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Autore: paige95    03/09/2018    5 recensioni
Tra ricordi, mancanze, qualche litigio e una piccola-grande sorpresa, Ron ed Hermione festeggeranno il loro anniversario di matrimonio ... e non solo!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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SOS Anniversario – AAA scuse cercasi

 

Non aveva mai desiderato che una giornata di lavoro al Ministero trascorresse così rapidamente come quella in particolare. Aveva chiesto ad Harry, in quanto suo capo, di essere sollevato da qualunque impegno serale o notturno, perché si sarebbe dedicato interamente alla sua sposa e al loro ventesimo anniversario di matrimonio.
 
Non fu solo l’anniversario in sé ad entusiasmare Ron, ma il fatto che quell’anno se lo fosse finalmente ricordato era un evento più unico che raro che andava sicuramente festeggiato ed Hermione avrebbe senza alcun dubbio apprezzato. Se la immaginava già rassegnata a ricordare, ormai agli sgoccioli di quella giornata, quanto fosse stato il solito cafone a dimenticarsi di quell’importante ricorrenza. Gli sfuggì un sorriso al solo pensiero dell’espressione familiare di sua moglie e poi subito dopo si immaginò la sua espressione sorpresa quando le avrebbe messo sotto il naso il suo regalo. Regalo che ormai da una settimana cercava in tutti i modi di nasconderle per non rovinare la sorpresa. Così aveva fatto fino a quella mattina prima di uscire di casa per raggiungere il Ministero, perché poi lo aveva ben occultato in uno dei cassetti della sua scrivania, dove era sicuro che sua moglie non avrebbe mai messo mano in mezzo a quel caos. Era stato persino fortunato a non vedersi costretto a svelare le sue carte prima del tempo davanti ad una anticipata scenata quella mattina, Hermione non aveva neppure fiatato circa il loro anniversario, forse anche lei aspettava quella sera o forse era davvero rassegnata all’idea che anche quell’anno i festeggiamenti, come lei li aveva sempre desiderati, sarebbero saltati.
 
Ripose con attenzione gli ultimi documenti e mise un pochino in ordine la scrivania. Sorrise sistemando meglio la foto della sua famiglia, che teneva gelosamente accanto a sé, almeno quando si trovava in ufficio. L’imbrunire stava ormai scendendo, ma lui aveva già pensato a quella serata da giorni, di certo Hermione non avrebbe rifiutato una cena alternativa con lui. Si rimpossessò felice del regalo da donare a sua moglie e lo ripose nella tasca dell’uniforme. Finalmente le ore di lavoro erano terminate e lui si apprestava ad uscire dall’ufficio per rincasare. Sapeva che l’avrebbe trovata a casa, ricordava di averla vista uscire dal Ministero appena qualche ora prima. Così non indugiò e si decise a raggiungerla velocemente. Appena uscito dal Ministero l’aria calda di inizio luglio lo travolse, ma probabilmente quella sensazione era dovuta anche all’eccitazione per quella serata. Cercò di allontanare ogni pensiero che lo avrebbe solo distratto, impedendogli di Smaterializzarsi in modo efficace a casa.
 
Appena giunto sulla soglia, aprì con enfasi la porta, ma si bloccò quasi come se fosse stato pietrificato, quando la trovò concentrata su dei fascicoli accomodata al tavolo della sala da pranzo. Non si annunciò, anzi cercò di non fare rumore rivelando precocemente la sua presenza. Si avvicinò a lei a passi felpati e sperò che le luci accese non lo avrebbero tradito con la sua ombra. Quando le fu abbastanza vicino, la prese alla sprovvista da dietro affondando il viso contro la chiara pelle del suo collo scoperto in quel punto dai capelli.
 
“Ron!”
 
Prese paura, era concentrata sul suo lavoro ed impiegò qualche istante prima di riconoscere quel bacio. Si tolse velocemente gli occhiali da lettura e si voltò verso di lui per fulminarlo, nonostante la dolcezza con cui l’avesse sfiorata.
 
“Ronald, mi hai fatto prendere un colpo. Annunciati la prossima volta, per favore, non farmi gli agguati”
 
“Non volevo distrarti, eri concentrata”
 
Sorrise davanti all’espressione seria della moglie e le rinnovò un bacio sulla guancia, trovandola stavolta piacevolmente più rilassata. Fece vagare lo sguardo sui numerosi fogli sparsi sul tavolo ed iniziò ad esaminarli.
 
“Tesoro, che stai combinando?”
 
“Sto studiando l’udienza di domani”
 
Tornò a dipingersi sul viso del Ministro un’espressione severa e concentrata, almeno fino a quando suo marito non ebbe la malsana idea di chiudere quel fascicolo con un deciso colpo di mano, avvolgerla in un improvviso abbraccio alle spalle e riprendere a lasciarle qualche piccolo bacio sul collo.
 
“Ron, che stai facendo?!”
 
“Non è chiaro? Stasera non lavori più”
 
Fece per riprendere da dove si era interrotto, ma lei glielo impedì, divincolandosi con disappunto dalla presa di Ron. Il marito non si oppose con la forza e la lasciò libera anche se con qualche reticenza.
 
“A parte il fatto che in casa ci sono i ragazzi - ma questo era scontato -, devo anche terminare di leggere attentamente il fascicolo per l’udienza, Ronald. Forse ti è sfuggito che è domani”
 
“Hermione, sono tre giorni che sei su quel fascicolo, ormai lo saprai a memoria”
 
“Esatto, Ron, sono tre giorni che sono su questo fascicolo e sono stanca. Ma è complesso, quindi ti chiedo gentilmente di non distrarmi”
 
Riaprì il fascicolo con urgenza ignorando il marito, che, ancora più perplesso, si sedette anch’esso al tavolo. Ron, nonostante Hermione fosse stata parecchio esplicita, non demorse e tentò di persuaderla a trascorrere la serata insieme con qualsiasi tipo di argomentazione.
 
“E non ti farebbe bene prenderti un po’ di pausa … almeno stasera?”
 
“No, Ronald, stasera non è proprio il momento del riposo. Vorrei davvero cercare di evitare di mandare ad Azkaban un innocente”
 
Si era proprio rassegnata, anzi di più, perché non percepiva la solita collera di quando dimenticava il loro anniversario. Avvertiva in lei tanta stanchezza e nervosismo per quell’udienza, ma non sembrava essere lui l’artefice di quel malessere. Il pallore sul volto della moglie invece lo preoccupò.
 
“Hai almeno cenato?”
 
“Sìsì, ho cenato, stai tranquillo”
 
Gli rispose distrattamente senza nemmeno perdere la concentrazione dal suo lavoro.
 
“Peccato, avremmo potuto cenare fuori insieme”
 
La moglie alzò lo sguardo su di lui, quelle parole la presero del tutto impreparata e portarono la sua concentrazione sul marito.
 
“Perché?”
 
“Bé, per … stare un po’ da soli, presumo”
 
Lo sguardo che Ron lanciò alle scale per farle intendere il motivo del disturbo non sfuggì ad Hermione, ma in quello non ci trovò nulla di strano. Fu quell’invito a cena a farla tornare perplessa a concentrarsi sui documenti. L’inaspettata reazione di lei aveva lasciato anche a lui una certa perplessità. Che avesse sbagliato ancora data dell’anniversario?
 
“Hermione, scusa, che giorno è oggi?”
 
“Non lo so, Ronald”
 
Gli rispose distrattamente, ormai la mente si era immersa nuovamente tra le righe di quei fogli. Ron si alzò, lasciandola sola al suo lavoro e si diresse verso le scale alla ricerca di aiuto. Cercò un consiglio dall’unica persona che era certo avrebbe potuto colmare efficacemente i suoi dubbi. La porta della camera di sua figlia era aperta e gli bastò spingerla leggermente per incontrare la figura di Rose intenta a leggere un libro di Incantesimi accomodata sul suo letto a gambe incrociate. Sorrise a quella visione, quella ragazza era tale e quale a sua madre, ma almeno Rose non aveva alcun anniversario da festeggiare, quindi aveva tutto il tempo di dedicarsi alle sue letture a differenza di Hermione.
 
“Rosie?”
 
All’udire la voce del padre, la ragazza scollò gli occhi dal suo libro e li posò gioiosa sulla soglia della porta, dove Ron si era appoggiato e affacciato all’interno della stanza. Era felice di rivederlo dopo una lunga giornata di lavoro al Ministero. Quando le lezioni ad Hogwarts terminavano, diventavano lunghe le giornate estive e sia lei che Hugo attendevano solo impazientemente il ritorno dei genitori dal lavoro.
 
“Ciao, papà!”
 
“Tesoro, ti disturbo?”
 
“Affatto, entra”
 
Il padre non se lo fece ripetere e si accomodò anch’egli sul letto a fianco della figlia. Impiegò qualche istante prima di esordire, ma sapeva che con Rose non si sarebbe dovuto porre simili problemi, lei conosceva perfettamente quanto Ron fosse smemorato e non lo avrebbe di certo ripreso in caso di un ennesimo errore.
 
“Tesoro, tu me lo ricordi ogni anno, quindi mi sai dire se è oggi l’anniversario mio e di mamma?”
 
“Sì, papà, oggi sono vent’anni che siete sposati. Ma te lo sei ricordato! Stai facendo progressi”
 
Un gigantesco sorriso si dipinse sul volto di Rose a quella notizia e lui ne venne inevitabilmente contagiato. C’era però qualcosa che non gli tornava nella reazione della moglie.
 
“Sì, ma mi lascia perplesso tua madre. È molto arrabbiata, vero? Non si vuole scollare da quei fascicoli nemmeno per un secondo. Non le ho fatto gli auguri stamattina, solo perché avevo una sorpresa per lei stasera. Per una volta che me lo ricordo persino in anticipo, non voglio se la prenda con me comunque”
 
“No, papà, non mi sembra che la mamma sia arrabbiata, è solo concentrata sul suo lavoro. Appena tornata dal Ministero si è occupata della cena mia e di Hugo e poi non si è mossa dal tavolo con quei fogli davanti”
 
Quella notizia gli insinuò maggiori dubbi, a lui aveva raccontato di avere già cenato. Era forse una scusa per declinare il suo invito? Se lei pensava che lui se lo fosse dimenticato, non sarebbe riuscito a rimediare comunque tanto facilmente, perché sicuramente avrebbe creduto che ci fosse lo zampino di Rose e che la sorpresa fosse stata preparata all’ultimo per camuffare la dimenticanza.
 
“E non ha accennato al nostro anniversario?”
 
“No, nulla. Magari vuole farti una sorpresa anche lei … o magari si è dimenticata, ma mi sentirei quasi di escludere quest’ultima eventualità. Forse se le fai per primo gli auguri saprai la risposta. Sono certa che sia solo stanca, papà, oggi ha lavorato tante ore. Mi ha detto però che domani ha un impegno importante al Ministero”
 
“Ok, Rosie, grazie, provo a seguire il tuo consiglio”
 
Porse una carezza sulle ginocchia della figlia con un affettuoso sorriso e riscese le scale per tornare da sua moglie. Era sempre concentrata e continuava ad ignorarlo, così tirò fuori dalla tasca il regalo, si appoggiò al tavolo e lo posò sul fascicolo proprio davanti a lei. Mise in pratica la sorpresa che aveva organizzato per sua moglie, anche se non era proprio come l’aveva immaginata, ma sapeva già che non sarebbe riuscito a scollarla così facilmente dal lavoro anche solo per una serata. Forse doveva solo scendere a qualche piccolo compromesso per accontentare entrambi. Hermione rimase perplessa, lo afferrò, lo esaminò e posò uno sguardo pieno di dubbi su Ron. Il marito sembrava essere soddisfatto per quella reazione, era rimasta davvero sorpresa e finalmente in tanti anni era riuscito in quell’impresa.
 
