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Autore: Tenue    22/08/2018    3 recensioni
[Taekook] [AU]
Taehyung si ritrova in cura in una clinica psichiatrica a causa della sua eccessiva empatia, che lo porta ad immedesimarsi fin troppo in ogni persona gli stia accanto, specie nei momenti peggiori. Proprio per questa sua caratteristica che non riesce a controllare, cerca di stare il più solo possibile e soprattutto chiede esplicitamente di non avere compagni di stanza. Tuttavia un giorno si ritrova in camera un ragazzo che non riesce a parlare a causa di qualcosa che lo blocca e i medici vogliono che sia proprio Taehyung, vista la sua bravura nel comprendere le persone, ad aiutarli a capire cosa c'è che non va.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Taehyung guardava in silenzio fuori dalla finestra, con la fronte premuta contro il vetro freddo e il viso leggermente imbronciato. Osservava il piccolo cortile sfocato dalla leggera nebbia causata dal temporale e non faceva altro che pensare a quanto gli sarebbe piaciuto uscire e stare sotto alla pioggia anche solo per pochi istanti, giusto il tempo si sentire le gocce fredde percorrergli la pelle.
Tuttavia sapeva bene che non glielo avrebbero concesso tanto facilmente; la clinica psichiatrica dove era in cura non permetteva spesso l'accesso al cortile interno al di fuori degli orari previsti, e con quel temporale ogni speranza del ragazzo sfumava totalmente.Taehyung non ricordava esattamente da quanto tempo fosse lì, ma era probabilmente passato più di un anno.In ogni caso non era poi così male, a parte la noia.

Il ragazzo gonfiò le guance e sbuffò, mentre prendeva a disegnare dei piccoli cerchietti sulla finestra appannata. Accanto a lui, seduti sui divanetti, c'erano alcuni suoi compagni intenti a giocare a carte o a guardare la televisione. Dovevano avere all'incirca la sua età, anche se qualcuno di loro mostrava atteggiamenti ancora infantili. Alcuni ridacchiavano senza motivo ed altri lasciavano dondolare la testa da una parte all'altra, ma a questo Taehyung si era già abituato da tempo.

-In fila per le medicine!- sentì gridare dall'altra parte della stanza. Pian piano tutti si avvicinarono allo sportello dove un infermiere tutto sorridente distribuiva a ciascuno una o più pillole e si assicurava che le mandassero giù.
Quando arrivò il suo turno Tae ricambiò il sorriso -Buongiorno Hoseok.-
-Ciao Tae.- lo salutò allegro l'infermiere, dandogli in mano un piccolo bicchiere di plastica contenente due piccole pillole colorate.
-Sono diverse dal solito.- constatò Tae, aggrottando le sopracciglia.
-Già, visto che le altre erano inefficaci il dottor Park ha voluto provare con queste.- spiegò.
Tae mandò giù le pillole una dopo l'altra e poi aprì la bocca. Hoseok controllò che le avesse ingoiate e annuì -Okay Taehyung, puoi... Ah! Aspetta...-
Taehyung si bloccò e osservò l'infermiere che trafficava con alcuni fogli -Volevo dirti che c'è una buona notizia per te. Hai un nuovo compagno di stanza, è arrivato questa mattina!-
Taehyung rimase pietrificato. Si sforzò di sorridere e ringraziò Hoseok, per poi dirigersi verso camera sua.

“Non è possibile” continuava a ripetersi mentre imboccava il corridoio che portava all'ala maschile.
Non poteva avere un compagno di stanza, i medici erano stati i primi a concordare con lui su questo. A causa della sua empatia ed emotività molto più forti del normale non poteva permettersi una cosa del genere, per lui la solitudine era sempre stata la soluzione migliore.
Era stata proprio l'eccessiva empatia a farlo finire lì dentro.
Mentre camminava per i corridoi bianchi, ingrigiti dalla semi-oscurità portata dal temporale, non riusciva a smettere di pensare al suo ultimo compagno di stanza. Namjoon era stato il suo migliore amico da quando aveva messo piede in quella clinica, per loro era stato facile legare. Ma la salute mentale di Namjoon si aggravava in fretta e con lui, anche Tae sembrava risentire di quel peggioramento. Agli sbalzi d'umore si aggiunsero gli attacchi di panico e le crisi, che Taehyung subiva di riflesso, fino a quando Namjoon non si aprì un braccio con una lametta rubata.
Tae non si tagliò di conseguenza solo per poco, solo perchè alla fine venne a sapere che il suo amico si era ripreso e che più o meno stava bene. Nonostante fossero tornati amici, Namjoon capì quando Tae gli disse che non avrebbe più voluto avere un compagno di stanza.

