Mi prendi la mano ed il mio cuore scoppia nel petto. Non è piacevole, ma è dolore.
Fisso l'orologio alla parete, contando gli ultimi minuti che possiamo vivere insieme: i miei occhi tremano davanti a quella lancetta che continua ad avanzare imperterrita, incurante delle nostre preghiere. Dateci il per sempre, non qualche secondo.
Torno a guardare te, te che mi tieni ancora la mano fragile, addolorata, quasi rotta. Di questo ultimo incontro mi rimane la tua maglietta verde sbiadito, quella tua barba appena cresciuta, quella stretta disperata.
Lo sapevamo tuttavia, che questo sarebbe stato di noi: troppo vicini, troppo amici, troppe cose in comune, troppo poco tempo, troppo amore. Ci è scoppiato addosso tra la pioggia, nel tuo appartamento e nel mio. E controllarlo è impossibile.
- Non andare, non andartene mai. - mi preghi per l'ennesima volta, lasciando la mia mano e tirandomi al tuo petto. Vedo tutto verde ora, immersa nel tuo profumo di pulito. Stamattina l'ho sentito a casa mia e mi sono persa nel mio salotto, cercando la fonte di quell'aroma: ti ho cercato ovunque, ti cerco ovunque anche se so che non ci sei e non ci sarai.
E per quanto io mi allontani da te, intrecciando adesso le dita nella tua maglietta, so che non riesco mai ad andare troppo in là. E tu ora mi baci.
Il tempo scorre in quell'orologio appeso alla parete, superando l'orario della nostra separazione. Ci dimentichiamo di dirci addio in quel bacio, forse perché quell'addio era un'idea stupida.
Troppo amore, troppe regole, troppo poco tempo.
Eppure tu mi baci e tutto sparisce in quelle tue labbra dolci e morbide. Tutto sparisce: il verde, le preghiere e la tua barba appena cresciuta. Resta il tuo odore nelle mie narici.
E un addio silenzioso che, forse, è solo stato rimandato.