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Autore: fri rapace    09/07/2009    4 recensioni
Sirius decide di fare uno scherzo ai danni di Severus Piton durante il loro quinto anno a Hogwarts: gli suggerisce un metodo infallibile per bloccare il Platano Picchiatore, in modo da permettergli di seguire Remus Lupin e dargli così una bella lezione. E lo scherzo va a segno. James non riesce a fermare il Serpeverde in tempo e questi viene attaccato da Remus in forma di mannaro. Vent'anni dopo...
Genere: Commedia, Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine del tunnel-1- Vent'anni dopo...

Eccolo, finalmente. Era lui, ed era lì, come gli aveva annunciato Greyback. 
Indossava abiti costosi, l’aspetto era curato e con il suo modo di porsi sfacciato e sicuro di sé metteva in ombra persino il padrone di casa, Lucius Malfoy. Il ragazzino che già ai tempi di Hogwarts si faceva notare per la sua bellezza era cresciuto ed era diventato un uomo adulto la cui avvenenza era, in quella stanza, eguagliata solo da quella della cugina Bellatrix.
Sirius alzò una mano e si scostò i capelli dalla fronte in un gesto di distratta eleganza che non fece che aumentare il suo fascino.
Sirius, che da ragazzo sembrava odiare chiunque provasse anche il minimo interesse per le Arti Oscure. Sirius, che voleva rinnegare la sua famiglia, che si era illuso fosse suo amico!
A Remus sfuggì un ringhio a denti stretti.
Greyback gli mise una mano sulla spalla. “Non ora, ragazzo. Pazienza”, gli intimò.
Remus si trovava in piedi tra i due uomini a cui aveva permesso, a causa della sua incoscienza, di farlo diventare un essere che meritava solo disprezzo. Uno teneva la lurida mano sulla sua spalla, l’altro stava per posare lo sguardo sul suo volto.
I loro occhi si incrociarono e vide Sirius irrigidirsi appena.
Remus accennò un sorriso, spostandosi i capelli sporchi quanto la mano di Greyback dagli occhi, con un gesto secco e privo di alcun fascino.
Lui, d’altro canto, non era mai stato bello.
Sirius Black strinse gli occhi per una frazione di secondo.
“Oh!” esclamò Bellatrix con voce cantilenante. “Hai visto il nostro ultimo acquisto, cugino?” calcò la pronuncia della parola “cugino”, dando l’impressione di essere quasi infastidita dal legame di parentela che li univa. “Un altro cane pezzente. L’ho voluto io qui oggi, per farti una bella sorpresa, dopo aver saputo dei vostri esilaranti trascorsi. Ti ricordi di lui?” Scoppiò a ridere di gusto, le palpebre pesanti abbassate a nascondere in parte il suo sguardo folle.
“Sì,” rispose Sirius seccatamente. “Credo di ricordare.”
Lucius, troppo impegnato a fissarsi le curatissime unghie per prestare attenzione allo scambio di battute, quasi si ritenesse superiore a quegli screzi, si rivolse a Greyback:
“Quindi è deciso. Per il plenilunio prestabilito ti voglio pronto ad agire, porta pure tutti i tuoi simili che ti occorrono, basta che tu abbia l’assoluta certezza di saperli tenere sotto controllo. E… ti avverto, il Signore Oscuro non desidera uccidere una bestia pulciosa, vuole vedersi consegnare un ragazzo. Vivo e sano.”
“Sì, signore,” grugnì irrispettosamente il mannaro, grattandosi distrattamente il collo con la bacchetta. “Il mio amico qui, è un mago. Potrei avere una bacchetta anche per lui? Ci potrebbe essere utile.”
“E’ una buona idea,” si intromise inaspettatamente Sirius. “A scuola era uno degli alunni migliori, probabile che ci potrà essere più d’aiuto da mago che non da mannaro.”
Remus lo ringraziò con lo sguardo, non per la bacchetta, ma per la chiara intenzione che sembrava avere di portarlo fuori dalla stanza assieme a lui, in modo che potessero rimanere soli.
Infatti Sirius aveva stretto nel pugno un lembo della pietosa camicia che Remus indossava, spingendolo dinnanzi a sé, come se non aspettasse altro.
“Stai attento, signore. Il lupo morde”, lo avvertì Greyback, ammiccando.
“Non gli conviene,” gli rispose calmo Sirius, rivolgendosi però a Remus e guardandolo dritto negli occhi. “Gli sto per dare una bacchetta, ne ho un paio nella mia moto. Sarebbe da stupidi attaccare chi ti sta per fare un dono,” lo allontanò bruscamente dal mannaro più anziano, abbassando la voce. “E’ necessaria solo un po’ di pazienza, poi potrà dare sfogo a tutto il suo risentimento.”
Aumentò la stretta sulla sua camicia, pizzicandogli la pelle.
“Va bene, datevi una mossa”, ordinò Lucius, ma gli occhi che si abbassarono non appena lo sguardo di Sirius si fu posato su di lui, la dissero lunga sullo scarso potere che era in grado di esercitare nei suoi confronti.
Remus si lasciò condurre docilmente fuori dalla villa, recitando la parte del bravo lupo domestico.
Aspettò di essere guidato fino in fondo alla scalinata di marmo che conduceva ai giardini della tenuta, ma appena il suo piede calpestò, non proprio inavvertitamente, l’agrifoglio di una elegante aiuola, sussurrò all’orecchio di Sirius. “Pensaci… tu che faresti a un amico che ti tradisce, facendo di te un assassino, condannandoti a vent’anni ad Azkaban?”
Sirius non esitò neppure per un secondo. “Lo ucciderei,” e gli porse immediatamente la propria bacchetta.
Malgrado la sorpresa per il gesto inaspettato, Remus la prese senza indugio e gliela puntò al petto.
“Avanti, fallo”, lo incitò Sirius, con impazienza.
