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Autore: shirohyasha    22/08/2018    3 recensioni
Il figlio di Yagami è bello. Risulta bello sullo schermo persino quando pensa di essere solo, quando di norma la gente si concederebbe la libertà di rilassarsi, di fare scivoloni.
{ L/Light | One shot | 4474 parole | Traduzione di Hiraeth }
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Soichiro Yagami | Coppie: L/Light
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice (Hiraeth): il primo fandom e la prima OTP non si scordano mai.
 Il link alla versione originale lo trovate qui, e consiglio vivamente di leggerla in inglese perché è di una bellezza indescrivibile.
 Buona lettura!








subsumed, piece by piece
di shirohyasha




Il figlio di Yagami è bello.

 L lo nota con distacco, mezzo distratto. Se ne accorge non appena vede il dossier per la prima volta – una delle persone pedinate da Raye Pember, un viso sospetto tra la moltitudine di visi sospetti, assolutamente irrilevante – e subito se lo getta alle spalle. La fine di Light Yagami è prevedibile. O non è Kira, e pertanto L non gli rivolgerà mai la parola, o è Kira, e L lo giustizierà. La sua avvenenza non è abbastanza concernente al caso perché sia registrata come un dato, neanche lontanamente.

 L fa cadere il fascicolo e passa al prossimo. Sayu Yagami non è bella quanto suo fratello.




La sorveglianza che ha imposto a casa Yagami è una chiara e orrenda violazione dei diritti umani. L lo sa. Non gli importa. Va fatto per catturare Kira.

 Il figlio di Yagami è ancora bello. Risulta bello sullo schermo persino quando pensa di essere solo, quando di norma la gente si concederebbe la libertà di rilassarsi, di fare scivoloni. Light è ancora bello.

 Ancora bello e ancora sospetto. Dice a Yagami che c’è una possibilità del cinque per cento che Light sia Kira. Mente. Yagami non lo intuisce.

 L si rannicchia davanti ai monitor abbaglianti e osserva Light mentre legge riviste sconce. Yagami si esenta nuovamente dal compito di monitoraggio e L lo lascia andare. Non comprende, non davvero, la ragione per cui Yagami è terrificato alla prospettiva che suo figlio si diletti in simili attività. Light è troppo perfetto; certamente si può permettere un vizio.

 Sullo schermo, Light continua a leggere. Non si masturba. Non lo fa mai, non quando rimira le foto di ragazze seminude e non quando lo osserva L.

 In realtà, L trova amletico il fatto che Light possieda riviste sconce. Il problema è che Light ha un completo disinteresse per le donne. Le odia, per quel che ne sa L. Mentre non è insolito che un uomo detesti le donne e sia comunque in grado di oggettificarle, il disprezzo di Light per le donne è legato a un’avversione quanto alla convinzione che nelle donne esista un’incompetenza insita nella loro natura. Le odia e non ne è attratto. L è propenso a credere che le riviste siano un mezzo necessario a giustificare la presenza del pezzetto di carta posizionato nello stipite della porta, e non una reale preoccupazione.

 Light ripone le riviste in un raccoglitore e colloca il raccoglitore nello scaffale più basso della libreria, i dorsi orientati verso il muro. Si siede alla scrivania e comincia a studiare.

 L lo osserva.




Light è perfetto. Da manuale. Un adolescente diligente, un fratello maggiore disponibile, un figlio devoto. In camera sua studia. Va agli appuntamenti con le ragazze. Nasconde le sue riviste con foto di donne vestite in modo succinto. Contempla divertito e affettuoso la sorella con una passione per le fiction tremende che danno alla televisione. È educato con sua madre e rispetta suo padre.

 Perfetto. Se L dovesse scrivere una lista di cose che si aspetterebbe da un comune adolescente, Light sembrerebbe un attore assunto per mimarle. Light è di una normalità sconcertante, inconsueta. È abbastanza da persuadere Yagami che suo figlio è innocente. È abbastanza da persuadere il resto del mondo. Non è abbastanza per L.




Il test d’ingresso per l’Università To-Oh è di una facilità imbarazzante. L per un attimo considera l’idea di fare uno sbaglio o due, solo perché ne ha la possibilità. Non lo fa, perché è infantile.