“E dai, amore, devi ammettere che quest’anno la sorpresa l’ho fatta io a te, quindi qualsiasi cosa avessi in mente non può essere più brillante di me che ricordo il nostro anniversario”
 
A quell’ultima parola Hermione si portò la mano sulla bocca e spalancò gli occhi quasi spaventata. Ron però continuò a male interpretare la reazione della moglie.
 
“Sì, lo so, è sconvolgente. Sono rimasto sorpreso persino io per la mia perspicacia, ma almeno per i vent’anni non mi è sfuggito che dovevamo festeggiare. Buon anniversario, tesoro”
 
Hermione non perse quell’espressione sorpresa dal volto e Ron, benché non avesse mai perso il sorriso, iniziò a preoccuparsi.
 
“Che c’è? Fai quella faccia perché sono vent’anni? Dici che non era il caso di festeggiare, perché ci ricorda quanto stiamo invecchiando? Hermione, non ti capisco”
 
Il Ministro lesse con urgenza la data scritta sul fascicolo che teneva tra le mani e dove suo marito aveva appoggiato quel pacchetto. Se l’udienza si sarebbe tenuta l’8 luglio, poteva solo significare che il giorno in corso e che stava per terminare fosse il 7 luglio. Alzò lo sguardo mortificato su Ron, che era rimasto a pochi centimetri da lei a fissare le sue azioni, ma lui continuava a non capire o forse la sua mente si rifiutava di farlo.
 
“Dai, Hermione, non cambia nulla se stacchi per qualche ora la mente da quell’udienza, di certo il verdetto non sarà influenzato da un po’ di riposo, anzi domani sarai più lucida quando dovrai decidere la pena. Vestiti e usciamo, i ragazzi sono grandi, se la caveranno anche da soli per qualche ora”
 
Lei non voleva in alcun modo rovinare l’entusiasmo di suo marito, ma non sapeva come dirglielo senza rendere quella notizia tragica e spegnere di conseguenza quel gioioso sorriso. Sussurrò amareggiata, sperando che ciò fosse sufficiente per rendere nobili le sue intenzioni.
 
“Ron?”
 
“Dimmi, amore, avevi organizzato qualcosa, magari per domani dopo l’udienza?”
 
“L’ho dimenticato, Ron”
 
“Cos’hai dimenticato? Qualcosa al Ministero che ti serviva per domani? Vuoi che ci facciamo una scappata prima di andare a cenare? Se non sbaglio stanotte Harry aveva il turno di guardia. Mi ha sostituito per non farti trascorrere da sola il nostro anniversario”
 
Più Ron parlava e più lei si sentiva immensamente colpevole per ciò che aveva combinato. Il fatto poi che lui non capisse complicava ancora di più lo stato delle cose e il suo umore.
 
“Mi dispiace, Ron, mi dispiace tantissimo. L’ho dimenticato. Ho dimenticato che oggi era il nostro anniversario”
 
Il sorriso del marito si spense all’improvviso. La fissò per interminabili secondi senza fiatare e forse senza nemmeno respirare, come se il tempo intorno a loro si fosse fermato. Quando quell’attimo di inerzia fu passato, Ron scoppiò a ridere di cuore.
 
“Ci ero quasi cascato, sai? Era per farmi sentire in colpa per tutte le volte che l’ho dimenticato, vero? Hai ragione, è una sensazione orribile, ma quest’anno l’ho ricordato, quindi apri il regalo. È una settimana che mi immagino la tua faccia quando lo avresti aperto, ora non riesco davvero più ad aspettare”
 
Hermione abbassò lo sguardo sulla scatolina e la sfiorò mortificata. Era addirittura una settimana che organizzava il loro anniversario e lei non sapeva nemmeno come giustificare quella imperdonabile mancanza. Ci provò, anche se sapeva di essere totalmente nel torto.
 
“Ron, questa udienza mi ha totalmente scollegata dal mondo in questi giorni. Amore, sono mortificata, ma io ho dimenticato davvero che oggi era il nostro anniversario di matrimonio. Sei stato dolcissimo, davvero, non avrei potuto desiderare di meglio da te, ma io non ti ho preso niente e sarei andata a dormire senza nemmeno farti gli auguri”
 
Era totalmente ammutolito, l’espressione di Hermione non aveva affatto l’aria di uno scherzo ed ora lui se ne era tristemente accorto e convinto. Si sedette pesantemente sulla sedia accanto alla moglie. Non la guardava nemmeno in faccia, era pensieroso e drammaticamente silenzioso.
 
“Ron? Sei arrabbiato?”
 
Per tutta risposta lui afferrò la scatolina sotto gli occhi attenti di Hermione, se la fece passare triste tra le mani ed infine la aprì.
 
“Volevo che fosse speciale. Ogni volta che devo farti un regalo non so mai cosa regalarti, non esprimi mai alcun desiderio, tutte le volte che ti chiedo cosa desideri tu mi rispondi sempre che non hai bisogno di niente e dei gioielli non te ne fai nulla” le mostrò rammaricato il regalo “Ti avevo preso un segnalibro, l’avevo personalizzato con qualche foto di famiglia”
 
Ammirò l’oggetto che il marito le aveva messo sotto gli occhi, ma non osò afferrarlo, si sentiva indegna di tante amorevoli attenzioni. Riconobbe con nostalgia qualche importante ricordo che aveva segnato le tappe più importanti della loro vita insieme, che riguardavano sia loro che i loro figli.
 
“R-Ron … è … io non lo merito”
 
Quelle ultime parole avevano accesso la miccia della sua rabbia e le riversò addosso tutto il suo disappunto, non mancando di rinfacciarle le sue mancanze, che probabilmente aveva percepito già altre volte e l’anniversario fu solo l’ennesima occasione e il pretesto per rimproverarla, stanco di doversi ripetere.
 
“No, hai ragione, non lo meriti. Ti ho detto mille volte di staccare un po’ la spina  dal lavoro, non importa quanto siano complesse le udienze, Hermione, c’è anche la tua famiglia. Penso più io a voi e al Ministero ho i turni più irregolari che possano esistere! Grazie al fatto che non mi ascolti mai, ti sei persino dimenticata che sono vent’anni che siamo sposati. E non ci voglio nemmeno credere che stavolta sia stata tu a dimenticarlo per colpa di quel dannato lavoro!”
 
Si alzò infuriato e per poco non fece cadere la sedia. Hermione gli afferrò velocemente una mano per bloccarlo e sperare che ciò bastasse per farsi perdonare.
 
“Amore, è meraviglioso, hai avuto un pensiero bellissimo … ti amo tanto anch’io”
 
Le rivolse un sorriso sarcastico prima di riprendere la via, sciogliendo con indifferenza le loro mani. Rimase sola con l’unica compagnia di quel regalo, che infondo racchiudeva una grande porzione della loro storia. Si accasciò sconsolata su quel fascicolo, il suo unico desiderio era quello di scomparire insieme a quella difficile udienza.
 
∞∞∞
 
Quando finalmente terminò di esaminare quelle carte, si diresse verso la camera da letto. Dopo quello scontro con suo marito, non era più riuscita a concentrarsi, come invece avrebbe voluto e dovuto fare, di conseguenza non aveva nemmeno una vaga idea di come avrebbe concluso quell’udienza l’indomani mattina. Aveva persino tardato, i pensieri per ciò che aveva fatto non la volevano abbandonare, quindi anche per quel motivo aveva rimandato il riposo e non solo a causa di quel complesso lavoro. Entrò e lo trovò già steso, con lo sguardo rivoltò verso il muro, segno evidente della sua rabbia. Si ricordò che per colpa sua lui non aveva nemmeno cenato, quando invece Ron aveva organizzato una cena speciale solo per loro. Si sarebbero potuti dedicare una serata tutta per loro, cosa che non accadeva da tanto tempo. Con un sospiro affranto posò dolcemente sul proprio comodino il regalo di Ron e gli occhiali, lanciando a lui un’occhiata, e si dedicò a sbottonarsi l’elegante camicetta, che ormai, dopo una lunga giornata di lavoro, iniziava a darle fastidio. Si diresse verso l’armadio ed iniziò a cercare la sua camicia da notte, ma prima si imbatté inevitabilmente nella divisa del marito agganciata all’anta. Stavolta non si arrabbiò per il suo disordine e si limitò a riporla all’interno in silenzio. Non sembrava che Ron stesse dormendo, anzi tutto il contrario, visto che non era affatto presente il solito frastuono che faceva tutte le notti che cadeva stanco tra le braccia di Morfeo. Non seppe se ritenersi fortunata oppure no, dato il motivo di quell’insonnia, anche se forse le sarebbe stata concessa qualche ora di sonno in più.
 
Finì velocemente di cambiarsi, ma prima di coricarsi si sporse dall’altro lato del letto e porse un piccolo bacio sulla guancia di Ron. Fu solo un lieve contatto per rispettare il suo umore palesemente alterato. Ci teneva però a comunicargli un pensiero prima di prendere sonno e lasciarsi alle spalle quella infinita giornata.
 
“Auguri, amore mio. Sono stati i più begli anni della mia vita”
 
Lui non si scompose, rimase immobile e lei, rassegnata all’umore del marito, tornò al suo posto per provare a riposare almeno qualche ora.
 
∞∞∞
 
Il sole, ormai alto nel cielo con i suoi raggi che penetravano attraverso i buchi delle persiane, la accecò svegliandola. Aprì gli occhi infastidita per la forte luce e si ritrovò inaspettatamente addosso a suo marito che ancora riposava tranquillamente. Non sapeva come c’era finita, forse nei movimenti del sonno, fatto sta però che per lei fu un risveglio piacevole. Non era cambiato proprio niente in vent’anni, lei, esattamente come il primo giorno, necessitava di quella vicinanza, il tempo per il loro amore non passava. Per Hermione era così e per il dolce pensiero che aveva avuto suo marito la sera precedente avrebbe potuto parlare tranquillamente anche per lui.
 

La brezza leggera estiva che soffiava nel giardino di casa Granger accarezzava i due giovani promessi, in preda all’ansia per l’importante giorno che l’indomani si apprestavano a vivere. Si erano gustati in silenzio il gelato che il ragazzo aveva portato alla fidanzata in quella visita improvvisata e per lei piacevolmente inaspettata. Hermione fu molto più lenta di Ron. Lui aveva finito la sua porzione con voracità, sia per agitazione sia per golosità, mentre lei gustava quel dolce lentamente con la mente immersa in mille pensieri. Non avevano certo fretta, l’erba era morbida, il cielo era sereno e loro, arrivati ormai al momento in cui avrebbero finalmente convolato a nozze, non sapevano cosa aspettarsi dal futuro. Era totalmente ignoto come sarebbe stato una volta che avrebbero pronunciato il loro “sì”, un’esperienza totalmente nuova li attendeva. Potevano presupporre sarebbe stata piacevole la vita insieme, purché con la persona amata al proprio fianco, ma era pur sempre un passo importante che portava con sé inevitabili cambiamenti.
 
Era forse quella l’ansia che aveva spinto Ron a casa della fidanzata proprio il giorno prima della celebrazione del loro matrimonio, la sua vicinanza lo rendeva più sereno, benché lei fosse la diretta causa e cura di quel malessere, e sperò che ciò avrebbe giovato anche a lei. Anche Hermione stava intensamente pensando, probabilmente il suo cervello lavorava ancora più di quello del fidanzato con la sua innata razionalità, ed era talmente tanto immersa nella sua ragione che nemmeno si era accorta dello sguardo del fidanzato su di sé. Non la richiamò a parole, ma cercò di attirare l’attenzione su di sé, semplicemente cogliendo l’attimo. Le afferrò la mano con cui la ragazza aveva preso una nuova cucchiaiata di gelato e la indirizzò verso la sua bocca, scagliandosi contro l’ira della fidanzata.
 
