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Autore: Blue_Wander    01/09/2018    1 recensioni
|Soft Angst| -HAPPY JUNGKOOK’S DAY
Il nostro Jeon ora è adulto e deve vedersela con i mille problemi che questo comporta. Ma ovviamente le cose riescono sempre a risolversi se c’è di mezzo l’amore.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FAMILY
 
L’orologio aveva già superato da un pezzo le tre, l’ora in cui Jungkook, padre da quasi quattro anni ormai, sarebbe dovuto tornare a casa con Alya, la piccola peste dai lunghi capelli corvini e dai teneri dentini a coniglietto, caratterizzata da un colore degli occhi molto particolare, il verde.
L’uomo seguì la figlia con lo sguardo, dimenticandosi dell’orario in cui sarebbe dovuto tornare da sua moglie, tenendo sotto controllo i bambini che giocavano con la sua primogenita.
Piano scosse la testa, cercando di convincersi di non essere geloso o paranoico, perché comunque la figlia giocava con chi avesse la sua stessa età. Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni, non facendo caso ai molteplici sguardi delle mamme single presenti al parco, notando finalmente l’orario e ricordando di aver dimenticato qualcosa di parecchio importante. Alzandosi velocemente si diresse verso la bambina che, vedendolo, fece uno dei suoi migliori sorrisi, saltellando allegramente verso il padre.
-Ciao papà!- salutò, allungando le braccia verso l’uomo che, prontamente, la prese in braccio.
-Sei pronta per tornare dalla mamma, Alya?- la bimba annuì, mentre Jungkook la rimise giù, sorridente. –Vai a salutare i tuoi amichetti che poi andiamo.
-Sì, papà, torno subito!- esclamò la bambina, correndo verso tutti i suoi amici.
Jungkook sorrise alla tenerezza della figlia, pensando a quanta somiglianza avesse con la madre, quando si sentì toccare la spalla da qualcuno, guardando con la coda dell’occhio e girandosi per afferrare il polso di quello sconosciuto.
-Che cosa vuoi?- chiese il moro, guardandolo negli occhi parecchio familiari, mentre Alya lo affiancava, aggrappandosi ai suoi pantaloni della tuta, guardando lo sconosciuto.
-Scusa, ma tu conosci Kim Emma?
Jungkook spalancò gli occhi dalla sorpresa, lasciando il polso dell’uomo davanti a lui. –Sì, è mia moglie.- mise una mano sulla testolina di Alya, ancora aggrappata al suo pantalone. –E la madre di mia figlia.
L’uomo si abbassò al livello della piccola che velocemente si nascose dietro la gamba del padre. –Guardandola si assomigliano davvero molto.
-Chi sei?- chiese Jungkook, anche se ormai si era fatto un’idea più che fondata sull’identità dell’uomo davanti a lui che si stava alzando, lasciando finalmente Alya libera di uscire dal suo nascondiglio.
L’uomo tese la mano verso la figura imponente di Jungkook. –Mi chiamo Kim James.
-Jeon Jungkook- rispose, senza ricambiare la stretta di mano, capendo di avere ragione su chi fosse quel tipo. –Cosa vuoi da lei?
James lo guardò, ridendo. –Chi ha detto che voglio qualcosa da lei? Io cerco qualcosa da te. Penso che tu debba sapere un bel po’ di cose, Jeon Jungkook.
 
La porta d’ingresso si spalancò all’improvviso, svegliando il piccolo Axel e facendo spaventare la povera donna con lui, mentre una signora anziana con un grembiule da cameriera si prestava ad accogliere il suo padrone, inchinandosi. –Siete rientrato, signor Jeon. Desiderate qualcosa?
L’uomo fece correre la bambina che lo accompagnava su per le scale, mente lui si slacciava nervosamente la felpa della tuta, lasciandola alla cameriera, rimanendo a petto nudo. –Non preoccuparti Hyunae, non so nemmeno se rimarrò per la notte.
La donna aprì la bocca per dire qualcosa, ma non fece in tempo, Jungkook stava già salendo le scale.
-Lei dov’è?- chiese lui.
-Nella stanza del piccolo Axel, signore.
