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Autore: Flaviaaxx    04/09/2018    1 recensioni
Se per un momento ti fosse concesso di essere te stesso, se per una volta potessi esprimere i tuoi sentimenti, se dovessi scoppiare, se le emozioni diventassero un turbinio, cosa faresti?
Se per una volta Oikawa si concedesse tutto questo, cosa accadrebbe? Se i muri costruitosi intorno per una volta crollassero, se le sue maschere cadessero, cosa succederebbe?
Dal testo:
"Noi continuiamo a vivere comunque, sorgiamo, cadiamo, ci rompiamo e commettiamo errori. Ma se c’era un motivo per cui in quel momento era così sopraffatto dal dolore, un motivo per il quale lui soffriva in quel modo, avrebbe aspettato per saperlo."
Note: lievi accenni IwaOi
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tooru Oikawa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oikawa camminava mentre ormai la notte era scesa e la luna era alta. Aveva appena salutato il suo Iwa-chan e un piccolo sorriso si era formato sul suo viso. Il loro rapporto era molto cambiato nel tempo, amici da sempre, avevano costruito un legame pressocchè indissolubile, che li teneva uniti e li connetteva fisicamente e mentalmente. Ripensava spesso a tutti i momenti passati insieme sin dalla loro infanzia, sia belli che brutti e si diceva che non avrebbe mai voluto cambiare niente tra di loro. Hajime era suo e nessuno poteva portarlo via, sarebbe stato sempre al suo fianco, sapeva di poter contare su di lui, si fidava ciecamente di lui. Lo avrebbe sostenuto sempre, insieme avevano vinto e perso. L’amore non fa distinzioni, semplicemente ti prende tutto quello che hai: un dito, una mano, un braccio, il fiato, il cuore, ti denuda, ti lascia senza il terreno sotto i piedi, ma noi continuiamo ad amare comunque. Quindi se c’è un altro motivo per cui è ancora al suo fianco avrebbe aspettato per saperlo.
Oikawa si fermò in una piccola altura e si appoggiò stancamente alla ringhiera, alzò la testa verso l’alto ed osservò le stelle che erano ormai visibili, anche se molte erano ancora nascoste dalla luce che emanava la città.
Il sorriso si spense piano piano e ripensò a ciò che gli aveva detto Ushikawa.
Ushikawa pensò malevolmente il suo nome, come il sibilo di un serpente
Non si era mai pentito della sua scelta, alla Shiratorizawa non sarebbe stato lo stesso, mai. Non avrebbe provato così tante emozioni. Poteva tenersi tutte le sue vittorie, Ushikawa,  la sua squadra andava bene così. Lui aveva vinto un premio ancora più bello, la loro amicizia e quei tre anni stupendi… mancava solo quella vittoria. Ma era comunque grato e sempre lo sarebbe stato. Durante la partita avevano tutti dato il 120%, eppure non ci erano riusciti, ancora una volta, l’ultima volta. La vita non fa discriminazioni tra vincitori e vinti, solamente continua a prendere e prendere e prendere, ma noi continuiamo a vivere comunque. Sorgiamo, sbocciamo, cadiamo, ci rompiamo e commettiamo tutti degli errori. Quindi se c’è un altro motivo per cui Oikawa continua a giocare, nonostante tutto, oltre al suo inutile orgoglio, lui avrebbe aspettato per saperlo. Si dondolò un attimo con i piedi, lo Sguardo spento se non fosse stato per le poche stelle che si riflettevano in quelle pozze scure. Si scostò dalla ringhiera con un colpo secco e mise le mani nelle tasche della divisa, gli occhi chiusi, il respiro calmo ed il cuore pesante. Suo nonno era un specie di predicatore, eppure ci sono molte cose che le tradizioni non gli avevano insegnato. Lui aveva imparato sulla propria pelle cosa significava scegliere un cammino e seguirlo a testa alta anche se insidioso o tortuoso, nessuno gli aveva insegnato a farlo. Sua madre è sempre stata una donna intelligente e suo padre un uomo buono che pretende il rispetto. Non l’hanno mai vincolato, l’hanno sempre lasciato libero di fare quello che voleva. Non gli hanno mai dato delle istruzioni, solo un nome ed un orgoglio da proteggere. Camminava piano mentre i pensieri dentro di lui si affollavano. Attraversava seguendo la folla, non perché vedesse veramente se il semaforo avesse cambiato colore o meno. Lui non era un prodigio, lui, il suo talento lo aveva coltivato nel tempo, ma ancora non era arrivato il momento in cui fosse sbocciato del tutto. Forse domani o dopodomani o tra un anno oppure davvero quando avrà trent’anni. Lui sapeva che sarebbe arrivata anche per lui quell’opportunità. Quindi se c’era un altro motivo per cui Oikawa continua ad attendere, lui avrebbe aspettato per saperlo.