“Ehy! Questo è il mio gelato. Se hai finito il tuo in meno di un minuto non è colpa mia”
 
“Guarda che lo faccio per il tuo bene. Non vorremmo certo che per colpa mia rischi di non entrare nel vestito domani”
 
Si impossessò nuovamente del suo cucchiaino e si servì stavolta da solo, sotto lo sguardo contrariato di Hermione.
 
“Stai per caso insinuando che sono grassa?”
 
Pulì il cucchiaino dal cioccolato e le lo riporse.
 
“No, tesoro, sto solo dicendo che le misure sono già state prese e ti basta un etto per non entrarci più. Poi domani come ci sposiamo?”
 
“E se avevi così tanta paura di sabotare il nostro matrimonio, perché accidenti mi hai portato il gelato stasera?”
 
“Perché i fiori non erano commestibili. E poi … avevo voglia di gelato”
 
Hermione alzò gli occhi al cielo ricominciando a mangiare, mentre Ron si fece un’allegra risata davanti all’espressione della fidanzata. Il ragazzo tornò serio e le tolse risoluto il gelato dalle mani.
 
“Ronald, stai cercando di morire il giorno prima del tuo matrimonio?!”
 
“Semmai non voglio essere il responsabile della fine del mio matrimonio ancora prima che inizi”
 
In un paio di cucchiaiate se lo finì sotto gli occhi fiammeggianti di Hermione. Stava decisamente stuzzicando il suo nervosismo e non gli era molto conveniente.
 
“Sei perfido, Ronald. Mi hai portato il gelato solo per finirtelo. Dimmi, che razza di uomo farebbe una cosa simile alla sua fidanzata?”
 
“Uno che la ama tanto”
 
Si avvicinò a lei e le catturò velocemente le labbra senza darle la possibilità di replicare. Non le dispiacque affatto l’audacia, anzi quell’appassionato bacio la aiutò a distendere l’ansia per le poche ore che li separavano dalla fatidica ora delle nozze. Quando dovettero per forza separarsi per riprendere fiato, Ron non si allontanò dal suo viso.
 
“Ho sperato che i miei baci fossero sufficienti stasera”
 
Lo fissò in quegli occhi azzurri che tanto l’attraevano. Erano troppo vicini in quella sera così particolare e di nuovo la razionalità di Hermione si insinuò nella sua mente, allontanando ogni genere di tentazione.
 
“Signor Weasley, io l’avverto rischia di violare una severa tradizione, che vieta agli sposi di trascorrere insieme la notte prima delle nozze”
 
“Hermione, ricordamelo, da quando ci importa delle tradizioni?”
 
“Io eviterei di sfidare la sorte, cosa dici?”
 
Si allontanò da lei controvoglia per non avere anche lui altre tentazioni e sbuffò irritato sotto la luce della luna, che in quella bellissima serata era piena.
 
“Quindi deduco che ci dobbiamo salutare”
 
Si voltò sconsolato verso di lei e solo in quel momento la ragazza notò che era sporco di cioccolato all’angolo della bocca. Sorrise passandovi delicatamente sopra un dito.
 
“Certe cose non cambiano mai, vero, Ron?”
 
Ricambiò il sorriso divertito e a tratti malinconico della ragazza, prima di porgerle un bacio sulla mano e alzarsi.
 
“La prossima volta che ci baceremo, saremo sposati. Ricordatelo, è una minaccia”
 
Stava per andarsene, ma Hermione lo richiamò indietro con un sorriso.
 
“Grazie per la compagnia di stasera, Ron. È l’ultima notte che stiamo separati, da domani tutto cambia”
 
“Ti aspetto all’altare. Giuro, non tarderò, ma tu non farmi aspettare troppo”
 
Si lasciarono con quella promessa, ma sapevano già che sarebbe stata la notte più tormentata della loro vita.

 
Lo ammirò con un sorriso, mentre sereno viveva ancora nel mondo dei sogni. Chissà come aveva fatto a riposare senza di lui in quegli anni che erano stati fidanzati. Ora qualche notte mancava a causa del lavoro, ma alla fine sapeva che sarebbe tornato ogni volta da lei e valeva sempre la pena aspettarlo per rivivere quelle accudenti sensazioni. Inavvertitamente e per sua disgrazia posò gli occhi sulle lancette dell’orologio che si trovava sul comodino di Ron e subito il panico la invase, riportandola alla realtà.
 
“Oh, no. È tardi!”
 
Si alzò velocemente, ma con quell’improvviso movimento ovviamente lo svegliò. Ron non realizzò subito cosa stesse succedendo, l’unica cosa che vide, anche un po’ sfocata, fu la figura di sua moglie sfrecciare per la camera. Sussurrò con ancora le corde vocali intorpidite dal sonno, sperando che lei sentisse senza troppe difficoltà.
 
“Hermione, ma che stai facendo?”
 
Non gli rispose e si diresse verso l’armadio per scegliere i suoi vestiti. Quando finalmente riuscì a fare un abbinamento che la convincesse, nonostante il sonno le offrisse ancora un certo torpore, si voltò verso di lui.
 
“Ron, devo volare al Ministero. Tra un un’ora ho l’udienza”
 
Il marito sbuffò irritato e si ricoricò sdegnato dalle parole di Hermione. A lei ovviamente non sfuggì l’atteggiamento scocciato di Ron, ma lui non aveva avuto nemmeno alcun interesse a nascondere il suo disappunto, anzi tutto il contrario.
 
“Ronald, è inutile che ti comporti così. Ho delle responsabilità e non posso metterle da parte solo perché …”
 
Si era alzato nuovamente di scatto e persino il sonno sembrava aver lasciato il posto a nuovi rimproveri.
 
“Solo perché cosa? Perché è il nostro anniversario? Scusa, allora, se pensavo che per te fosse altrettanto importante e volessi festeggiarlo con me”
 
“Ronald, non mi far ridere, tu lo dimentichi ogni santo anno, quindi ora non far passare me per la moglie snaturata che non lo ha ricordato. Sei ridicolo! Te lo deve sempre ricordare tua figlia! E quando tua figlia era troppo piccola per parlare, passavamo tutto l’anniversario a litigare, perché te lo eri dimenticato. Al quinto mi sono rassegnata e da quel momento in poi ho preferito trascorrerlo come una normale giornata, piuttosto che litigare ogni minuto con te. E adesso illuminami, com’è che quest’anno invece hai fatto l’originale e ti è tornato in mente che il 7 luglio ci siamo sposati? Non mi dire che hai imparato a segnarti le date importanti su quella benedetta agenda, che io tutti gli anni per Natale ti regalo sperando che tu la usi e sia meno sbadato”
 
L’ascoltò attentamente. Su svariati punti aveva avuto ragione, ma ammetterlo l’avrebbe fatta diventare la vittima della situazione e in quell’occasione proprio non la era.
 
“Hai finito di fare l’offesa? Forse l’ho ricordato perché ti amo, cosa dici? E comunque a me risulta che quest’anno stiamo litigando per colpa tua non mia”
 
“No che non ho finito, perché io sono giustificata, in vent’anni è stata la mia prima dimenticanza. E no che non mi ami, Ron, altrimenti non te lo saresti mai dimenticato”
 
“Quindi la metti così? Siccome io l’ho dimenticato più di una volta, ora tu puoi permetterti di scordare il nostro ventesimo anniversario? È per caso una vendetta? Perché suona molto simile ad una resa di conti”
 
“Ho capito qual è il tuo problema, tu festeggi solo le cifre tonde. Bastava dirlo prima e mi sarei regolata diversamente. Però, notizia dell’ultima ora, Ronald, ti sei dimenticato anche quando abbia fatto dieci anni di matrimonio. Ti è sfuggito o lo hai fatto di proposito?”
 
Prese i suoi vestiti con rabbia e si diresse decisa verso il bagno. Si chiuse con forza la porta alle spalle sotto lo sguardo attento di Ron. Dopo un istante di perplessità, per trovare le parole giuste, alzò leggermente il volume della voce per farsi sentire anche da Hermione.
 
“Guarda che non sei tu la vittima. Almeno non stavolta. Mi pare di essere io quello che ha organizzato i festeggiamenti, mentre tu non hai minimamente considerato tuo marito, preferendo invece ammazzarti di lavoro”
 
Si riaffacciò dal bagno mezza svestita, sperando di aver capito male.
 
“Come scusa?? Io avrei preferito lavorare, piuttosto di trascorrere la serata con te?! Ho capito bene?”
 
“Sì, Hermione, hai capito benissimo. E non mi hai dato alcun modo di pensare diversamente”
 
“Quindi ora non sai più cosa inventarti per uscire vincitore da questa discussione e spari cretinate?”
 
“Non mi serve uscire vincitore da questa discussione, tesoro, io ho già vinto”
 
La rabbia della moglie si sciolse in una sonora risata, tanto che fece persino fatica a richiudere la porta del bagno.
 
“Guarda che c’è poco da ridere”
 
“Hai sempre avuto la dote di farmi ridere, Ronald, e quando spari cavolate sei davvero uno spasso”
 
Si alzò offeso e nervoso dal letto per dirigersi deciso verso il bagno.
 
“Adesso ti faccio vedere io chi spara cavolate”
 
Spalancò la porta senza nemmeno avere il tatto di annunciarsi.
 
“Stavolta non … hai ragione”
 
Era ancora mezza nuda e quella vista gli fece affievolire la grinta. Un altro aspetto che in vent’anni non era affatto cambiato era il leggero imbarazzo che le provocava lo sguardo desideroso di Ron posato su lei. Hermione si ricompose dall’emozione che l’aveva coinvolta e si diresse infastidita verso di lui. Almeno mille volte lo aveva avvertito di non piombare in bagno in quel modo senza nemmeno un piccolo annuncio. La infastidiva il totale disinteresse della privacy che aveva suo marito. Ecco un’altra cosa che in vent’anni non era cambiata e che lei doveva continuare a ripetergli per sperare che con un miracolo gli entrasse in testa. Lo spinse fuori posandogli una mano sul petto, lui non si oppose anche se avrebbe potuto almeno mille volte in quel frangente fermarla e baciarla.
 
“E dai, Hermione, cosa avrai mai da nascondermi?”
 
“Ronald, se non te ne fossi accorto in bagno ci sono io, aspetta il tuo turno e rispettalo soprattutto. Sono stanca di ripetermi!”
 
Gli chiuse la porta in faccia e diede persino un giro di chiave per evitare che la svista di suo marito per quella mattina si ripetesse.
 
“Perché accidenti sei così scorbutica stamattina? Sei arrabbiata con te stessa per aver dimenticato il nostro anniversario e te la prendi con me? Quello arrabbiato dovrei essere io!”
 
Sentì la chiave girare nuovamente nella serratura e vide la porta aprirsi. Sua moglie stavolta lo aveva talmente vicino che poté sussurrare.
 
“No, mio caro, non sono arrabbiata con me stessa, ma con te”
 
“Mi fai entrare? Sono in ritardo anche io e mi devo sbrigare”
 
“No, Ronald, non ho il tempo per i tuoi giochetti. Ho un’udienza importante, se te ne fossi dimenticato”
 
Richiuse decisa la porta senza nemmeno dargli modo di replicare a quella decisione, presa decisamente a senso unico.
 
