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Autore: Hana_Weasley    18/08/2018    2 recensioni
Dozakh
(n.) un posto tormentato nel quale si pensa di essere quando si viene separati dal proprio amato.
o
Hoseok e Yoongi stanno felicemente insieme da molto tempo finché Yoongi non debutta come rapper e Hoseok diviene vittima di un incidente d'auto che gli fa perdere la memoria.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Min Yoongi/ Suga
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dozakh
(n.) a place of torment ne believes they are in when separated from their lover.
 
 
 


Yoongi non aveva molte certezze nella sua vita tranne una sola: Hoseok.
Hoseok era il suo migliore amico, la persona che meglio lo capiva, il suo fan numero uno, il suo primo amore, la sua costante. Era così importante per Yoongi che neppure riusciva ad esprimere a parole quello che provasse per lui. Era troppo intenso, troppo intimo, a tratti spaventoso il sentimento che provava per lui. .
Ma andava bene così, fintanto Hoseok sarebbe rimasto al suo fianco, fintanto la promessa che si erano fatti quel giorno, quando Yoongi fece la sua audizione, sarebbe stata mantenuta.
E Yoongi sapeva che sarebbe stato difficile ma sapeva anche che era una promessa che si erano fatti molte tempo prima, quella di rimanere sempre l’uno accanto all’altro.
Da quando, infatti, Yoongi aveva iniziato a prepararsi per diventare un idol rapper, il ragazzo passava gran parte del suo tempo diviso tra il suo studio e quello della sua casa discografica, a provare, e provare e riprovare. Vedere Hoseok si era rivelato più difficile del previsto e capitava spesso al ragazzo di domandarsi se davvero ne valesse la pena perseguire quella strada ma Hoseok ogni volta era lì per rassicurarlo, per ricordargli che quello era il suo sogno, che era fatto per cantare su un palcoscenico.

*

“Nervoso?” chiese Hoseok, posando la mano sulla sua coscia.
“Sento che potrei vomitare da un momento all’altro.” Rispose Yoongi, dando uno sguardo all’orologio sul muro.
17.55
Cinque minuti e sarebbe uscito il suo video musicale ed il suo mini album di debutto.
“Andrà benissimo,Yoon. Hai lavorato duramente in questi anni e il tuo album è semplicemente fantastico.”
“Come puoi dirlo se neppure lo hai ascoltato?” chiese ironicamente Yoongi.
“Ascolto la tua musica da quando eravamo dei ragazzini ed è sempre stata magnifica. Non vedo perché questo album non dovrebbe esserlo.”
I due ragazzi rimasero in silenzio per qualche istante, l’unico rumore nella stanza le lancette dell’orologio che con una lentezza esperante si muovevano.
“Credi davvero che questa sia la strada per me?” chiese Yoongi improvvisamente, come se non ne avessero discusso già tante volte di ciò.
“Ne sono sicurissimo o non ti avrei consigliato di andare a fare quell’audizione.”
“Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo, lo sai?”
“Mhm io qualche idea per ringraziarmi l’avrei…” sussurrò Hoseok, avvicinandosi al volto di Yoongi per baciarlo ma venne interrotto dal suono di una sveglia.
Merda. Sono le 18, è uscito.”
“Bhe, vediamolo!”
 
*
 
Hoseok ebbe ragione anche in quello perché il debutto di Yoongi andò alla grande.
Il suo mini album era riuscito fin da subito ad attirare su di sé l’attenzione del pubblico e anche della critica che lo aveva acclamato, descrivendolo come uno degli idol più originali degli ultimi anni.
A Yoongi sembrava di vivere un sogno ad occhi aperti. Poter far conoscere alle persone la sua storia, condividere con il mondo i suoi beat ed i suoi testi, vedere la gente riconoscerlo per strada.
Era assurdo, eppure era la sua vita.
 