Il ragazzo riprese a camminare, aprendo la porta della camera di suo figlio, guardando la tenera scena di sua moglie che intonava qualche ninnananna per il piccolo, seduta su una poltrona dall’aria comoda, mentre il bimbo sorrideva, chiudendo i suoi occhietti.
Eppure Jungkook, non riusciva a trovarci nulla di tenero.
Emma alzò lo sguardo verso di lui, sorridendo candidamente e imbarazzandosi un pochino alla vista del fisico scolpito del giovane uomo. Dopo tutto quel tempo non si era ancora abituata a vedere il suo bel viso girare per casa. Lo scrutò, incapace di capire perché lui non stesse sorridendo a sua volta e, come di consueto, non andasse da lei, baciandole la fronte e chiedendole se stesse bene.
-Dobbiamo parlare, chiama Hyunae e vieni fuori.- disse il ragazzo, come se le avesse letto nella mente.
La donna sentì una fitta al cuore e rivolse un finto sorriso al suo bambino dormiente, poggiandolo delicatamente nella sua culla, subito dopo aver lasciato un piccolo bacio sulla guancia paffuta. Emma obbedì all’ordine del marito, chiamando la domestica, per poi seguire Jungkook nella loro camera. L’uomo si sedette sul letto, invitando la moglie a fare lo stesso.
-No grazie, sto bene in piedi.
Jungkook guardò Emma negli occhi. –Cosa ci hai fatto?
-Cosa?- rispose la ragazza, inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia sotto il seno.
-James.
-James? Pensi che mi basti per capire? Persino l’ex fidanzato di mia madre si chiama James, non ho la più pallida idea di chi tu stia par...
-Ah, insomma Emma, parlo di Kim James! Il tuo ex ragazzo. Quello che hai sempre detto di odiare.- Jungkook si alzò in piedi, avanzando verso la donna, rimasta in silenzio. –Che ci hai fatto?
-Niente.- ripose lei, flebilmente.
-Non mentire!- urlò lui
-Abbassa la voce Kookie, altrimenti Axel si sveglierà…Ti prego.
L’uomo sorrise, deluso. –Pensi che mi importi? Non so nemmeno se quello è davvero mio figlio!- Emma guardò negli occhi del marito, tremante e con gli occhi lucidi. –Non dirmi che stai per piangere ora.
-J-Jungkook, io non ho fatto niente…credimi, per favore. Sai bene che non farei mai qualcosa per ferirti. Io ti amo.- rispose lei, lasciando cadere una lacrima sola, cercando di rimanere forte.
Sapeva che Jungkook amava sentirsi dire quella piccola frase piena di significato, avevano litigato molte volte, soprattutto quando la testardaggine di entrambi si faceva sentire, ma solitamente tutto finiva con loro due abbracciati sul divano a mangiare caramelle gommose, davanti a un film, uno di quelli che lui guarderebbe solo per farla contenta e alla fine scoprirebbe di esserne davvero interessato.
Ma non quella volta: Jungkook non avrebbe permesso ai suoi sentimenti verso di lei, la sua unica ragione di vita, di vincere contro la ragione. –Mi dispiace, ma non ti credo più.
Nelle profondità del cuore della giovane sposa, qualcosa si frantumò in mille pezzettini, portandola ad avvicinarsi ulteriormente all’uomo con cui, qualche anno prima, aveva deciso di passare il resto della sua vita e mai avrebbe infranto quella promessa. Tra le lacrime che ormai avevano preso a scorrere incessanti, la mano della donna si schiantò contro la guancia dell’uomo in un sonoro schiaffo. –Vattene.- sussurrò impercettibilmente.
Jungkook non rispose, si limitò a nascondere il dolore che stava provando dietro ad una maschera di strafottenza. Non l’aveva mai vista così, era come se l’avesse trasformata in un'altra persona, un’altra donna che avrebbe amato lo stesso, perché sarebbe stata comunque una parte di lei.
-Non ci senti per caso?- chiese Emma, alzando di un tono la voce un po’ rotta dal pianto –Te ne devi andare.
L’uomo rimase fermo. –Lo avevo già messo in conto.
La ragazza lo guardò, prendendolo per il braccio e trascinandolo verso la porta contro il suo volere. –Esci, avanti!- urlò arrabbiata, aprendo la porta e cercando di spingerlo fuori, anche se lui opponeva resistenza. –Vattene via! Lasciami sola!
