li vedessero così uniti, lì erano solo loro, due turisti innamorati che avevano trovato accoglienza in quella terra ospitale.

«Sai, Koto...» il centrocampista si voltò a guardarlo «voglio festeggiare il tramonto di questo sole, perché è simbolo di un altro giorno che passiamo sulla terra io e te.»

Colpito da quelle parole, il difensore lo fece girare, stringendolo tra le sue braccia: aveva uno sguardo tremendamente serio e Mamoru per un attimo sentì di annegare in quegli occhi di perla; in quel momento, era felice come pochissime volte lo era stato nella sua vita. La sua perseveranza l’aveva ricompensato con la serenità che ora aleggiava fra loro, avrebbe dato sempre il meglio di sé per poter vedere quello sguardo felice che tanto amava. Non desiderava altro, solo quel sorriso che per lui era un raggio di luce - ma si sarebbe guardato dal dirlo al compagno, ovviamente!

Senza bisogno di parlare, unì  le loro labbra in un bacio appassionato, uno di quelli che li elettrizzavano e che ora li conduceva nella loro stanza d’albergo per soddisfare l’impellente desiderio di sentirsi l’uno parte dell’altro, di dare un senso a quello che erano e quello che li legava.

Ed erano ancora un tutt’uno quando una musica allegra, veloce e cadenzata, risalente dalla terrazza del ristorante vicino, li raggiunse, dettando loro il ritmo di quell’unione.

Solo più tardi, guardando la ballerina che si muoveva sinuosa con i veli e la lunga gonna colorata al ritmo dei tamburelli, avrebbero scoperto che il nome di quella danza era “pizzica”  e Mamoru già sapeva che gli sarebbe rimasta per sempre nel cuore; quella sarebbe stata per sempre la loro musica e lo prometteva mentre osservava rapito le stelle cadere come lacrime nel cielo.

“Quelle stelle possono esaudire un desiderio”  aveva  raccontato loro una studentessa quando aveva sentito menzionarle ad Antonio ed aveva visto la faccia perplessa del Giapponese “purché tu lo esprima quando ne vedi cadere una”.

Mamoru non aveva dubbi su quale desiderio esprimere, erano le stelle a doverlo realizzare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Angolo dell’autrice

 

Buonsalve!

Poiché non poteva mancare la fiction ambientata al mare in pieno Agosto, sono di nuovo qui fra voi.

Ringrazio di cuore la carissima Mahlerlucia (a cui dedico la fiction) per avermi permesso di scrivere, ancora una volta, su Mamoru e Makoto. La ringrazio inoltre per l’appoggio datomi durante la stesura con i suoi consigli.

Volevo scrivere una fiction che facesse da sequel per la mia precedente storia su di loro con la differenza che è Makoto ad aver sorpreso il compagno portandolo dall’altra parte del Mondo – un po’ per ringraziarlo un po’ per poter stare in pace (per questo, ho dovuto fare un accenno all’ultimo capitolo di “Iron Sky” di Mahlerlucia e la ringrazio anche per avermelo permesso).

Ho scelto di ambientare la vicenda in Italia ed in particolare in Puglia, mia regione di origine a cui ho fatto qualche riferimento attraverso la “pizzica”, tipica danza salentina che consiste in movimenti di uno o due persone al ritmo cadenzato e vivace di tamburelli.

 Nel racconto, ho riportato un paio di battute in corsivo, esse sono frasi espresse in tipico dialetto salentino il cui corrispettivo in Italiano è:

“«Antonio, andiamo che si sta facendo tardi!»” e “«Sì, mamma, arrivo.»”

Ringrazio di cuore Sato, AryaDream, Victoria Buchanan e khrenek per il loro supporto e tutti coloro che leggeranno questa storia!

Alla prossima,

Olivier_Rei

   
 
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