Rimasero così per un lungo istante, immobili.
Remus strinse le dita attorno all’impugnatura di legno, digrignando i denti. “Non posso”, confessò infine, tremando per la frustrazione. Aveva promesso e comunque non sarebbe stato in grado lo stesso di ucciderlo, non a quel modo.
Sirius gli rispose con rabbia, quasi deluso. “Che significa che non puoi?”
“Non posso”, ripeté, mentre l’istinto gli suggeriva di saltargli alla gola. Ma non aveva cuore di ammazzarlo come aveva imparato a fare tra i mannari, promessa o meno. Non lui… Strinse gli occhi, aveva male alla testa, e lo vedeva, dannazione, lo ricordava chino sui libri a rischiare la pelle con incantesimi troppo difficili per un ragazzino, per diventare un Animagus, perché non ne poteva più di vederlo massacrarsi a ogni luna piena, perché lo voleva aiutare.
“Che diavolo stai aspettando? Colpiscimi!”
“No.”
“Lunastorta, dannazione!” abbaiò facendo una smorfia, la collera che ne distorceva la voce. “Ti odio, lo sai? Sei ancora il bambino arrendevole che si faceva andare bene tutto? Guardami! Ti ho derubato della tua vita!”
“E tu sei ancora lo stesso arrogante! Non prenderti meriti che non ti appartengono, la vita mi è stata rubata ben prima di conoscere te!”
Sirius lo guardò disgustato. “Sì, dal mostro del quale hai deciso di diventare servo! Lui ti ha rovinato la vita e io… io ti ho dato il colpo di grazia.”
Lasciò cadere la sua provocazione nel vuoto. “Se ti fa piacere pensarla così…”
Il suo atteggiamento distaccato mandò Sirius su tutte le furie.
“Colpiscimi!” urlò esasperato. “Lo devi fare! Lo capisci o no che mi farà sentire meglio? Ho bisogno che tu me la faccia pagare, o ti hanno strappato le palle, ad Azkaban?”
Remus serrò il pugno e lo accontentò, affondandolo nel suo stomaco e osservandolo con freddezza piegarsi su se stesso per il dolore lancinante.
Si inginocchiò davanti a lui e lo spinse a terra. Cadde con una facilità disarmante e rimase lì, boccheggiando, con la gola scoperta.
Un sorriso infelice gli stese le labbra, era alla sua mercé, avrebbe potuto finirlo in pochi secondi. Si mise su di lui, stringendo i denti e afferrandolo saldamente per le spalle.
“Avanti, fallo!” gli aveva ordinato.
“Sì, signore”, sussurrò Remus.
Ma non fece nulla. Amareggiato, realizzò che non provava alcun sollievo nel vederlo soffrire.
Ancora con il fiato corto, Sirius lo guardò attraverso i capelli scuri. “Non con le mani, razza di deficiente!” biascicò, con una punta di panico nella voce. Perché lui era cosciente di quanto poteva diventare pericoloso quando perdeva il controllo. E malgrado questo, insisteva nel provocarlo.
“Colpiscimi con la bacchetta! Le mani servono per essere messe addosso alle belle donne, non agli amic…” concluse la parola in un singulto, come se gli fosse andata di traverso.
Remus si rialzò, sollevò la bacchetta sopra la testa e gliela scagliò contro, rabbioso. “Mani addosso alle donne? Sarebbe un’esperienza nuova per me. Pensa, se ne sei capace! Sono stato incarcerato a quindici anni! Avevo quindici anni! E ora sono un’incapace che ricorda a mala pena gli incantesimi del quinto anno, come pensi che riesca ad ammazzarti con la magia?”
Sirius finalmente sembrò capire.
Si raddrizzò a fatica, e reggendosi lo stomaco con una mano aperta lo condusse verso la sua moto. Frugò tra un cumulo di cianfrusaglie, riesumando da sotto di esse una bacchetta.
Attirò l’attenzione di qualcuno alle sue spalle con un cenno di mano, prima di gettargliela.
Remus l’acchiappò al volo, era appiccicosa e profumava di marmellata.
“A chi apparteneva?” chiese.
“Ninfadora Tonks, un Auror.”
“L’hai uccisa?”
Non gli fu concessa una risposta. L’uomo raccolse la propria bacchetta da terra, i suoi occhi erano umidi.
“Quindi stai dalla parte Voldemort?” tentò di nuovo Remus, percependo a poca distanza un rumore di passi.
Si guadagnò un’occhiata in tralice. “Tu pronunci il suo nome?” Sirius sembrava colpito.
“Tu, no?”
Un ghigno sfacciato si fece largo sul suo viso, e per un istante Remus rivide il suo amico. Felpato. Se solo avesse fatto del male solo a lui, lo avrebbe perdonato nell’istante stesso in cui le sue labbra si erano allargate in quel sorriso storto. Ma un ragazzo era morto, un ragazzo innocente! E ora… stai dalla parte di Voldemort?
“Voldemort? Certo. Pronuncio il suo nome,” sembrava stesse riflettendo velocemente. “Mi spiace. Non so esprimerti quanto…” i suoi lineamenti si indurirono, l’espressione era tormentata. “Ma non potrò mai avere il tuo perdono, lo capisco. Stupeficium!”
Remus scivolò a terra, ma non svenne subito. Gli Schiantesimi avevano un effetto attutito sui lupi mannari.
Avvertì dietro di sé un frenetico scalpiccio.
“Ehi, signore! Che stai facendo al mio compare?” abbaiò Greyback, risentito.
“Il tuo cane, invece di apprezzare il mio dono, ha cercato di attaccarmi!” e poi la bacchetta del mago calò di nuovo su di lui. “Stupeficium!”
“Ti avevo avvertito che mordeva”, disse con calma il mannaro.“Avresti dovuto capirlo che non sarebbe stata una buona idea che fossi proprio tu a consegnargli la bacchetta.”
La sua risata aspra lo accompagnò mentre l’incoscienza si impadroniva di lui, mescolata alle ultime parole di Sirius:
“Mordeva. Ma non lo farà mai più.”