 Light lo ha visto. Light ha visto L scrutare la sua nuca e si è girato per guardarlo negli occhi. Anche questo è stato stranamente normale. Light si è girato per guardarlo, educatamente confuso, e si è rigirato verso il foglio in fronte a sé, tornando a concentrarsi esclusivamente sulla prova.

 È con essa che L ha in mente di attirare la sua attenzione. È il solo scopo di questo ridicolo test. E perché Light lo noti dovrà diventare rappresentante degli studenti, per cui commettere errori sarebbe controproducente. Farne anche uno equivarrebbe a essere giudicato e ignorato da Light; il minimo che possa fare il miglior investigatore al mondo è ottenere il punteggio massimo a un test d’ingresso.

 L è leggermente allarmato da tutta l’energia che investe in Light. Light è il suo principale indiziato. Light è il suo unico indiziato. Non sospetta nessun altro quanto Light. Ma quello che L sente mentre scruta la nuca pallida di Light, chino sul suo foglio, non gli pare mera curiosità.




Infatti non lo è.

 L è indifferente alla maggioranza dei tratti umani. È apatico al sesso. Non gli importa di nessuno. Light, però, si distingue dalla massa.

Io sono L

 dichiara, e gli occhi di Light sono sgranati dalla sorpresa. Ma certo che lo sono. Chiunque sarebbe sbalordito. È normale. Non è abbastanza perché possa accusare Light di essere Kira.

Se quello che mi stai dicendo è vero gli risponde Light, ci tengo molto a esprimerti tutta la mia ammirazione.

 È una cosa strana da dire? L pensa che forse lo sia. Ma non conosce nessuno dell’età di Light e non ha alcun interesse ad averci a che fare, quindi è costretto a dare per scontato che il comportamento di Light sia abbastanza normale da non insospettire nessuno.




Non c’è nessun altro.

 L ha controllato tutto. Ha esaminato ogni scena del crimine, ogni indagato, ogni possibile indizio. Le pratiche dei casi, le prove. Si sono tutte offuscate in un turbinio confuso, i dettagli piccoli e impossibili che insieme formano un’immagine composta da tanti singoli pixel. Il punto è che l’immagine non ha senso. Non riesce a distinguere la sagoma che sta analizzando. Non riesce a dedurre chi sia quella persona.

 Kira è di sesso maschile. Giapponese. Molto probabilmente uno studente. Ha ucciso Raye Pember dopo essere stato pedinato dallo stesso, ma non nel periodo subito antecedente alla morte in modo da non destare sospetti.

 Light alle medie giocava a tennis. Light alle medie era bravo a tennis.

 Per pura coincidenza, anche L lo era.

 Sarebbe inutile cercare di stabilire la percentuale di plausibilità che Light sia Kira tramite una partita di tennis; Kira detesta perdere ma è così per molti, e tra quei molti spicca Light per la sua arroganza. La sua presunzione non è immotivata. Light è un genio, è atletico, affascinante e colto e bellissimo e L vorrebbe inchiodarlo alla recinzione metallica e leccargli via il sudore dal collo.

 Perde la partita. Light lo porta in un locale, uno che L sapeva già che frequentava.

 Manchevole quanto basta. Manchevole quanto basta perché nessuno lo sospetti. Manchevole quanto basta perché quella sua irreprensibilità sia sospetta. Quasi vorrebbe che Light non fosse Kira, per avere l’opportunità di avere una vera conversazione con lui.




Più tempo passa senza che saltino fuori altri indiziati, più si convince che Kira è il bellissimo adolescente che ha come suo collega all’università a cui ha già praticamente smesso di venire. Tutte le prove contro Light sono circostanziali, ma se Light non è Kira allora lo è qualcun altro e Kira non è abbastanza abile da non lasciare tracce.

 Light, però, è perfetto. Light è inverosimilmente perfetto.

 Light è perfetto e Light ha diciotto anni e Light è un pluriomicida con un potere mai visto prima. Light ha sette anni meno di L.