Emma cominciò a spingere Jungkook fuori, sempre più forte, e nonostante la notevole differenza di forza tra i due, ci riuscì, chiudendo subito la porta a chiave dietro di lei, camminando verso l’immenso letto ed immergendo il viso tra le coperte, scoppiando in lacrime, realizzando di aver appena perso l’unico uomo che l’avesse davvero amata.
Jungkook aveva sempre sentito parlare di James da Emma e lo odiava con tutto se stesso perché aveva, in passato, distrutto il suo cuore. Inizialmente la ragazza non era convinta di fidarsi ancora di un ragazzo, soprattutto uno così simile al suo ex, ma con il tempo aveva imparato che Jungkook non era affatto come James. C’era solo un problema: con gli impegni di lavoro del moro, spesso Emma rimaneva da sola con Hyunae o con sua madre e quindi Jungkook non aveva modo di sapere che cosa facesse la sua sposa. Tutti erano a conoscenza di ciò grazie alla notorietà dell’uomo e, purtroppo, lo era anche Kim James. Il piano del ragazzo era perfetto: grazie alle varie assenze di Jungkook poteva inventare a suo piacimento ciò che Emma avesse fatto, portando l’uomo a dubitare delle parole della giovane, spezzandole nuovamente il cuore. E purtroppo ci era riuscito.
 
Passarono alcuni giorni, in cui Jungkook aveva deciso di stare a casa di Jimin e Chaeyoung, ormai sposati anche loro da qualche mese. Ovviamente con lui stava bene, era uno dei suoi migliori amici e Chaeyoung era sempre stata gentile nei suoi confronti. Era rimasto a casa loro senza troppe spiegazioni, Jimin sapeva bene che il minore si sarebbe infastidito se gli avesse chiesto qualcosa. Jungkook era sottopressione, nervoso. Ma la sua presenza cominciava a disturbare i suoi momenti con la sua sposa.
-Hyung, hai preso tu la mia cintura?- chiese il moro, affacciandosi dalla porta della cucina, trovando il maggiore in pigiama, intento a leggere qualcosa sul suo cellulare, sorseggiando del latte caldo da una tazza. –Hyung? Non sei ancora pronto? Tra dieci minuti abbiamo un’esibizione.
Jimin alzò leggermente lo sguardo, per poi poggiare lentamente la tazza sul tavolo. –Jungkook-ah, dobbiamo parlare.
Jungkook piegò leggermente la testa di lato. –Di cosa?
-Non possiamo andare avanti così. Devi parlare con Emma, qualsiasi sia il motivo della vostra litigata.- sospirò il maggiore. –Scusa Kookie, ma lo faccio anche per te. Non so cosa sia successo e non ho intenzione di chiedertelo, ma Emma non è cattiva e qualsiasi cosa abbia fatto non può essere così grave per farti rimanere qui per più di una settimana.
Il minore abbassò il capo, cercando di evitare lo sguardo dell’amico. -Hyung, lei…mi ha tradito, credo…
-Credi?- alzò un sopracciglio il biondo.
-Beh, me lo ha detto il suo ex.- Jungkook si passò una mano dietro la nuca.
Jimin rise, attirando l’attenzione del più piccolo. –Ma non vedi come ti guarda? È come se tu fossi il suo intero mondo, come se qualsiasi sua azione dipendesse da te. Sei davvero convinto che possa tradirti?
-Ma io l’ho lasciata da sola per tanto tempo durante il nostro tour, è normale che sia stanca di aspettarmi sempre.
Il biondo mise una mano sulla spalla del’amico. –Penso che lei ti aspetterebbe per sempre.
Jungkook spalancò gli occhi lucidi, rendendosi conto di ciò che aveva fatto, giudicando l’unica persona che c’era sempre stata per lui, che qualsiasi cosa fosse successa lo avrebbe protetto sempre. Perché lei lo aveva fatto vivere per davvero.
Corse verso la porta d’ingresso, affacciandosi nuovamente alla porta della cucina. –Puoi tenerti la mia cintura, hyung.
Jimin rise, costringendo i suoi occhi a ridursi a due fessure. –Va ora.
