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Autore: Sakuya    29/04/2005    10 recensioni
Scappare non è mai servito. Forse se solo tornassi da lui... forse... [Harry POV]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano ormai trascorsi tre mesi da quando, in quella gelida notte di gennaio, mi allontanai furtivamente da Hogwarts.

Nessuno ha mai saputo in realtà perché il celebre Harry Potter fosse sparito nel silenzio più assoluto, senza lasciare tracce della sua improvvisa decisione; nessuno mi cercò mai. Seppi che Silente aveva dato disposizioni a tutti, soprattutto ai componenti della mia casa, di non preoccuparsi del mio destino, che mi trovavo in un posto sicuro e che sarei rientrato al più presto tra la cerchia dei miei amici.

In verità partii perché sentivo la necessità di stare un periodo in completa solitudine. Mi recai in Francia, alla frenetica ricerca di un posto in cui poter chiudere gli occhi la sera senza dover per forza rivivere le atrocità che la mia condanna, sulla fronte, mi riproponeva ogni notte.

Voldemort, durante la mia assenza, aveva fatto in modo di non rimanere in svantaggio e aveva contribuito a creare ancora più confusione nel mondo magico di quanta già non ce ne fosse, ma del resto non potevano essere sempre problemi miei, c’erano anche altre persone che si occupavano della sicurezza del mondo a cui anche io appartenevo. Proprio per questo mi presi una, spero, meritata vacanza.

Sirius mi abbandonò, mi lasciò solo senza nemmeno concedermi il tempo di un ultimo abbraccio, di un’ultima chiacchierata, come facevamo quasi tutte le sere ormai, senza neppure sapere che finalmente mi ero innamorato. Già, con tutti i problemi che riempivano la mia vita, probabilmente non era abbastanza movimentata per una ragazzo di 17 anni, mi dovevo anche innamorare… di un ragazzo… del mio nemico… una persona che ho odiato per tutti gli anni in cui ho frequentato la casa Grifondoro… potete capire i motivi che mi spinsero a fuggire.

In quei tre mesi non feci altro che pensare. La Francia è un paese stupendo, visitai molti luoghi in cui un giorno ritornare, con la persona che amavo, e proprio davanti ad una bellissima statua marmorea, in una piccola piazza di un paese minuscolo, quasi alle porte della capitale, presi la mia decisione: dopo mesi e mesi di viaggi nel paese francese, era giunto il momento di rientrare.

E passati novanta giorni mi ritrovavo su una piccola e precaria imbarcazione che, lentamente, mi stava riportando nella mia adorata scuola di magia, alla ricerca di un futuro sereno, alla disperata ricerca di una persona che ricambiasse i miei sentimenti.

Come potevo non innamorarmi di lui, era così ovvio che prima o poi accadesse. I suoi occhi, la sua postura, le sue mani e i suoi bellissimi capelli dorati, mi incatenarono al suo cuore e non sono più riuscito a liberarmi.

Tutto ebbe inizio la notte di Halloween. Mi ricordo che quell’anno Silente decise di organizzare una bellissima festa in maschera; si divertirono tutti, molto, meno il sottoscritto perché ovviamente dovevo avere il muso lungo anche mentre tutte le persone che mi circondavano sembrano gioire di quell’atmosfera allegra che si avvertiva nella scuola.

Ad un certo punto lo vidi entrare nella sala. Mai visto niente di più bello. So che lo avevo avuto sotto il naso per anni e anni, so bene anche che lo odiavo a morte, come pochi erano in grado di farsi odiare, eppure in quel momento volevo essere lì accanto a lui e poterlo accompagnare davanti a tutti, senza dovermi preoccupare dei commenti altrui.

Nessuno ha mai saputo quello che mi portavo nel cuore, nessuno ha mai capito che ero innamorato di Draco Malfoy.

Poi, quando scoprii che suo padre era giunto per prenderlo e portarlo alla corte del suo Signore… no, fermi, non immaginate azioni bizzarre, non sono così coraggioso come le persone raccontano o come i libri scrivono. Credo di essere molto più pavido di Malfoy stesso, ed in quella situazione mi resi conto che di coraggio me ne mancava veramente tanto.

