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Autore: irewolfsoul    24/08/2018    0 recensioni
Thomas siede in un bar, una tazza di caffè sul tavolo e il libro di matematica davanti agli occhi, intento a prepararsi per l'esame del giorno seguente. Tuttavia è distratto da qualcosa: sente lo sguardo del ragazzo biondo che sta dall'altra parte della sala sulla propria pelle, come un pizzicorio curioso. Chi è, perché lo fissa in quel modo? Presto, la voglia di conoscerlo avrà la meglio...
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt/Thomas, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Just Kids In Love'
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Thomas si affrettava lungo il marciapiede mentre la pioggia cadeva sempre più fitta dal cupo cielo nuvoloso, usando il proprio zaino come ombrello di fortuna. Scorse l'insegna di un bar sulla destra e colse l'occasione per ripararsi, entrando col fiato corto e accaldato dalla corsa.
Ordinò rapidamente un caffè, prese posto in un tavolino sul fondo del bar ed estrasse un libro dallo zaino. Doveva arrivare a casa e studiare per un esame, contava di avere l'intero pomeriggio a disposizione, ma l'improvviso temporale aveva sgretolato i suoi piani.
Così si immerse nella lettura del capitolo "Uso delle Tavole Logaritmiche", cercando di memorizzare più informazioni possibili, quando una voce sconosciuta attirò inspiegabilmente la sua attenzione. Si voltò verso la vetrata del caffè e vide un ragazzo poco più grande di lui sedersi ad un tavolo con una ragazza. Con la luce che lo colpiva da dietro, sembrava una creatura divina.
"Thomas, ma che dici!" pensò e tornò a concentrarsi sui libri, però la sua testa era altrove: chi era quel tipo? E perché aveva provato una strana sensazione quando l'aveva visto? Si girò ancora e notò che il tipo stava guardando nella sua direzione; percepì il proprio cuore cominciare a correre all'impazzata e le mani tremare.

 
×××
I saw you on a Sunday in a cafe
And all you did was look my way
And my heart started to race
And my hands started to shake, yeah
×××

 
Nonostante lo strano sentimento, si impose di continuare a studiare e lo ignorò per un po'. Il fatto che quello sconosciuto portasse la felpa del suo stesso college, in qualche angolo remoto del suo essere, lo fece sentire sollevato.
Infatti, nei giorni successivi, andò in giro tra i suoi amici a chiedere in modo non troppo esplicito del ragazzo dai capelli ramati; scoprì che si chiamava Newt e che frequentava l'ultimo anno.
Un giorno lo incrociò non troppo per caso in corridoio, ma fu lui il primo a parlare: «Ciao» disse semplicemente, camminando svelto con le sue gambe lunghe.
«Ciao» rispose Thomas, nervoso «Tu sei Newt, giusto?»
«Giustissimo» sorrise divertito «E tu sei Thomas»
«Come... Come conosci, insomma, come conosci il mio nome?» farfugliò l'altro.
Newt fece spallucce, parendo noncurante: «Boh, ho chiesto in giro» e l'adrenalina di Thomas schizzò per aria, così come il suo cuore. Aveva davvero chiesto di lui? Si riscosse dal pensiero.
«Ti ho visto che mi fissavi, quel giorno al bar»
«Ah, sì» annuì l'altro «Ti ha dato fastidio?» chiese con una punta di sfida.
«Ehm, no... No, assolutamente, perché?» replicò Thomas, scuotendo energicamente il capo.
«Niente, meglio così» ma il trillo della campanella frenò la conversazione «Ti lascio andare, non voglio che tu faccia tardi a lezione per colpa mia. Ci si vede in giro, allora» gli posò una mano sulla spalla e sorrise, poi si voltò e corse via.
«Ci si vede» mormorò il ragazzo mentre il biondo si allontanava in fretta, sentendo ancora il peso piacevole delle sue dita sul proprio dorso.

 
×××
I heard you asked about me through a friend
And my adrenaline kicked in
'Cause I've been askin' 'bout you too
And now we're right here in this room
×××

 
I due ebbero modo di conoscersi meglio e uscire al parco qualche volta; poi, un giorno, Newt chiese a Thomas ripetizioni di matematica, visto che andava decisamente peggio di lui nonostante fosse più grande, e gli propose di venire a casa sua. L'altro accettò volentieri, ma a neanche due isolati dalla meta esplose un temporale da scenario apocalittico e dovettero farsi tutta la strada rimanente di corsa, sotto la pioggia pesante, ridendo come due bambini.
«Merda, sono fradicio!» fece Thomas, superando la soglia dopo l'amico.
«Tranquillo» Newt sollevò una mano mentre si avviava in camera «Ti presto dei vestiti asciutti, vieni» con un gesto teatrale, gli mostrò l'angusta stanza dove il letto matrimoniale con cuscini color crema occupava metà dello spazio.
«No, ma dai, non ce n'è...» in quell' istante, il biondo si sfilò la felpa grigia e bagnata «...bisogno» tossicchiò il minore, tentando di mantenere un contegno e guardare altrove, ma il suo sguardo finì per spostarsi solo un poco più in su, cadendo negli occhi del compagno.
«Tommy, ci sei?» Newt gli passò una mano davanti al viso, un sorrisetto che gli animava le labbra «Levati la maglia, dai, che la metto ad asciugare» e l'altro obbedì, sentendo lo sguardo dell'amico sulla propria figura.
Dopo pochi minuti si spostarono in cucina e apparecchiarono la tavola con decine di libri e quaderni, le penne sparse ovunque, dandosi da fare per risolvere gli esercizi. Thomas rimase tutto il tempo ad osservare Newt: la linea delicata del suo collo, il suo profilo dai tratti curiosamente fanciulleschi, i suoi occhi color miele e i suoi capelli vagamente rossi. Perché lo attirava tanto? Perché lui, perché un ragazzo? Un mare di emozioni gli si agitava dentro e, per un attimo, provò l'impulso irrefrenabile di baciarlo, concentrato com'era sul calcolo da eseguire.
«Non riesci proprio a smettere, eh, Fagio?» ridacchiò il biondo, strappando l'amico dai suoi pensieri piacevoli e scatenando in lui una reazione di improvvisa inquietudine.
«Smettere cosa?» domandò più nervoso che mai, avvicinando la propria sedia al tavolo.
«Scarabocchiare robe» rispose indicando la pagina imbrattata di disegnini privi di senso. Thomas tirò un sospiro di sollievo e rise spiegando che non si era nemmeno accorto di averlo fatto.
Dopo un'estenuante sfilza di esercizi che Newt avrebbe già dovuto saper fare, ma non aveva neanche idea di dove partire, i due tornarono in camera chiacchierando.

