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Autore: Mikarchangel74    19/08/2018    1 recensioni
Ritrovarsi unico genitore e dover crescere due figli piccoli non è cosa semplice per John Winchester e più i figli crescono e capiscono quali siano i loro desideri, ciò che a loro piace maggiormente e più è difficile per lui gestirli e convincerli a seguirlo nella sua sete di vendetta contro il demone che ha ucciso sua moglie anni prima. Dean è molto simile al padre ha la tempra del cacciatore, ma Sam...
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Azazel, Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Nuove avventure per Sam, Dean e Jack'
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Partecipo alla Challenge #26promptschallenge 16/26 ‘Guerra’
Parole: 3013

 

Cresci!

John Winchester pagò la camera d'albergo in contanti e sospiro stancamente, dovevano spostarsi di nuovo. Al maledetto figlio di puttana di Azazel piaceva farsi inseguire. Secondo lui il demone era sicuramente a conoscenza che John lo pedinasse, ma gli piaceva farlo andare su e giù per gli Stati Uniti d’America per poi farlo rimanere sempre con un pugno di mosche. Tanto ormai il patto stretto anni prima dalla moglie, l’allora ragazzetta Mary Campbell, era stato riscattato, non c’era motivo per Azazel di ronzare attorno alla famiglia Winchester. Scaduti i 10 anni, la sua anima era stata presa, e non solo, uno dei figli era stato scelto ed infettato con il suo sangue, ma per reclutare il giovane Winchester c’era ancora tempo.
Dean aveva assistito alla morte della madre, ma non aveva mai versato una lacrima o comunque non aveva mai pianto davanti al fratello né al padre. Non aveva nemmeno mai voluto parlarne e John non aveva mai insistito o tentato di tornare sull'argomento.
Dopotutto si era ritrovato dall’avere una bellissima famiglia felice e completa, al dover crescere due bambini da solo. La sua felicità era stata sbriciolata come un castello di sabbia sotto un piede.
Si era ritrovato letteralmente per strada, da solo, dopo che la sua casa era stata distrutta nell’incendio, con i suoi due figli uno di quattro ed uno di appena sei mesi da crescere e forse non era preparato a tutto ciò. C’era voluto molto tempo per poter parlare e capire le necessità dei bambini e forse non aveva quel lato materno che di solito si scatena nel genitore se la madre viene a mancare.
Si sentiva così arrabbiato per ciò che gli era capitato, una rabbia che non lasciava mai andare, che alimentava giorno per giorno e questo lo rendeva forse un padre all’apparenza più severo e accecato dalla sete di vendetta, tanto da crescere i suoi figli come soldati, come se un giorno avessero dovuto affrontare l’apocalisse. Erano rari i momenti nei quali concedeva una coccola .. Ci provava ma poi non riusciva a spingersi oltre ad una carezza o una pacca sulla spalla.
Ogni sera prima di addormentarsi si ripeteva che non avrebbe avuto pace finchè non avesse ucciso quel maledetto demone e così era iniziato tutto.
Leggeva dove il demone si spostava, attraverso segni più’ o meno chiari che questo lasciava e via, ripartivano all'inseguimento, ma Azazel era furbo e maledettamente stronzo, probabilmente era il suo perverso passatempo preferito, farsi rincorrere dall'uomo, portarlo ad un passo da lui e poi sparire.
Ma John non poteva mollare. Non poteva smettere di dare la caccia a colui che aveva ucciso barbaramente la sua adorata moglie e madre dei suoi figli che adesso avevano 13 e 17 anni.