Tre mesi prima, grossomodo, Malfoy Senior ritirò il suo figlio prediletto dalla scuola di magia di Hogwarts, ed io mi detti alla fuga. Non seppi più niente di lui e nemmeno sperai di poter conoscere anche solo un minuscolo frammento della sua vita.

Mi dispiace, ma vederlo accettare un destino già deciso e gioire nel vedere gli occhi di suo padre sorridergli, per me ed il mio equilibrio fu troppo.

Fuggire, l’unica soluzione. Restando a scuola correvo il rischio di incontrare i suoi amici, di vedere come tutti erano orgogliosi del primo eletto nel loro gruppo, del prescelto, avrei potuto sapere quello che faceva e le persone che uccideva. Non avrei resistito più di due giorni.

Ovviamente nemmeno il Preside conosceva le vere motivazioni che mi spinsero a cercare rifugio nella Francia del Sud, ma, come ho già detto prima, dopo mesi di lento peregrinare nel paese straniero, ero pronto per rientrare.

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Dopo molte ore di viaggio, ero di nuovo dentro il caldo castello di Hogwarts. Mi era mancata enormemente la mia scuola.

Prima di tutto passai a salutare Silente, desideravo che fosse la prima persona a conoscenza della mia scelta di rientrare. Proprio come mi aspettavo, il suo benvenuto fu dei più calorosi e, dopo avermi fatto accomodare sul suo bel divano, iniziò a raccontarmi quello che era accaduto in quei tre mesi, dei massacri di Io-so-chi e dei suoi Mangiamorte, anche se già li conoscevo, della sempre più crescente paura che dilagava nella scuola, della demotivazione dei miei compagni nello studio quando seppero della mia scomparsa inaspettata, del ritorno di Draco Malfoy all’interno del complesso scolastico.

Mi guardò intensamente, il professore, e proprio come quel giorno di ormai tanti anni prima, mi chiese con voce dolce e pacata se non ci fosse nulla che io gli dovessi dire. Errare umanum est, perseverare autem diabolicum.

Non avevo intenzione di mentire nuovamente, non dopo la mia dimostrazione di codardia risalente solo a qualche mese prima.

"So che lei non approverà, ma ne sono innamorato"

"Non mi ricordo di averti mai detto che non avrei approvato"

"Ma lo sta per fare adesso"

"Non credo"

"E allora cosa mi vuole dire? Perché qualcosa lei sta per dirmi, no?"

Sembrava comprendere quello che provavo, il vecchio insegnante, e mi disse solo di non preoccuparmi. Perché dovevo? E già, perché dovevo…

Dopo la notte di Halloween, tanti anni erano trascorsi, eppure non ricordavo emozione più bella di scendere le scale che mi avrebbero condotto in Sala Grande. Quella notte di ottobre, mi ricordo, non riuscii a chiudere occhio, e non per il motivo che immaginate, solo perché ancora non potevo accettare di aver provato, anche solo per un attimo, l’esigenza di correre e baciare il mio nemico, ma, povero me, ancora non avevo ben chiaro di che natura fosse il sentimento che mi legava a lui.

Essendo l’ora di cena, tutti i miei compagni sarebbero stati seduti intorno ai rispettivi tavoli della loro casa, attendendo che la cena fosse servita. Ero certo che nessuno aspettasse il mio ritorno, se non giusto i miei veri amici, quelli che avevano condiviso con me tutti i sentimenti e le disavventure che affliggevano la mente di un povero diciassettenne.

Aprii il grande portone, sapevo che tutti erano dall’altra parte. Il silenzio opprimeva la sala e le vetrate sembrava stessero per esplodere. Niente si mosse, nessuno osò respirare. Tutti gli occhi erano puntati su di me, nessuno mangiò e da lontano potei vedere Hermione che, senza staccare i suoi bellissimi occhi da me, cercava di chiudere la mascella di Ron.

Silente, seduto al lunghissimo tavolo degli insegnanti, mi sorrise e mi fece cenno di non dirigermi verso il mio tavolo, ma di deviare verso la direzione opposta.

Non posso ancora oggi credere che ascoltai il suo suggerimento.

