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Autore: AliceCullen4ever    09/07/2009    6 recensioni
La storia è in qualche modo ispirata a Twilight anche se non c'è nessuno dei loro personaggi. Parla di questo perchè in una parte della storia la protagonista legge Twilight non perchè sia attratta dalla storia ma perchè ha lo stesso nome della protagosta, tale Isabella. Bella ai vampiri non crede, neanche quando se ne trova di fronte una famiglia, non sospetta niente per neanche un minuto, tranne quando Francesco, il ragazzo di cui s'innamora, non le dice che la Meyer, forse non sapendolo, non eccede affatto con la fantasia, anzi. Eppure perchè le risulta così diffile crederci quando anche lei non è ... Normale?
Genere: Romantico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1:


Nuovi Arrivati

Mi svegliai tranquillamente, il primo giorno di scuola, la ripresa delle vecchie abitudini in qualche modo mi rincuorava. Erano le sette di mattina, la sveglia suonò puntuale e io svegliandomi mi sentì improvvisamente eccitata. Sorrisi rigirandomi nel letto, io mi chiamo Isabella ma tutti mi chiamavano Bella. Non ero poi così alta ma nemmeno bassa, nella media insomma, ho un fisico piuttosto normale. I miei capelli erano ricci e castano chiaro, lunghi fino alle spalle, avevo il ciuffo laterale tagliato in diagonale, i miei capelli mi piacevano, erano una delle poche cose di me che mi piacevano realmente. I miei occhi erano grandi e marroni da cerbiatta poi non saprei più che dire di me. Ero una ragazza abbastanza istintiva, a volte mi rendevo conto di quello che ho fatto solo dopo averlo fatto. Vivevo a Roma con mio padre, vivere con lui era divertente, anche se le maggiori responsabilità toccavano a me, ero felice di essermi trasferita con lui invece di restare con mamma e mio fratello Daniele a Napoli, dove sono stata fino a quattordici anni. Napoli mi mancava. Mi manca mio fratello. Mi manca la mia casa. Ma cercavo di non darlo a vedere davanti a mio padre. Beh anche Roma aveva il suo fascino certo, in più mi ero fatta due migliori amiche, eravamo diventate un trio inseparabile: Bella, Carter e Antonella. Di noi tre solo Antonella era completamente romana. Carter era russa ma aveva la mamma americana, da questo il suo nome straniero. Forse il bello di noi era proprio questo, avevamo provenienze diverse ma tra noi ci capivamo benissimo, che io parlassi in dialetto napoletano, Antonella romano e Carter in inglese. Non sapeva il russo, era nata lì ma a dieci anni si era trasferita a Roma. Carter ha gli occhi bellissimi chiari e magnetici, i capelli sono rossi non troppo lunghi, scalati e con la frangia, la perfetta russa insomma. Antonella invece aveva l’aria da perfetta italiana normale, io probabilmente incarnavo troppo la tipica ragazza napoletana, lei invece aveva gli occhi verde-grigio non si sa con esattezza, secondo me avevano una sfumatura di grigio, secondo Carter ricordavano più il verde chiaro. Ad ogni modo Antonella era alta, snella, i capelli castano scuro le arrivavano appena appena sulle spalle. Eravamo praticamente inseparabile, avevamo tutte e tre sedici anni e per giunta tutte e tre avevamo stati familiari diversi: io avevo i genitori separati, di cui una mamma ed un fratello in un'altra città, a Carter era morta la mamma, Antonella sarebbe parsa la più normale ed infatti lo era a parte qualche