Costringeva i ragazzi a viaggi estenuanti e continui spostamenti, Dean il più’ grande, sembrava aver preso bene questa vita e faceva di tutto per rendere orgoglioso suo padre, gli piaceva la caccia e non pareva fosse risentito per tutto questo continuo spostarsi, lasciare baracca e burattini… o per lo meno così sembrava, non si lamentava mai, ma Sam…
A Sam questa vita nomade non piaceva affatto. Voleva stabilità ed era sempre più’ difficile trascinarlo a giro, ogni volta era sempre più difficile convincerlo, forse anche perché veniva spesso escluso dalla caccia e lasciato in albergo da solo.
Il ragazzino non era al corrente del suo terribile segreto, della maledizione che scorreva nelle sue vene e che per ora non si era ancora manifestata in alcun modo, ma John temeva che se Sam si fosse avvicinato troppo ad Azazel, questo lo avrebbe portato via per sempre da lui o che forse si sarebbe attivato infine quest’essenza demoniaca dentro di lui e, se perdere suo figlio lo terrorizzava, il pensiero di doverlo uccidere era atroce ed inimmaginabile. Quindi preferiva lasciarlo ore o giorni solo in quelle stanze d’albergo o nei vari college, delle città dove si fermavano mentre lui e Dean sterminavano creature e cercavano di far fuori il demone.
 
Così si preparò per dare la notizia ai ragazzi.