----------

‘Si mi sto dirigendo verso di te, non mi guardare con quegli occhi di ghiaccio. Ci vedo dell’ironia, ma spero vivamente tu non ti prenda troppo gioco di me, se teniamo presente quello che sta per accadere.

Non so bene cosa ti dirò, una volta raggiunto il tuo tavolo, e non so nemmeno con che coraggio sto spingendo e spintonando tutti i tuoi compagni. Voglio solo raggiungerti, solo vederti e parlare con te, anche solo per una volta.

Dopo aver scavalcato enormi montagne di carne umana, finalmente sono di fronte al tuo bellissimo volto.’

"Sono tornato"

"Si, lo vedo, Potter"

Mi sorridesti. Finalmente, dopo anni, uno dei miei più grandi desideri si era avverato.

"Cosa vuoi, Potter, da Malfoy?"

Quello sicuramente era il tuo migliore amico, ma era bene che si rimettesse seduto prima che gli spaccassi quel bel visino da purosangue che si ritrovava.

"Siediti Blaise, sentiamo cosa ha da dirci il fuggiasco"

"Non sono fuggito"

"Ah no?"

"No"

"E cosa avresti fatto più di tre mesi fa, eh Potter?"

"Me ne sono andato… ma ho le mie giuste motivazioni"

"Si certo"

Il suo sorriso sarcastico e quello altrettanto strafottente dei suoi compagni mi stava mettendo in difficoltà. Avrei voluto tanto girare i tacchi e allontanarmi da tutti loro, ma non ne avevo la forza, non in quel momento che, infine, ero riuscito a raggiungerlo.

Mi voltai verso il tavolo dei Professori; ovviamente, sotto istruzioni di Silente, gli studenti avevano staccato i loro occhi sbarrati e le loro bocche spalancate da quello che capitava al tavolo Serpeverde.

Cercai con lo sguardo i sottili e saggi occhi del mio Preside e dopo poco ecco che lui alzò lo sguardo e mi sorrise.

‘Stai tranquillo, Harry. Porta a termine quello per cui sei tornato’

Ohibò, adesso riuscivo anche a sentirlo nella mia testa?

Non potei far a meno di restituirgli quel sorriso caldo e colmo di affetto che mi aveva lanciato qualche secondo prima. Aveva ragione, ero tornato per un determinato motivo e avevo tutte le intenzioni di raggiungere il mio obiettivo.

"Smettila Malfoy"

"Di fare cosa, scusa?"

"Di basare il tuo divertimento su di me"

"Ah… e cosa dovrei fare con te, allora?"

"Quel che fai no di certo"

"Capisco… quindi Potter, sei giunto fin qui dalla Francia, solo per chiedermi di non sbeffeggiarti più?"

"No, non sol… aspetta un attimo… come fai a sapere dove mi trovavo?"

Vidi i suoi occhi dilatarsi per un attimo per poi richiudersi in due sottili fessure indagatrici, non ci potevo credere, si era tradito con le sue stesse parole. Si alzò dal suo posto e si diresse verso il portone di ingresso. Arrivato sulla soglia, si girò verso di me e mi fece cenno di seguirlo; eseguii come un burattino, incapace di pensare qualcosa che non fosse il fatto che mi stavo allontanando dalla sala con lui, ma mi risultava abbastanza difficile in quel momento, talmente complesso da non accorgermi che tutte le portate della cena, sistemate lungo i tavoli, erano ancora intatte.

"Allora, mi vuoi spiegare perché sei tornato? Non hai apprezzato il paese francese?"

Si fermò nel bel mezzo di uno dei tanti corridoi di Hogwarts. Non me ne ero neppure accorto, concentrato ad osservare i miei piedi e le mie gambe che si muovevano come automi. Il cervello si era svuotato, non sapevo proprio come controbattere.

"Si, certo che l’ho apprezzato…" sussurrai a testa china.

"Quindi a cosa dobbiamo questo grande ritorno?"

"Nessun motivo in particolare…"

"Beh, Potter, allora saresti così cortese da spiegarmi per quale motivo hai cercato me, prima di tutti gli altri? Prima ancora dei tuoi amici?"

Intuii che le domande si stavano complicando.