“Sempre lavoro, Hermione! Devo per caso prendere un appuntamento per stare un po’ con te? Non so, stasera sei libera? O forse domani sera? Forse dovrei telefonarti la settimana prossima e mi dici tu quando sei più comoda. Ma sei vuoi aspetto direttamente fine anno quando hai a disposizione il calendario nuovo”
 
“Non sei spiritoso”
 
“Sì, certo e intanto Harry ti vede più di me”
 
Si risedette sconsolato sul letto nell’attesa che il suo turno arrivasse. Era totalmente inutile quella pudicizia, specie quando la mattina era la corsa contro il tempo per raggiugere il Ministero anche per lui. Uscì pronta dopo svariati minuti, ma quell’ultima battuta del marito non le era affatto sfuggita.
 
“Che c’entra Harry?”
 
“Con tutte le udienze che avete insieme ti vede più di me e pensare che lavoriamo tutti nello stesso edificio”
 
Si impossessò di qualche semplice trucco e ritornò in bagno, lasciando stavolta la porta aperta. Era evidente che il suo turno non fosse ancora giunto e preferì aspettare che fosse lei a dargli il via libera.
 
“Arresta un po’ di più anche tu e potrai affiancarmi nelle udienze”
 
“Non sei affatto spiritosa”
 
“Allora non lamentarti se ci vediamo poco. Sbaglio o stanotte lavori? Tu, non io”
 
La ammirò mentre davanti allo specchio si stendeva un po’ di cipria sulle guance, sulla fronte e sul mento. Subito dopo si dedicò a coprire i chiari segni della stanchezza che aveva appena sotto le ciglia inferiori. Cercò di tornare a concentrarsi su quella conversazione, senza farsi troppo distrasse nemmeno quando si raccolse i capelli con una molletta, mostrando il collo.
 
“Hermione, ieri mi ero preso la serata libera per stare con te, credendo che fossi contenta di festeggiare insieme l’anniversario”
 
“Ron, ero contenta, ma ero anche mortificata per essermi dimenticata. Poi ti sei arrabbiato e addio festeggiamenti” si spalmò sulle labbra un velo di leggero rossetto e uscì velocemente “Il bagno è libero”
 
“E che senso ha senza di te?”
 
“Quindi ammetti di avere avuto pensieri poco innocenti”
 
La vide dirigersi verso il comodino, mentre prendeva i suoi occhiali da lettura rosa, che tanto le donavano e mettevano in risalto i suoi occhi nocciola, e non poté non notare il suo regalo posato propria su un libro che Hermione doveva ancora iniziare a leggere. Non poté fare a meno di sorridere tra sé, lo aveva senz’altro gradito.
 
“Ammetto che sono arrabbiato con te per esserti dimenticata che vent’anni fa come ieri ci siamo sposati” si alzò e si diresse verso il bagno, ma prima di chiudere la porta si riaffacciò “E no, non avevo alcuna intenzione di fare l’amore con una moglie snaturata come te che dà la precedenza al lavoro piuttosto che a suo marito” Hermione gli avrebbe volentieri lanciato contro qualcosa di differente dalla sua borsetta se solo lo avesse avuto a portata di mano “Però avevo intenzione di fare la doccia con la donna più bella che io abbia mai visto. Ciò però non toglie che io sia arrabbiato”
 
Chiuse la porta deciso per avvalorare più efficacemente quell’ultimo pensiero.
 
“Ron, la lunaticità lasciala a me” lui però non rispose alla sua provocazione “Ronald? Non costringermi ad entrare, perché sai che non lo farò, specie dopo che hai delineato così esplicitamente le tue intenzioni, sono in ritardo”
 
Sbuffò irritata e si avvicinò alla porta del bagno, bussando. Non fece in tempo a dire nulla, che lui aprì, afferrandola per mano e invitandola - o meglio costringendola - ad entrare. Zittì ogni possibile replica con un dolce bacio. Hermione rispose a quel contatto, non sarebbe stata in grado di fare diversamente, ma si ripromise che sarebbe rimasto tale e non sarebbero certo andati oltre. La mano di Ron, che minacciò di scivolare sul suo fondoschiena, la portò a staccarsi all’improvviso da lui.
 
“Che c’è? Io non mi faccio alcun problema se condividiamo il bagno”
 
“Ron, devo davvero andare al lavoro. E pulisciti la bocca, ti ho sporcato con il rossetto”
 
Gli passò delicatamente il pollice sulle labbra per cancellare i segni di quel bacio e gli lanciò solo uno sguardo malinconico, prima di uscire dal bagno. Ron si voltò verso la sua figura riflessa nello specchio, ma non si soffermò a guardare ciò che Hermione gli aveva fatto notare. Era sovrappensiero, ma si decise a ridestarsi presto per riuscire a correrle dietro.
 
“Hermione!”
 
Si voltò velocemente verso di lui appena fuori dalla loro stanza.
 
“Sshh, Ronald, non urlare, non so se i ragazzi stiano ancora dormendo”
 
La fissò profondamente deluso. Abbassò il tono della voce per evitare davvero che Rose ed Hugo si spaventassero con le sue grida.
 
“Era proprio questo che intendevo ieri sera, Hermione. La tua mente non è mai libera per dedicarsi a noi e negli ultimi anni hai avuto sempre meno tempo”
 
La donna guardò impaziente l’orologio al polso e si rivolse nuovamente lui. Non sapeva però come fare in una manciata di secondi a spiegargli quanto si sbagliasse e avesse interpretato male il suo volere.
 
“Ron, ne possiamo riparlare stasera? Non è assolutamente vero che non voglio dedicarmi a te”
 
“Stasera lavoro”
 
“Domani?”
 
“Aspetta, guardo la mia agenda e poi ti faccio sapere”
 
Tornò nella stanza senza degnarla di ulteriori parole e si richiuse dietro la porta sconsolato. Hermione perse solo un istante a dispiacersi, ma non aveva tempo nemmeno per quello, scese velocemente le scale e subito la voce della figlia la distrasse dalla sua destinazione.
 
“Mamma!”
 
“Buongiorno, tesoro”
 
“Non fai colazione?”
 
La donna si avvicinò alla tavola che la figlia aveva allestito, ma purtroppo avrebbe deluso anche lei.
 
“Rosie, mi dispiace, ma devo correre al Ministero. Pensi tu a papà e a Hugo? Grazie, amore mio, sei stata bravissima”
 
La ragazza annuì, ma prima che la madre riprendesse il suo cammino, la richiamò decisa indietro.
 
“Mamma. Non prendi nemmeno un biscotto? Li ho fatti seguendo la ricetta della nonna”
 
Hermione indugiò solo un istante, ma con un sorriso la accontentò, comunicandole quanto fossero buoni. Fu però il telefono a bloccarle nuovamente i passi e si voltò verso la figlia in cerca di aiuto.
 
“Rose, non ho tempo di rispondere. Ci pensi tu?”
 
La ragazza non se lo fece ripetere e corse ad alzare la cornetta. La voce trafelata che udì dall’altra parte del telefono la spaventò, ma non indugiò a eseguire gli ordini che le vennero impartiti. Fece appena in tempo a bloccare sua madre per un braccio prima che solcasse definitivamente la soglia e scomparisse verso il Ministero.
 
“Mamma, aspetta! Non puoi andare al Ministero”
 
“Tesoro, ho un’udienza importante tra meno di un’ora”
 
Non sapeva che scusa inventarsi per trattenerla. Le raccontò la prima che passò per la sua mente, anche se forse era un po’ esagerata. Infondo era solo una piccola bugia detta a fin di bene.
 
“La nonna … nonna Molly sta male! Tu e papà dovete correre alla Tana, subito!”
 
∞∞∞
 
Non se lo fecero ripetere due volte e volarono alla Tana insieme ai figli. Suonarono impazienti, ma nessuno si degnava di rispondere, nemmeno Arthur. Si spaventarono e Ron decise di optare per le maniere forti e con un deciso colpo di bacchetta riuscirono ad aprire la porta. Il soggiorno era avvolto nelle tenebre, provarono a chiamarli, ma non ricevettero alcuna risposta. La paura assalì entrambi i coniugi e Rose ed Hugo non si azzardavano a dire nulla, pur sapendo che una loro parola sarebbe bastata per tranquillizzarli facilmente. I due ragazzi attesero come avevano chiesto loro di fare i nonni, non volevano rovinare nulla, ma speravano almeno che si sbrigassero a rivelarsi.
 
In quel silenzio tombale udirono un rumore improvviso che li impaurì e il fatto che fossero tesi aumentò l’intensità dello spavento. Ma non c’era proprio nulla di cui avere paura, le luci si erano accese e un urlo all’unisono annunciava loro che erano appena capitati ad una festa a sorpresa organizzata in loro onore. Il cuore di Ron ed Hermione ricominciò a battere regolarmente ed ora anche i loro figli poterono sciogliersi in un sorriso, senza la paura di anticipare qualcosa ai genitori. C’erano proprio tutti, la famiglia Weasley-Potter al grande completo. Li commosse vederli tutti pronti a festeggiare insieme a loro quell’importante traguardo. Ma ciò che toccò maggiormente Hermione fu il fatto che l’unica a non aver ricordato quell’importante ricorrenza fosse stata proprio lei che era la diretta interessata. Lanciò un’occhiata verso i più piccoli della famiglia, Lily e Louis sorridevano felici alla zia. Aveva bisogno solo di quello, un po’ di conforto dai suoi cari e adorati nipoti, che le infondevano quell’affetto senza nemmeno sapere cosa in realtà lei avesse effettivamente combinato. Le piaceva però credere che quei dolci sorrisi ci sarebbero comunque stati per lei anche dopo aver scoperto la verità. Molly fu la prima ad avvicinarsi a loro con un grande sorriso, lanciando un’occhiata complice a Rose e Hugo.
 
“Mamma, mi stava venendo un infarto. Non sono scherzi da fare. La prossima volta inventate un’altra scusa per attirare la nostra attenzione”
 
“Ho notato, signorino, stavi buttando giù la mia porta”
 
Lo sgridò affettuosamente come fosse ancora un bambino e non indugiò ad abbracciare calorosamente la madre, felice di vedere che stesse bene. Molly si rivolse poco dopo alla nuora.
 
“Hermione, benedetta ragazza, mi chiedo ancora oggi come tu abbia fatto a sopportare mio figlio per tutti questi anni”
 
Hermione lanciò un’occhiata malinconica a Ron, prima di riuscire a rispondere alla suocera cercando di camuffare quell’umore pessimo.
 
“Mi viene naturale, Molly. Io però avrei un’udienza tra un po’, dovrei …”
 
Il marito a quelle parole alzò gli occhi al cielo infastidito, non gli pareva proprio avesse imparato dai suoi errori, quindi quell’espressione mortificata che continuava a sfoggiare se la sarebbe anche potuta risparmiare. La fortuna volle che suo cognato colmasse quei dubbi.
 
“Hermione, tranquilla, ho annullato l’udienza … anzi, veramente tu lo hai fatto. Ho falsificato qualche firma, ma, dai, chi se ne importa, oggi festeggiamo”
 
“Che cosa hai fatto?! Potter, con te faccio i conti dopo”
 
Ron rise davanti all’espressione esterrefatta della moglie e si avvicinò con discrezione al suo orecchio.
 
“Sai, mi è sempre piaciuto il mio unico cognato. Devi ammettere che trasgredisce le regole meglio di me, perlomeno lo fa con stile”
 
Hermione lo fulminò decisa, almeno fino a quando Ginny non la prese per un braccio, invitando a seguirla.
 