×××
We walked in the rain
A couple blocks to your apartment
You told me to come inside
Caught me staring in your eyes
And I'm not usually like this
But I like what you're doing to me
Ah, what you're doing to me
×××

 
«Conosci i Pink Floyd, vero?» fece Newt, frugando sulla mensola alla ricerca di un CD, che trovò e inserì nel lettore collegato all'impianto stereo.
«Sì, sono bravi, ma non li ascolto spesso» Thomas fece spallucce, arricciando il naso.
Il biondo si voltò a guardarlo, esterrefatto: «Tommy, ti perdi una delle cose più importanti della vita, ne sei consapevole?»
«Insomma, sì, cioè...» balbettò mentre l'altro sceglieva accuratamente la canzone «Preferisco il rap»
«Molto bene, allora questa sarà la tua sessione di cura» rise «Questa è la mia preferita: Comfortably Numb» e le note del brano accesero la stanza.

×××
I get a little bit nervous around you
Get a little bit stressed out when I think about you
Get a little excited
Baby, when I think about you, yeah
Talk a little too much around you
Get a little self-conscious when I think about you
Get a little excited
Baby, when I think about you, yeah
×××

 
Il più grande si sedette sul letto accanto a Thomas, muovendo la testa a ritmo di musica; il castano lo osservò di nuovo e si perse. Davvero non riusciva a comprendere come potesse essere così attratto da lui. Era partita come una semplice curiosità, finendo per diventare una vera e propria cotta coi fiocchi.
E lì, con quella musica cullante, con l'immagine di Newt mezzo nudo che si sovrapponeva a quella reale, con nessun freno sulle proprie emozioni, si sorprese a mormorare: «Posso baciarti?»
Il più grande smise di ondeggiare a destra e a manca e piantò i propri occhi in quelli di Thomas che arrossiva violentemente e che in quel momento desiderava essere sepolto vivo.
«Cosa?» aggrottò le sopracciglia.
«N-Newt, io...» farfugliò il minore, sbattendo più volte le palpebre «È meglio... È meglio che vada, sì...» si alzò di scatto e raccolse il suo zaino dall'angolo della camera «È stato un piacere, grazie dell'ospitalità, i Pink Floyd sono fantastici...» incespicò su un cuscino che era caduto a terra e per poco non rovinò contro l'armadio «Ci si vede» fece per aprire la porta quando venne bloccato da un paio di mani sulle spalle e si girò, un po' per riflesso e un po' per la forza della presa.
Si ritrovò con il viso di Newt a distanza zero dal proprio, le labbra di uno premute dolcemente su quelle dell'altro, il respiro veloce ma neanche paragonabile al ritmo del cuore.
«Newt...» mormorò appena si furono separati lentamente e il maggiore gli mise l'indice davanti alla bocca.
«La risposta è sì» replicò, facendo sfiorare i loro nasi, il suo respiro caldo sulla pelle del minore. I due fecero scontrare nuovamente le loro labbra; le mani di Thomas passarono dal viso di Newt alle sue spalle e al suo petto; il biondo strinse il ragazzo a sé, assaporandone l'odore.
«Tommy» disse tra un bacio e l'altro «Tommy, ti prego, resta qui»
I due corpi si spostarono dalla soglia al materasso, le magliette finirono per terra.
«Aspetta» ansimò il castano, passando una mano tra i capelli rossicci del compagno per scostargli una ciocca da davanti agli occhi «Non sono pronto...» sussurrò, quasi si vergognasse.
«Va bene» si tirò su a sedere.
«Scusa, è solo che non... Insomma, non l'ho mai fatto così... E non me la sento, scusami...» il più piccolo si alzò a sua volta e incrociò le gambe, imbarazzato.
«No, è okay» sorrise Newt «Davvero. Non ho nessuna intenzione di forzare le cose: se non sei pronto, io aspetterò tutto il tempo necessario» e il cuoricino di Thomas si sciolse all'improvviso.
«Grazie»
«Figurati, Fagio» il biondo allungò la mano e afferrò quella del minore, facendo combaciare le loro forme.
   
 
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