Remind you
★Questa
storia partecipa al “Living Mars” a cura di
Fanwriter.it!
★
Numero
Parole: 1546
★ Prompt/Traccia:2. A e B fanno parte della prima
squadra esplorativa di Marte.
Adam
si stese sul suo letto, senza coprirsi con le coperte, solo con una
canotta e la biancheria.
Si
era tolto gli occhiali e li aveva posti delicatamente sul comodino
prima di girarsi di lato, andando a fissare il muro.
Shiro
era vivo.
A detta di Sam era vivo.
Era vivo e stava
bene.
Era vivo ed era perso
nello spazio a combattere una guerra antica di diecimila anni.
Era
vivo ed era praticamente solo.
Era vivo,
nello spazio, per la prima volta senza di lui.
Si
guardò il dorso della mano sinistra, portava al dito una
piccola
fede dorata. Quella che avrebbe dovuto indossare per la prima volta
al matrimonio che non avvenne mai.
La indossava come un monito
da quando era stata annunciata la morte di Shiro: monito a non
innamorarsi più, per non soffrire come aveva sofferto per
lui.
La
sfilò e guardò nella parte interna una piccola
striscia aranciata:
pietra di Marte.
Anche su quella di Shiro c'era una piccola
linea di quella pietra
Ricordava perfettamente come se l'erano
procurata ed il significato che aveva per loro.
Era
la sua seconda missione nello spazio ma era la prima che faceva con
Takashi, appena ventenne.
Marte.
Era la prima
missione con umani su Marte mai organizzata.
Aveva già
intravisto Takashi alla Garrison ed avevano scambiato qualche parola
però solo durante la preparazione per la missione aveva
iniziato a
parlargli davvero.
Era un bravo ragazzo, pieno di speranze, di
sogni e di aspettative. Ambiva allo spazio, alle stelle, guardava
sempre con aria sognante il cielo.
Adam ricordava chiaramente il rossore che imporporava appena le guance pallide del giovane, i capelli ribelli del vaporoso ciuffo che gli cadevano sul viso, rischiando di coprire quegli occhi che si riempivano di luce appena alzava un po’ il viso verso il cielo.
Il
primo mese si parlarono per conoscersi durante le pause ed i pasti,
in maniera poco invasiva, per prepararsi ad una pacifica convivenza
spaziale di sedici mesi.
Il secondo ed il
terzo mese avevano iniziato a parlasi di più, di cose
più intime e
personali.
Adam
ricordava ancora con imbarazzo quando sul tetto della Garrison gli
parlò della sua famiglia e del perché non era
più il benvenuto fra
loro. Però ricordava anche il sollievo che provò
quando Takashi,
stoico e tradizionale ragazzo giapponese, dalla rigida
moralità, lo
guardò e con un’alzata di spalle disse “Non
è importante”.
Non
era importante la sua sessualità per Takashi, non era
importante per
la loro missione, non era importante per la loro amicizia.
Ricordava
che era estremamente stressato per gli allenamenti, e ricordava come
Takashi, di nascosto, lasciava davanti alla porta della sua stanza
una tazza di tè con un bigliettino dove scriveva
“questo è il tè
che fa mia nonna, aiuta a riposarsi e rilassarsi, ho notato che eri
teso oggi ;)”.
Quel
piccolo gesto insignificante lo faceva stare bene, lo faceva
sentire…
amato in una maniera innocente, fraterna. Un giorno lo
incrociò nel
corridoio con in mano una tazza fumante ed un bigliettino.
"Shirogane,
fammi indovinare, è per me" disse sorridendo.
"Perspicace
Wright" rispose Takashi tendendogli la tazza.
"Mh,
quando torneremo sulla Terra,
dopo la missione, devi
insegnarmi a farlo" disse mentre prendeva dalla tasca dei
pantaloni la tessera per aprire la camera, prendendo la tazza dalle
mani del giapponese solo quando la porta fu aperta.
"Ti
piace allora" disse Takashi mentre si portava il ciuffo
all’indietro con un veloce gesto della mano.
"No,
lo butto sempre nel lavandino" scherzò Adam, Takashi
però non
colse il tono scherzoso e lo guardò con gli occhi sbarrati,
come un
cane bastonato.