lite con la sorella andava tutto bene. Avevamo tutte e tre aspirazioni diverse io volevo fare l’attrice ma anche la cantante, amavo cantare, forse recitare in un musical sarebbe stato ideale, e amavo la fotografia e ascoltare la musica, mi piaceva palesemente viaggiare, avevamo trascorso l’estate prima insieme. Era stato meraviglioso. Mi feci trasportare dai ricordi, i tuffi dalla scogliera, le passeggiate serali, le risate oh le risate, c’erano sempre. Carter, beh Carter era una grande disegnatrice di manga, non lo aveva mai detto spudoratamente ma sospettavo volesse diventare una grande disegnatrice, aveva tutte le probabilità di riuscirci, come me era facilmente irascibile ma non arrivava al mio livello di sarcasmo acido. Antonella, lei era una persona meravigliosa, faceva sempre del bene, vedeva sempre il buono nelle persone e il lato positivo delle cose, suonava la batteria in un modo divino, se non la si conosceva era impossibile capire che suonasse rock, posata com’era, sempre perfetta, amava precisare tutto, niente era lasciato al caso con lei. Beh noi tre non litigavamo spesso e quando lo facevamo non era mai definitivo. Sospirai. D’un tratto iniziavo a preoccuparmi di quello che mi aspettava uscita da casa. Era importante, quello che si indossava il primo giorno, ti segnava per tutto l’anno scolastico, ma, infondo, io avevo già una reputazione, era stupido stare lì a preoccuparsi. Mi alzai sorridendo, andai in bagno forse un po’ troppo lentamente, mi buttai sotto la doccia, mentre l’acqua scendeva e mi risvegliava il corpo canticchiavo come mia abitudine, quando ebbi finito uscì dalla doccia e mi asciugai con cura senza metterci troppo tempo. Corsi in camera mia avvolta dall’accappatoio, sorrisi tra me e me frugando nell’armadio, chissà loro che avrebbero messo. Non ci pensai molto, misi un paio di pantacollant viola, sopra di essi abbinai una minigonna nera, e sopra misi una felpa viola, infine scarpe viola, converse ovviamente, sulle unghie avevo già il mio solito smalto nero, tornai in bagno, mi lavai i denti e aggiustai i capelli mettendo un cerchietto nero. Perfetto abbigliamento da dark, ridacchiai di quel pensiero e scesi al piano di sotto. Mio padre era già andato a lavoro. Non era un problema. Aprì il frigorifero e bevvi del latte direttamente dal catone. Presi la tracolla preparata la sera prima e me la misi in spalla, pronta per il primo giorno. Appena uscita di casa mi andò bene, c’era Carter con l’aria di chi sta a un passo dalla mote, aveva dei jeans scuri, quasi neri, maglietta rossa e converse rosse, capelli alzati in una coda di cavallo alta, sul volto un aria alquanto scocciata, gli occhi in ceca di qualcosa di interessante, come al solito, i primi giorni di Carter erano sempre deprimenti, diceva che non voleva ricordarli, mi preparai ad uno scontro faccia a faccia. Non ci vedevamo da un mese. I miei passi risuonarono nella strada e lei si voltò verso di me, la sua espressione da annoiata e scocciata si aprì in un enorme sorriso, gli occhi brillarono di una felicità pari solo a quella dei puffi quando scoprono qualcosa di nuovo, mi corse incontro a braccia aperte, sorrisi anch’io, era eccitata … E contagiosa mi piombò praticamente addosso in meno di un secondo, la abbraccia, mi era mancata anche lei
<< Bella!!! >> gridò come se non ci vedessimo da quattro anni anziché da quattro settimane