L’unica pecca in tutto ciò era il non potersi far vedere in giro con Hoseok.
Yoongi non si vergognava di essere omosessuale, non lo aveva fatto quando era un adolescente e non avrebbe cominciato oggi. Ma la sua compagnia aveva chiesto di non rendere la cosa pubblica, almeno per il momento.
E Yoongi capiva perché la Corea del Sud non era molto aperta sull’argomento e lui aveva appena debuttato. Aveva bisogno di consolidare un seguito fedele per poter rivelare una cosa del genere, qualcosa che avrebbe anche potuto rovinargli la carriera.
 
Quindi, a malincuore, i due ragazzi stringevano i denti e si accontentavano di vedersi nell’intimità dei loro appartamenti.
Non era sempre una cosa semplice e Yoongi era sicuro che fosse ancora più frustrante per Hoseok, eppure lui non aveva mai detto nulla, non si era mai lamentato. Gli aveva sempre sorriso, lo aveva abbracciato, baciato, aveva fatto l’amore con lui. Lo aveva sempre supportato in ogni sua scelta e gli aveva ripetuto ogni giorno quanto lo amasse.
 
*
 
Fu due anni dopo che la notizia si sparse.
Hoseok per il loro anniversario lo aveva portato a cena fuori, assicurandogli di aver prenotato in un posto isolato in cui nessuno avrebbe potuto scovarli.
 
Aveva avuto ragione, il posto era davvero semivuoto e loro erano in un’area privata del ristorante, ma non avevano messo in conto che uno dei camerieri avrebbe fatto loro una foto – proprio mentre si tenevano mano nella mano – per poi postarla su internet.
La foto si era sparsa naturalmente a macchia d’olio e la vita sentimentale di Yoongi divenne improvvisamente l’argomento più importante del giorno.
 
Quella sera Hoseok pianse tra le braccia di Yoongi, scusandosi mille e più volte per aver arrecato tutti quei problemi, per avergli rovinato la vita, il futuro. E Yoongi dovette trattenere le lacrime a quella vista, limitandosi a stringere tra le sue braccia il suo ragazzo e ripetergli come un mantra che andava tutto bene, che non era colpa sua, che avrebbero affrontato tutto insieme e che lo amava.
 
All’inizio non sembrò così grave come si sarebbero aspettati ed i due giovani ragazzi pensarono sul serio che tutto sarebbe andato per il meglio e che almeno la carriera di Yoongi non fosse a rischio.
Molti erano stati gli insulti indirizzati ai due ragazzi, ma nulla che li avesse davvero feriti. Erano abituati a quei tipi di commenti ignoranti ed ormai non facevano più l’effetto di una volta.
 
Tanti erano stati però anche i commenti positivi, di persone aperte di mente che si erano schierate dalla loro parte. Yoongi era davvero grato a queste persone, gli davano speranza che le cose finalmente stessero cambiando.
 
Non avevano messo però in conto la furia di alcune sue fans.
 
All’inizio nessuno dei due ci diede troppo peso. Si trattavano di commenti maligni sui social, foto di Hoseok modificate, nulla di troppo allarmante.
 
Con il tempo, le cose cominciarono a prendere una piega inaspettata.
 
Hoseok cominciò a ricevere messaggi offensivi sul telefono, costringendolo a cambiare i suoi dati di KakaoTalk e poi il suo numero di telefono.
 
Poi cominciò a trovare appesi alla sua porta di casa dei post-it con insulti.
 
Poi cominciò ad essere seguito mentre andava a lavoro.
 
Infine, arrivano le minacce di morte.
 
E Yoongi, ogni sera, quando si trovava nel suo grosso letto, solo, scoppiava a piangere.
Perché Hoseok non meritava tutto ciò, perché si sentiva così dannatamente impotente, perché avrebbe dovuto proteggerlo ed invece era la causa di tutto il dolore di Hoseok.
 