Un pensiero però gli attraversò la mente e superò tutti gli altri. Fermò la sua camminata e per un attimo la sua vista si offuscò. I suoi tre anni al liceo erano appena finiti. Finiti, Niente. E poteva pure continuare con la pallavolo, ma lui avrebbe perso tutto, i suoi compagni, la sua squadra, il suo Iwa-chan. Avrebbe aspettato…ma quanto ancora?! Lui era l’unica cosa nella sua vita che poteva controllare, ma il resto? Lui era inimitabile, originale, nessuno era come Oikawa Tooru, neanche Kageyama.
Kageyama.
Quel nome iniziò a rimbombargli in testa. Il suo Kouhai. Lui non si sarebbe fatto batter di nuovo , erano semplicemente pari. Lui non sarebbe rimasto indietro, non sarebbe arrivato dopo, avrebbe aspettato e continuato per la sua strada, si sarebbe allenato e l’avrebbe battuto. Lo sguardo era diventato gelido e il suo corpo tremava, strinse la borsa messa in spalla ed arrestò la sua camminata, mentre le strade si svuotavano. Un passo, poi altro, sempre più veloce, sempre di più. Iniziò a correre con l’immagine dell’alzatore che lo guardava dall’alto, oltre quella rete.
Ma in realtà Kageyama si ritrovava ancora con una scalata da affrontare, aveva qualcosa da dimostrare eppure non aveva niente da perdere ormai. Aveva perso tutto quando era ancora il re dispotico del campo. Il ritmo di Kageyama era inarrestabile, non aveva assolutamente perso tempo.
Si fermò per un attimo a prendere fiato, i pensieri che formavano un turbinio tremendo, che lo confondeva ulteriormente. Ma una domanda fra tutte spiccò tra le altre “Come sarebbe essere al posto suo?” Una assoluta freddezza ed apatia attraversò completamente il suo corpo.
Kageyama 
Kageyama non esitava, non mostrava nessun tipo di controllo, lui continuava a prendere, prendere e prendere e continuava a vincere comunque. 
Cambia il gioco.
Gioca ed alza la posta, nessuna paura.
Ma se c’era una ragione, una singola ragione per cui continuava a vincere mentre tutti quanti subivano la sconfitta e allora, dannazione, lui avrebbe aspettato, avrebbe aspettato per vedere.
Alzò la testa guardò davanti a lui con disprezzo, un dolore al petto gli impediva di respirare normalmente, sentiva gli occhi pizzicare ed ogni fibra del suo corpo tremare. Si piegò su se stesso, le gambe tese ed una mano stretta forte al petto.
-maledizione- la voce gli uscì strozzata sentiva l’impellente bisogno di urlare. - Maledizione!- sputò fuori con frustrazione. Si guardò un attimo intorno ed osservò le case con le luci accese. Sentì come se i palazzi lo stessero soffocando, schiacciandolo. La sua visione era un po’ liquida mentre guardava le poche persone che restavano per strada e pensò che tutti loro vivevano la loro vita, che camminavano incuranti del suo dolore, mentre ognuna di loro provava anche le proprie sofferenze.
-Maledizione!- urlò con tutto il fiato che aveva in gola, nonostante l’ora tarda. La gola iniziò a bruciargli e le lacrime gli rigarono il volto senza il suo permesso mentre una rabbia cieca gli galoppava nel petto.
La vita non faceva distinzioni tra santi e peccatori, lei continuava a prendere, prendere e prendere. Ma noi continuiamo a vivere comunque, sorgiamo, cadiamo, ci rompiamo e commettiamo errori. Ma se c’era un motivo per cui in quel momento era così sopraffatto dal dolore, un motivo per il quale lui soffriva in quel modo, avrebbe aspettato per saperlo.
Spalancò gli occhi come se finalmente fosse tornato nuovamente lucido. Si tirò dritto, mentre il muro di indifferenza si ricomponeva intorno a lui. Lasciò scivolare sul viso le ultime lacrime e poi si asciugò il volto, prendendo la borsa e iniziando a camminare come se nulla fosse successo. La testa alta e lo sguardo scuro fintamente sbarazzino. Un passo, poi un altro. Lui avrebbe aspettato... ancora
 
“...Once they go back home and end up alone, a time that can’t be helped is gonna come” 
“... una volta che torneranno a casa e rimarranno da soli, un momento in cui non potranno farci niente sta per arrivare”


// N.A. 
*sbuca dall'angolino* oh, umh, ehi *muove la mano* Buonasera a tutti! E così faccio anch'io il mio debuto su questo sito partendo da uno dei fandom che mi sta più a cuore! Allora qualcuno ha capito da cosa è tratta questa storia? Per la precisone è una canzone ma non me la sentivo di strutturarla come una song-fic dato che ho stravolto e modificato alcune cose. Comunque ho fatto anche una piccola citazione alla fine che non sapevo bene come tradurre, quindi mi scuso in anticipo per questo. Questa è una delle prime One shot che io abbia mai scritto lol, mi dispiace se ci sono errori o qualche parte un po' confusa, ma è nata come una storia scritta alcuanto di getto. Ho cercato di sistemarla al meglio. Bene credo di aver detto tutto, allora alla prossima (si spera)
-Yumi
   
 
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