"Perché devo dirti una cosa, importante…"

"Sono tutto orecchie"

"Anzi no, prima devo farti una domanda, dalla quale dipenderanno le mie spiegazioni"

Vidi i suoi occhi illuminarsi, sapevo che adorava i giochetti di parole e le situazioni complicate, anche se in quel momento avrei voluto evitare entrambi con tutto il cuore.

"Perché tre mesi fa hai lasciato la scuola con tuo padre?"

"Hai bisogno davvero di una risposta?"

"No, ma devo sentirmelo dire"

"C’era l’iniziazione, Potter, secondo il tuo cervello da Grifondoro sarei mai potuto mancare?"

"No, certo che no, se conosco la tua famiglia… e quindi hai partecipato…"

"Beh, è naturale"

Mi sentii sconfitto. Probabilmente mi ero solamente illuso, avevo fatto male i miei calcoli e riposto i miei desideri e le mie speranze in un qualcosa che già sapevo non avrebbe avuto buon esito.

Mi voltai per andarmene, avevo già ottenuto quello che volevo, con il vantaggio di non essermi distrutto con le mie mani, avrei dovuto ringraziarlo per questo… un giorno, forse, l’avrei anche fatto.

"Aspetta Potter"

"Che altro vuoi?"

"Qui mi sfugge qualcosa… sei venuto tu da me, cercando la mia attenzione ed ottenendola, non puoi andartene in questo modo senza dirmi la verità"

"Non credo che davvero ci sia la necessità di dirtela, penso tu possa dormire anche senza questo prezioso concetto"

"Vero, ma permettimi di insistere… tu non sei venuto da me solo per sapere il motivo del mio allontanamento… se non ricordo male, stavamo discutendo del tuo…"

"Ma il mio, come penso tu possa aver capito, dipende dal tuo… quindi, dopo quello che mi hai confessato, non credo sia più importante"

Riflettevi, potevo accorgermene dal tuo modo di aggrottare la fronte e sollevare, impercettibilmente, il sopracciglio sinistro… peccato non poter conoscere la natura di tali movimenti sul tuo bel viso.

"Dipende da me… tu sei scappato per me?"

"No, aspetta un momento, io non sono scappato, tantomeno per te"

"E allora illuminami, invece di girare intorno al punto… cosa ha a che fare la mia assenza da scuola con la tua?"

"Non posso dirtelo… mi dispiace. Mettiamola così, hai soddisfatto una mia curiosità e adesso siamo pari"

"Pari di cosa?"

"Di tutte le meschinità e i brutti tiri che mi hai giocato in questi anni… siamo pari in questo senso"

"Con una risposta ho pareggiato i conti?"

"Si"

Sorridesti di nuovo, sapevo che per te il discorso non era chiuso, sapevo che volevi continuare e che la curiosità è sempre stata una delle caratteristiche predominanti degli appartenenti alla tua casa.

"Bene, Potter, vediamo di tirare le somme di questa assurda conversazione. Tre mesi fa mio padre mi raggiunse qui a scuola per portarmi a Malfoy Manor, dove sappiamo bene entrambi quello che poi è accaduto; nello stesso momento tu ti allontani, sparendo per ben tre mesi e tornando solo adesso, per dirmi che queste due cose sono collegate tra loro… vorresti spiegarmi in cosa?"

"Non ci arrivi da solo?"

"Vorrei me lo dicessi tu, Potter"

Ti avvicinasti alla finestra che si affacciava sul campo di Quidditch. La apristi con poca delicatezza e, con un piccolo salto, ti sistemasti sul bordo.

"Allora? Sto attendendo una risposta… e fai pure con calma, ho tutta la notte"

Malauguratamente, dalla posizione in cui mi trovavo, non potevo vedere il suo volto. La luna, dietro le sue spalle, illuminava perfettamente il corridoio e la sua schiena, nascondendo ai miei occhi il suo dolce viso.

"Vorrei un favore da te, Malfoy… prima di andarmene"

"Andartene… dove?"

"Via. Ho deciso di lasciare questa scuola ed in generale tutto il mondo magico… voglio ritornare ai vecchi tempi e ad una squallida vita babbana…"

"Perché?"

"Perché questo modo di vivere mi va stretto" abbassai di nuovo il capo, non riuscivo ad ammettere certe condizioni guardandolo negli occhi.