Hoseok si era accorto dei suoi sensi di colpa ma non gli aveva mai lasciato pensare nulla del genere. Hoseok era troppo buono, così genuino, così bravo e Yoongi sapeva di non meritarselo, proprio come i genitori del ragazzo ripetevano ogni sera al telefono al figlio, eppure-
 
Eppure quando Hoseok lo stringeva tra le sue braccia, quando lo baciava con tutto l’amore che possedeva, quando si trovava dentro di lui e urlava di amarlo nel momento in cui raggiungeva il limite, Yoongi non poteva fare a meno di desiderare egoisticamente di avere Hoseok al suo fianco per tutta la sua vita.
 
*
 
E poi tutto precipitò.
 
Yoongi  si trovava nel suo studio, ignaro di tutto quando accadde.
Stava lavorando ad una nuova traccia quando qualcuno bussò alla sua porta.
 
Hoseok aveva avuto un incidente, gli era stato detto.
 
A Yoongi crollò il mondo nell’esatto momento in cui sentì quelle parole.
Non poteva essere vero, si trattava di uno scherzo, per forza. Doveva essere così.
 
Eppure il volto del suo manager era mortalmente serio.
 
 
Yoongi corse.
Corse più veloce che poté, l’adrenalina che gli scorreva nelle vene, finché non arrivò di fronte all’ospedale.
Si catapultò alla reception e chiese di Hoseok per poi ricominciare a correre nuovamente per raggiungere il piano in cui era ricoverato.
Varcata la soglia, Yoongi vide i genitori del suo ragazzo alzare lo sguardo verso di lui, riservandogli uno sguardo sprezzante.
Sapeva di non essere ben visto dai suoi genitori.
All’inizio non era così, quando Yoongi era piccolo si ritrovava spesso a casa di Hoseok a giocare e fare merenda con le torte preparate da sua madre.
Quando poi aveva deciso di cominciare a fare musica, il loro rapporto era cambiato. I genitori di Hoseok erano divenuti più freddi, finché non arrivarono a chiedere ad Hoseok di lasciarlo.
Dicevano che la sua fama gli avrebbe rovinato la vita.
Forse avevano ragione.
 
La signora Jung si alzò dalla sedia di plastica verde e lo raggiunse.
“È tutta colpa tua.” Gli disse.
“Tesoro…” mormorò il marito.
M-mia?” balbettò Yoongi.
 
Non capiva.
 
“Sì, tua. Tua e del tuo successo. Lo avevamo avvertito di starti alla larga ma non ci ha voluto ascoltare.”
“Io non capisco.”
“Una delle tue fan pazzoidi ha investito mio figlio!” sbottò la donna.
E Yoongi allora rimase in silenzio.
Perché aveva ragione.
Era stata tutta colpa sua se Hoseok adesso si trovava in sala operatoria.
Colpa sua, colpa sua, colpa sua.
 
 
*
 
Quelle ore passarono in modo macchinoso per Yoongi.
Seduto in una delle sedie, la testa bassa, i gomiti sulle ginocchia, aspettò.
Vide i genitori di Hoseok alzarsi per andare a prendere un caffè, vide il suo telefono illuminarsi in continuazione per l’arrivo di messaggi che non avrebbe letto e chiamate a cui non avrebbe risposto, vide il medico uscire dalla sala operatoria e avvisarli della buona riuscita dell’operazione.
 
E Yoongi avrebbe dovuto sentirsi sollevato a quelle parole, perché Hoseok era vivo e non era in pericolo ma non riusciva. Non riusciva perché non faceva altro che pensare al fatto che quella fosse tutta colpa sua.
 
 
 
 
Fu solo la mattina dopo che permisero ai tre di entrare all’interno della saletta in cui si trovava Hoseok.
Era su quel letto al centro della sala, pallido come un fantasma, il volto ricoperto di graffi e cerotti, una macchina attaccata al suo corpo che monitorava la situazione.
 
Dormiva profondamente e Yoongi dovette trattenere le lacrime.
Gli si avvicinò lentamente e posò una mano su quella di Hoseok, senza stringerla. Si limitò solamente a coprirla con la sua e carezzarla lentamente.
Si sedette accanto a lui e lo osservò dormire, finché non percepì un piccolo movimento della mano di Hoseok.
 
Si stava svegliando.
 