 Light ha una stupida ragazza bionda. L la riconosce in un istante – in fondo è un essere umano come tutti e lei è una celebrità – e le ruba il cellulare dalla tasca non appena ne ha l’occasione. Si chiede se Light ci abbia già fatto sesso. Si chiede che aspetto abbia Light mentre fa sesso. L scommette che è aggressivo. Aggressivo e prepotente e dispotico e Misa Amane obbedirebbe a ogni suo ordine pur di accontentare quell’indole.

 L preferirebbe che fosse Light a obbedire. Pensa che forse anche Light lo preferirebbe, ma non ne è ancora sicuro.




Arrestare Amane è facile. Anche spogliarla di quasi tutti i suoi diritti fondamentali, privarla della vista e del movimento e degli stimoli esterni è facile. Nessuno contesta le sue mosse con particolare veemenza. Nessuno mette in dubbio L.

 Con Light è ancora più facile. Si offre volontario. L ha il privilegio di chiudergli le manette intorno ai polsi

 (e oh, in quanto a sbattere in carcere i criminali, L potrebbe essere il migliore al mondo, tuttavia non ha mai sostenuto di essere una brava persona)

 ma assiste all’ammanettamento delle caviglie di Light sul monitor, quando lui si trova già a diversi piani di distanza.

 Concentra quasi tutte le sue energie nel tentativo di decifrare il comportamento di Light, capire perché diavolo ritiene che trascorrere il suo tempo in una cella lo possa aiutare. Light vuole dimostrare la sua innocenza. O meglio, vuole che L creda che lui sia innocente. Kira non farebbe mai niente di così ovvio come permettere che il flusso di omicidi si arresti. Kira ideerebbe un piano, un progetto, un disegno talmente orribile e subdolo da confondere le indagini per mesi e shockarli una volta scoperte le carte in tavola; e soltanto allora Kira ucciderebbe ognuno di loro.

 L, se solo lo ammettesse, si definirebbe confuso. Le azioni di Light non hanno senso. È impossibile che Light sia del tutto innocente, ma l’idea che stia venendo manipolato non gli va giù. Non è verosimile. Perfino quando è ricurvo su se stesso e siede incatenato sul pavimento, Light sembra essere in controllo della situazione. Razionale.

 Ma non lo stesso prima dell’incarceramento.

 Non proprio.

 A una piccola e minuscola scheggia del suo cervello dedicata alle funzioni rettiliane non importa di Kira. Le importa delle mani di Light ammanettate dietro la schiena e della sua clavicola, pallida e delicata sotto le luci al neon della cella. Lo osserva mentre si fa la doccia. Lo osserva mentre mangia. Lo osserva mentre dorme. Non è la prima volta che L vede niente di tutto ciò, ma adesso Light è in uno stato di maggiore vulnerabilità. È venuto e ha allungato le braccia in avanti per ricevere le manette e si è diretto verso una cella con i suoi begli occhioni aperti, ben sapendo che L lo avrebbe sorvegliato.

 Anche se Light fosse innocente – e a ogni giorno che passa accrescono i sospetti di L –, è comunque un ragazzo intelligente. È implausibile che non sia al corrente del modo con cui lo guarda L. Ed è implausibile che L sia il primo uomo che lo guarda così. Solo perché non è palese non significa che non succeda. Benché Light, dall’alto della sua perfezione, con ogni probabilità si sia limitato a riconoscere che a volte viene squadrato dagli uomini in una maniera non dissimile da come verrebbe squadrata una donna.




Light trascorre un altro mese in isolamento. Se le cose andassero a modo suo, Light non lascerebbe mai la sua cella, ma L deve rendere conto a Yagami e al resto della task force e tutti sono convinti che la fedina del ragazzo è ineccepibile.

 Allestisce uno spettacolo per Light e Misa insieme alla collaborazione di Yagami, che punta contro di loro una pistola a salve e spara a suo figlio e, poiché tutti sopravvivono, L è obbligato a concedere ai desideri degli altri membri. Non avrebbe mai dovuto reclutarli. Non ne valgono la pena.

 E poi stabilisce che Light rimarrà ammanettato a lui. È quasi frustrante la semplicità con cui è accolta la sua direttiva. Light non protesta. Yagami a malapena. La squadra ritiene che la sua parola sia legge e va a procurarsi delle manette. È lì lì per urlare.