 
Jungkook si fermò davanti alla porta di casa sua, tirandosi su le maniche della camicia bianca, lasciando ben visibili le braccia. Decise di bussare, dando tre colpi secchi al grande portone. Immediatamente si aprì, lasciando visibile il viso di Hyunae che, nel vedere il padrone di casa, spalancò la porta, inchinandosi. –Siete tornato, signor Jeon. Ci siete mancato moltissimo in questa settimana, soprattutto alla signora Jeon. Era disperata, ha pianto ininterrottamente per tutti questi giorni.
-Mi dispiace molto.- rispose l’uomo, sorridendo, sapendo di riuscire a riportare il sorriso sulle labbra della moglie. –Dov’è ora?
-Nelle sue stanze, signor Jeon. Però…vi devo dire una cosa molto importante: in tutti questi giorni non ha toccato cibo, non ha lasciato la casa, non ha parlato con nessuno e ha continuato a piangere. Ho paura per la sua salute, vi prego di aiutarla.- chiarì la domestica, sinceramente preoccupata.
-Non preoccuparti Hyunae.- disse solo, dirigendosi verso la stanza dell’amata.
Ad ogni gradino salito il suo cuore palpitava più veloce, pensando continuamente a quanto amasse quella semplice ragazza che aveva sempre messo lui prima di ogni cosa, annullandosi completamente, senza comprendere che in realtà per Jungkook lei era la cosa più importante di tutto il suo mondo.
Avvicinandosi, però, cominciò a sentire dei lamenti, trasformati in singhiozzi e, infine, in un chiaro pianto. L’uomo corse verso la stanza che condivideva con la sua sposa, trovandola seduta sul letto con gli occhi rossi e gonfi, con l’aria stanca di chi non dorme da giorni e con le lacrime che scendevano veloci sulle guance arrossate.
La giovane donna alzò lo sguardo verso la figura che si stagliava davanti alla porta della camera da letto, ispezionando ogni dettaglio come per assicurarsi di non starselo immaginando. Jungkook fece qualche passo verso di lei, aprendo la bocca per parlare, ma senza successo. Emma si mise in piedi, avvicinandosi estremamente a lui, evidenziando così la notevole differenza di altezza. Con una mano gli accarezzò l’adorabile neo sotto il labbro inferiore e la cicatrice dalla forma allungata sulla guancia sinistra, i punti che lei più amava di tutto il corpo statuario e perfetto del marito. –Sei qui…- sussurrò, senza smettere di toccare il viso dell’amato.
Jungkook si beò di quel contatto. –Sono un vero idiota, avrei dovuto darti ascolto, io…mi dispiace.- terminò, abbassando gli occhi.
Lei continuò a passare le piccole dita sulle sue guance, continuando a piangere. –Sei tornato da me.
-Emma.- la chiamò Jungkook, in modo da ottenere il suo sguardo su di lui. –Ti prego non piangere più.- l’uomo strinse la sua sposa in un caldo abbraccio, lasciando che la sua camicia si bagnasse un po’ per le lacrime di lei, accarezzandole mellifluamente i capelli, sussurrando parole dolci.
 
Jungkook era da un po’ seduto sul divano, scrivendo su vari social e facendo le sue scuse per la sua assenza all’esibizione di quella mattina, giustificandosi in vari modi. Proprio mentre stava scrivendo a Namjoon, il leader del suo gruppo, un messaggio di scuse, una vocetta parecchio familiare gli arrivò all’orecchio facendogli subito mettere via il cellulare. –Appa, appa! Questa sera guardiamo La Sirenetta!- strillò Alya, correndo a mettere il DVD in un vecchio video registratore della madre.
-Eh già.- rispose un’altra voce femminile. –Dobbiamo festeggiare l’arrivo di papà, vero Axel?
Emma si sedette a fianco al marito con in braccio il bambino, mentre, delicatamente, Alya si accoccolava sulle gambe del padre.
Jungkook si avvicinò all’orecchio della ragazza. –Anche se noi abbiamo già festeggiato a modo nostro, non è vero?- sussurrò, ridendo nel vedere le gote della moglie arrossire.
L’unico pensiero che poteva passare per la testa del giovane uomo era che quella era davvero la sua famiglia e che nessuno, mai più, gliel’avrebbe portata via.
 
  
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