Adam a quel punto iniziò a ridere, quasi
imbarazzato da quella reazione.
"Entra, stavo
scherzando" disse scuotendo il capo, mentre poggiava il tè
sul
tavolo.
Takashi allora rilassò le spalle ed
entrò,
lasciandosi sfuggire una leggera risata. Divisero il tè quel
giorno,
inzuppandovi dei vecchi biscotti alle mandorle che Adam aveva in
camera.
Gli ultimi quattro mesi di allenamento furono difficili e intensivi. Non si ebbero problemi rilevanti, qualche scaramuccia fra compagni di tanto in tanto, ma niente che avrebbe potuto compromettere la missione.
Ricordava il giorno della partenza lui e Takashi, fianco a fianco, con gli altri componenti della squadra esplorativa, eccitati come dovevano essere, decenni e decenni prima, gli astronauti dell’Apollo 12 diretti sulla Luna.
Ricordava come, una volta salpati, Shiro aveva lanciato un urlo eccitato ed aveva iniziato a ridere come mai aveva riso prima e ricordava come la sua risata fu contagiosa, raggiungendo tutto l’equipaggio, Adam compreso, una risata di gioia, di soddisfazione.
Il
tempo per raggiungere Marte sarebbe stato lungo, lunghissimo, e lo
fu.
Adam e Takashi si davano il cambio per il pilotaggio ogni
dieci ore, non parlavano quasi mai, non potevano distrarsi troppo
l’un altro per il bene della missione però
ciò non impedì loro
di scambiarsi qualche parola quando si davano il cambio. Nessuno dei
due riusciva a dormire per bene durante il tempo di pausa
perciò,
per qualche ora, l’uno vegliava l’altro. Il viaggio
fino a Marte
proseguì nel migliore dei modi, non incontrarono piogge di
meteoriti
o detriti come temevano.
Atterrarono dopo sei mesi su Marte, non fu nessuno di loro due il primo a mettere piede su quel pianeta, fu il più anziano della spedizione: lo scienziato Sam Holt.
Erano un gruppo di cinque persone in tutto e, dopo essersi accertanti che le condizioni della navicella fossero buone, iniziarono a piantare nel terreno aranciato degli estrattori per prendere dei campioni di terreno da varie profondità.
I giorni erano poco più lunghi di quelli terrestri perciò i ritmi erano praticamente identici a quelli cui erano abituati ma avere sempre indosso la tuta spaziale era stressante e camminare tutto il giorno a piantare estrattori in giro alla ricerca di forme di vita superiori a quelle monocellulari.
Una di quelle notti non riusciva a dormire, evidentemente nemmeno Takashi poiché andò a bussare alla porta del suo posto letto "le camere"letti delle astronavi erano piuttosto strette". Quando aprì la porta c’era Takashi con il casco sotto braccio, sorridente.
"Dormivi?"
chiese il ragazzo.
"No, e se avessi dormito stai
certo che non avrei aperto" disse mentre prendeva i suoi
occhiali.
"Usciamo? Voglio vedere le stelle"
disse Takashi indicando dietro di sé.
Adam pensò
seriamente di dirgli di no ma una strana sensazione che
provò allo
stomaco gli fece rispondere di sì.
Takashi
allora indietreggiò per farlo uscire. Adam
recuperò il suo casco e
lo indossò uscendo poi assieme al ragazzo più
giovane.
Non
andarono lontano dalla navicella, fecero qualche metro fino ad una
piccola altura dove si sedettero.
In silenzio guardavano le
stelle, vicini, con le spalle che quasi sfioravano.
Adam dopo un
po' abbassò lo sguardo e guardò il viso di
Takashi che coperto dal
casco aveva una buffa tonalità arancione che si confondeva
quasi con
il terreno di Marte.
Si ritrovò a guardare attentamente ogni
dettaglio visibile, i lunghi e grandi occhi a mandorla, il naso
dritto, le labbra sottili.
Ricordava la vergogna che provò quando Takashi si voltò e vide che lo stava fissando. Adam distolse lo sguardo ed arrossì appena, sperando che il rossore non si notasse dietro il casco.
