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Autore: hotaru    10/07/2009    4 recensioni
"Era piuttosto presto per gli standard estivi, il sole non era ancora alto, e Hinata non incontrò quasi nessuno durante il suo percorso solitario. Il gelato di Hanabi le aveva in qualche modo dato un’idea: quella mattina si era infilata un paio di pantaloncini marroni e una canottiera verde oliva, che sperava sarebbero riusciti a mimetizzarla meglio di un vistoso prendisole bianco.
Giunta alla base di un ben noto muro, si sfilò i sandali, attenta a non fare il benché minimo rumore. Li appoggiò a terra e poi, a piedi nudi, iniziò la scalata.
Pensava che si sarebbe vergognata come un ladro- effettivamente, si stava comportando come tale- invece era in preda ad una strana euforia. Non aveva mai fatto qualcosa che andasse contro le regole, prima."
Kiba/Hinata sul modello de "La Bella e la Bestia".
Dedicata a kibachan
Prima classificata al "Naruto Fairytale Contest" indetto da Lalani
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Altri, Kiba Inuzuka
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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7- Coraggio Coraggio


Ten Ten rimase ancora un paio di giorni, durante i quali le due amiche fecero qualche passeggiata, una gita nella città vicina, mangiando altri gelati e parlando dei progetti per il futuro.
Nessuna delle due nominò più i fatti della prima sera, ma prima di partire Ten Ten le poggiò di nuovo le mani sulle spalle.
-    Coraggio – le disse – Vedi di fare il primo passo e spezzare l’incantesimo.
Poi, per allentare la tensione che quelle parole avevano provocato, continuò:
      -    Mia cara, ora ti rivelerò un grande segreto, che si tramanda da donna a donna. A me l’ha
           detto mia madre molto tempo fa – prese un’aria molto solenne – Gli uomini vanno braccati.
           Sempre. Altrimenti ci saremmo già estinti da un pezzo, non dimenticarlo.
Di fronte a tale, preziosa rivelazione Hinata non poté fare a meno di mettersi a ridere. Inutile, Ten Ten sapeva sempre come fare, con lei. Erano davvero in pochi a conoscerla così bene.


