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Autore: Pendragon_97    24/08/2018    1 recensioni
Alcuni riferimenti presenti in questo breve estratto sono riconducibili alla più nota versione della leggenda di Re Artù. Contrariamente a quanto affermato in Merlin, nella maggioranza dei testi Mordred viene presentato come il figlio illegittimo di Artù e di sua sorella, Lady Morgana. Io ho scelto di riprendere tale aspetto e di collocarlo in un'ipotetica trama della nostra amata serie televisiva.
Buona lettura!
Ogni recensione è la benvenuta purché costruttiva e non deliberatamente offensiva.
Genere: Drammatico, Erotico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morgana, Principe Artù | Coppie: Morgana/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Una lunga barba incolta incorniciava il volto gentile del biondo Pendragon, visibilmente segnato dai martellanti inseguimenti condotti sulle tracce d'un nemico infine vinto. Diverse settimane erano trascorse dalla nefasta partenza del Principe, costretto dal dovere ad allontanarsi dalla capitale laddove la sua Lady con ansia l'attendeva. Lunghe notti insonni ed un grande letto orribilmente spoglio, deserto fu quanto di sé Artù lasciò alla donna che più amava. Quella lontananza, che entrambi fortemente avevano temuto, ebbe il potere di unirli ulteriormente, suggellando le loro anime a quelle fitte trame che il destino – beffardo! – aveva in serbo per i due Pendragon. Quando finalmente il fato lo ricondusse sui sentieri di casa, Camelot lo accolse con gli onori che spettavano alla grande impresa compiuta. Artù era tornato vincitore, il suo prodigioso intervento aveva scongiurato la catastrofe e salvato innumerevoli vite dalle mani assassine dei Sassoni. Chiarine squillarono al passaggio della sua chioma dorata mentre le donne gettavano petali di fiori per omaggiarne le gesta.
Eppure il Pendragon non era ritornato per la gloria, per forgiarsi dei complimenti e dei tributi che in quei giorni si sarebbero susseguiti. Non unicamente, almeno.
Artù era tornato per lei, per quelle braccia calde e morbide ch'avevano il potere di sedare anche l'incubo più orrendo. E Morgana non si era fatta attendere. Un qualche calice di troppo e il Pendragon avrebbe potuto asserire d’aver scorto la Dea della Vittoria nel pallido volto della Pupilla, così fiera ed elegante al banchetto di quella sera. Morbide ciocche scure cadevano sulle sue esili spalle nude mentre un trucco appena accennato contribuiva a risaltare il verde di quegli occhi in cui tanto amava specchiarsi. Quale migliore visione avrebbe potuto accoglierlo tra le mura amiche?
Per l'intera durata del viaggio, il Pendragon ne aveva sofferto la mancanza quando nel freddo della notte aveva ricercato il suo corpo, scoprendo con amarezza un viscido letto di foglie come unico rimedio alle sue esigenze.
Tuttavia, per quanto il proprio cuore bramasse un contatto diretto – e più intimo – con la Pendragon, in principio egli fu costretto a mantenere un profilo distaccato, non potendo manifestare apertamente i propri sentimenti. Dinanzi all’intera corte riunita, come avrebbero potuto annunziare l’esistenza della loro – incestuosa – relazione?
Danzarono assieme, si corteggiarono e stuzzicarono per l’intera durata del banchetto indetto in onore del Principe. Entrambi tuttavia avevano come la sensazione che qualcosa stesse sfuggendo loro, che un gesto ancora mancasse a suggellare il loro amore infine ritrovato… Fu quando le tenebre calarono e le fiaccole si spensero che iniziò la loro vera notte. Insieme, l'uno stretto tra le braccia dell'altra. Nudi, così come Uther li aveva generati.
«Mi è stato riferito che hai coltivato interesse per altri cavalieri» commentò il Pendragon, scendendo con le labbra lungo il morbido collo della donna. Odiava gli impiccioni, coloro che ingenuamente osavano intromettersi tra lui e la Lady. Ma il loro amore era forte e sebbene sfuggisse alla luce del sole, i due innamorati erano certi ch'avrebbe vinto ogni difficoltà. «Mi annoiavo, sei mancato per così tanto tempo» si giustificò Morgana, passando le mani lungo la schiena dell'uomo. Nessuno dei due, tuttavia, ebbe modo di continuare quella conversazione; la stanza si riempì in fretta di gemiti e ansimi, interrotti talvolta da un qualche sussurro subito smorzato. I loro corpi si ricercarono nel tentativo di placare un desiderio troppo a lungo represso. Artù la penetrò con forza, allargò le sue cosce col peso del proprio corpo e con la forza delle proprie poderose spinte. A Morgana non rimase alternativa che subire… e godere della forza di quell’amore che presto li avrebbe condannati ad un futuro di ingiuste sofferenze. Si amarono intensamente, incatenando i corpi oltre agli sguardi. Era il loro modo per ritrovarsi, per riscoprire l'uno il sentimento dell'altra rafforzandolo con la preziosità del rapporto.
«Anche tu mi sei mancata» concluse il Pendragon quando sfinito crollò al fianco della Lady.
Sebbene, come di consueto, egli avesse inondato del proprio seme il ventre della donna, nessuno poteva immaginare che… quel giorno, avrebbe sconvolto per sempre le loro pacifiche esistenze. La mano che del sangue di Artù si sarebbe sporcata da quella notte avrebbe avuto origine.
Nella sua ingenuità, determinata dalla tenerezza del rapporto appena concluso, Morgana alzò stancamente il capo per posare infine una mano sul petto del Principe a cui lentamente si poggiò. Profumava di uomo, del suo uomo, di sicurezza, di… casa.
«Ti amo così tanto, Artù» ammise lei in un soffio, carezzando quell'inusuale peluria che confondeva i suoi lineamenti. «Anche con questa orribile barba» concluse, accennando uno dei suoi soliti sorrisetti maliziosi.
«Comanderò a Merlino di darmi una ripulita» propose l’uomo nell’immediato, affondando in quei verdi smeraldi. A stento credeva ch’ella fosse… davvero sua!
«Domani!» ella lo corresse immediatamente. «Questa notte non intendo condividerti con nessun altro» concluse, avvicinando il volto a quello del fratello.
E il bacio che infine si scambiarono fu l'ultimo gesto che la Lady ricordò di quella serata, essendo poco dopo crollata vittima della stanchezza accumulata al termine di quelle lunghe settimane di attesa.
   
 
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