“Papá ti prego non di nuovo” protestò Sam lasciandosi cadere a sedere sul letto avvilito e con un po' di broncio
“Ti prego. Ho iniziato l'anno scolastico, sto' andando bene…” era anche arrivato a pensare che gli spostamenti fossero per causa loro e perché non andavano bene a scuola così lui si impegnava al massimo ed i suoi voti erano perfetti. Dean invece non portava spesso buoni voti, avrebbe dovuto fare un discorsino serio a suo fratello! Lui non s'impegnava abbastanza e pensava sempre solo a correr dietro alle ragazze!
Ma come sempre a niente servivano tutte le possibili spiegazioni e preghiere del figlio minore.
“Sam. Lo sai il motivo. Non ricominciare per piacere” lo ammonì il padre con aria stanca appoggiando la valigia aperta sul letto ed iniziando a mettere dentro i pochi abiti che aveva.
“Preparate le vostre cose, dobbiamo andare” disse serio e affatto felice.
Dean guardò Sam tristemente. Gli dispiaceva non poter raccontare la verità al fratellino e gli dispiaceva vedere e sentire quanto era pesante questa situazione per lui, ma la pensava come il padre; La mamma andava vendicata e il demone ucciso.
Così anche lui prese il suo borsone ed iniziò a metterci dentro le sue cose in silenzio. Sotto lo sguardo imbronciato e contrariato di Sam che invece rimase seduto sul letto a guardare loro con le braccia incrociate sul petto.
Ultimamente era sempre più difficile convincere il più giovane, ogni sacrosanta volta era una guerra per portarlo via. Eppure entrambi i figli sapevano bene o male il motivo dei loro spostamenti. Sì è vero, Sam aveva solo 6 mesi quando la madre fu uccisa e magari non poteva ricordarselo, come pure non gli era mai ancora stato detto che il demone lo aveva infettato col proprio sangue, ma più’ di una volta gli era stato spiegato che c’erano delle cose oscure nel mondo e che loro tre stavano cercando di migliorare e purtroppo era necessario spostarsi di città in città.
“Ma perché bisogna pensare noi ai problemi del mondo? Non possono pensarci anche altri?!” Protestò ancora una volta.
John si limitò a grugnire e stronfiare continuando a ripore pantaloni e maglie che prima piegava accuratamente. Cercava di non arrabbiarsi, ma questa cosa ripetitiva che adesso capitava ogni qual volta dovevano lasciare un albergo proprio lo mandava su tutte le furie. Non amava ripetere sempre gli stessi discorsi.
“Ma papá, non voglio lasciare i miei amici! Mi piace questa cittadina e mi piace andare qui a scuola” Disse Sam più’ risoluto che mai. Ma anche stavolta John non rispose e non lo considerò continuando a rifare la valigia, ma l’occhio attento del figlio maggiore aveva notato il contrarsi della mascella, segno della crescente collera nell’uomo. Prese la borsa di Sam e gliela passò, ma Sam non contento di essere così evitato, fece un gesto che non avrebbe dovuto fare, prese la borsa e la gettò a terra.
“Io rimango qui! Sono stufo di viaggiare.” Proferì serio e ad alta voce, ignorando gli sguardi ammonitori e preoccupati del fratello e l'occhiataccia di suo padre che cercava di mantenere la calma, sempre più’ convinto che servisse una bella ripassata al figlio perché non potevano esserci continuamente discussioni.
Dean finito di sistemare velocemente ed alla rinfusa il suo borsone, raccolse quello di Sam ed in silenzio iniziò a buttarci dentro i panni spiegazzati del fratello, Dean non era uno che si metteva a ripiegare con cura… specie se la borsa non era nemmeno la sua. Ma comunque adesso c’era da salvare una situazione molto tesa, così tesa che la si poteva quasi toccare e sentirne l’elettricità nell’aria.
Sam continuò a spostare il suo sguardo arrabbiato da Dean a suo padre. E quando Dean finì e chiuse la borsa, Sam l'aprì nuovamente ricominciando ad appendere i vestiti nell'armadio in una sfida silenziosa. Eppure lo sapeva che non era il caso di tirare troppo la corda con John, aveva visto colpire Dean anche con la cintura dei pantaloni a volte. Avrebbe dovuto farlo riflettere o rinunciare a quella cocciuta protesta, anche perché finiva sempre nella solita maniera: sarebbe uscito da quella stanza d’albergo dietro al fratello maggiore ed a suo padre.
Dean si stava domandando perché Sam si ribellava così. Un posto valeva l’altro. Sam era un secchione e non aveva problemi no? Possibile non avesse capito quanto già John si stava trattenendo e che già gli prudevano le mani?
Dean restituì a Sam un’occhiataccia, ma poco dopo trasalì preoccupato.
John che aveva già in mano le due valige, da caricare sull’impala, le lasciò cadere a terra e si diresse con due lunghe falcate da Sam colpendolo con il dorso della mano sulla guancia, il ragazzino risucchiò l'aria trattenendola e portandosi una mano sulla parte offesa. Il dolore non era stato esagerato, e non era ciò che lo aveva ferito. Fissò il padre con un leggero broncio, il labbro inferiore tremava leggermente e gli occhi lottavano per non lasciar fuoriuscire le lacrime. Non avrebbe pianto tanto per lo schiaffo, ma perché sapeva come sarebbe andata a finire. Come al solito l'avrebbero ficcato in auto di peso e portato via. Non c'era nulla che lui avrebbe potuto fare per fermare quella cosa.