<< Ciao >> dissi sovrastata dalla sua felicità

<< Dio questa mattina è andato tutto storto, mi sono svegliata cadendo dal letto, non riuscivo a trovare la temperatura giusta dell’acqua, era sempre toppo calda o troppo fredda e infine mi si è perfino rotta un unghia >> raccontò alzando la mano apparentemente perfetta
<< Buongiorno anche a te >> risposi ironica << … Solito rituale da primo giorno di scuola? >> chiesi iniziando a camminare

Sbuffò di risposta. Camminammo finche non vedemmo la figura di Antonella sbucare, ovviamente perfetta, gonna rosa, camicetta bianca con gli stras e ballerine intonate alla gonna, i capelli era sciolti a coprirle le spalle, ci avvicinammo velocemente, l’abbracciai e Carter per circa dieci secondi dimenticò di avere il broncio, anche Antonella mi era mancata da morire

<< Ragazze ho una notizia spettacolare >> commentò raggiante

<< La notizia della mia unghia rotta si è diffusa così in fretta? >> chiese Carter inclinando la testa

<< Carter >> urlai ridendo e girandomi verso quest’ultima << Riguarda la scuola? >> mi rivolsi ad Antonella. Ques'ultima annuì
>
<< Grandioso >> borbotto Carter ironicamente e sottovoce. Il padre di Antonella era nel consiglio d’istituto

<< Si!! Papà ha avuto un po’ da fare … E’ arrivata una nuova famiglia, sono cinque figli: tre ragazzi e due ragazze >> cantilenò saltellando

<< Si! Che bello! >> urlai ironica

Antonella inarcò un sopracciglio. << No. Davvero ragazze sono bellissimi, strepitosi >> disse senza togliersi dal volto l’espressione di felicità assoluta

Carter si rianimò improvvisamente. << Quanti anni hanno? >> chiese interessata

<< Ah vi rivelerò tutti quando li vedrete >> Antonella voleva infliggerci un po’ di suspance

<< A me non interessa, non ho bisogno di un ragazzo >> sbottai Entrambe ignorarono il mio pessimismo.

<< Li hai già visti? >> le chiese Carter sempre più curiosa

<< Solo per foto >> tagliò corto. Sembrava non sapere davvero altro

Non mi interessai molto. Preferivo di gran lunga restare con le mie amiche che pensare ai ragazzi, conoscevo la causa di questi pensieri purtroppo: Jake Lake. Il ragazzo americano venuto l’anno prima, si era creata una bella amicizia tra noi, forse anche qualcosa di più, ma qualche mese prima he finisse la scuola provavo a cercarlo ma non rispondeva a telefono, per un periodo non venne più nemmeno a scuola.

<< Cos’hai? >> mi chiese Carter notando a mia espressione. Assumevo sempre un aria di sofferenza totale quando ripensavo a Jake, almeno in quel periodo

<< Niente >>. Preferì mentire che dirgli a chi stavi pensando

<< Bella so che sei preoccupato, ricorda che a me non puoi darla a bere >> sussurrò Antonella con un che di frustrante della voce.

Ecco. Ero quasi riuscita a dimenticarlo, perché Antonella dove insistere con i ricordi? Infondo, finché non sarebbero serviti davvero a qualcosa avrebbe potuto rinchiuderli nel suo cervello, no? Eppure sapevo che per lei era più difficile. Sapevo che anche per me era difficile controllare l’impulso estenuante. Carter, beh per lei era proprio un impresa data la facilità con cui si arrabbiava. Il fatto era che non era solo la nostra amicizia ad accomunarci, c’era qualcosa di più grande di noi: noi tre avevamo dei poteri. Sapevo che fosse difficile gestire tutto eppure noi eravamo una specie di … Non sapevo come definirci … Ancora non riuscivo a capacitarmene, avevamo i nostri tre poteri da circa un anno e non ci erano mai serviti a un granché. Non era come nelle favole. A noi nessuno veniva a dire cosa fare dei nostri poteri. Io ero capace di fermare il tempo, il che non era una gran cosa, di norma non mi serviva mai, magari giusto per dare un’occhiata al libro di scienze durante il compito. Quello di Antonella era difficile da controllare, perché lo sentiva appena si avvicinava a qualcuno, lei riusciva a sentire le emozioni delle persone, e a volte quando cerchi di tenere una preoccupazione per te non è proprio una gran cosa, riesce subito a captare l’ansia che cerchi di tenere per te. Carter invece era difficile da controllare, lei era capace di far esplodere le cose, poteva tornare utile ma con il carattere facilmente irritabile di Carter poteva capitarle spesso di perdere il controllo, l’anno prima era molto ma molto più esagerata perdeva il controllo per nulla, scoperto il potere doveva riuscire a trattenersi. Ritornai alla realtà. Dovevo dare una risposta abbastanza esauriente da non permetterle altre discussioni. Mi mordicchiai il labbro inferiore.

<< Sono preoccupata perché … Magari potrebbero procurarci dei guai >> buttai lì di risposta. Quasi non mi ero accorta di essere salita sull’autobus ed essermi seduta.

Primo giorno. Autobus. Ma solo il primo, ci tenevo alla mia macchina. Non me ne intendevo di motori ma la preferivo a qualsiasi altro mezzo.