Aprì piano gli occhi che immediatamente socchiuse a causa della luce nella stanza. Sembrava ancora assonnato e confuso, come se non sapesse dove si trovasse e perché fosse lì.
Poi, i suoi occhi assonnati si posarono su Yoongi che respirò profondamente.
 
Hoseok.” Sussurrò.
 
Chi sei tu?” gli rispose Hoseok.
 
*
 
Yoongi si alzò svogliatamente dal letto, strisciando i piedi e raggiungendo la cucina. Anche quella notte aveva faticato a dormire, il ragazzo ormai non sapeva più quanto tempo fosse passato da quel giorno, da quanto tempo si trovasse chiuso in casa, incapace di uscire, di affrontare le persone, di vivere la sua vita.
 
Lo sapeva, lo sapeva che questo non era il modo giusto di affrontare la situazione, eppure non sapeva che altro fare, non aveva la forza di fare nient’altro.
Osservò l’orologio e si rese conto che ormai era troppo tardi per fare colazione. Questo comunque non lo fermò dal prendere la scatola di cereali dallo scaffale ed il cartone del latte dal frigo. Versò il tutto nella ciotola pronto a cercare di ingoiare quel poco di cibo quando qualcuno suonò alla sua porta.
 
Yoongi non si aspettava di ritrovarsi davanti alla sua porta Kim Seokjin.
 
Seokjin era stato un suo compagno di scuola, insieme ad Hoseok e tutt’ora carissimo amico.
Tuttavia, era da almeno un anno che non lo vedeva, a causa dei suoi impegni. Si sentivano ancora al telefono, naturalmente, ma Yoongi non si sarebbe certo aspettato una sua visita.
 
“Ho saputo di Hoseok.”
Oh.
Ora era tutto chiaro.
 
“Volevo sapere come stessi, ti va se ci sediamo?”
“Stavo per fare colazione.” Disse Yoongi.
Seokjin osservò l’orologio da polso. “Colazione? Alle 12:30?”
Posò lo sguardo sui cereali ed il latte sul tavolo, poi osservò un po’ meglio Yoongi.
“Cucino io qualcosa, va bene?”
Yoongi si limitò ad annuire.
 
 
“È tutta colpa mia.” Disse Yoongi finito di mangiare il suo ramen.
Seokjin alzò lo sguardo dal suo piatto e lo osservò. “No, non lo è.”
“Sì. È stata una mia fan a provocare tutto ciò. Avrei dovuto proteggerlo.” Disse Yoongi.
“Non hai il controllo sui tuoi fan, non potevi prevederlo.”
Yoongi rimase in silenzio.
“Non si ricorda di me.” La sua voce incredibilmente triste.
“Lo so. Sono andato a trovarlo due giorni fa…”
Yoongi lo guardò con occhi lucidi.
“Sta bene, per quanto possa stare bene una persona che ha rischiato la morte. Si sta riprendendo. Vai a parlargli, ha bisogno di parlare con te e vederti se vuoi che ricordi.”
“È quello che hai fatto tu?”
“Sì. Naturalmente non ricorda nulla ma gli ho raccontato che eravamo compagni di scuola, che eravamo amici. Ha tremendamente voglia di ricordare, Yoongi, lo puoi vedere nel suo sguardo.”
 
*
 
Trovò il coraggio di andare a trovarlo solo quattro giorni dopo, ma quando arrivò in ospedale gli dissero che Hoseok era stato dimesso.
 
Andò quindi a casa sua ma anche lì non vi trovò nessuno a rispondergli.
 
E allora Yoongi provò a casa dei suoi genitori, mentre l’ansia in lui cresceva.
 
Suonò il campanello e attese che qualcuno gli aprisse. La signora Jung comparve ma appena vide Yoongi tentò di chiudere la porta che Yoongi riuscì a bloccare in tempo con un piede.
 