"Ti va stretto? Non sei felice di essere quello che sei?"

"No"

"Capisco… beh, adesso chiedimi questo favore, prima di dirci addio"

Avvertii nella sua voce come una nota di delusione, di tristezza, di dolore. In quel momento pensai di essermi solo illuso.

"Scopriti il braccio"

"Come?"

"Voglio vederlo"

"Vedere cosa?"

"Il tatuaggio"

"Quale tatuaggio?"

"Smettila; mostrami quell’oscenità che ti hanno marchiato addosso"

"Non ci penso proprio"

Mi avvicinai al punto in cui si trovava, seduto su quel balcone. Gli afferrai violentemente il braccio, ma come potevo benissimo immaginare, il ragazzo si ribellò.

"Avanti, fammi vedere questo affare"

"No, Potter, tieni le tue mani lontane dal sottoscritto"

"Non mi sembra che tu sia nella posizione adatta per litigare"

"Infatti non ho intenzione di discutere con te… e smetti di tirare"

"Guarda che corri il rischio di volare di sotto…"

"Appunto, allora lasciami… no… ehi…"

Come era prevedibile che accadesse, cademmo tutti e due a terra, per fortuna dalla parte coperta.

Spremete le meningi. Qual è la posizione più sconveniente che vi salta alla mente, in cui ci potevamo trovare in quel momento?

Sdraiato sopra di me non accennava a spostarsi. Mi guardò con occhi sorpresi, francamente spero che fosse per la posizione e non per qualcosa che sentiva premuto contro le sue gambe.

Dopo qualche secondo mi sorrise e si chinò verso di me fino a raggiungere le mie labbra e congiungerle con le sue.

Non avrei mai creduto che potesse succedere.

"Perché?" sussurrai

"Perché se aspettavo te, facevamo mattina"

"Avevi detto che avevi tutto il tempo"

"Si, ma preferisco passarlo in altri modi piuttosto che ascoltare un imbranato che cerca di dichiararsi"

Nonostante i nostri discorsi, eravamo sempre sdraiati sulla fredda pavimentazione di quel tetro corridoio.

Non riuscivo ancora a comprendere a fondo quello che mi stava accadendo.

Ero rientrato solo per un insulso tentativo, già convinto in partenza dell’umiliazione a cui sarei andato incontro; non mi aspettavo niente di più che una bella risata, invece eravamo lì distesi sul pavimento, abbracciati, con le nostre labbra incollate.

"Non avrei mai creduto di riuscirci"

"Sul serio, Potter?"

"Si, ma smetti di chiamarmi così…"

"Harry…"

Rabbrividii di fronte ad una simil pronuncia del mio nome.

"Che ne pensi di alzarci da qui… il pavimento è freddo e tu sei pesante… Draco"

Si sollevò dal mio corpo, e con qualche piccolo movimento tremendamente elegante e sensuale si rimise in piedi, e posso giurarvi che mai nella mia vita avvertii così freddo come nell’attimo in cui il suo corpo si staccò dal mio.

Mi rialzai anche io e, senza dire una parola, mi prese per mano e si incamminò verso le grandi scalinate.

"Dove stiamo andando, Draco?"

"Nella stanza che Silente ci ha preparato, mi sembra ovvio"

Ovvio… come ovvio? Io non ne sapevo niente, come era possibile che anche Silente sapesse cosa quella sera sarebbe successo e dove saremmo potuti andare in cerca di solitudine ed intimità?

"Gliel’ho detto io"

"Come?"

"Sapevo che saresti tornato… prima o poi… e ho semplicemente chiesto al Preside se potesse tenerci libera una stanza da utilizzare quando il grande San Potter si fosse degnato di fare ritorno"

"E per quale motivo gliel’avresti chiesta?"

"Non lo comprendi da solo?"

Mi ritrovai ad arrossire, come una stupida ragazzetta alle prime esperienze. Il motivo che Draco non mi voleva confessare era abbastanza palese, eppure, nonostante fosse evidente, mi sarebbe piaciuto sentirlo dalle sue dolci labbra.

"Tra poco"

"Cosa? Ma tu hai la capacità di leggere nella mente?"