Eccomi qui con il primo capitolo! Lo so, sembra tutto assurdo e confuso, ma prometto che nei prossimi capitoli la situazione si farà più chiara.... d'altronde l'omicidio di Severus Piton non poteva che portare
a importanti cambiamenti agli eventi successivi alla sua morte.
Ringrazio prima di tutto chi mi ha lasciato una recensione (sempre graditissime :-):

Fennec
Grazie per la bella recensione, hai afferrato esattamente quello che volevo esprimere! Non sai quanto mi hai fatto felice ^^
Ci ho pensato parecchio al risvolto che avrebbe potuto avere questo “scherzo”, alla fine sventato solo per un soffio, e mi sembrava un buon punto di partenza per creare un AU.

Sissy88
Grazie per la recensione ^^ Mmm... inizio un po’ cruento, vero? Beh, Remus si sentirà malissimo, anche se, da come leggerai (spero ;-) in questo capitolo ho fatto un salto temporale di vent’anni. Certo, non dimenticherà mai quello che ha fatto.

Robert90
G
razie per la recensione ^^
sono felice che la mia fic ti abbia incuriosito, spero continuerai a seguirla.

Poi ringrazio la mia beta Ely79 che si prende l'onere di correggere tutte le mie bozze infarcite di errori e mi da degli utili suggerimenti.

Grazie a chi ha già aggiunto la mia fic ai preferiti o alle storie seguite ^^
e anche a chi ha solo letto.

Ne approfitto per ringraziare anche chi mi ha messo tra i suoi autori preferiti, è davvero un onore per me ;-)

ciao
Fri

   
 
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