“Vieni, Hermione, non è questo il look per una festa di anniversario”
 
Il Ministro si voltò verso il marito, spaventata all’idea di cosa avesse in mente la cognata, ma Ron alzò le spalle ignaro di tutto. Le due si allontanarono ed Hermione non ebbe modo di chiedere chiarimenti, perché, poco dopo, per la via, incontrarono anche Fleur, che le attendeva all’imbocco di una stanza. La festeggiata iniziava seriamente a preoccuparsi, era sola e disarmata nelle mani delle cognate più pazze che avesse.
 
“Ragazze, che cosa avete in mente?”
 
“Vedrai, Hermione, non hai nulla di cui preoccuparti”
 
Fleur le tolse la borsa di mano e la posò sul letto, sotto lo sguardo sempre più perplesso di Hermione. Subito dopo la invitò dolcemente ad accomodarsi davanti allo specchio e le sorrise incoraggiante nel riflesso.
 
“Ti fidi di me ancora una volta?”
 
“Ricordo che per il mio matrimonio ero presentabile”
 
Ginny intervenne risoluta, mentre era intenta a fare gli ultimi ritocchi al vestito destinato alla festeggiata.
 
“Eri più che presentabile, mia cara, eri bellissima”
 
“Continuo a non capire però perché dovreste acconciarmi come al matrimonio”

“Perché c’è il rinnovo delle vostre promesse”
 
La moglie del suo migliore amico le aveva risposto tranquillamente, mentre Hermione, che fino a quel momento comunicava con lei tramite il loro riflesso, si voltò sbalordita.
 
“Cosa c’è??”
 
“Ah, giusto, a proposito, Harry mi ha dato un compito, anzi per la verità il compito ce lo siamo divisi, io penso a te e lui a Ron”
 
Ginny si avviò decisa verso di lei, senza nemmeno avere il tatto di colmare i suoi evidenti dubbi, le afferrò la mano mancina e cercò velocemente di sfilarle la fede. Hermione però ritirò velocemente la mano, spaventata da tutta quella veemenza.
 
“Ahia, Ginny, con un po’ più di grazia. E poi ti bastava chiedermela”
 
La cognata la guardò perplessa, ignorando i suoi gemiti di dolore e di disappunto.
 
“Hermione, sei ingrassata?”
 
“Certo che no!”
 
Si sfilò da sola con attenzione l’anello, ma anche lei fece una certa fatica a toglierlo.
 
“Hermione, sei palesemente ingrassata”
 
“Non sono ingrassata. È solo che non credo di averla mai tolta in questi anni”
 
Ginny la afferrò, lasciando cadere il discorso, e fece per uscire svelta dalla stanza, lasciandola nelle mani di Fleur. Hermione però continuava ad essere poco d’accordo circa i modi della rossa.
 
“Ehy, dove me la porti?”
 
“Stai tranquilla, Hermione, mio fratello te la rinfila tra qualche ora”
 
E così detto uscì, senza darle nuovamente modo di replicare. Fleur le sorrise divertita tramite lo specchio.
 
“Torniamo a noi, Hermione. Pronta?”
 

Una giovane sposa si stava specchiando agitata per ciò che avrebbero celebrato di lì a breve. Fleur le stava intrecciando delicatamente la chioma ribelle. Invidiava la pazienza della cognata, lei con i suoi capelli non l’aveva mai avuta vinta in una vita intera. Le infilava forcine bianche ovunque per fermare i boccoli, rigorosamente nascoste da altri capelli. Le francesi dovevano sicuramente avere una certa mano per la moda, perché l’abilità con cui si destreggiava tra spazzole e pettini era invidiabile.

Hermione era talmente agitata che continuava a sudare. Piccoli cristalli di acqua le imperlavano la fronte perennemente, la cognata però non la riprendeva in alcun modo, anzi le posava dolci carezze sulle spalle per provare a tranquillizzarla e le sorrideva come a dirle ‘ci sono passata anch’io, ti capisco ed è tutto normale’. Eppure alla sposa, benché apprezzasse gli sforzi di Fleur di placare la sua irrefrenabile ansia, dispiacque rovinare in quel modo il suo lavoro, solo perché non riusciva a non temere l’importante cerimonia che a breve l’avrebbe attesa. Il caldo poi, che quell’estate era scoppiato, era davvero insopportabile, peggiorando il suo stato fisico.

Le dolci mani e i sorrisi della veela la aiutarono tanto però, fu così che riuscì a superare gli istanti prima di convolare a nozze, forse uno dei pochi momenti in cui il coraggio proprio non voleva aiutarla.

 
Qualche capello bianco spiccava tra i nastri argentati che Fleur aveva usato per fermarle i boccoli ribelli. Era stata previdente la cognata, il colore delle fasce avrebbe camuffato il suo inevitabile processo di invecchiamento. Ma dopotutto, se era arrivata a vent’anni di matrimonio, un motivo c’era e di certo il tempo non si sarebbe potuto fermare su di lei. Non c’era molto tempo per una lunga preparazione, ma le aveva sicuramente dato la parvenza con quella acconciatura di una bellissima sposa. Una volta terminato di acconciare i capelli, si occupò del trucco. Non esagerò, a parere di Fleur era già perfetta così, se avesse optato per qualcosa di più pesante avrebbe solo rovinato la bellezza naturale di Hermione. Ed infine le mostrò il vestito. Era un meraviglioso abito lungo da giorno color panna, fresco per la stagione ed elegante per l’occasione. La festeggiata non indugiò e lo indossò, iniziava quasi ad essere eccitata per quell’evento. Forse in fondo anche Ron lo sarebbe stato e ciò avrebbe contribuito a spegnere quella discussione che loro non avevano avuto il tempo di risolvere. Odiava litigare con lui e odiava ancora di più che fosse successo per colpa sua.
 
Stava uscendo pensierosa dalla stanza, quando Ginny, tornata come un fulmine indietro, le bloccò risoluta il cammino. La cognata iniziò seria ad esaminare l’abito di Hermione per evitare che ci fosse qualche difetto. Solo dopo che ebbe avuto la certezza che tutto andasse bene, sorrise alla riccia.
 
“Perfetta”
 
Gettò soddisfatta anche un’occhiata all’acconciatura, per poi tornare ad alzare lo sguardo sulla cognata. Per le premure che aveva verso di lei, le sorse il dubbio che fosse proprio la sua migliore amica l’ideatrice e l’organizzatrice di quella festa. Hermione fece un passo avanti, pensando di essere finalmente pronta e presentabile, ma la voce di Ginny la bloccò nuovamente.
 
“Hermione, glielo devi dire” la cognata la fissò sorpresa “E non fare quella faccia, non sono nata ieri”
 
 
∞∞∞
 
Ron non stava vivendo momenti così differenti. Harry lo aveva spinto dentro una delle numerose stanze della Tana e aveva cominciato a cercare tra un mucchio di vestiti posizionati sul letto, senza nemmeno degnarlo di una valida spiegazione circa il suo comportamento. In mancanza di spiegazioni, non poté fare altro che iniziare a guardarsi intorno per trascorrere il tempo. Suo cognato aveva scelto la stanza di Ginny senza un reale motivo, era stata sicuramente una decisione casuale. Ron lo capì dai manifesti di Quidditch sparsi ovunque su quelle parenti, forse da anni ormai. Quella era sicuramente una passione che fratello e sorella avevano in comune.
 
Il misterioso comportamento di Harry però iniziava seriamente a preoccuparlo e gli impediva di concentrarsi serenamente su altro, come invece cercava di fare da qualche minuto ormai. Si sedette accanto a quel mucchio di camicie e pantaloni, sperando che il migliore amico si ricordasse della sua presenza e coinvolgesse anche lui in quella ricerca concitata.
 
“Harry? Possono sapere che ci facciamo qui e che stai facendo?”
 
“Sto cercando di abbinare i vestiti da farti indossare per le promesse”
 
Gli rispose distrattamente senza nemmeno distogliere l’attenzione dal suo compito, ma quella notizia lasciò perplesso Ron.
 
“Promesse? Di quali promesse stai parlando?”
 
“Oggi tu ed Hermione rinnovate le promesse di matrimonio”
 
“Cosa?? Stai scherzando, vero? Non mi pare proprio il caso”
 
“Perché? Vent’anni di matrimonio non si festeggiano tutti i giorni”
 
“E’ da ieri sera che litighiamo io e lei”
 
Solo in quel momento Harry si decise a voltarsi sorpreso verso l’amico.
 
“Per quale ragione? Ieri era il vostro anniversario, pensavo avreste festeggiato. Mi dicevi che le volevi fare una sorpresa, qualcosa è andato storto?”
 
“Era nelle mie intenzioni, ma lei si è dimenticata che era il nostro anniversario, così mi sono arrabbiato e abbiamo finito con il litigare invece che festeggiare. E abbiamo continuato fino a che non siamo arrivati qui. Sono stufo, Harry, per lei c’è sempre e solo il Ministero. Perché accidenti mi ha sposato, se sapeva che non avrebbe avuto il tempo da dedicare alla nostra famiglia?!”
 
L’amico lo guardò perplesso, era chiaro che Ron fosse troppo emotivamente coinvolto per cogliere l’evidenza.
 
“Ron, Hermione è il Ministro della Magia. Io posso sostituire te, ma lei non può essere sostituita da qualcun altro per il ruolo che ricopre”
 
“Grazie dell’informazione ed io sono orgoglioso di lei, ma se non trova il tempo per me e i ragazzi, allora preferirei non lavorasse proprio”
 
Harry poteva cogliere tutto lo sconforto di Ron e gli dispiacque che ciò potesse rovinare la gioia per quell’importante traguardo che insieme ad Hermione aveva raggiunto. Infondo, nonostante quei disaccordi, sapeva che i suoi migliori amici si amavano e forse proprio a causa dell’amore che provavano l’uno per l’altra soffrivano le conseguenze dei loro doveri.
 
“Oggi pensa solo a festeggiare e alle tue promesse”
 
“Non è il momento per le promesse, non saprei cosa dirle ora”
 
“A me sembra invece che tu abbia tante cose da dirle. Ah, a proposito di questo, ho bisogno della tua fede”
 
Ron lo guardò spaesato a quella richiesta. Harry con pazienza cercò di spiegare a cosa si stesse riferendo, anche indicando il suo per essere maggiormente esplicito.
 
“L’anello, Ron, quello che porti al dito, ce l’hai presente?”
 
“Cosa te ne devi fare?”
 
“Secondo te? Tranquillo che ti ritorna tra poco”
 
Ron se lo tolse e glielo porse con titubanza, mentre Harry se lo mise velocemente nella tasca dei pantaloni. Per Ron però il problema delle promesse continuava a rimanere. Ricordava come fossero passati appena pochi giorni il terrore che aveva provato nel doverle pronunciare la prima volta e il dover ripetere l’esperienza non lo entusiasmava.
 

Mancava meno di un’ora e lui non riusciva a far smettere alle gambe di tremare. Non era stato così nervoso nemmeno quando le aveva chiesto di sposarlo. Mille pensieri gli affollavano la mente e lui sperò davvero di non bloccare a causa di tutta quell’ansia il suo “discorso” davanti a tutti quei testimoni. Ci sarebbe stata troppa gente per i suoi gusti. C’era persino Kingsley nella lista degli invitati, persino il Ministro sarebbe stato presente, il suo capo, e lui sicuramente avrebbe fatto qualcosa di sbagliato, se lo sentiva.
 
Prese un respiro per cercare di calmarsi, pensò che quelle promesse erano un “male” necessario se voleva sposarsi con Hermione. Iniziò a pensare proprio a lei, il pensiero della sua giovane fidanzata lo faceva stare meglio. La immaginò davanti a sé, mentre le dichiarava tutto il suo amore, si convinse che avrebbe solamente dovuto concentrarsi sui suoi adorabili occhi nocciola, se lo avesse fatto tutto il mondo intorno a loro sarebbe svanito magicamente e lui sarebbe riuscito a pronunciare le sue promesse serenamente.
 