Potrei approfittarmene pensa. Potrei essere un pervertito e un degenerato e approfittarmi di qualcuno bello come Light e tutti voi dovreste fare più sforzi per proteggerlo se lo credete innocente.

 È una considerazione nata da una prospettiva tra le svariate, tra le migliaia che ha coltivato per avere una generale comprensione di tutti pensieri concepibili dall’uomo. Altri esempi sono con questa catena sarò costantemente a meno di cinque metri da lui e Light sarà comunque in grado di agire senza che io mi accorga di ogni sua mossa e rimarremo legati all’altro finché non sarò io a decidere che è finita, non metteremo piede fuori da questo edificio e Misa sarà furiosa e milioni e milioni di riflessioni per ogni circostanza che il suo cervello mortale può congetturare.

 Per un po’ è divertente trascinare Light dove gli va. Di quando in quando Light ribatte, un barlume di irritazione negli occhi. Per la maggior parte del tempo stanno seduti gobbi sulle loro sedie e fissano i computer. Light è un eccellente investigatore; Light potrebbe diventare un investigatore migliore di L, o almeno avrebbe potuto diventarlo, se solo non avesse intrapreso una strada che lo ha destinato ad avere L alle calcagna.




Hanno letti separati, sebbene L abbia scherzato che sarebbe più comodo condividerne uno, dato l’imbarazzo della scelta in quanto a stanze al quartier generale. Dopodiché Misa gli ha urlato contro. Cambiarsi d’abito è complicato. È imbarazzante sia farsi la doccia che andare in bagno. Occorre loro qualche settimana prima che imparino a muoversi intorno all’altro con relativa tranquillità, malgrado L renda il processo più difficile di proposito. Perché non dovrebbe? Anche lui è in una gabbia, intrappolato con Kira.

 Misa lo giudica disgustoso. Misa non si sbaglia. Il resto della task force liquida ciò che dice come le scenate di gelosia di una fidanzata paranoica, ma lei volge gli occhi pesantemente truccati nella sua direzione e lo scruta in cagnesco. È una delle espressioni meno melodrammatiche del suo repertorio, come se capisse quello che gli passa per la testa, come se fosse consapevole che non vincerà questa battaglia.

Se lo tocchi sibila lei e L ha un sorriso vuoto e inquietante. Se lo tocchi, io lo scoprirò.

 Misa non può fare sesso con Light. O meglio, non ne ha intenzione, non con L nella stessa stanza. Non ha tutti i torti. Ora L sa che non l’hanno ancora fatto, perché Misa gli ha gridato contro per averle tolto la possibilità.

Andresti a letto con lei? gli chiede L una volta soli. Camera loro è l’unica senza telecamere, senza cimici. Light scuote il capo.

Ti ripeto che non mi prenderò gioco dei suoi sentimenti.

Che peccato pensa L. In passato eri più crudele.

 Non lo dice. Osserva Light che armeggia con le manette per togliersi la camicia. A essere onesti, per lo più le manette sono inutili. Se volesse porre Light sotto sorveglianza ventiquattr’ore su ventiquattro, costringerlo a restare perennemente al suo fianco, Light ci sarebbe. In fondo sta cercando disperatamente di dimostrargli la sua innocenza. E non potrebbe fuggire se lui domandasse a Watari di chiudere la loro stanza a chiave tutte le volte che ha bisogno di una dormita. Le manette sono una vendetta. Le manette sono un’infamia.

 Mentre è a petto nudo, Light non guarda L. Solleva il mento quando ha finito, ma non incontra mai i suoi occhi.

A te le donne non piacciono per niente commenta L togliendosi la maglia. Light non risponde. Io, invece, non ho inclinazioni.

 Non che lui stia mentendo. In genere il sesso non gli interessa. La disumanità di Kira, però, è tale da eccitarlo.

Ma davvero replica Light. Non è una domanda. Non appare sorpreso.

 Light è perfetto. Light è così perfetto da non essersi mai concesso il diritto di soppesare l’idea di fare sesso con un altro uomo. Light non è mai stato imperfetto; ormai è da settimane che sono ammanettati insieme e L non lo ha ancora sorpreso a disagio o in uno stato di indecenza.

