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Autore: D a k o t a    22/08/2018    8 recensioni
Dopo la 3x15. Cosa sarebbe successo se Elena avesse voluto parlare personalmente con Elijah, dopo aver letto la sua lettera? Elejah.
Dal testo: “Ho letto la tua lettera, Elijah” ammette Elena, avanzando un passo verso l’uscio della porta della casa dell’Originale e rifiutando l’istinto suggeritole da ogni fibra del suo corpo – quello di sfuggire da quella casa, da quella vita, da Mystic Fall. Ma avrebbe perso sé stessa: avrebbe perso quello che la rendeva Elena Gilbert e non Katerina Petrova. Questo Elena non poteva permetterlo. “Non posso perdonarti, non sono pronta a farlo. Ma capisco quello che hai fatto, per quanto sbagliato fosse”
[Primo posto al contest "Once Upon A Time Contest" di Freeshane sul Forum di EFP]
[Elena/Elijah]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Elijah
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ogni volta che Elijah la vede, deve soffermarsi un momento sulle sue labbra che non si inarcano mai in un sorriso malizioso, sui suoi occhi che non tradiscono mai lussuria né quell’attaccamento viscerale alla vita che lei aveva, per capire che non è la sua – sua? Era mai stata sua? – Katerina.  Con i suoi capelli lunghi, liscissimi, castani, Elena lo guarda con l’aria compassionevole di sempre, e lui si trova a pensare a come, dopo quello che lui ha permesso di fare a Rebekah, dopo quello che la sua famiglia ha fatto, dopo che suo fratello ha reso Stefan uno squartatore, lei sia ancora davanti a lui. Mentre lo guarda, Elena si chiede quale universo di rimorsi, di ambizioni, di amori e di idee assurde e disperate si celino dietro gli occhi dell’uomo che ha davanti, che non ce la fa più a credere che la sua famiglia esista ancora solo perché serba il ricordo del fratellino da proteggere da un padre che gli riservava solo percosse e quello di una sorellina con gli occhioni grandi e un bisogno d’amore insaziabile. Mentre guarda Elena, non la vede davvero: vede Rebekah – il volto macchiato di sangue di un’adolescente bionda cresciuta troppo in fretta -, vede il fallimento che lo ha portato a servirsi dell’odio di sua sorella come se fosse un pugnale – erano davvero così diversi, lui e Niklaus? Elijah non lo sa e non gli interessa – e vede la sua incapacità nel proteggere entrambe, la sua Katerina ed Elena.
“Non dovresti essere qua” osserva Elijah ed avanza lentamente verso di lei. Può sentire il battito del suo cuore accelerare ed ogni battito in più della norma è come una stilettata nella sua reputazione da uomo d’onore, ormai macchiata. Ha paura. Ha paura di lui. Non smette mai, non smette mai, gli sembra di continuare a vivere con l’eterna consapevolezza di quella che è la sua colpa, una colpa che non può essere lavata via.
Elijah non sa che Elena ha letto la sua lettera e che in quell’ammissione di colpa, “Ho fatto cose orribili per proteggere ciò che amo più al mondo: la mia famiglia”, rivede sé stessa e ogni colpo scagliato contro il corpo dilaniato di Kol mentre prendeva fuoco. Ma avrebbe ucciso Jeremy. Non c’era altra scelta – Caroline, con la sua piega bionda perfetta e i suoi occhi azzurri sentenzianti, le avrebbe detto che c’era un’altra scelta, che c’era sempre un’altra scelta, ma non era Caroline quella che aveva visto Kol sfoderare i le fauci davanti a suo fratello.