“Va via, Yoongi.”
“Signora Jung me lo lasci vedere.” Implorò.
“Non ti riconosce, sarebbe inutile.”
“Sono il suo ragazzo, non può vietarmelo!” sbottò Yoongi.
“Posso, quando questa relazione minaccia la sua sicurezza. Mi dispiace.” Gli disse la donna, per poi chiudergli la porta in faccia.
Non sembrava essere davvero dispiaciuta ma aveva ragione. Forse così Hoseok sarebbe sicuramente stato in pace, forse così sarebbe riuscito davvero a tenerlo al sicuro.
E a Yoongi non interessava altro. Non gli interessava se non avrebbe più potuto vederlo. Non gli interessava se avrebbe vissuto con la consapevolezza che l’amore della sua vita non lo avrebbe più ricordato.
Voleva solo la felicità di Hoseok.
 
E allora lo lasciò andare.
 
*
 
“Sei pronto?” chiese il suo manager.
Yoongi si osservò per un’ultima volta allo specchio e poi annuì, seguendo l’uomo e raggiungendo la sala in cui si sarebbe tenuto il fan meeting.
 
Una settimana fa era uscito il suo nuovo album dopo un lungo periodo di pausa, il quale era stato attentamente analizzato dal pubblico e dalla critica.
 
Diverso.
 
Così era stato descritto.
Era diverso dai suoi precedenti lavori, era più profondo, più oscuro, più malinconico.
Nessuno sapeva cosa lo avesse ispirato a scrivere l’album e Yoongi non aveva neppure intenzione di farlo sapere al pubblico. Era qualcosa di privato di cui solo lui, la sua famiglia e Seokjin sapevano.
 
L’album parlava del suo dolore, della sua ansia, di quello che aveva provato nell’ultimo anno e mezzo. Della consapevolezza di essere sempre profondamente infelice.
Era naturalmente un album su di lui. Su quello che provava a causa della sua assenza.
Yoongi aveva cercato di andare avanti dopo quel giorno ma era stato più complesso de previsto.
Era difficile quando vedevi il suo volto ovunque, quando la tua vita sembrava così vuota, quando sentivi la sua risata risuonare nella tua testa.
 
E Yoongi ci era quasi uscito di testa, nei primi mesi.
 
Aveva scoperto che l’unica cosa che gli dava un po’ di sollievo, anche se solo per qualche ora, era l’alcohol. Aveva cominciato a bere, quindi. Senza controllo, senza freni, senza la voglia di smettere.
E Yoongi lo sapeva che se non fosse stato per Seokjin sarebbe probabilmente affogato in tutto quell’alcohol.
Gli era rimasto accanto in tutti quei mesi, lo aveva confortato, gli aveva pulito il vomito dalla faccia, gli aveva tenuto compagnia, lo aveva ascoltato. Aveva fatto di tutto per lui.
 
E allora Yoongi si era impegnato a rimettersi in sesto e aveva capito che c’era qualcos’altro con cui poteva sfogarsi.
 
La musica.
 
Yoongi così aveva preso a scrivere melodie e canzoni, furiosamente, senza pause, riversandoci all’interno tutto il suo dolore, i suoi rimpianti, quello che avrebbe voluto dire ad Hoseok se solo avesse potuto.
 
 
*
 
 
Il fansign stava andando bene.
Per Yoongi non era semplice affrontare i suoi fans, non dopo il periodo di pausa, non dopo quello che era accaduto.
In quel periodo, Yoongi era arrivato ad odiarli i suoi fan. Ciò che avrebbe dovuto portargli felicità ed orgoglio gli avevano invece portato via la cosa più preziosa della sua vita ed il ragazzo non era sicuro di poter perdonarli per questo.
Con il tempo, era venuto a patti con il fatto che al mondo esistessero ovunque persone folli. Che non per questo avrebbe dovuto odiare anche tutte le brave persone che lo seguivano.
 
Sorrideva alle ragazze ed i ragazzi che si presentavano, gli chiedevano come stesse, se si fosse ripreso. Gli dicevano di amarlo e che l’ultimo album era piaciuto loro davvero tanto.
 
Se solo avessero saputo.
 