Credi che io sia Kira asserisce Light. L sorride e fa cadere la maglia per terra. È per questo che vuoi andare a letto con me.

 L non afferra la correlazione. Light connette le affermazioni più disparate. Assomiglia un po’ troppo alla gente comune sotto questo punto di vista.

Scommetto che preferiresti farlo con me piuttosto che con Misa Amane.

 L va a dormire.




Non può comprendere cosa comporti essere nei panni di Light. Non ha mai avuto parenti ipercritici che bisbigliavano maleducatamente alle sue spalle e non ha mai avuto genitori che lo caricavano delle loro aspettative. Non gli è mai importato dell’attrazione che prova per gli uomini quanto per le donne. Non si è mai curato del concetto di matrimonio e di prole. Light non ha mai avuto quella libertà. Light non ha mai avuto granché libertà.

 La sua libertà, però, è sensibilmente maggiore rispetto a quella di cui gode e godrà sua sorella. O lo era, finché L non gli ha circondato il polso con il freddo metallo e lo ha relegato in una torre come la principessa di una fiaba.

 Come una bestia. È difficile dimenticare chi ha dall’altro capo.

 Va a letto con Light. Gli circonda gli avambracci con la catena e lo inchioda al materasso e lo fotte sino a fargli male. Per una volta, Light è imperfetto, i denti digrignati dal dolore, gli occhi sfocati, la pelle rossa. È osceno. È immorale. È spietato.

 Light non protesta. Lo fa più tardi, si lamenta dei segni furiosi e infiammati che ha ai polsi, dove lo hanno stretto gli anelli di metallo, della posizione curva che L lo ha obbligato ad assumere, di L che disturba quel poco sonno che hanno. Ma poi gli permette di farlo ancora.




Seguono delle piste. Molte sono morte, conducono solo ad aria e polvere. Light compila liste di persone, nomi, date e ore e cause e stili di vita e misfatti e amici, tutte ridotte a blocchi di pixel sul suo monitor.

Il gruppo Yotsuba mormora un giorno. Li terrò sott’occhio.

 L lo ignora e mangia delle fragole. Ha una sua teoria. Light è Kira, il primo Kira. Misa Amane è il secondo Kira. Chiunque stia giustiziando i criminali al momento è qualcun altro, una copia pressoché perfetta ma non proprio. Ha difetti. L si chiede se questo dettaglio rientri nel piano di Light.

 Se avessero un indizio sul modus operandi di Kira, forse avrebbero un’idea su cosa prestare attenzione. Esistono svariate droghe che possono provocare un attacco cardiaco, nessuna delle quali è stata rinvenuta nel corpo delle vittime. Nessun segno di punture, niente nei loro vasi sanguigni né negli stomaci.

 Ora come ora, la sua ipotesi poggia interamente sul fatto che Light Yagami è troppo perfetto, troppo conveniente.

 Light ha scovato una pista, qualcosa di tangibile che potrebbero seguire. Qualcosa da investigare, qualcosa che porterà l’individuo che sta commettendo omicidi nel nome di Kira in prigione, in attesa della propria esecuzione. Light è un eccellente investigatore.




Matsuda no. Matsuda si fa scoprire dal gruppo e sono costretti a fingere la sua morte per salvarlo. Quasi direbbe che ne è valsa la pena quando Matsuda gli dà conferma che la Yotsuba è in combutta con Kira, ma l’intera questione lo ha irritato fin troppo e non è niente che non avrebbero potuto scoprire al riparo del quartier generale.

 È piuttosto da nulla ingannare e indurre Light a incoraggiare Amane ad aiutarli. Amane è semplice, facile da lusingare e ancora più facile da manipolare. Lei lo definisce un amico e poi si appiccica al braccio di Light e sorride a entrambi. Meno di dodici ore fa, Light si trovava inginocchiato davanti a L nello stesso punto in cui stanno adesso lui e Misa.

 L è francamente stupito che una ragazza stupida come Amane sia diventata il secondo Kira. Ciò che è persino più straordinario è che non ne ha ancora le prove. Forse è merito di Light o l’insipida personalità di Amane è solo una copertura, una maschera che nasconde una mente geniale capace di surclassare lui e Light.