“Ho letto la tua lettera, Elijah” ammette Elena, avanzando un passo verso l’uscio della porta della casa dell’Originale e rifiutando l’istinto suggeritole da ogni fibra del suo corpo – quello di sfuggire da quella casa, da quella vita, da Mystic Fall. Ma avrebbe perso sé stessa: avrebbe perso quello che la rendeva Elena Gilbert e non Katerina Petrova. Questo Elena non può permetterlo. “Non posso perdonarti, non sono pronta a farlo. Ma capisco quello che hai fatto, per quanto sbagliato fosse”
La voce di Elena gli rimbomba nelle orecchie come un colpo di cannone ed Elijah si allontana, quasi turbato dal come basti la sua sola presenza a farla sentire in trappola. A volte si permette di pensare a come sarebbe stato conoscere Elena quando era umano, se le cose non fossero andate come erano andate. A volte si permette di pensare ai momenti che avrebbero potuto avere, quando i fratelli Salvatore non erano ancora neanche nell’anticamera del cervello dei loro trisavoli. Chissà, magari si sarebbero tenuti per mano e avrebbero avuto una bambina con i capelli castani delle Doppelganger Petrova e il guizzo irrequieto dei Mikaelson negli occhi. Chissà, magari Niklaus, Rebekah e perfino Kol sarebbero andati da loro a cena a Natale ed Elijah le avrebbe baciato la bocca sotto il vischio, sorridendo. Chissà, magari, se non avessero fatto così tanti errori, se Stefan e Damon non ci fossero stati, se Klaus non avesse avuto bisogno di lei per spezzare la maledizione, se fossero stati alleati, se –
La strada di possibilità inesplorate che non avrebbero mai avuto l'opportunitá di concretizzarsi lo angoscia.  
 “Non ho mai chiesto il tuo perdono, Elena” afferma Elijah ed Elena sente un brivido percorrere la sua schiena fino alla radice dei capelli, mentre guarda i suoi occhi color inchiostro. Si chiede quanta morte, quanto dolore e quanta devastazione abbiano visto ed è contenta di non avere modo di quantificare, di darsi una spiegazione. La giovane dagli occhi color cioccolato tace, mentre osserva il doloroso coraggio del vampiro degli occhi neri, riconoscendo che quel fardello di dolore millenario che si portava dietro era qualcosa che non poteva ancora comprendere, non a pieno. Dicono che dal passato si possa scappare o imparare qualcosa, ma la verità è che spesso si soffre uguale; si cerca di raccapezzare gli errori che abbiamo fatto, senza accorgerci che li stiamo commettendo nuovamente. E’ un circolo vizioso, un girotondo estenuante. Solo in quel momento, mentre riflette, Elena nota la valigia appoggiata su una vecchia sedia a dondolo polverosa, in casa dell’uomo, e si chiede se stia andando via.
“Una volta mi hai raccontato di Katherine” lo sfida ancora Elena, avvicinandosi ulteriormente. Può sentire il respiro dell’Originale contro il suo. “Le hai detto che non credevi all’amore. Ecco, qualsiasi cosa significhi, quello che hai fatto oggi, l’hai fatto per amore”
L’angoscia sono quelle unghie strazianti che Elijah sente nel petto, quelle a cui non permette mai di venire fuori. La rabbia è un mostro acquattato nel suo stomaco: la sua rabbia è sempre così fredda e letale, come lo è lui. I sensi di colpa lo trascinano a fondo. Per quanto ancora potrà durare? Non ha saputo proteggere nessuno delle persone che amava – non i suoi fratelli, non Katerina, non Celeste, non Elena. Improvvisamente qualcosa lo colpisce e realizza: non è il vampirismo la vera maledizione, è il suo amore ad esserlo.
“Il mio amore uccide, Elena” la redarguisce il vampiro, mentre le sfiora la guancia. Per un attimo si sente fortunato, perché è l’unico a sfiorare quel volto da bambola di porcellana e ha quasi paura che si crepi sotto il suo tocco.
“Jenna è morta perché Klaus voleva punire me” afferma Elena, senza rompere il contatto visivo con il vampiro dagli occhi color inchiostro – per un attimo ha quasi paura di perdersi nelle storie di morte e di sangue custodite dietro gli ermetici occhi neri del vampiro. “Nessuno è totalmente innocente, Elijah.  Ma nessuno è solamente un mostro”
La sua voce melodiosa sembra quasi cullarlo, la sua empatia lo avvolge come un abbraccio, uno da cui è difficile emergere. E’ così vicina e non sembra mostrare alcuna paura, solo un’empatia gentile e sincera. Il suo cuore antico sembra per un momento riempirsi di una gratitudine nuova, capace di mettere a tacere quel senso di colpo e di impotenza – proprio lui, che era considerata una delle creature più potenti del mondo – che non poteva fare a meno di portarsi dietro, come un’ombra.