Ricordava lo stupore ed il cuore in gola quando Takashi mise la mano sulla sua, intrecciando dolcemente le loro dita coperte dai guanti della tuta. Puntò lo sguardo sulle loro mani e poi su Takashi che ampliò appena un dolce sorriso, guardandolo negli occhi per poi tornare a guardare le stelle. Adam sorrise e anche lui tornò a guardarle, senza allontanare la mano.
Dopo un po’ Takashi si alzò, senza lasciargli la mano, facendo alzare anche Adam che lo guardò sorridendo con un sopracciglio alzato. Takashi teneva l’altra mano dietro la schiena e quasi subito la mise davanti a sé rivelando sul palmo una piccola pietra.
"Quando
torneremo sulla Terra vorrei che durante il periodo di ferie venissi
in Giappone con me, penso ti potrebbe piacere" disse tendendo la
pietra verso Adam.
"Sì, sì mi piacerebbe andarci con te"
mormorò prendendo la pietra dalla mano di Takashi, alzandola
poi
come se fosse un calice di vino.
"Forse è il caso di
tornare dentro" continuò, riabbassando la pietra mentre
l’altro
ragazzo annuiva sorridente.
"Hai ragione" disse,
iniziando a camminare verso la navetta,mano nella mano con Adam.
Una
volta dentro la navetta lasciarono le loro mani e si tolsero i
caschi. Senza dire nulla Takashi gli si avvicinò e gli
lasciò un
piccolo bacio sulla guancia.
"Buonanotte" mormorò
sorridendo.
"Buonanotte" disse a sua volta Adam,
accarezzandosi la guancia baciata, osservando Takashi che,
silenzioso, rientrava nella sua stanzetta, salutandolo con un gesto
della mano.
Guardò di nuovo la pietra e sorrise, trovandola
così bella.
Quella pietra era stato il primo regalo di Takashi, fatto il primo giorno in cui si erano silenziosamente detti di piacersi per quello avevano deciso che nelle loro fedi ci sarebbe dovuta essere.
Ripensare
a quel giorno gli fece salire un groppo in gola. Allora Adam
serrò
gli occhi e gettò la fede sul suo comodino, si
coprì la testa con
la coperta cercando di dormire, cercando di non piangere, cercando
di non pensare a Takashi.
Il giorno seguente sarebbe stato duro,
con tutte le preparazioni anti-galra, non poteva permettersi di
essere stanco.
Non
doveva permettersi di
essere stanco
Per
la Garrison.
Per la Terra.
Per Takashi
N.d.a:
Salve
a tutti!
VI PREGO DI LASCIARMI UNA RECENSIONE, ANCHE PICCOLA PICCOLA VA BENE. È MOLTO IMPORTANTE PER ME.
Comunque
Sono
decisamente masochista e perciò SI SCRIVE QUALCOSA SULLA
SHADAM, AH
CHE BELLO.
(No,
non è vero, torno a piangere. Loro due si meritavano di
meglio).
Voi
come avete reagito alla settima stagione?
Io personalmente ho
alternato urletti di gioia e lamenti di dolore (AH, CHE BELLE LE
IPERBOLI).
Ammetto
che avrei gradito vedere più Adam, un paio di espressioni
facciali
tipo “Shiro è vivo” * Faccia sorpresa di
Adam *.
Mi sarebbe
bastato un “gasp”.
MA
VABBS. Più spazio per le headcanon???
A
proposito di headcanon! Il fatto di Shiro che gli insegna a fare il
tè è uno dei miei hihihi (So che quello nella
clip sul flashback di
Shiro sembra caffè ma… per me è
tè nero **corpirazioni quelle
verissime**)
Mi
è piaciuto scrivere questa storia per il contest di
Fanwriter.it!
Questo prompt urlava Shadm da tutti i pori e… non ho potuto
non
seguire la voce dell’ispirazione(?).
Spero
mi lascerete una recensione, mi farebbe molto piacere sapere cosa
pensate di questa storia! (E se secondo voi c’ho preso sul
carattere di Adam? * winkwink *)
Alla
prossima storia!
-nihil