 L ne dubita.

 Mandano Amane. Light si oppone, ma le sue contestazioni sono deboli, fiacche, patetiche. Se davvero non concordasse, potrebbe convincere Amane che è troppo rischioso. In realtà, Light è consapevole di ciò che va fatto per catturare Kira e la sua disapprovazione è soltanto simbolica.

Sei preoccupato per lei? gli domanda L più tardi. Light lo fissa male, i capelli negli occhi, un rosso sgradevole sulle gote. Ricordare a Light dell’esistenza di Misa mentre fanno sesso è piacevole a modo suo, sebbene sia un godimento di tipo non carnale. Ormai che si è abituato alla bellezza artificiale della ragazza, l’interesse che L ha nei suoi confronti è pari a quello che Light ha per lei. Poveretta.

 Light fa per ribattere, ma a L non importa e gli copre la bocca con la mano. In risposta Light emette un verso soffocato di protesta, tuttavia con la catena aggrovigliata intorno a loro non può spintonarlo via senza farsi male e dunque non reagisce.




Light usa il suo alias per parlare a Namikawa. È intimo in un modo bizzarro. L vorrebbe potersi abituare alla sensazione. Light ha la sua stessa intelligenza. È la prima persona che abbia mai incontrato in grado di seguire i suoi ragionamenti durante il processo del loro sviluppo. È la prima persona che abbia mai incontrato in grado di precederlo, di prendere le mezze idee fornitegli ed estrapolare da esse intuizioni con cui lavorare.

 Light eccelle nel fingersi L. Se Kira lo uccide, è probabile che sarà Light a ereditare il suo nome.

 Se Kira lo uccide, L sarà troppo morto per offendersi della sconfitta. E se acciuffa Kira, la vittoria apparterrà al genere umano. L non ha modo per trionfare.




Hanno un piano. Un piano impervio, infido, possibilmente letale. Matsuda sa che rischia di morire. E lo stesso vale per chi è alla sede della Sakura TV. Higuchi, però, è pericoloso e adesso ha il potere di uccidere conoscendo solo il volto della vittima e loro non hanno altra scelta se non fermarlo.

 Lo hanno messo con le spalle al muro. In ballo non c’è più la plausibilità della cattura di Higuchi, ma le vite che lui toglierà prima dell’arresto. L blocca Light contro la parete dell’elicottero e lo bacia con violenza e Light lo spinge via ed entra.




Gli shinigami

 Questo caso non poteva avere altri risvolti se non questo. Nient’altro avrebbe avuto senso, sebbene lo incupisca la nozione che degli esseri ultraterreni siano in controllo delle loro vite. Mostri invisibili, mostri capaci di ammazzare tracciando qualche tratto a penna.

 L si guarda le mani. Sono vuote. Si gira verso Light.

 Il quaderno è modesto, sottile e ordinario. Sono aggettivi che forse avrebbero potuto descrivere la vita condotta da uno studente universitario come Light prima che L gliela rovinasse.

 Light urla.

 La creatura che accompagna Higuchi è bizzarra. Ma la sua stranezza non giustifica le grida di Light. L lo fissa, congelato dall’orrore.

 Ha perso.

 Come è già capitato di frequente durante questo caso, L non ha le prove necessarie per dare validità alle sue teorie, e con molte probabilità d’ora in avanti gli presterà fede solamente Watari. Ma è con certezza assoluta che riflette che questo è l’ultimo tassello del piano di Light, che tutti i pezzi sono in posizione esattamente come prestabilito, e che la vittoria di Kira è totale e completa.

 E lui ha perso.

 Higuchi muore. L non se ne stupisce. Un secondo fa Light ha scarabocchiato qualcosa, segnandosi appunti riguardanti il quaderno, e Higuchi è caduto a terra.

 Vittoria schiacciante per Light. Vittoria schiacciante per Kira.

 L digrigna i denti e comincia a preparare un piano.




Quella notte scopa Light, fingendosi ubriaco di adrenalina e di trionfo. Anche Light finge, ed è un attore migliore. Ce l’abbiamo fatta dice. Abbiamo preso Kira, abbiamo vinto.

