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Autore: Elsa Maria    14/08/2018    2 recensioni
[...]Eppure, non appena questa si chiude entrambi sappiamo che nessuno dei due è lontano, perché, spalle contro spalle, appoggiati al legno umido, siamo consci che la prossima sera sarà la stessa sera.
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[DracoxHarry] [692 parole]
Buona lettura!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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We know

 
Sposto una gamba sull’altra quando so che stai per entrare, perché sento la serratura scattare, il pomello girare e i cardini cigolare. Gli occhi tentano di concentrarsi sul libro di pozioni noiosamente aperto sulle gambe, ma le mie orecchie non possono ignorare quei rumori e attirano a sé tutta l’attenzione. Non mi perdo mai la porta aprirsi lentamente, quasi imbarazzata, gli occhi puntati, anche loro distratti, arresi al fatto di trovare più interessante questa routine che il compito di domani. Sono abituato a non vedere più entrare nessuno dall’uscio, sono abituato a vederla chiudersi come sospita da uno spiffero spiritoso che muove il legno, ma non la vestaglia sotto cui ti aspetto nudo.
Ironico, mi viene sempre da sorridere quando vedo spuntare da sotto quel dannato mantello prima la cicatrice e poi gli occhiali a fondo di bottiglia, come se non me l’aspettassi.
Il sorriso diventa ghigno quando i miei occhi incontrano i tuoi e più attenti che mai ci analizziamo, come animali di fronte la preda. Ma chi è la preda? Entrambi e nessuno, perché come me sotto il mantello non indossi altro che un lacero pantalone di un vecchio pigiama, appartenente forse a quel tuo cugino grasso di cui una volta mi hai parlato.
Non scanso né il libro dalle mie gambe, né ti accolgo a braccia aperte, sono anzi conserte sotto gli addominali scoperti dalla vestaglia mal allacciata alla vita, perché sai che a te non serve un invito, ti basta guardare nei miei occhi di ghiaccio, lasciarti richiamare da questi, come se il tuo corpo fosse stato preso da un incantesimo. O forse questa volta è così. Troppo impegnato a guardare i miei occhi che la mano con cui ho preso la bacchetta, vero Potter? Ridi sommessamente, come ad avermi letto nella mente.

Allora vieni da me, non fingere che serva un incarceramus per portarti al mio fianco, scivola sul letto e non farmi distrarre, perché se dovesse accadere mi accorgerei di chi sono, di chi sei, di chi siamo e di ciò che marca me e te; perciò porta il tuo corpo sul mio e stringimi come fai sempre, così, come stai per fare adesso.
Mi accarezzi il petto, la mano indugia quanto basta per farti desiderare sul nastro che cinge la mia vita sciogliendolo senza forza, neanche lui come me deve farsi pregare.
Ti sento sospirare; arrivati a questo momento sospiri sempre, a volte sulle mie labbra, a volte sul mio orecchio, a volte vedo semplicemente le tue labbra schiudersi e questo anche mi basta, perciò non fermarti ora che ti sto osservando… Oh, dimenticavo l’incarceramus. Sogghigno perché anche tu hai pensato a ciò che sto pensando io. Le posizioni si invertono e non più un incantesimo, sciolto con un colpo di bacchetta, ma la mia cravatta verde argento ti tiene i polsi legati verso la testiera del letto. Ora sei mio e neanche più i pantaloni di tuo cugino ti proteggeranno dal mio sguardo, che ti fa fremere più di quanto riesca qualunque tocco, perché senti che ti guardo ed entrambi assumiamo coscienza di chi siamo e di ciò che stiamo facendo e per un’altra notte ci diciamo che non si torna più indietro. Allora tu mi stringi il braccio sinistro e io ti bacio la fronte come ogni sera, perché continueremo questa tortura fino a che uno dei due non sarà abbastanza sazio dell’altro da dire basta; ma entrambi sappiamo che non sarà mai abbastanza.
E ne ridiamo.
Così continua questo pendolare l’uno nell’altro guarendo ferite con altre e non è mai troppo, perché in fondo ci piace e ci fa sentire vivi questo guardarci distruggerci a vicenda, questo sapere del male che ci stiamo facendo. Poi ci stacchiamo, stanchi, esausti e dei noi più coscienziosi, meno giovani forse, che sentono gravare il peso delle loro scelte sulle spalle, emergono; a quel punto sono io a stringermi il braccio, te a grattarti la cicatrice, io verso la finestra, tu verso la porta. Eppure, non appena questa si chiude entrambi sappiamo che nessuno dei due è lontano, perché, spalle contro spalle, appoggiati al legno umido, siamo consci che la prossima sera sarà la stessa sera.

   
 
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