E quello stesso pomeriggio, il consiglio di Ten Ten sembrò davvero fare effetto.
Hinata aveva accompagnato l’amica alla stazione dei treni, era tornata per pranzo ma era riuscita appena a sbocconcellare qualcosa. Continuava ad avere davanti agli occhi il film, alternato da momentanee apparizioni del quadro.
Sospirò profondamente, poi si diresse verso la porta e uscì.
Era un pomeriggio un po’ nuvoloso, abbastanza perché il sole non tormentasse la gente con la sua forte luce, ma le nuvole basse contribuivano a trattenere l’aria calda vicino alla terra, causando una forte cappa d’afa.
Quando Hinata arrivò alla dimora Inuzuka, non poté fare a meno di notare ancora una volta come il cancello somigliasse a quello di un certo film. E prima di poter avere un qualunque ripensamento, suonò il campanello.
Per un attimo temette che non le avrebbe aperto, visto ciò che le aveva detto solo una settimana prima, ma dopo lunghi minuti sentì il cancello scattare.
Non vide Akamaru correrle incontro, e quando proseguì lungo il vialetto d’entrata capì il perché: Kiba lo stava tenendo saldamente per il collare, anche se lui era seduto buono accanto a lui. Ogni tanto accennava a un guaito o a un colpo di coda, ma ad un’occhiataccia del padrone si zittì definitivamente.
Per un attimo Hinata rivide un certo, vivace poggiapiedi, e sorrise internamente. Ora sapeva che non poteva andarsene senza averglielo detto.
-    Ciao – esordì, quando fu davanti a lui.
-    Che cosa ci fai qui? – chiese lui senza mezzi termini, guardandola stringendo gli occhi. Hinata notò che tuttavia il suo tono era molto diverso da quando, anni prima, cercava di cacciarla dal ramo del mandorlo. Non era più una specie di ringhio sommesso. Ascoltando bene, sembrava quasi che facesse fatica a dirle quelle parole.
Lei lo guardò dritto negli occhi, cosa che lo sorprese, e disse:
-    Il quadro ce l’ho io.
Kiba non parve capire subito, ma un lampo di consapevolezza sembrò coglierlo all’improvviso.
-    Come? – chiese solamente, con un filo di voce.
Hinata annuì sorridendo dolcemente, poi si fece seria.
-    Perché l’hai dipinto? – domandò – Perché ci sono io?
Le sue parole non suonavano come delle accuse. Erano solo domande.
Non era sicura che Kiba avrebbe risposto, e difatti lui doveva ancora aprire bocca. Aveva lasciato andare il collare di Akamaru, anche se il cagnolone sembrava aver annusato l’atmosfera e si guardava bene dall’interferire.
Poi Kiba fece un sorriso sghembo e si portò imbarazzato una mano alla nuca.
-    E così l’hai trovato, eh? Mi chiedevo appunto chi avesse speso tutti quei soldi per comprarlo...  – sospirò – Senti, forse ti devo delle scuse… non ha… non ha alcun senso.
-    E perché l’hai fatto, allora? – domandò ancora una volta Hinata, il cuore in tumulto.
Le rispose uno sbuffo simile a una risata nervosa, mentre Kiba allargava leggermente le braccia.
-    Non lo so – ammise – Non lo so nemmeno io. Anche se credo sia la cosa migliore che abbia mai dipinto.
-    Lo credo anch’io – mormorò Hinata.
-    Ah, sì? Bene – si grattò nervosamente la nuca – Sul serio, non so cosa mi sia preso.
-    E che cosa c’è dentro?
Se Kiba iniziava a sperare di cavarsela in modo così superficiale, ricevette un duro colpo. La ragazza- ormai quasi una donna- che stava davanti a lui era decisa a ricevere una vera risposta. Lui l’aveva sempre saputo, che aveva determinazione da vendere, anche se dosata in piccole parti. Sembrava innocua, inoffensiva, ma era come la goccia che scava la pietra. Prima o poi la buca.
Stava cercando di pensare in fretta ad una soluzione che la portasse lontano da lì, lontano da lui, quando lei si avvicinò.
Nulla di troppo intimo, ma di certo la ventina di centimetri che li separava non era la distanza che tengono due persone che parlano normalmente.
Era più bassa di lui di tutta la testa, ma a quella vicinanza i suoi occhi sembravano ancora più grandi. Come la nebbia che inghiotte ogni cosa. Dovette fare uno sforzo per non esserne inghiottito a propria volta.
-    Dovresti andartene – mormorò ancora, cercando di controllare quella strana massa infuocata che aveva iniziato a ribollirgli all’altezza del petto e delle viscere.
-    Con tutte le volte che mi hai cacciata, dovrei trovarmi a chilometri da qui – sorrise lei, arrossendo leggermente.
-    Sei testarda, allora. Ostinata e testarda. Anche se credo non lo direbbe nessuno.
Senza rendersene conto aveva alzato una mano, e ora quella mano aveva preso fra le dita una ciocca di capelli, accarezzandoli piano. Era tanto di quel tempo che non toccava una donna, che lì per lì pensò ci fosse una differenza abissale dall’accarezzare il folto pelo di Akamaru.
Quando la sua mano arrivò alla guancia, Hinata vi si appoggiò fiduciosa. Volendo, quella grande mano sarebbe riuscita a coprirle l’intero viso.
Dopo qualche minuto di quella silenziosa tenerezza, Kiba abbassò repentinamente il braccio.
-    Sono un assassino – mormorò – Anche se sono passati anni, anche se si è trattato di omicidio colposo e la responsabilità è stata divisa fra più persone. Un ragazzo è morto a causa mia, e il tempo non cambia le cose.
Hinata lo sapeva, ne era al corrente da tempo. A parole sembrava una cosa abominevole, ma questo non cambiava in alcun modo i suoi sentimenti. Erano due cose divise, il cuore e la ragione, non se ne era mai resa conto come in quel momento.
-    Lo so – sussurrò, sentendo nuovamente il macigno farsi strada dentro di sé – Ma io sono innamorata di te, non ci posso fare niente.
Kiba sentì che quelle parole sembrarono spalancare qualcosa dentro di sé. Una porta immensa, che andava immediatamente richiusa.
Si voltò bruscamente verso la casa, richiamando Akamaru.
-    Vai via – disse solamente – Vai via.

Stavolta non servì un film a far piangere Hinata, che percorse la via del ritorno completamente tra le lacrime.



In un certo senso, per me è qui che viene fuori la determinazione di Hinata: dato che non ci sono battaglie ninja da combattere, è qui che tira fuori il suo coraggio.
Dite quello volete, ma io mi sarei fatta monaca piuttosto di andare da Kiba e rivelargli ogni cosa. Sono sentimentalmente una fifona, lo so, ma questo basta e avanza perché ai miei occhi Hinata appaia come un vero cuor di leone.  ù.ù



Sumire 90: beh, se ti piace così tanto non posso che esserne contenta! Grazie mille!
Dryas: in realtà non è che dovessimo seguire pari pari il film, bastava trarre ispirazione dalla traccia fornitaci dalla giudice, e io di mia iniziativa ho aggiunto anche qualche riferimento al film Disney. Che te ne pare della mossa di Hinata?
Niggle: grazie, il tuo commento mi è piaciuto davvero molto. In tre righe hai azzeccato in pieno quello che volevo trasmettere, e sono contenta che sia arrivato. ^^
Aurychan: ^w^… mi fai arrossire!
evechan: come dico sempre, certi libri e certi film non hanno età.  ù_ù
Pensa che quando mi sono rivista il film per ricordare certi dettagli, si è aggregata anche mia madre! Quindi…
Clahp: sì, Ten Ten l’ho messa apposta per fare da “molla” a Hinata, altrimenti non saremmo andati da nessuna parte... sono contenta che il personaggio così caratterizzato abbia avuto successo!
   
 
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