Continuava a ripeterle mentalmente, sperando di non dimenticare niente. Aveva impiegato giorni per mettere insieme quelle parole, voleva che tutto fosse perfetto, ma soprattutto per una volta voleva stupirla per il pensiero che aveva avuto per lei, almeno il giorno del loro matrimonio. Sperò davvero che la sorpresa sarebbe stata piacevole e che la sua ansia provocata da tutti quegli invitati non avrebbe rovinato nulla.

 
Stavolta però altri problemi si aggiungevano e la rabbia che aveva provato, accendendo quel litigio, di certo non lo avrebbe ispirato a scegliere le parole giuste in così poco tempo a disposizione.
 
∞∞∞
 
La vide uscire seria dalla porta, incerta se sorridergli oppure no. Sapeva già a cosa fosse dovuta quell’incertezza, quindi Ron non si porse alcuna domanda. Purtroppo non sarebbe stato il giorno felice che tutti si sarebbero aspettati nell’organizzare quella sorpresa ai due. Hermione si avvicinò a lui, nell’esatto punto in cui la stava aspettando, ma più i metri tra loro si riducevano, più lei non riusciva a reggere lo sguardo del marito addosso. Gli occhi della donna caddero sulle loro fedi adagiate su un tavolino improvvisato per l’occasione. Anche lei avrebbe voluto fosse un giorno felice, ma, come Ron, non riusciva a trovare le parole adatte per quelle promesse, eppure avrebbe voluto comunicargli tante cose. Non le avrebbe mai creduto però, era arrabbiato e deluso dal suo comportamento ed Hermione non sapeva come convincerlo dissipando i suoi dubbi.
 
Lo vide dopo poco prendere la sua fede e ammirarla per un momento sovrappensiero. Era chiaro che anche lui fosse in difficoltà, le aveva già dichiarato tutto il suo amore poche ore prima, era inutile ribadirlo e tutto ciò che avrebbe pronunciato sarebbe stato un disperato “urlo” di rimprovero verso sua moglie e il suo totale disinteresse verso l’evidente malcontento di Ron.
 

Lo aveva portato in una semplice gioielleria babbana. A nulla valsero i tentativi di Ron di farle capire quanto fosse sufficiente dare quel compito ai folletti e avrebbero realizzato per i due promessi sposi due fedi d’oro scintillante. Hermione si rifiutò categoricamente di affidarsi a quelle creature, non voleva avere nulla a che fare con loro, ma soprattutto non voleva avere alcun tipo di debito con esseri così avidi, quando poteva tranquillamente rimediare in altro modo.
 
Fu la prima volta che Ron metteva piedi in uno di quei negozi e appena entrato lo scintillio che lo inondò da ogni angolo lo stupì. Nemmeno la Gringott era mai stata così luccicante che lui ricordasse. Hermione lo prese per mano, distogliendolo da quello stato di stupore e invitandolo con risolutezza a dirigersi verso il bancone. Forse la sua fidanzata non lo aveva colto o forse la trovava semplicemente una cosa di poco conto, fatto sta che Ron non riusciva a concentrarsi, a causa della novità dell’esperienza, sui numerosi anelli che il gioielliere stava mostrando loro. Erano di ogni grandezza, colore e lucentezza. Avevano l’imbarazzo della scelta. Fino a quel momento il ragazzo si era dedicato solo ad esaminare e non aveva ancora fiatato.
 
“Tesoro? Quale scegliamo?”
 
L’espressione perplessa del fidanzato la fece pentire di aver scelto proprio lui come accompagnatore in quell’importante acquisto per le nozze, ma, essendo il diretto interessato, le faceva piacere avere anche un suo parere.
 
“N-non saprei, Hermione”
 
La ragazza gli sorrise, era chiaro fosse nervoso ed emozionato. Notò però lo sguardo fisso ormai da qualche minuto su due luccicanti fedi d’oro giallo ed Hermione con risolutezza le indicò al gioielliere.
 
“Prendiamo queste”
 
Ron alzò nuovamente lo sguardo spaesato su di lei, ma incontrò solo il suo dolce sorriso.
 
“Che c’è, Ronald, non ti piacciono?”
 
“Le adoro”
 
Era persino riuscita a strappare un mezzo sorriso anche a lui, almeno fino a che il negoziante non chiese a loro cosa avrebbe dovuto inciderci sopra. Di nuovo la perplessità si impossessò di Ron e persino Hermione sembrava essere pensierosa.
 
“Nomi e data?”
 
Il ragazzo aveva azzardato quella proposta, ma lei non sembrava essere pienamente d’accordo.
 
“Vorrei anche qualcos’altro”
 
“Cosa?”
 
Il gioielliere aveva posto davanti ai due giovani un foglio e una penna. Hermione iniziò a scrivere cosa avrebbe voluto incidere sulle loro fedi nuziali. Scrisse i loro nomi, la data delle nozze e aggiunse due parole che corrispondevano alla formula del primo incantesimo che lei gli aveva insegnato quando si erano conosciuti durante il loro primo anno ad Hogwarts. Passò a Ron il foglio, facendolo scivolare sul bancone per permettergli di condividere con lei quell’idea. Appena il ragazzo legge quelle parole, scoppiò a ridere al ricordo che invocavano. Hermione lo fissò sorridendo in cerca di approvazione.
 
“Vada per Wingardium Leviòsa”
 
Stette attento a pronunciare bene l’incantesimo, in memoria di quella complessa lezione a cui parecchi anni prima aveva partecipato.

 
Ed ora quelle lettere e quei numeri incisi sull’anello di sua moglie saltarono agli occhi malinconici di Ron. Ad Hermione non sfuggì affatto quell’espressione, lo conosceva fin troppo bene per riuscire a nasconderle ciò che provava. Lo richiamò con dolcezza per insinuarsi in quei pensieri che sicuramente gli provocavano qualche turbamento interiore. Eppure lei non sapeva quanto fossero felici quei ricordi e quanto lui volesse con tutto il cuore riscoprire con lei quella gioia.
 
“Ron”
 
“Sì?”
 
“Tutto bene? Non vuoi rinnovare le nostre promesse?”
 
La guardò triste e lei capì che i disaccordi purtroppo non erano terminati. Come aveva previsto, quella festa non aveva contribuito a spegnere la rabbia e la delusione di suo marito. La fissò per interminabili secondi, prima di riuscire a trovare le parole e risponderle.
 
“Sai cosa vorrei davvero, Hermione? Vorrei tanto che mia moglie fosse più presente, fisicamente e mentalmente”
 
“Ron, ti prego, non davanti a tutti e specialmente non davanti ai nostri figli”
 
Gli sussurrò per cercare di fargli capire che non era affatto il momento più opportuno per riprendere quella discussione, ma lui non sembrava essere della sua stessa opinione.
 
“Come se Rose ed Hugo non sapessero già che hai sempre la mente incollata sul lavoro”
 
“Ron, non è il luogo. Rimettimi quella fede e ne discutiamo a casa”
 
“Prima non avevi tempo, ora non è il luogo. Persino per litigare non è mai il momento?!”
 
Hermione mortificata si voltò verso la loro famiglia rimasta ammutolita e poi lanciò un’occhiata dispiaciuta ai suoi figli. Non sapeva però per cosa farsi perdonare, se per aver mancato in qualcosa o se per aver portato suo marito al punto di pronunciare quelle parole in un contesto tanto inadatto.
 
“Ronald, stai esagerando adesso. Non hai alcun motivo di reagire così a questa festa che hanno dedicato a noi”
 
“Ma sentila, parli proprio tu di festa, quando ti avevo organizzato una sorpresa ieri, ma udite udite, al perfetto Ministro è sfuggito che aveva anche un marito. Mi chiedo come sia potuto succedere, visto che quando dimentico qualcosa al Ministero mi richiami un paio di secondi dopo con tanto di Strillettera! Ma tu puoi, giusto? Quello che non può mancare o sbagliare in niente sono solo io, vero?”
 
Si stava imbarazzando davanti alle parole di Ron, stava sbandierando i fatti loro davanti a tutti. Si impose di mantenere la calma, non voleva perdere la pazienza, ma lui non rendeva per nulla facili quelle intenzioni.
 
“Ronald, finiscila, ti ho già detto che mi dispiace! Quante volte te lo devo dire ancora?! Cosa devo fare per farmi perdonare? Non sono perfetta come credevi, ok? Mi dispiace che ti sia illuso”
 
Dopo quelle parole il marito posò la fede da dove l’aveva presa sotto lo sguardo perplesso di Hermione.
 
“Ma che stai facendo?”
 
“La fede te la rimetti da sola”
 
Si era palesemente offeso per quello che lei aveva detto ed inoltre sembrava anche essersi stufato di discutere, quando aveva ricominciato lui, lei avrebbe pronunciato con pacatezza le loro promesse. Gli afferrò svelta la mano prima che lui la potesse allontanare dall’anello. Indugiò un istante, sapeva che non era il momento, ma non sapeva in che altro modo trattenerlo.
 
“Sono incinta”
 
Stavolta non aveva affatto sussurrato, aveva scandito bene le parole per farsi comprendere dal marito e lui non era nemmeno il solo ad aver colto chiaramente quella notizia. Ron la fissò pietrificato, dando davvero l’impressione di stare per avere un mancamento. Hugo, alla vista del padre in quelle condizioni, fece per estrarre la bacchetta, ma Rose lo fermò risoluta.
 
“No, Hugo, non possiamo fare incantesimi fuori da Hogwarts, siamo ancora minorenni”
 
“Ma papà si sta sentendo male, dobbiamo aiutarlo”
 
In effetti Ron non riusciva a scollare gli occhi scioccati da lei, ma Hermione stavolta non era in grado di leggere le mille emozioni che lo stavano attraversando. Gli strinse però la mano che ancora si trovava nella sua per provare a placare il palese turbinio di emozioni che gli aveva provocato quell’inaspettata notizia.
 

Non ci poteva ancora credere che lei fosse davvero davanti a lui ed entrambi fossero lì per sposarsi. La fissava, incredulo che alla fine Hermione non avesse rifiutato di presentarsi e non ci avesse ripensato. Sarebbe stato tutto più che legittimo, perché, nonostante le promesse che si erano rivolti, Ron non era ancora così sicuro di meritare una donna come lei al suo fianco. Il dolce tocco della ragazza sulla sua mano gli diede la gradevole certezza che non fosse un sogno, ma nientemeno che una meravigliosa realtà che stava vivendo in prima persona.
 
“Ronald Bilius Weasley, …”
 
Percepiva un leggero tremore nella voce della fidanzata, dovuto sicuramente alla commozione del momento. Il suo nome rimbombò nel giardino della Tana, fendendo il silenzio emozionato che era sceso tra gli invitati. Hermione era intenta a leggere il foglio su cui erano scritte le promesse, cercando con qualche fatica di distinguere le lettere sotto quel velo lucido che aveva sugli occhi e le rendeva la vista leggermente offuscata. Tentava in tutti i modi di impedire alle lacrime di gioia di sfogarsi, ma le parole che si apprestava a pronunciare la commuovevano inevitabilmente.
 
“… prendo te come mio legittimo sposo e prometto di …”
 
Si bloccò per schiarirsi la voce e Ron non indugiò ad accarezzarle la mano per darle coraggio ed incentivarla a proseguire con tranquillità. Le sorrise persino, era assurdo che lui con tutta la sua ansia dovesse fare forza a lei. Hermione gli sorrise per quelle dolci premure e tentò di proseguire.
 