"Da quando ho iniziato a frequentare questa scuola…"

"Ma allora hai sempre avuto la possibilità di leggere nella mia testa…"

"No, non è vero che ne ho sempre avuta la possibilità… l’ho sempre fatto…"

Questa poi…

Aveva sempre letto quello che mi frullava dentro la zucca, e come se niente fosse, mi veniva a dire che lo aveva sempre fatto e non se ne era mai tirato indietro… allora, certamente sapeva anche il motivo per cui me ne ero andato quella notte di gennaio.

Sollevai il volto fino ad incrociare il suo sguardo. Si era fermato davanti ad una porta e mi stava guardando, sorridendo amorevolmente.

"Dove ci troviamo?"

"Questa è una stanza che Silente ha sempre tenuto sotto chiave. Non ne conosco i motivi, nella sua mente non riesco a penetrare, so solo che è una stanza molto bella, conservata per avvenimenti importanti… e questo direi proprio che lo è"

Mi baciò di nuovo, prima ancora che io riuscissi a rispondere. Non potei fare a meno di tenere gli occhi aperti mentre mi baciava, non potevo ancora credere alla fortuna che mi stava capitando, dovevo vedere per poterla accettare. Alla fine, quando sentii la sua lingua che, delicatamente, sfiorò le mie labbra per poter avere il permesso di passare, compresi che era arrivato il momento di chiudere gli occhi e lasciarsi andare alle sensazioni che sapevo mi avrebbe donato.

Come avevo immaginato, Draco era eccezionale. Il modo in cui muoveva sensualmente la sua lingua nella mia bocca e la reazione che stava provocando nel mio corpo, fecero in modo che le mie ginocchia cedettero e la mia mente si offuscasse.

Sempre senza staccarsi da me, si spostò verso la porta e con la mano libera, l’altra era occupata a sorreggere il ragazzo avvinghiato a lui, la aprì per permetterci di entrare in quella famosa stanza.

Anche se a malincuore, lo potei avvertire, si staccò da me e chiuse la porta dietro le mie spalle. Con un delicato movimento di bacchetta, le candele si accesero e la stanza si rischiarò, ed io potei ammirare quello che Silente aveva tenuto per anni gelosamente nascosto.

Non ho parole nel mio personalissimo vocabolario sufficientemente esplicative per potervi descrivere la bellezza di quella stanza. Era come se fosse stata arredata unicamente in previsione di quell’unico momento.

Immaginate voi quello che più vi aggrada e dopo che siete riusciti a mettere insieme, all’interno di quattro pareti, la mobilia e i monili più belli che la vostra bruciante immaginazione possa creare, amplificate ancora di più il concetto di bellezza che ne è venuto fuori.

A questo punto, solo lontanamente, saprete quello che io provai.

"Lo volevi vedere, o sbaglio?"

Francamente mi ero quasi dimenticato che lui fosse con me in questa stanza. Mi voltai verso il ragazzo al mio fianco con occhi raggianti e velati di amore e passione, non potevo fare a meno di trattenere quello che provavo per lui dopo una dimostrazione di quel calibro.

"Draco questa stanza è meravigliosa"

"Lo so, proprio per questo ti ho portato qui… ho pensato che fosse la cosa che più si avvicinava alla tua, di bellezza"

Stavo quasi per crollargli tra le braccia. Del resto non avevo più necessità che mi dicesse quello che provava per me dopo quella piccola confessione.

"Insomma, lo vuoi vedere o te ne sei dimenticato?"

"Cosa?"

"Il tatuaggio…"

Il suo sguardo si fece improvvisamente serio, conseguenza del fatto che mi stava per mostrare la causa di tutti i mali, miei e suoi. Annuii, lievemente, ma lui sembrava aver capito. Abbassò lo sguardo, credo non mi volesse guardare negli occhi mentre scopriva il marchio sul suo braccio, ed iniziò a arrotolare la manica della sua bella camicia.

Arrivato quasi alla spalla, però, del tatuaggio non c’era traccia.

"Ma dove…"

"Credevi davvero che mi sarei fatto marchiare?"

"Ma io credevo…"

"Credevi male, Harry"

Ecco, adesso potevo davvero crollare tra le sue braccia e non riuscivo a capire con quale coraggio stavo piangendo sulla sua spalla.

