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Autore: nihil_chan    24/08/2018    2 recensioni
Come si sono conosciuti Shiro e Adam?
Come è nato il loro amore?
Dove? Sulla Terra? Sulla Luna? O forse su Marte?
Questa storia partecipa al "Living Mars" a cura di Fanwriter.it!
Prompt/Traccia: 2 A e B fanno parte della prima squadra esplorativa di Marte
[SHADAM]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Takashi Shirogane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa storia partecipa al “Living Mars” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 1546
★ Prompt/Traccia:2. A e B fanno parte della prima squadra esplorativa di Marte.



Adam si stese sul suo letto, senza coprirsi con le coperte, solo con una canotta e la biancheria.
Si era tolto gli occhiali e li aveva posti delicatamente sul comodino prima di girarsi di lato, andando a fissare il muro.
Shiro era vivo.
A detta di Sam era vivo.
Era vivo e stava bene.
Era vivo ed era perso nello spazio a combattere una guerra antica di diecimila anni.
Era vivo ed era praticamente solo.
Era vivo, nello spazio, per la prima volta senza di lui.

Si guardò il dorso della mano sinistra, portava al dito una piccola fede dorata. Quella che avrebbe dovuto indossare per la prima volta al matrimonio che non avvenne mai.
La indossava come un monito da quando era stata annunciata la morte di Shiro: monito a non innamorarsi più, per non soffrire come aveva sofferto per lui.
La sfilò e guardò nella parte interna una piccola striscia aranciata: pietra di Marte.
Anche su quella di Shiro c'era una piccola linea di quella pietra
Ricordava perfettamente come se l'erano procurata ed il significato che aveva per loro.
Era la sua seconda missione nello spazio ma era la prima che faceva con Takashi, appena ventenne.
Marte.
Era la prima missione con umani su Marte mai organizzata.
Aveva già intravisto Takashi alla Garrison ed avevano scambiato qualche parola però solo durante la preparazione per la missione aveva iniziato a parlargli davvero.
Era un bravo ragazzo, pieno di speranze, di sogni e di aspettative. Ambiva allo spazio, alle stelle, guardava sempre con aria sognante il cielo.

Adam ricordava chiaramente il rossore che imporporava appena le guance pallide del giovane, i capelli ribelli del vaporoso ciuffo che gli cadevano sul viso, rischiando di coprire quegli occhi che si riempivano di luce appena alzava un po’ il viso verso il cielo.

Il primo mese si parlarono per conoscersi durante le pause ed i pasti, in maniera poco invasiva, per prepararsi ad una pacifica convivenza spaziale di sedici mesi.
Il secondo ed il terzo mese avevano iniziato a parlasi di più, di cose più intime e personali.

Adam ricordava ancora con imbarazzo quando sul tetto della Garrison gli parlò della sua famiglia e del perché non era più il benvenuto fra loro. Però ricordava anche il sollievo che provò quando Takashi, stoico e tradizionale ragazzo giapponese, dalla rigida moralità, lo guardò e con un’alzata di spalle disse “Non è importante”.
Non era importante la sua sessualità per Takashi, non era importante per la loro missione, non era importante per la loro amicizia.

Ricordava che era estremamente stressato per gli allenamenti, e ricordava come Takashi, di nascosto, lasciava davanti alla porta della sua stanza una tazza di tè con un bigliettino dove scriveva “questo è il tè che fa mia nonna, aiuta a riposarsi e rilassarsi, ho notato che eri teso oggi ;)”.
Quel piccolo gesto insignificante lo faceva stare bene, lo faceva sentire… amato in una maniera innocente, fraterna. Un giorno lo incrociò nel corridoio con in mano una tazza fumante ed un bigliettino.