“Adesso rifai la valigia. O quant'è vero che ti lascio qui!” tuonò John
Dean trasalì di nuovo allo schiaffo, non sopportava l'idea che fosse fatto del male al fratello minore ed il più’ delle volte lo aveva difeso e si era preso anche le punizioni al posto di Sam… Perfino adesso, nonostante fosse convinto che il padre aveva assolutamente ragione, il suo cervello stava freneticamente pensando a come intromettersi per non far precipitare la situazione ulteriormente, fermare Sam e non far scagliare John sul fratello.
Padre e figlio si fronteggiarono per un po' fissandosi negli occhi
“Sam. Prepara quella maledetta valigia!” Ringhiò una seconda volta
“No!” rispose il ragazzo secco. John fece per afferrare il figlio minore, ma Dean fece un passo avanti, tremava all’idea di ciò che stava per fare perché quando il padre era così arrabbiato non finiva mai bene la cosa.
“M-Mi dispiace. È colpa mia. Gli promisi che questa sarebbe stata l'ultima volta. C-che ci saremmo fermati in questa città…” si zittì deglutendo quando lo sguardo furibondo del padre si spostò da Sam a lui, tanto che dovette abbassare anche lo sguardo.
“Con te farò i conti dopo! Convinci tuo fratello, vado a mettere le valigie in auto. Tra cinque minuti voglio avervi entrambi seduti lì!” Disse perentorio con una voce che non ammetteva repliche. Raccolse le due valige e uscì dalla porta della camera.
Sam che era ancora una statua di sale, teso, con le braccia lungo i fianchi, i pugni così stretti da farsi i segni delle unghie nei palmi, lasciò uscire l'aria dai polmoni respirando in fretta un paio di volte perché non si era nemmeno accorto di aver smesso di respirare.
Dean afferrò Sam per le spalle fissandolo negli occhi dall'alto.
“Sam ti prego basta. Papá è molto arrabbiato. Tanto sai poi come andrá a finire. Lo sai che dobbiamo andare purtroppo. Questa è la nostra vita. Credi che a papá o a me faccia piacere cambiare continuamente città?”
Riaprì la borsa e si mise a rimettere dentro i vestiti.
Ma Sam gli strappò la borsa di mano allontanandola.
“Sam ti prego! Mi sono messo in mezzo anch'io…”
“E chi te l'ha chiesto?!”
Dean rimase a guardarlo con un’espressione tra il sorpreso, il ferito ed il confuso. Ma come, si sacrificava persino di prendere gli schiaffi per lui e questo era il ringraziamento!
John seduto al posto di guida guardò l'orologio e picchiettò nervosamente il pollice sul volante.
Dean fece un respiro profondo e tentò di nuovo di far ragionare il fratello
“Sam ti prego. Papá è molto arrabbiato stamani” Dean cerco di riprendere la borsa, ma Sam spinse via Dean in malo modo
“No!”
Dean per poco non cadde, ma stavolta perse la pazienza.
“Brutto stupido menefreghista!” si lanciò su Sam ed iniziarono a litigare di brutto, afferrandosi per i capelli e prendendosi a pugni. Ovviamente l'età giocava a favore del maggiore. Era anche più’ alto e grosso dell'altro a quell’età. Ben presto Sam si ritrovò con un occhio che andava rapidamente gonfiandosi e colorandosi di viola ed un labbro spaccato, mentre Dean aveva un ciuffo di capelli in meno ancora stretti nel pugno di Sam e si sarebbe trovato un livido nuovo all’inguine e sotto le costole per alcuni calci ben assestati da parte del fratello minore.
Allo scadere dei cinque minuti John scese dall'auto e sbatte la portiera. Quando tornò nella stanza del motel trovò i figli sul pavimento, con Dean a cavalcioni su Sam che tentava di bloccargli le braccia a terra.
Li afferrò entrambi per i capelli ringhiando e separandoli.
“E’ così che convinci tuo fratello??!!” Urlò a Dean poi si rivolse all’altro figlio che piagnucolava reggendo la mano impietosa del padre chiusa sui suoi capelli
“In quanto a te Sam, sono stanco delle tue proteste! Stanco di dover combattere ogni volta! Vedi di crescere!!” continuava a strattonarlo “Questa è la nostra vita che tu lo voglia oppure no! Quando avrai 18 anni farai cosa diavolo ti pare. Adesso no! Ci siamo intesi?!” Sam gemette, tirò su col naso ed annuì debolmente con la testa, mentre alcune lacrime a cui non aveva dato il permesso di uscire, lo avevano ingannato e gli avevano rigato le guance. Si sentiva frustrato. Non contava proprio niente in quella famiglia.
Dean che era stato lasciato, sedeva lì su uno dei letti in silenzio. John non sopportava quando i figli litigavano in quel modo. Essendo il fratello maggiore un comportamento del genere non era tollerato, e Dean sapeva che più’ tardi ne avrebbe pagato le conseguenze.
Sam sotto lo sguardo furibondo di John intanto si era messo a rimettere dentro i propri vestiti nella valigia a capo basso con il broncio sempre presente, ormai arreso e senza mai guardare il fratello o il padre, ripetendosi mentalmente quanto li odiasse e che prima o poi se ne sarebbe andato via per conto suo.