“ … amarti, onorarti, rispettarti ed esserti fedele, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia per tutti i giorni della mia vita”
 
Al termine di quelle promesse prese la fede da donare a Ron, ma si soffermò un istante sui suoi occhi azzurri già posati amorevolmente su di lei. Il ragazzo la incitò con lo sguardo ad infilargli l’anello, non attendendo nemmeno un secondo in più. Lei lo fece, dopo aver sfiorato il metallo con le labbra, ma ciò che voleva anche comunicargli avrebbe sicuramente dato a lui certezze che gli avrebbero fatto esplodere il cuore di gioia.
 
“Ron, sono felice”
 
Si scambiarono un sorriso, prima che anche lui prendesse la fede, sciogliendo la gassa avvolta intorno al metallo che serviva per tenerla al sicuro sul cuscino bianco. Impiegò forse un po’ troppa enfasi, ma la voglia di sposarla era tanta. La ragazza però non mancò di sottolineare la mancata grazia dello sposo.
 
“Ron, piano, così la fai cadere”
 
Le sorrise imbarazzato e, dopo quell’avvertimento, la afferrò con delicatezza, allo stesso modo in cui catturò delicatamente la mano mancina della sua sposa.
 
“Hermione Jean Granger, prendo te come mia legittima sposa e prometto di amarti, onorarti, rispettarti ed esserti fedele, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia per tutti i giorni della mia vita” alzò gli occhi dal foglio e non perse l’occasione di rispondere alle sue dolci parole “E sono felice anch’io, amore mio. Non sai quanto io sia orgoglioso che tu sia la mia sposa”
 
Le infilò la fede con attenzione, dopo avervi posto sopra un piccolo bacio, felice di non averla più tra le mani, evitando così di farla cadere con la sua sbadataggine. Ora era decisamente al sicuro e dove sarebbe dovuta essere, al dito di sua moglie. Non riuscì a pronunciare altro, le parole che si era diligentemente preparato gli morirono in gola, anche se quelle poche e spontanee bastarono per sorprenderla piacevolmente.
 
“Hermione, siamo davvero sposati?”
 
“Sì, Ron, da oggi non ti libererai più di me”
 
“È un piacere sentirlo in questa occasione, tesoro”

 
Il luogo era lo stesso in cui si erano scambiati quelle promesse vent’anni prima, ma stavolta le parole che gli erano rimbombate nelle orecchie ed erano uscite dalla bocca di sua moglie erano decisamente altre. E quel tavolo stavolta gli tornò seriamente comodo per appoggiarsi, reduce da quella notizia. Cercò di realizzare ciò che aveva appena scoperto, fece passare qualche minuto, provando ad allontanare lo shock del momento e riflettere a mente più lucida. Non si era accorto assolutamente di niente, non aveva avuto nemmeno il più piccolo segnale da fargli insinuare qualche dubbio. La sussurrata voce di sua moglie entrò prepotentemente tra i suoi pensieri non consentendogli di ragionare oltre.
 
“Sono di un paio di mesi”
 
Si voltò verso di lei ancora stranito e l’unica cosa che riuscì a fare fu ricordarle quanto fosse stato pessimo il suo tempismo.
 
“Hermione, questo non era davvero il momento per parlarne. Stavolta avrei rimandato volentieri”
 
Cercò di riprendere fiato da quell’ultima discussione, che, insieme a tutto il resto che ne era seguito, gli aveva tolto il respiro, più del caldo. Alla vista della reazione incerta di Ron nessuno dei presenti trovò il coraggio di gioire per quella notizia.
 
“Ron, gradirei sapere che ne pensi”
 
A quella richiesta il tono del marito diventò più pacato e le parole che impiegò stavolta sorpresero Hermione.
 
“È per questo che hai dimenticato il nostro anniversario? Non sei stata bene in questi giorni, vero?”
 
“Sicuramente ha contribuito. Mi stai giustificando?”
 
“Da quanto lo sai?”
 
“Un paio di giorni. Ma tu non sei felice, vero?”
 
“È una cosa del tutto inaspettata”
 
“Lo è anche per me, su questo siamo d’accordo”
 
Ron lanciò un’occhiata a tutti gli spettatori, li aveva persino dimenticati negli ultimi minuti.
 
“Ne … ne possiamo parlare un momento in privato, solo io e te?”
 
“Sì. Però possiamo prima rimettere le nostre fedi?”
 
Hermione, senza nemmeno attendere una risposta, gli prese la mano e gli rinfilò l’anello. Con quel contatto percepì l’agitazione del marito, era teso e pensieroso.
 
“Ron, dai, cerca di stare calmo, infondo non è una notizia così brutta”
 
Non le rispose nulla, anzi ignorò quel tentativo di conforto. Prese con mano tremante la fede della moglie e gliela rinfilò. Afferrò subito dopo quella stessa mano senza nemmeno alzare gli occhi su di lei e la intimò a seguirlo.
 
Quando i due se ne furono andati, la loro famiglia non sapeva come commentare ciò a cui avevano appena assistito, era stato totalmente inaspettato e imprevisto. Tutti tranne Ginny.
 
“Per Godric, io non avevo consigliato ad Hermione di dirglielo ora, davo per scontato avesse colto il tempismo”
 
Harry si voltò perplesso verso la moglie all’udire quel commento.
 
“Tu lo sapevi?”
 
“Lo avevo intuito mentre si preparava”
 
∞∞∞
 
Ron entrò nella sua vecchia camera da letto e si diresse subito verso la finestra, la aprì e respirò l’aria a pieni polmoni. Era assurdo, era appena entrato in casa dal giardino, era in uno spazio chiuso da appena qualche secondo eppure già faceva fatica a respirare al solo pensiero della conversazione che avrebbe tenuto a breve con sua moglie. Per fortuna Hermione sembrava essere più tranquilla e, anzi, trovò esagerata la reazione di lui.
 
“Diamine, Ron, non hai reagito così nemmeno quando ti ho detto di aspettare Rose e Hugo. Non dovresti essere più preparato ora?”
 
Si voltò spaventato verso di lei per contraddirla con convinzione.
 
“Preparato?? Come accidenti è potuto succedere?! E quando soprattutto. Sei sempre con la testa sul lavoro, ma a quanto pare il tempo di combinare casini lo abbiamo”
 
Hermione rise alla considerazione di Ron e si avvicinò con passo tranquillo a lui.
 
“Sei tu che dici che non ti dedico mai del tempo”
 
“Sì, ma perché non siamo stati attenti? Noi stiamo sempre attenti”
 
“Non sempre, Ronald, e due mesi fa i ragazzi non erano tornati da Hogwarts, quindi la loro assenza ci ha legittimati ad essere un po’ più imprudenti del solito”
 
“Ma non siamo due adolescenti che devono cogliere l’attimo!”
 
“Disse quello che voleva trattenermi in bagno stamattina”
 
Hermione si appoggiò alla parete accanto alla finestra, contraddicendolo con un’espressione convincente. Lei sapeva che finiva sempre che dovevano davvero cogliere l’attimo per trascorrere qualche ora insieme lontani dagli inevitabili doveri.
 
“E questo cosa c’entra? Sarei stato attento”
 
“Sì, certo”
 
Fu estremamente sarcastica, ma anche molto divertita davanti all’espressione dubbiosa del marito.
 
“Rimane comunque il fatto che è un po’ tardi per avere un altro figlio, non siamo più così giovani … però ripensandoci ciò ti trattiene a casa dal lavoro”
 
“Ron, pensi davvero che una gravidanza possa fermarmi? Non lo ha mai fatto e non inizierà certo ora”
 
“Io lo spero, dopotutto non hai più vent’anni, forse è il caso che stavolta ti riguardi un po’ di più”
 
Si guardarono intensamente ed Hermione colse molto di più di ciò che Ron avrebbe voluto esprimere a parole. La paura per il loro terzogenito c’era sicuramente, ma forse iniziava a rivalutare quanto quella circostanza potesse giocare a suo favore. Non gli disse però nulla circa i suoi sospetti.
 
“Ron, hai paura?”
 
“Sì, tu no?”
 
“Anche io. Ma insieme ce la siamo sempre cavata. Rose e Hugo sono dei ragazzi in gamba, con loro siamo stati bravi, non vedo perché ora dovrebbe essere diversamente”
 
Non si era nemmeno accorto di quanto fosse bella, la combinazione tra quell’acconciatura, quel vestito e la gravidanza, anche se non ancora visibile, le donava molto. Era da un po’ che desiderava trascorrere un po’ di tempo con lei e quella visione lo spinse in quell’audace impresa. Si avvicinò a lei per baciarla e la moglie non oppose alcuna resistenza, lasciandosi guidare da lui. Hermione lo attirò persino maggiormente a sé per avvalorare il suo desiderio, dimostrandogli quanto fosse pienamente condiviso da lei. Ron, durante quel bacio, afferrò la bacchetta e la puntò contro la porta per chiuderla.
 
“Spero capiscano che non devono disturbarci”
 
“Ron, siamo a casa dei tuoi genitori. E, hai ragione, non siamo più degli adolescenti”
 
“Però questa è pur sempre la mia stanza e in quanto tale posso portarci chi voglio, a maggior ragione mia moglie”
 
Si fiondò di nuovo sulle sue labbra senza darle alcuna possibilità di replica. Quell’enfasi però mise in allarme Hermione.
 
“Piano, Ron, ricordati che siamo in due”
 
“Sarò delicatissimo”
 

Aprì con enfasi la porta della camera, ma fece una certa fatica con Hermione in braccio, la quale rise di gusto assistendo alle palesi difficoltà dell’ormai suo marito. Si impegnò tanto per evitare di farle male e ringraziò Merlino quando finalmente riuscì ad arrivare al letto. L’adagiò delicatamente sulle lenzuola intonse e riprese fiato. Voleva essere carino, scortandola in braccio prima in casa e poi in camera, ma non aveva “imprudentemente” calcolato la lunga rampa di scale che lo avrebbe atteso.
 
“H-Hermione, sei … ”
 
La ragazza smise di ridere e lo fulminò.
 
“Non dire grassa, perché in quel caso ti defenestro”
 
Il giovane alzò le mani in segno di resa.
 
“Volevo solo chiederti se eri stanca per la lunga giornata … perché io lo sono molto”
 
Hermione rise nuovamente, ma stavolta cercò di contenersi, infondo a suo rischio e pericoloso aveva avuto un pensiero molto dolce per sua moglie.
 
“Sì, un po’” ignorando la palese stanchezza del ragazzo, lo attirò a sé con decisione e lo fece coricare su di lei “Ma è la nostra prima notte di nozze”
 
“Tecnicamente è ancora giorno. Non mi merito un po’ di riposo prima?”
 
“Eh, dai, ieri ti ho respinto, oggi non abbiamo più scuse e … nemmeno è la prima volta”
 
Iniziò a baciarlo con convinzione, non lasciandogli alcun margine per tirarsi indietro. Ci pensò però il telefono ad interromperli, proprio quando i baci della moglie sembravano essere stati sufficientemente convincenti.
 
“Hermione, ignoriamolo”
 
“No, potrebbe essere il Ministero”
 
“E quale persona sana di mente ci chiamerebbe il giorno del nostro matrimonio? Lo sanno tutti che oggi ci siamo sposati”
 
Tentò di convincerla, zittendo le sue proteste con un bacio, ma Hermione non ne voleva proprio sapere di riprendere da dove si erano interrotti.
 
“Ron, rispondi, non riesco a sentirmelo nelle orecchie”
 
Sbuffò, ma la ascoltò e alzò la cornetta, rispondendo scocciato.
 
“Pronto?”
 
“Casa Granger-Weasley?”
 
La voce che udì dall’altra parte non lo rasserenò per nulla, anzi tutto il contrario, peggiorò il suo umore già instabile.
 
