Sono qui. 

È l’ultimo messaggio che Stiles ha inviato a Derek. Probabilmente il mannaro lo aveva preso come un “sono qui nel caso tu abbia bisogno di me” in risposta alle sue ultime parole che gli dicevano di non passare da lui quel pomeriggio perchè aveva bisogno di restare da solo e potva essere pericoloso. Ma Stiles ci aveva messo cinque minuti a collegare la data di quel giorno all’anniversario dell’incendio di villa Hale. Così si era vestito in fretta e furia ed era salito in macchina in direzione del loft di Derek. 

 

Sono qui. 

Letteralmente. 

Stiles era entrato senza bussare, trovando ad accoglierlo solo il buio e un ringhio. Non sa bene ne come ne in quale momento si sia ritrovato contro al muro, i vestiti lacerati e Derek che si spinge dentro di lui. 

Sa solo che non può lamentarsi perché Derek glielo aveva detto di non andare da lui ma Stiles non può far altro che pensare che non vorrebbe trovarsi da nessun altra parte mentre strige la mano attorno ai capelli del mannaro e, con l’altra, si ancora alle sue spalle. 

 

Sono qui. 

È tutto quello che vorrebbe dirgli. Ma il fiato gli manca ad ogni affondo di Derek che gli fa staccare il piede da terra mentre l’altra gamba è stata sollevata da terra per permettere a Derek di entrargli ancora più a fondo. 

Si morde il labbro per non emettere suono, la mano che continua ad accarezzargli i capelli. 

 

Sono qui. 

Il piacere comincia a farsi strada in mezzo a quel fastidioso bruciore. Stiles lo sente prendere pian piano il sopravvento e si morde ancora di più il labbro. Non vuole infrangere quel silenzio, spezzato solo dal rumore dei loro corpi incastrati e dai respiri pesanti, con un suo gemito. Gli sembra quasi inappropriato. 

I denti mannari di Derek gli graffiano il collo e gli artigli gli segnano la pelle. Stiles pensa a quante volte ha desiderato sentirli sul suo corpo ma mai pensava succedesse in questa situazione. 

Una lacrima scende sul suo viso mentre Derek gli viene dentro e lui si riversa tra i loro corpi. 

 

Sono qui. 

Vorrebbe davvero dirglielo ma è così dolorante e sfinito che non ci riesce proprio. Con le ultime forze stringe le braccia attorno al collo di Derek per non farlo andare via adesso che tutto è finito. Lo sente irrigidirsi per poi rilassarsi appena.  

Una mano si posa sulla sua guancia. “Scusa.” 

Stiles lo guarda per la prima volta da quando è entrato in quella stanza. I suoi occhi sono tornati del verde da lui tanto ama ma sono lucidi, tristi, colpevoli. Stiles non vuole vederli così, non si addice ad un colore così bello. Chiude gli occhi e affonda la testa nel collo del mannaro, stringendoglisi ancora più addosso. 

 

Sono qui. 

Non voglio più vederti così. Non voglio lasciarti solo. 

Stiles sente quelle parole bruciargli in gola ma non se la sente di spezzare il silenzio, di cominciare una conversazione che non sa come potrebbe finire: ha paura che Derek lo sgridi per essere andato da lui e lo mandi via. Invece sente la sua mano sollevargli l’altra gamba per permettergli di ancorarsi ai suoi fianchi per poi passare sul suo sedere e appoggiarsi sui reni, cominciando ad assorbirgli il dolore. Stiles si rilassa, chiude gli occhi e comincia ad accarezzargli i capelli. 

Derek sfrega il naso nell’incavo del suo collo. “Ti amo.” 

Il cuore di Stiles perde un battito: stavano insieme da quasi un anno ma non glielo aveva mai detto. Nemmeno era certo che i sentimenti del mannaro fossero così profondi. Ma ora, invece, aveva la certezza che non lo avrebbe mandato via. 

Solo un sussurro, la voce più roca di quello che si aspettava. “Sono qui.” 

Ora. Sempre.