<< Non preoccuparti se ti danno fastidio li faccio esplodere >> promise Carter. Strabuzzai gli occhi, sapevo che scherzava ma sapevo anche che sarebbe stata capace di farlo

Mi lasciai andare ai pensieri su Jake, di solito non mi concedevo queste debolezze ma non potevo fare a meno di chiedermi se sarebbe venuto a scuola o no. Scesi automaticamente alla fermata seguita da Carter e Antonella che chiacchieravano animatamente. Non m’intromisi nella discussione, volevo, desideravo, il primo giorno di scuola, forse per distrarmi dai miei pensieri su Jake. Arrivata nel parcheggio Carter si immobilizzò, gli occhi incantati, la bocca semiaperta, aveva per caso visto un ragazzo? Mi avvicinai cautamente a lei e la presi per mano guardandola, i suoi occhi erano puntati su una Volvo metallizzata fantastica, e io capì. Era bellissima e Carter restava immobilizzata perché adorava letteralmente i motori e le auto veloci erano la sua passione

<< E’ … E’ … E’ … E’ … E’ … Meravigliosa >> balbettò restando a guardare la Volvo come ipnotizzata

<< Grazie … E’ mia >> sussurrò una voce femminile e melodiosa alle nostre spalle

Ci girammo di scatto, a parlare era stata una ragazza alta, con lunghi capelli mossi color dell’oro, gli occhi erano dello stesso colore ma più intensi: oro liquido. La palle chiarissima e liscissima. Mi sentì devastata da tanta bellezza, e ancora di più probabilmente si sentì Antonella, era lei l’icona della moda a scuola e iniziavo a chiedermi per quanto lo sarebbe restato con questa bellissima ragazza in giro. Avanzai qualche passo incerta e tesi la mano

<< Isabella. Ma chiamami Bella come fanno tutti >> mi presentai con un gran sorriso

<< Il mio nome è Elena e la macchina non è proprio mia ma di mio fratello >> spiegò con un sorriso. Per qualche ragione evitò il contatto con la mia mano. Doveva essere una delle ragazze nuove. Lasciai cadere le mani nel vuoti imbarazzata, faceva freddo e il tempo era nuvoloso.

<< Ah … >> sussurrò appena Antonella per rompere il silenzio

<< Pensi che me la farà provare? >> sputò lì Carter come se fosse una cosa da poco

Elena rimase sorpresa da quella richiesta. << Non saprei >> sussurrò appena sovrappensiero

<< Comunque io sono Carter e lei e Antonella >> si presentò indicando prima se stessa e poi Anto. Improvvisamente sembrava essersi ricordata delle buone maniere, come, che ne so … Presentarsi?

<< Piacere >> rispose Elena senza stringere la mano a nessuna

<< Che anno frequenti? >> chiesi curiosa

<< Io il secondo, mia sorella e mio fratello il terzo, i miei altri due fratelli il quarto e l’ultimo >> disse come se stessa facendo uno sforzo enorme per ricordarlo

<< Anche noi il terzo >> cantilenò Carter

<< Ah bene … Comunque sono loro … La mia famiglia >> disse indicando con lo sguardo quattro ragazzi, di una bellezza assurda

Era tre ragazzi, uno era piuttosto minuto, con capelli un po’ mossi e biondo, di un biondo dello stesso colore del grano, era ugualmente pallido ma molto bello. Il secondo ragazzo era alto magro, i capelli erano neri, scurissimi con taglio emo. L’ultimo ragazzo era senz’altro il più bello, pelle altrettanto chiara degli altri due, capelli biondo scuro che sembrava gli accarezzassero il volto, con il ciuffo alzato. L’ultima era una ragazza, dai tratti gentili e belli, la pelle diafana come i fratelli, i capelli dello stesso colore del ragazzo col taglio a emo, con il ciuffo laterale, le scendevano morbidi e liscissimi fino a metà spalle. Rimasi a ammirarli in tutta la loro bellezza per circa cinque minuti. Carte e Antonella facevano altrettanto. Strano, perché stavo iniziando ad interessarmi davvero ai ragazzi nuovi?
  
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