Iniziai a farfugliare parole senza molto senso, ma lui sembrava comprendere quello che provavo e, accarezzandomi dolcemente i capelli, mi accompagnò verso il grande letto al centro della stanza per potermi stendere sopra la lucente trapunta dorata.

"Non piangere amore mio, non sono un mangiamorte e non ho intenzione di lasciarti solo, mai più, non adesso che finalmente ti ho tra le mie braccia e posso dirti quanto ti amo"

Nuovamente mi stupì.

Ero scappato come un coniglio qualsiasi tre mesi prima, cercando rifugio in un paese straniero per colpa di un amore che credevo non corrisposto e impossibile. Dopo parecchio temporeggiare, mi convinsi che fosse giunto il tempo di rientrare ed ero pronto ad abbassarmi le brache e farmi sbeffeggiare da chicchessia pur di confessargli tutto, eppure, nonostante le mie convinzioni ed i miei buoni propositi, alla fine le mosse decisive le aveva fatte tutte il mio compagno.

Quello che accadde su quel morbido letto, nella stanza più lussuosa e accogliente che abbia mai visto, con il ragazzo più affascinante e dolce del quale mi potessi innamorare, lo lascio alla vostra fantasia, non starò qui a raccontarvi quanto quella notte sia stata speciale.

Sappiate solamente che per molte ore ci siamo amati, per molte volte mi sono lasciato prendere dalla sua passione e per molte altre volte ancora sono stato io a prendere lui. Ed ognuna di queste volte è stata cento volte più ardente e coinvolgente della precedente.

Quando poi, la mattina successiva, ancora molto assonnati, ci presentammo in Sala Grande tenendoci per mano, fu molto imbarazzante scoprire che ognuno degli studenti di Hogwarts era a conoscenza di quello che provavamo l’uno per l’altro, ritrovandoci ad essere gli ultimi ad averlo capito.

Ed ancora più bello, ve lo posso confessare, è stato quando il mio amore, Draco Malfoy, mi ha abbracciato davanti a tutti e mi ha baciato come solo durante la notte si era permesso di fare, facendomi quasi crollare sul suo torace, costringendomi ad aggrapparmi completamente al suo corpo per evitare di cadere.

----------

Sono trascorsi dieci anni da quel bellissimo ed indimenticabile giorno.

Sono trascorsi anni di amore sconfinato e notti di passione incontrollabile. Ci siamo amati e siamo rimasti vicini anche quando la guerra incombeva sulle nostre vite, anche quando Silente è caduto in battaglia e la nostra guida e il nostre protettore ci ha abbandonati; siamo rimasti accanto anche quando i miei amici sono stati uccisi dalla rabbia e dalla pazzia di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Prima Hermione, poi Ron e Neville, infine Seamus e tutti gli altri ragazzi appartenenti alla mia vecchia casa. Siamo rimasti uniti anche quando Zabini si è sacrificato per la tua vita, per il suo amore per te, Draco, che tu non hai mai capito né ricambiato.

L’amore che provavamo l’uno per l’altro ci ha sempre permesso di andare avanti e di affrontare tutti i pericoli e le situazioni difficili che il destino ci metteva di fronte, e con coraggio e determinazione siamo riusciti ad arrivare a vedere la parola fine.

Ricordo quando la sera tornavamo alla base degli Auror e tu, con stanchezza, ma sempre con quel profondo amore di cui tutti oramai erano venuti a conoscenza, mi abbracciavi e mi confortavi, cercando, invano, di alleggerire quel pesante fardello che portavo sulle spalle da anni. Poi mi amavi e mi accarezzavi, facendomi dimenticare per pochi attimi quello che durante il giorno i miei occhi provati avevano visto. E mai una volta hai cercato attenzioni, eri sempre pronto a donarmi tutto quello di cui avevo bisogno, senza mai volere niente in cambio. Eppure anche tu combattevi al mio fianco, anche tu eri costretto ad affrontare la malvagità a cui tutti noi eravamo costantemente sottoposti, ma mai una volta hai liberato il tuo animo e ti sei lasciato andare alla disperazione come invece, spesso, facevo io.