“Harry, che vuoi? Non è proprio un buon momento”
 
“Non dirmi che state già litigando! Hermione è lì con te?”
 
“Veramente stavamo facendo tutt’altro e lei più che vicino è …”
 
Hermione gli strappò il telefono di mano e lo fulminò per la sua poca discrezione.
 
“Harry”
 
“Ciao, signora Weasley”
 
“Così mi fai sentire vecchia”
 
“Cognata va meglio?”
 
“Molto meglio, sì. Ma perché hai chiamato?”
 
“Nulla di importante, volevo solo vedere se funzionava la vostra linea telefonica, ma pare di sì, così nel caso ci possiamo sentire”
 
Hermione sorrise, se c’era una cosa che il suo migliore amico non sapeva fare era proprio mentire. Rispose sarcastica, iniziando a comprendere il motivo di quel disturbo. Le parve persino di sentire le risate di Ginny in sottofondo, prova inconfutabile che andava ad avvalorare la sua tesi.
 
“Sì, certo, Harry. Con chi avete scommesso?”
 
“Come?”
 
“Con chi avete scommesso tu e Ginny? Dubito siate coinvolti solo voi, conoscendo George. E cosa avete scommesso? Che avremmo forse litigato appena messo piede in casa?”
 
“Qualcosa di simile, sì. Ma pare invece che non sia così. E dì a Ron che …” Hermione allontanò il telefono dall’orecchio per rendere il marito partecipe della conversazione “… domani è di turno”
 
Strappò il telefono dalle mani della moglie dopo quella notizia, che al telefono suonava particolarmente seria, non lasciando posto allo scherzo.
 
“Cosa?? Harry, io domani sono in luna di miele!”
 
“Ma mica scappi, resti pur sempre a casa, quindi in caso di necessità so che tu sei disponibile”
 
“No, Harry, io non sono per nulla disponibile e lo sai. Io domani resto con mia moglie”
 
Sentì un’improvvisa risata dall’altra parte del telefono, probabilmente stava facendo una certa fatica a trattenerla e ora non era più riuscito a reggere quella copertura.
 
“Ma certo, Ron, stavo solo scherzando. Al Ministero ce la caviamo anche senza di voi. Vi lascio alla vostra prima notte di nozze. Ciao, sposini”
 
Riattaccò senza nemmeno dargli il tempo di salutare e lasciando l’amico perplesso ad osservare la cornetta.
 
“Hermione, ma quanti bicchieri di Idromele ha bevuto Harry?”
 
“L’Idromele non fa nulla, Ron”
 
“A lui ha fatto parecchio”
 
Riattaccò a sua volta il telefono ancora perplesso e quando riposò lo sguardo sulla moglie, incontrò i suoi occhi emozionati.
 
“Allora domani resti con me?”
 
“Certo, dove vuoi che vada? Tu, piuttosto, domani cos’hai voglia di fare?”
 
“Nulla in particolare”
 
“Allora la sorpresa sarà anche migliore”
 
La moglie lo guardò perplessa e curiosa, senza capire a cosa si stesse riferendo. Lui aprì il cassetto del comodino, dove sapeva avrebbe trovato quello che cercava. Mise orgoglioso sotto gli occhi di Hermione due pezzi di carta.
 
“Ron, cosa sono?”
 
“I biglietti per il nostro viaggio di nozze”
 
La ragazza si alzò leggermente sui gomiti e impiegò qualche istante prima di realizzare cosa il marito le avesse appena detto, ma quando lo fece sfoggiò un sorriso sorpreso.
 
“Cosa?? E dove mi porti?”
 
“In realtà mi sono fatto consigliare, mia cognata mi ha suggerito ‘una delle città più belle e romantiche’ … o almeno così lei mi ha detto, non te lo so dire però se sia vero, perché non ci sono mai stato”
 
Hermione gli strappò i biglietti dalle mani per leggere impaziente la destinazione, ma tornò poco dopo a posare gli occhi su di lui.
 
“Tu mi vuoi portare a … Parigi?
 
“Sì … non va bene? Fleur mi aveva assicurato che ti sarebbe piaciuto e che …”
 
Ma non fece in tempo a terminare, che subito le sue labbra furono catturate da quelle di lei. La ragazza, senza nemmeno scollarsi da lui, cercò alla cieca il comodino posandovi sopra i biglietti, per poi tornare a sfiorargli il viso, evitando così che si allontanasse da lei e interrompesse quell’appassionato bacio. Fu lei però la prima ad interromperlo con il fiato corto a causa dell’entusiasmo.
 
“Certo che mi piace, amore, ma qualunque posto insieme a te sarebbe meraviglioso. Ora mi aiuti a togliere questo vestito? È un po’ ingombrante”
 
Non se lo fece ripetere due volte, si alzò e aiutò anche lei. Hermione gli diede le spalle per invitarlo a slacciarle le maglie del corsetto. Ron però si pentì quasi di aver accettato di aiutarla, non sapeva dove mettere le mani. Quando la moglie non sentì le sue mani sfiorarla, iniziò a preoccuparsi.
 
“Ron, qualche problema?”
 
“No, tesoro. Dammi solo un istante e ti libero dal vestito”
 
Ron si ingegnò e si impegnò per slacciarlo, ma era complesso, c’erano troppi intrecci da sciogliere.
 
“Ronald, è così difficile?”
 
“Ora ci riesco, dammi ancora un secondo, non te lo voglio strappare”
 
Hermione intrecciò con risolutezza e impazienza le mani alle sue, spostandole dolcemente, e si mise a trafficare con il vestito sotto lo sguardo di Ron. In pochi secondi era riuscita a trovare il modo per aprirlo e così aveva fatto lungo tutta la schiena. Dopodiché si era voltata verso di lui, incontrando lo sguardo incantato del ragazzo.
 
“Non era difficile, Ron”
 
“No, non lo era. Forse sono io ad essere un po’ nervoso”
 
Gli sorrise e ricominciò a baciarlo, sfilandosi da sola il vestito e lasciandolo scivolare lungo i fianchi. Non era decisamente la loro prima volta, eppure quella nello specifico aveva un sapore nuovo, forse era il pensiero di aver finalmente ufficializzato quell’unione. La prese per un fianco avvicinandola a lui, ma ciò che incontrò fu pura seta. Aprì gli occhi perplesso, non sentendo più la stoffa del vestito e la vide bellissima con solo una sottoveste di sete bianca ad illuminarla.
 
“Ron, che c’è?”
 
“Niente”
 
Rimase per l’ennesima volta incantato da lei in quella giornata così speciale, ma non voleva perdere quel momento tra loro. Si avvicinò al viso della ragazza, ma stavolta più lentamente, non avevano alcuna fretta, una vita insieme li stava attendendo.

 
L’aveva adagiata delicatamente sul suo letto. Lui non aveva bisogno di alcuna festa o di alcun rinnovo delle loro promesse, gli era sufficiente trascorrere un po’ di tempo con lei per rinascere e riaccendere l’amore tra loro dopo un qualsiasi litigio. Hermione gradì quelle attenzioni e come era capace lui di scollegarle la mente da ogni responsabilità nessuno al mondo ci riusciva. Si baciarono esattamente come erano soliti fare da fidanzati proprio in quel luogo, con l’unica differenza degli anni che erano trascorsi.
 
“Sei bellissima, lo sai? Esattamente come il giorno del nostro matrimonio”
 
Le accarezzò la gamba sollevandole il vestito, lei rise beandosi di quella dolce carezza. Risalì su per la schiena sfiorandole appena e dolcemente il ventre. Hermione avvertì quel familiare contatto protettivo che solo suo marito sapeva donarle.
 
“Mi sei mancato, Ron”
 
Bloccò le carezze all’udire quelle parole e ne rimase perplesso.
 
“Mancato? Hermione, io non mi sono mai allontanato da te”
 
“Lo so, amore, scusami. È stata colpa mia, sono stata assente in questo periodo e probabilmente hai ragione, il bambino ha fatto la sua parte rendendomi più distratta del solito. Anche sul lavoro ero più distratta, se ti può consolare”
 
Gli accarezzò dolcemente i capelli, facendo passare le sottili dita tra la sua fulva chioma, sfiorandogli appena l’orecchio e provocandogli un brivido. Anche lei a lui era mancata ogni volta che non potevano concedersi un attimo di respiro dalle responsabilità.
 
“Allora non sono l’unica ad avere qualche capello bianco”
 
“Cosa??”
 
L’espressione spaventata del marito la fece sorridere.
 
“Niente di grave, tesoro”
 
Per quanto quella notizia fosse per lui sconvolgente, la allontanò velocemente dalla mente, ci avrebbe pensato dopo quanto stesse invecchiando, perché nulla al mondo avrebbe più rovinato anche solo un istante da dedicare alla sua sposa. Reduce da quelle ragioni, stava ricominciando a baciarla per godere a pieno di quel momento tutto dedicato a loro. Un paio di chiari colpi contro la porta però lo bloccarono a metà strada, facendogli aprire gli occhi infastidito. Sussurrò per farsi sentire solo dalla moglie, ancora a pochi centimetri da lui.
 
“Per fortuna che non volevo ci disturbasse qualcuno”
 
La voce del figlio però gli fece sbarrare gli occhi. L’unica cosa che lo rincuorava era che Hugo avesse ancora addosso la Traccia e non potesse entrare a colpi di bacchetta.
 
“Mamma, papà! Siete qui? Tutte le altre porte sono aperte”
 
Hermione si schiarì la voce per camuffare ciò che lei e Ron stavano per fare.
 
“Sì, Hugo, siamo qui, arriviamo … stiamo parlando”
 
Ron rise sommessamente per quella bugia e ricevette subito un’occhiataccia da parte della moglie.
 
“Va bene, vi aspettiamo per la torta. Vi volevamo solo dire che io e Rose siamo felici per il fratellino”
 
“Anche noi, figliolo”
 
Fu Ron stavolta a rispondere al ragazzo, lasciando la moglie piacevolmente sorpresa.
 
“Davvero, Ron? Sei felice?”
 
“Io sono molto felice di diventare di nuovo padre” le diede un piccolo bacio a fior di labbra prima di riprendere “A patto davvero che tu non vada più al lavoro, almeno fino alla nascita”
 
“Eh va bene. Per un po’ farò la brava casalinga, moglie e madre e me ne starò buona. Contento?”
 
Lei era rassegnata a quell’idea e per nulla felice di dover calmare la sua voglia di rendersi utile al Ministero, come invece lo era lui alla sola idea che ciò accadesse.
 
“Oh, sì, molto contento!”
 
“Ti consiglio di goderti questo periodo, perché poi torno al lavoro, signor Weasley, e ti pentirai di avermi di nuovo al Ministero dopo una lunga pausa”
 
“Correrò il rischio, ma intanto ho la tua attenzione per un po’ di tempo. Ora però se non ricordo male c’è la torta”
 
Si alzò velocemente e si trascinò dietro anche lei, afferrandole una mano. Hermione ne aveva avuto svariate volte la prova in quei vent’anni: certe cose non erano cambiate e mai lo avrebbero fatto.
 

 

Ciao, cari lettori e lettrici!
 
Innanzitutto vi chiedo scusa per la lunghezza e vi ringrazio davvero di cuore per essere arrivati a leggere fino alla fine questo poema! <3
 
Non vi tedio oltre, voglio solo fare un ringraziamento speciale a HarryPotter394 per avermi dato un’importante idea per la realizzazione di questa OS 😊 Spero ti sia piaciuta e non ti abbia delusa! <3
 
Longriffiths e Shanley, se mai avrete il “coraggio” di passare per questa pazza e folle one-shot, ringrazio immensamente anche voi! <3
 
Baci
-Vale
   
 
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