 L non risponde, conficca le unghie nei fianchi di Light, lo scruta mentre si dimena. Light ha un’aria irritata e L ripete il gesto, questa volta più forte.

 Prima a Light non infastidiva che L gli facesse del male. Gli piaceva e se ne vergognava. A L non importava. Ma ora Light ne è seccato. La sua maschera rimane intatta ma è più difficile mantenere una patina di perfezione quando sei disteso e le tue gambe circondano il busto di qualcuno.

 E detesta che L si ecciti facendogli del male. Umiliandolo. Detesta doverlo sopportare perché lo faceva anche prima, perché L non si accorga che qualcosa è cambiato. Solo che L se n’è già reso conto e i suoi sforzi sono futili. Si comportava crudelmente con Light, ma credeva che la sua crudeltà fosse rivolta a Kira.

 Be’, adesso Kira è qui.

 Copre gli occhi di Light e spinge, e Light emette un gemito strozzato. È un suono sgradevole. È l’unica volta in cui Light ha mostrato un lato brutto di sé, e L ne è il responsabile.




Non manca molto tempo. Non è più ammanettato a Light ed entrambi ora possono muoversi liberamente, e L non ha alcun dubbio che i suoi giorni sono contati. E se l’ultima cosa che farà in vita sarà palesare l’identità di Kira, così sia.

 E se non sarà l’ultima cosa, ben venga. Se sopravvive a questo caso e avrà l’occasione di indagare su altri, ne sarà felice. Ma questo continuerà a essere il suo traguardo più grande e importante. Niente potrà avvicinarsi, nemmeno alla lontana.

 Lo shinigami è inquietante. Le domande che gli pone non ottengono mai vere e proprie risposte, e la creatura sembra determinata a intralciarlo senza mai ricorrere a evidenti atti di sabotaggio. Nemmeno il resto della task force ha successo a parlargli.

 Nell’eventualità di morire, registra i suoi progressi in modo che siano inviati ai suoi successori. Nell’eventualità di morire, ordina a Watari di distruggere tutti i dati in loro possesso.

 L’unica cosa che gli rimane da fare è concentrarsi sul Death Note. Le istruzioni sono assurde, ritualistiche e arcaiche. Sono decorative e poco pratiche e forse, ma forse, una delle regole è falsa.

 Dunque è ovvio che la prossima mossa da compiere sia collaudare il quaderno. Gli altri protestano proprio come previsto, ma non hanno altra scelta. Devono scoprire come funziona. È la sola pista che hanno e Kira ha ricominciato a uccidere, e se non lo scovano presto l’intero mondo cadrà ai suoi piedi.

 Annuncia che lo testeranno e non ascolta le loro obiezioni.

 Si incammina nella pioggia.




L affonda il pollice nel piede di Light e non nasconde il fatto che gli piace fargli del male. Non ha mai tentato di nascondere il fatto che gli piace fare del male a Light.

È così triste. Tra poco dovremo dirci addio dice. Light gli lambisce la fronte con un asciugamano e strofina via l’acqua che gli gocciola dal viso. Non hanno mai fatto sesso da bagnati. L avrebbe voluto provare, almeno una volta.

 Kira non ha motivo per accarezzargli il volto con tanta gentilezza. Light per un istante ha un’espressione incerta, poi fa ricadere la sua mano a terra.

 Light è bellissimo e terribile, e L al confronto si sente come un gargoyle scolpito ai piedi della statua di un dio antico e iracondo. Affonda nuovamente il pollice e Light sibila, e l’immagine va in frantumi e Light torna a essere un bell’adolescente che si è trovato tra le mani un’arma di distruzione di massa.




L’allarme risuona nell’aria, e gli schermi si illuminano, informandoli dell’eliminazione di tutti i dati.

Watari grida L. Watari è morto. Gli altri urlano. Kira ha vinto, e tutti loro moriranno entro quaranta secondi. L si chiede se gli restassero altri preparativi da fare. Non ha dubbi che un giorno Kira verrà smascherato, ma fino ad allora Kira proseguirà la sua scalata come divinità e Light proseguirà la sua discesa nella follia.

 Il cuore di L smette di battere.

Sconfitto.

 Il sorriso di Light è orrendo.

   
 
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