Venne ridestato dai suoi pensieri quando gli fu messo davanti un altro album da firmare.
 
“Potresti firmare in questa pagina?”
 
A Yoongi si gelò il sangue nelle vene.
Era passato tanto, troppo tempo da quando aveva ascoltato quella voce l’ultima volta ma Yoongi avrebbe potuto riconoscerla ovunque, anche in mezzo a mille altre.
 
Lentamente alzò lo sguardo posandolo sulla figura di Hoseok, che lo osservava con le guance rosate per l’imbarazzo ed un sorriso teso sul volto.
 
Aveva i capelli neri ed era più bello che mai.
 
“Ehm sì…” borbottò, rendendosi conto di essere rimasto immobile per svariati secondi.
“Sai, sono un tuo fan da poco. Si potrebbe dire da quando è uscito il tuo ultimo album.” Ridacchiò, grattandosi imbarazzato la testa.
“A-ah sì? Quindi ti è piaciuto?” chiese Yoongi, cercando di mantenere la calma.
“L’ho davvero amato. L’ho sentito incredibilmente vicino a me. Non so spiegarmi neppure come ma mi è sembrato di comprendere perfettamente i tuoi sentimenti, le tue esperienze e paure. E-e… io mi sono sentito vicino a te, ho sentito uno strano collegamento ed ho sentito la necessità di venire qui e incontrarti.”
Yoongi ascoltò con attenzione le parole di Hoseok mentre poteva distintamente sentire il suo cuore rimbombare furiosamente nella sua cassa toracica.
 
Hoseok aveva sentito tutto quello.
Si era sentito vicino a lui, aveva percepito una connessione.
E Yoongi sapeva di non meritarselo, sapeva che più di un anno fa si era fatto una promessa, aveva giurato che avrebbe protetto Hoseok stando lontano dalla sua vita ma poteva quella essere una coincidenza?
 
Poteva essere una mera coincidenza quando la persona che tu hai amato nella tua vita e che ti ha dimenticato si ritrova ad ascoltare la tua musica e sente il bisogno di conoscerti?
 
Yoongi non credeva nel destino ma per una volta, una sola volta nella sua vita, decise di credergli.
Sapeva che subito dopo se ne sarebbe pentito, ma non gli importò.
 
Sorrise ad Hoseok e firmò il suo album, lasciandogli scritto anche il suo numero di telefono.
“Sono davvero felice di sentire tutto questo, davvero. Alla prossima.” Gli disse, sperando di rivederlo presto.
 
*
 
Hoseok gli aveva mandato un messaggio la sera stessa del fansign. Gli aveva chiesto il perché di tutto ciò ma Yoongi non era stato capace di dirglielo.
In realtà, come aveva previsto, stava cominciando a pentirsi della cosa. Che avrebbe risolto? Non poteva certo dirgli la verità, non voleva assolutamente che Hoseok si sentisse in qualche modo in colpa.
O che peggio, si sentisse obbligato a stare con Yoongi per pietà.
Chiamò immediatamente Seokjin e gli chiese consiglio.
“Yoongi, devi dirglielo, non puoi mentirgli. Se vuoi continuare a vederlo non puoi raccontargli bugie sulla tua identità o sul suo passato.”
“I-io… sono così confuso hyung. Mi ero ripromesso che non mi sarei più avvicinato a lui ed ora mi trovo in questo situazione…”
“Lo sai come la penso. Devi scollarti di dosso questo senso di colpa che hai perché non è stata colpa tua, Hoseok stava bene con te, cazzo, era la persona più felice dell’universo. Ti amava immensamente e mai, mai ti avrebbe incolpato per una cosa del genere, questo dovresti saperlo. Io credo in te e credo in voi, okay? Però devi spiegare ad Hoseok come stanno le cose, non puoi tenerlo all’oscuro. Non è giusto né per te né per lui.”
Yoongi rimase in silenzio a riflettere sulle parole di Seokjin.
“E se ricapitasse?”
“Non accadrà, Yoongi. Tu non lo lascerai accadere. La situazione è diversa rispetto a prima, molte persone tossiche si sono allontanate da te a causa della pausa e tu adesso hai più potere, hai la possibilità di proteggere Hoseok.”
 