E molte volte mi hai chiesto cosa avrei voluto dalla mia vita, al termine della battaglia, quando vittoriosi saremmo stati liberati dai nostri doveri. Ed io ti guardavo, incredulo davanti a tanta speranza e fiducia del domani, ma tu mi rassicuravi, e mi stringevi la mano e mi giuravi che qualsiasi cosa fosse successa, saresti rimasto al mio fianco, non mi avresti mai abbandonato.

Il futuro è tutto per noi, mi dicevi la notte dopo aver fatto l’amore, ed io, povero sognatore, ti credevo e mi aggrappavo alla tua illusione di una vita serena, di un avvenire prospero, senza pericoli né minacce.

Lunghi mesi sono trascorsi per la battaglia finale, per poter dire che fosse realmente terminato quell’incubo che mi portavo dietro da ventisette anni. Eppure, quando finalmente ho tirato un sospiro di sollievo, con davanti ai miei piedi il corpo senza vita di Tom Riddle, dopo ore passate a combattere contro di lui e la sua folle magia, mi sono voltato, ma tu non eri più lì con me.

Al termine della battaglia, quando in conclusione di anni e anni di guerra senza pietà e senza compassione, ho potuto gridare al mondo la mia schiacciante vittoria, tu non eri più al mio fianco.

E piansi, amore, piansi come mai ero stato in grado di fare. La disperazione che non avevo mai in realtà provato, mi colse in quell’attimo in cui vidi il tuo corpo afflosciato a terra che non si muoveva.

Mi spiegarono, tra un urlo e un altro, che eri morto per stanchezza. Avevi usato tutti i tuoi poteri per creare una specie di scudo protettivo che mi salvasse, in parte, dagli attacchi di Voldemort, e ti eri esaurito. Avevi ceduto solo quando finalmente avevi visto il mio nemico crollare al suolo.

Molte volte ho tentato il suicidio, non te lo nascondo, ma solo adesso, dopo mesi e mesi dalla tua morte, posso dire che finalmente è giunto il momento.

Non mi odiare, te ne prego, solo che mi sono accorto, tutto quello che ci univa e che adesso non posso più provare, non mi fa andare avanti con la mia vita, come tu sicuramente avresti voluto e sperato.

Siamo ad aprile, il mese della primavera, ed io sono tornato qui, ad Hogwarts, bellissimo castello una volta, ormai in completa rovina, per cercare di ricordare i nostri primi momenti insieme e rivivere, con occhi consumati e disperati, quello che successe negli anni più belli che posso ricordare, prima che la guerra ebbe inizio.

Passeggio tranquillamente nei sotterranei un po’ meno bui e tetri della scuola. Spesso incontro crepe o addirittura aperture nel muro che mi permettono di vedere il sole, anche se mi trovo metri sotto il suolo.

Ripercorro quegli stessi corridoi che voi serpenti, anni or sono, attraversavate per recarvi nelle vostre stanze; e giungo, dopo molta fatica per ricostruire quella che una volta era la vera struttura, alla stanza del prefetto, la tua personale camera dove, dopo due mesi che stavamo insieme, mi hai regalato, e ti sei regalato, quel piccolo anellino dorato che ancora oggi porto al dito.

L’emozione che fosti in grado di donarmi in quel momento non potrò mai dimenticarla, fu un qualcosa di sorprendente ed unico, speciale, che per anni nella mia mente ho rivissuto, nella solitudine della nostra casa.

Salgo verso la torre più alta, le scale sono molto precarie ma riesco ugualmente ad arrivare in cima.

Per fortuna, il castello è distrutto, ma il paesaggio intorno è ancora mozzafiato proprio come lo ricordavo quando frequentavo la più celebre scuola di magia e stregoneria.

Non penso di aver altro da dire a te, visto che tra poco sarò di nuovo tra le tue braccia, né a voi che avete seguito questo ultimo inutile monologo di un prossimo suicida, debole e senza coraggio.

Ancora una volta, come quel giorno di dieci anni fa, sono io che devo tornare da te. Sei sempre stata una persona che amava farsi cercare e corteggiare.

Aprire una finestra non è mai stato così bello e volare mai stato così liberatorio.

  
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