"Shirogane, fammi indovinare, è per me" disse sorridendo.
"Perspicace Wright" rispose Takashi tendendogli la tazza.
"Mh, quando torneremo sulla Terra, dopo la missione, devi insegnarmi a farlo" disse mentre prendeva dalla tasca dei pantaloni la tessera per aprire la camera, prendendo la tazza dalle mani del giapponese solo quando la porta fu aperta.
"Ti piace allora" disse Takashi mentre si portava il ciuffo all’indietro con un veloce gesto della mano.
"No, lo butto sempre nel lavandino" scherzò Adam, Takashi però non colse il tono scherzoso e lo guardò con gli occhi sbarrati, come un cane bastonato.
Adam a quel punto iniziò a ridere, quasi imbarazzato da quella reazione.
"Entra, stavo scherzando" disse scuotendo il capo, mentre poggiava il tè sul tavolo.
Takashi allora rilassò le spalle ed entrò, lasciandosi sfuggire una leggera risata. Divisero il tè quel giorno, inzuppandovi dei vecchi biscotti alle mandorle che Adam aveva in camera.

Gli ultimi quattro mesi di allenamento furono difficili e intensivi. Non si ebbero problemi rilevanti, qualche scaramuccia fra compagni di tanto in tanto, ma niente che avrebbe potuto compromettere la missione.

Ricordava il giorno della partenza lui e Takashi, fianco a fianco, con gli altri componenti della squadra esplorativa, eccitati come dovevano essere, decenni e decenni prima, gli astronauti dell’Apollo 12 diretti sulla Luna.

Ricordava come, una volta salpati, Shiro aveva lanciato un urlo eccitato ed aveva iniziato a ridere come mai aveva riso prima e ricordava come la sua risata fu contagiosa, raggiungendo tutto l’equipaggio, Adam compreso, una risata di gioia, di soddisfazione.

Il tempo per raggiungere Marte sarebbe stato lungo, lunghissimo, e lo fu.
Adam e Takashi si davano il cambio per il pilotaggio ogni dieci ore, non parlavano quasi mai, non potevano distrarsi troppo l’un altro per il bene della missione però ciò non impedì loro di scambiarsi qualche parola quando si davano il cambio. Nessuno dei due riusciva a dormire per bene durante il tempo di pausa perciò, per qualche ora, l’uno vegliava l’altro. Il viaggio fino a Marte proseguì nel migliore dei modi, non incontrarono piogge di meteoriti o detriti come temevano.

Atterrarono dopo sei mesi su Marte, non fu nessuno di loro due il primo a mettere piede su quel pianeta, fu il più anziano della spedizione: lo scienziato Sam Holt.

Erano un gruppo di cinque persone in tutto e, dopo essersi accertanti che le condizioni della navicella fossero buone, iniziarono a piantare nel terreno aranciato degli estrattori per prendere dei campioni di terreno da varie profondità.

I giorni erano poco più lunghi di quelli terrestri perciò i ritmi erano praticamente identici a quelli cui erano abituati ma avere sempre indosso la tuta spaziale era stressante e camminare tutto il giorno a piantare estrattori in giro alla ricerca di forme di vita superiori a quelle monocellulari.

Una di quelle notti non riusciva a dormire, evidentemente nemmeno Takashi poiché andò a bussare alla porta del suo posto letto "le camere"letti delle astronavi erano piuttosto strette". Quando aprì la porta c’era Takashi con il casco sotto braccio, sorridente.

"Dormivi?" chiese il ragazzo.
"No, e se avessi dormito stai certo che non avrei aperto" disse mentre prendeva i suoi occhiali.
"Usciamo? Voglio vedere le stelle" disse Takashi indicando dietro di sé.
Adam pensò seriamente di dirgli di no ma una strana sensazione che provò allo stomaco gli fece rispondere di sì.

Takashi allora indietreggiò per farlo uscire. Adam recuperò il suo casco e lo indossò uscendo poi assieme al ragazzo più giovane.
Non andarono lontano dalla navicella, fecero qualche metro fino ad una piccola altura dove si sedettero.
In silenzio guardavano le stelle, vicini, con le spalle che quasi sfioravano.
Adam dopo un po' abbassò lo sguardo e guardò il viso di Takashi che coperto dal casco aveva una buffa tonalità arancione che si confondeva quasi con il terreno di Marte.
Si ritrovò a guardare attentamente ogni dettaglio visibile, i lunghi e grandi occhi a mandorla, il naso dritto, le labbra sottili.