Ore dopo in un nuovo motel di una cittadina sperduta in Idaho Sam sentì provenire dalla stanza accanto del padre i colpi di cinghia ed i leggeri singhiozzi di suo fratello. Si sentì un vero schifo, Dean le prendeva di nuovo e per colpa sua.
Senza accorgersene rimase tutto il tempo in piedi vicino al sottile muro confinante, stringendo il tessuto della propria maglietta tra le mani tormentandola, ed una lacrima scese sulle sue guance.
Per qualche motivo a lui ignoto, se c'era da menar le mani, il padre puniva quasi sempre Dean.
Poco dopo i colpi cessarono. E Sam sentì aprire e chiudere la porta dell’altra camera. Si gettò sul proprio letto cercando di fare l'indifferente. A Dean non piaceva essere compatito.
La porta venne aperta, con un gesto rapido della mano Dean cercò di asciugarsi le guance e fermare le lacrime che invece non volevano saperne di fermarsi per ora ed anche se Sam non lo stava guardando l’immagine che aveva stampata davanti agli occhi di suo fratello gli faceva contorcere le budella dalla sofferenza. Non era giusto.
Il sedere di Dean bruciava da morire, ma forse ciò che gli faceva più’ male era il suo orgoglio ferito.
Sapeva perché il padre non puniva mai Sam, perché pensava che il figlio minore fosse già stato punito abbastanza con il veleno del demone e del quale si sentiva anche un po' colpevole. Temeva che prima o poi qualcosa sarebbe accaduto e forse avrebbe perso suo figlio per sempre. Per questo s’infuriava così tanto e non tollerava i litigi dei figli.
Temeva che il maligno avrebbe preso il sopravvento se Sam avesse dato libero sfogo all’ira. Aveva già perso la moglie, non avrebbe sopportato né accettato di perdere anche il figlio.
Sam rimase nel letto facendo finta di dormire, finché Dean non si tolse i vestiti appoggiandoli su una sedia, rimanendo in canottiera e slip, e si coricò sul letto a pancia in giù lasciandosi sfuggire un misto tra un gemito ed un sospiro quindi spense la luce. Fu' allora che Sam scostò le lenzuola, scese dal suo letto, prese un tubetto di crema che ormai aveva con sé ed utilizzava per queste occasioni e si avvicinò a Dean con cautela, perché alle volte Dean non aveva gradito la sua presenza e lo aveva cacciato via, ma sembrava che stavolta non fosse una di quelle.
Il fratello minore gli afferrò il bordo degli slip tra il pollice e l'indice abbassandoli delicatamente per non strusciare sulla pelle arrossata e sensibile di Dean che pur sapendo esattamente quali fossero le intenzioni di Sam, mugolò con la bocca deformata per la posizione schiacciata sul cuscino
“Cosa stai facendo?!” ma non c'era né rabbia né monito nella sua voce. Non si mosse, rimanendo abbandonato sul letto e lasciando che il fratellino gli desse un po' di sollievo sul suo posteriore leso.
Sam gli spalmò la crema con dolcezza, massaggiando delicatamente una natica per volta in silenzio. Al termine richiuse il tubetto di crema e lo ripose, si lavò le mani nel piccolo bagno che vi era nella stanza e si riavvicinò al letto di Dean, aspettando.
Senza dirsi nemmeno una parola, Dean si spostò leggermente mettendosi su un lato e lasciandogli un po’ di posto.
Sam si stese veloce accanto a lui, dando la schiena a Dean e raggomitolandosi leggermente mentre Dean si chiuse su di lui, appoggiandogli un braccio di traverso e sospirando.
“Mi dispiace” sussurrò Sam sincero facendogli capire quanto era veramente dispiaciuto per lui e per tutto quello che era successo.
“Sssch.” Rispose Dean stringendo un po’ di più il braccio attorno alla vita del fratello
“È tutto a posto, passerà. Dormi adesso Sammy. Ti voglio bene” E gli premette le labbra sui capelli dietro la testa, inspirando il profumo dello shampoo mescolato al profumo di suo fratello che in qualche modo aveva un effetto calmante, come se riportasse alla mente il profumo che aveva sua madre.

The End


 

//Mi scuso se questa volta il racconto è più corto del solito, ma questa settimana ero fuori città e scrivere sul cellulare è stata un'impresa, spero comunque sia gradito.

 
   
 
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