Appena mise piede in camera sua, Taehyung notò subito che il letto accanto al suo, da tempo vuoto, era fastidiosamnete occupato da un borsone aperto e una tonnellata di vestiti. In piedi, intento a riempire il cassettone con le sue cose, c'era un ragazzino probabilmente poco più piccolo di lui, con degli scompigliati capelli nerissimi.
Accanto alla finestra invece, era appoggiato il dottor Park Jimin con le braccia incrociate al petto e il suo solito sorriso cordiale.
Per alcuni secondi nessuno fiatò. Il silenzio veniva rotto solamente dal picchiettare costante dalla pioggia sul vetro e dalle finestre che sbattevano in corridoio scosse dal vento.
Non appena il ragazzo si accorse di Taehyung si girò incuriosito, ma fu il dottor Park a prendere parola -Taehyung, so che avevamo concordato di non metterti più in stanza con nessuno, ma in questo particolare caso vorrei chiederti di fare un'eccezione.- Disse cautamente, avendo paura di spaventare il ragazzo.
-Non voglio che... finisca come l'ultima volta.- mormorò.
-Non succederà.- rispose tranquillamente il medico, mettendo le mani sulle spalle del ragazzo nuovo -Jungkook è un ragazzo senza particolari problemi, non ha crisi né attacchi di panico, e soprattutto non ha tendenze autolesioniste.- disse chiaramente, per rassicurarlo.
-Ma perchè..-
-Jungkook non parla.- spiegò schiettamente -e non a causa di un difetto fisico. Da qualche settimana si rifiuta di parlare, è come se qualcosa lo bloccasse, ma nessuno riesce a capire cosa. Inoltre non comunica in nessun altro modo, non scrive e non fa gesti. Perciò ci siamo chiesti se tu non fossi in grado di aiutarci a capire cosa c'è che non va in lui, vista la tua bravura nel comprendere subito gli altri.-
Taehyung respirò profondamente un paio di volte e guardò il suo nuovo compagno di stanza. Jungkook ricambiava il suo sguardo con aria impassibile, come se fosse abituato a sentire parlare di sè senza che nessuno facesse caso alla sua presenza. Tae vedeva la rassegnazione nei suoi occhi, come se volesse dire che nessuno era in grado di capirlo.
In quel momento Tae sentì ribollire qualcosa dentro di sé, provò un enorme tristezza verso quel ragazzino, sentì una morsa a livello dello stomaco e le lacime per poco non minacciarono di uscire. Improvvisamente gli mancò la forza di parlare e come se si fosse immedesimato in lui, sentì il bisogno di affetto, di calore umano. Quello che probabilmente nessuno dei due riceveva da tempo.
Non appena si riscosse, Taehyung fece uno dei suoi sorrisi più luminosi -Farò del mio meglio per esserti d'aiuto.- Cinguettò guardando Jungkook, il quale sembrò sorpreso di vedere qualcuno rivolgersi a lui.
Jimin sorrise di nuovo -Sapevo di poter contare su di te!- disse avvicinandosi e scompigliandogli i capelli, prima di lasciare la stanza.

Rimasti soli, Jungkook si infilò direttamente nel letto senza guardarlo e Taehyung sorrise tra sé e sé.
-Non posso farci niente.- esordì improvvisamente -E' più forte di me, mi piace aiutare gli altri anche se questo dopo mi fa del male.- Taehyung si avvicinò lentamente al letto di Jungkook, che lo osservava con metà viso nascosto dalle coperte. -Mi piace sfruttare la mia empatia per capire e aiutare gli altri. E inoltre... amo le sfide.-
Jungkook a quel punto lo fissò apertamente con i suoi occhi scuri e taglienti.
-Tu mi stai sfidando, stai dicendo “non puoi capire cosa mi blocca dal parlare e di certo non sarai mai in grado di aiutarmi”.-
Jungkook appariva sorpreso e quasi spaventato da quelle parole e Taehyung capì di aver fatto centro.
-Sono più bravo di quanto pensi e voglio aiutarti. Però... ti prego, ti prego...- aggiunse sedendosi sul suo letto e chinandosi di poco su di lui -Non farti venire nessun attacco di panico.-

  
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