“Grazie, Elena” sussurra Elijah, mentre le sfiora la fronte con le labbra. Era tutto ciò che aveva bisogno di sentire. La luce della luna si riflette negli occhi cioccolato di Elena ed è una spettatrice silenziosa. Elijah sente qualcosa di strano dentro di lui contorcersi e pervaderlo di un calore nuovo, ma non può permettere ai suoi sentimenti di avere la meglio su di sé. Nel sorriso piccolo che inclina le labbra di Elena, Elijah rivede Katerina per un solo, lunghissimo istante. Ricorda di avere amato, troppe vite fa perché avesse ancora un qualsiasi significato. Aveva amato e aveva sofferto ed era per questo che aveva promesso che non avrebbe amato mai più. Eppure, mentre si perde nell’iride di Elena, che aveva il colore dell’autunno e delle cioccolate calde che avrebbero potuto bere insieme se le cose fossero state diverse - se loro fossero stati diversi -, Elijah capisce che era guardando quegli occhi che aveva ancora l’illusione che l’amore da qualche parte, in quello sventurato pianeta, esistesse. Il senso di colpa sembra per un momento dargli tregua e smettere di dargli la sensazione di aver stretto troppo la sua cravatta, dopo quella realizzazione.
“Per cosa, Elijah?” chiede Elena, mentre lui chiude gli occhi e le bacia la fronte e lei sembra irrigidirsi, perché capisce che è davvero l’ultima volta, adesso. Elijah pensa che potrebbe restare così per sempre, e quando lo pensa sa perfettamente che “per sempre” per un vampiro è un tempo molto lungo, ma non gli importa. Eppure, è proprio perché potrebbe restare così per sempre che la lascia andare. I pianeti dietro gli occhi di Elijah ad Elena sembrano ancora più distanti e irraggiungibili, come universi paralleli che non si incontreranno mai.
“Per avermi dato la possibilità di dirti addio” dice ed è tutto istinto, quando appoggia le sue labbra su quelle di Elena con l’urgenza disperata di chi si è innamorato, ancora una volta, di una donna che non potrà mai avere e che è come lui, senza mille anni di rancore alle spalle. Mentre la bacia, Elena pensa a come Elijah non sia Stefan, con la sua paura di accettare chi era davvero e il suo doverci fare i conti ogni giorno. Non è un bacio delicato, quasi vergognoso del modo in cui non potesse fare a meno di bramare il suo sangue prima ancora del suo corpo, non è un bacio di Stefan. Ma Elijah non è nemmeno Damon. Non è un bacio che tradisce un bisogno disperato d’amore e una forza ingestibile, quello. E’altro: baciare Elijah è riconoscersi in lui e allo stesso tempo accettare che c’erano cassetti, ripostigli pieni di dolore e morte che lei non avrebbe mai potuto aprire. E’ accettare che Elijah non sia un mistero, ma che il mistero sia dentro di Elijah.
“Dimenticherai di avermi incontrato oggi. Tornerai a casa, ti riposerai e penserai che tutto sia stato solo un sogno” Elijah la prende per le spalle, mentre la guarda negli occhi e le fa dimenticare quello che è appena successo. Non si chiede nemmeno per un istante se fosse ciò che Elena voleva, ma sa che il suo amore porta all’oscurità, alla morte. Lo sapeva e non poteva permetterlo.
 
(Quando Elena torna a casa si chiede come Elijah abbia fatto a non vedere il rametto di verbena che stringeva fra le mani e si permette di pensare a cosa sarebbe successo se Elijah non fosse stato il fratello del mostro che le aveva succhiato ogni goccia della sua vita dalla pelle, gustandosi il sibilo della linfa vitale che fuoriusciva dal corpo)

NDA
- Ho shippato Elejah con tutta me stessa e non me ne vergogno.
- Spero di non aver sfiorato l'OOC.

- Qualsiasi recensione è gradita. 
   
 
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