*
 
 
Hoseok e Yoongi si incontrarono una settimana dopo.
Era sera e Yoongi si era coperto la faccia per non essere riconosciuto quando si sedettero ad una panchina del parco.
 
“Prima che inizi a parlare volevo dire qualcosa prima io.” Gli disse Hoseok. “Non so di cosa tu voglia parlarmi ma sento la necessità di raccontarti tutto ciò.”
Yoongi annuì e gli fece segno di iniziare.
“Più di un anno fa sono stato vittima di un incidente stradale che per poco non mi ha ucciso. Come puoi vedere sono sopravvissuto ma ho perso la memoria. Non ricordo nulla di quei primi giorni da sveglio in ospedale, solo un sacco di confusione e dolore.
Con il tempo, ho cominciato a ricordare qualcosina, sto lentamente migliorando. I miei genitori mi mostrano spesso vecchie foto e a volte riesco a rievocare il ricordo legato ad essere, altre volte no. Stessa cosa per alcuni miei amici.
 
Sto bene e ho sempre cercato di non farmi pesare troppo questa cosa, o non farla pesare a chi mi circondasse, ma la verità è che nel profondo del mio cuore c’è sempre stata una profonda inquietudine e nostalgia. Non so spiegartelo bene ma ho sempre sentito come se mi mancasse un pezzo del puzzle. Non so da cosa sia stato provocato l’incidente, quando sono tornato nel mio appartamento non sapevo di chi fossero metà delle cose che vi erano dentro, c’erano vestiti troppo piccoli per me, oggetti che io neppure so come si usano. E ho sempre sentito come se mancasse una parte di me, mancasse qualcosa o qualcuno. Ed è qui che arrivi tu.”
“I-io?” balbettò Yoongi.
 
“Sì, tu. Non ti conoscevo, eppure appena ho ascoltato una tua canzone mi è sembrato di aver già sentito la tua voce, più che una nuova scoperta mi è sembrata un dolceamaro ricordo. Qualcosa a cui ero e sono inevitabilmente affezionato ma che non riesco a ricordare. E poi ho ascoltato le parole nelle tue canzoni, il dolore, la rabbia, la rassegnazione e io non so davvero come sia possibile ma ti ho sentito, ho sentito distintamente tutto ciò che volevi trasmettere perché la maggior parte delle emozioni sono quelle che io stesso mi sono ritrovato a provare. E così ho deciso di incontrarti, perché volevo capire, volevo capire cosa tu c’entrassi nella mia vita, se c’entrassi.”
“E?” lo interruppe Yoongi.
“E sono sicuro come non mai che tu abbia avuto a che fare con la mia vita. Sono sicuro fossi una persona importante per me, potrei metterci una mano sul fuoco. Perché appena ti ho avuto di fronte il mio cuore ha cominciato a battere all’impazzata e volevo piangere, volevo piangere così tanto perché mi sentivo improvvisamente triste e sollevato ed esaltato contemporaneamente.
Quindi ti chiedo, hai qualcosa a che fare con me?”


Yoongi prese un grosso respiro, facendosi forza. A quel punto avrebbe dovuto rivelargli tutto, glielo doveva dopo che si era aperto in quel modo con lui.
 
“Sì.” Ammise quindi chiudendo gli occhi per non vedere la reazione del ragazzo e per trovare il coraggio di andare avanti.
“N-noi… ci siamo conosciuti quando eravamo piccoli. Eravamo amici e abbiamo fatto le scuole insieme e poi alle superiori ci siamo resi conto di essere innamorati… uh… l’uno dell’altro.”
“Oh.”
“Siamo sempre stati insieme da allora e sei stato tu a spingermi a fare l’audizione per diventare un idol. Ed è colpa mia se hai avuto l’incidente.”
“C-cosa? Colpa tua?” chiese Hoseok, il suo viso mostrava stupore.
“Dopo che la nostra relazione era diventata pubblica alcuni miei fans hanno cominciato a minacciarti e ad investirti è stato uno di loro. Io non sono stato in grado di proteggerti, mi dispiace.”
 