Ricordava la vergogna che provò quando Takashi si voltò e vide che lo stava fissando. Adam distolse lo sguardo ed arrossì appena, sperando che il rossore non si notasse dietro il casco.

Ricordava lo stupore ed il cuore in gola quando Takashi mise la mano sulla sua, intrecciando dolcemente le loro dita coperte dai guanti della tuta. Puntò lo sguardo sulle loro mani e poi su Takashi che ampliò appena un dolce sorriso, guardandolo negli occhi per poi tornare a guardare le stelle. Adam sorrise e anche lui tornò a guardarle, senza allontanare la mano.

Dopo un po’ Takashi si alzò, senza lasciargli la mano, facendo alzare anche Adam che lo guardò sorridendo con un sopracciglio alzato. Takashi teneva l’altra mano dietro la schiena e quasi subito la mise davanti a sé rivelando sul palmo una piccola pietra.

"Quando torneremo sulla Terra vorrei che durante il periodo di ferie venissi in Giappone con me, penso ti potrebbe piacere" disse tendendo la pietra verso Adam.
"Sì, sì mi piacerebbe andarci con te" mormorò prendendo la pietra dalla mano di Takashi, alzandola poi come se fosse un calice di vino.
"Forse è il caso di tornare dentro" continuò, riabbassando la pietra mentre l’altro ragazzo annuiva sorridente.
"Hai ragione" disse, iniziando a camminare verso la navetta,mano nella mano con Adam.
Una volta dentro la navetta lasciarono le loro mani e si tolsero i caschi. Senza dire nulla Takashi gli si avvicinò e gli lasciò un piccolo bacio sulla guancia.
"Buonanotte" mormorò sorridendo.
"Buonanotte" disse a sua volta Adam, accarezzandosi la guancia baciata, osservando Takashi che, silenzioso, rientrava nella sua stanzetta, salutandolo con un gesto della mano.
Guardò di nuovo la pietra e sorrise, trovandola così bella.





Quella pietra era stato il primo regalo di Takashi, fatto il primo giorno in cui si erano silenziosamente detti di piacersi per quello avevano deciso che nelle loro fedi ci sarebbe dovuta essere.


Ripensare a quel giorno gli fece salire un groppo in gola. Allora Adam serrò gli occhi e gettò la fede sul suo comodino, si coprì la testa con la coperta cercando di dormire, cercando di non piangere, cercando di non pensare a Takashi.
Il giorno seguente sarebbe stato duro, con tutte le preparazioni anti-galra, non poteva permettersi di essere stanco.


Non doveva permettersi di essere stanco

Per la Garrison.
Per la Terra.
Per Takashi




N.d.a:

Salve a tutti!
VI PREGO DI LASCIARMI UNA RECENSIONE, ANCHE PICCOLA PICCOLA VA BENE. È MOLTO IMPORTANTE PER ME.
Comunque
Sono decisamente masochista e perciò SI SCRIVE QUALCOSA SULLA SHADAM, AH CHE BELLO.
(No, non è vero, torno a piangere. Loro due si meritavano di meglio).
Voi come avete reagito alla settima stagione?
Io personalmente ho alternato urletti di gioia e lamenti di dolore (AH, CHE BELLE LE IPERBOLI).
Ammetto che avrei gradito vedere più Adam, un paio di espressioni facciali tipo “Shiro è vivo” * Faccia sorpresa di Adam *.
Mi sarebbe bastato un “gasp”.
MA VABBS. Più spazio per le headcanon???
A proposito di headcanon! Il fatto di Shiro che gli insegna a fare il tè è uno dei miei hihihi (So che quello nella clip sul flashback di Shiro sembra caffè ma… per me è tè nero **corpirazioni quelle verissime**)
Mi è piaciuto scrivere questa storia per il contest di Fanwriter.it! Questo prompt urlava Shadm da tutti i pori e… non ho potuto non seguire la voce dell’ispirazione(?).
Spero mi lascerete una recensione, mi farebbe molto piacere sapere cosa pensate di questa storia! (E se secondo voi c’ho preso sul carattere di Adam? * winkwink *)
Alla prossima storia!
-nihil

   
 
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