Hoseok si alzò dalla panchina e Yoongi lo osservò con i suoi occhi pieni di lacrime. Era ovvio che Hoseok non avrebbe più voluto avere nulla a che fare con colui che aveva provocato tutti i suoi mali, non lo biasimava.
Ma Hoseok lo stupì perché si inginocchiò di fronte a lui e gli posò una mano sulla guancia.
“Per tutto questo tempo hai continuato ad incolparti per l’accaduto? È per questo che hai deciso di lasciarmi?” chiese gentilmente il ragazzo.
Yoongi annuì mentre una lacrima solcava la sua guancia. “Mi dispiace.” Singhiozzò.
“Non è stata colpa tua, okay? Tu hai fatto tutto il possibile per tenermi al sicuro.”
Yoongi negò con la testa incapace di accettare la gentilezza di colui che aveva, anche solo involontariamente, ferito.
 
Hoseok circondò il suo volto con le mani e fece in modo che le loro fronti venissero a contatto l’una con l’altra. Chiuse gli occhi e respirò profondamente.
“Lo sento.” Sussurrò poi.
“C-cosa?” chiese Yoongi con voce roca.
“L’amore che provo per te. Non posso ancora ricordarlo ma lo sento distintamente.” Prese poi la mano di Yoongi e la portò sul suo petto, dove vi era il cuore.
“Lo senti battere? È per te che batte così forte. Ti prego, Yoon, non mi lasciare, aiutami a ricordare, rimanimi accanto.”
“Y-yoon?”
“O-oh scusa, mi è uscito spontaneo non-”
“Mi chiamavi sempre così.” Sussurrò Yoongi mentre osservava il volto di Hoseok illuminato dalla luna.
Hoseok sorrise e poi gli lasciò un casto bacio sulla fronte.
“Vedi? Possiamo farcela, io lo so.”
“Non voglio farti soffrire ancora.” Ammise il maggiore.
“Non potrei mai soffrire stando accanto a te. Non mi sono mai sentito più giusto di così prima. Tu sei giusto. Hai spazzato completamente via tutto il vuoto che sentivo al petto.”
 
Yoongi carezzò delicatamente una guancia del ragazzo. “Quanto vorrei poterti baciare.” Sussurrò d’impulso.
Hoseok ridacchiò. “Puoi farlo, sei vuoi.”
Yoongi si avvicinò lentamente, dando a Hoseok tutto il tempo per fermarlo. Quando tra i loro volti non vi furono che tre centimetri di distanza, Yoongi si fermò. “Sei sicuro?”
Hoseok non rispose ma chiuse la distanza tra loro.
Le loro labbra si toccarono delicatamente, quasi sfiorandosi finché Hoseok non socchiuse la bocca e leccò le labbra di Yoongi che lasciò il comando ad Hoseok si muoversi come preferiva, aprendo la bocca e lasciando entrare Hoseok. Il bacio divenne più bagnato ma continuò ad essere lento, continuò ad essere dolce, mentre la mano di Hoseok accarezzava delicatamente la guancia umida di Yoongi che circondava con le braccia il collo di Hoseok.
 
Quando entrambi sentirono mancare il fiato, si staccarono e si osservarono, sui loro visi del sorrisi radiosi.
“Ricordo il tuo sapore, Yoon. Ricordo perfettamente il tuo dolce sapore.”
“Voglio aiutarti a ricordare. Voglio aiutarti a ricordarci.” Gli disse Yoongi.
“Piccoli passi?” Gli chiese Hoseok, per poi alzarsi in piedi ed offrire la sua mano a Yoongi.
“Piccoli passi.” Concordò il ragazzo, afferrandogli la mano e iniziando a camminare accanto a lui in quel parco.
 
  
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