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Autore: Alina_Petrova    08/09/2018    0 recensioni
Kitty!Kurt e Blaine che lo ama più della propria vita.
Raccolta di one shot.
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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☁ ☂ ☁

Appiccicato al vetro della finestra, Kurt con un misto di terrore e speranza scrutava il buio pesto sotto casa. L'acqua scendeva giù a torrenti e il cielo di tanto in tanto veniva spaccato da lampi accecanti. Il naso dell'ibrido si era completamente gelato, ogni rombo di tuono lo faceva trasalire e il desiderio di fuggire in camera da letto per nascondersi sotto le coperte, diventava sempre più irresistibile a ogni minuto che passava, eppure rimaneva ostinatamente lì a fare la guardia.

Sì, naturalmente, capiva che questo suo vegliare l'entrata del palazzo non avrebbe in alcun modo accelerato o reso più sicuro il ritorno di Blaine, ma... semplicemente non poteva fare altrimenti!

«Accidenti a te, Anderson!»

Dicono, che quando qualcuno parla male di te, le tue orecchie «prendono fuoco». Considerando la quantità di maledizioni a suo carico, che nell'ultima ora e mezza Kurt era riuscito a gridare, soffiare, gemere e formulare mentalmente, delle orecchie di Blaine non dovevano essere rimasti che due piccoli mucchietti di cenere.

In preda alla disperazione, l'ibrido con tutta la forza sbatté la fronte contro il telaio della finestra e mugolò dal dolore. Proprio in quel momento una luce abbagliante tagliò il buio in due. Ma questa volta la sua fonte non era nel cielo. Una macchina parcheggiò di fronte alla casa e un attimo dopo una silhouette assai familiare schizzò verso l'ingresso cercando di coprirsi con la giacca dai densi getti d'acqua. Kurt involontariamente trattenne il respiro, e solo dopo aver sentito il suono della porta che sbatteva, tirò un sospiro di sollievo.

 

«Sei un uomo finito, Anderson!..» – sussurrò pregustando la vendetta.

☁ ☂ ☁

Blaine non ebbe nemmeno il tempo di tirare le chiavi fuori dalla tasca, perché la porta del appartamento davanti a lui si spalancò e in giro di pochissimi secondi lui fu catturato, letteralmente strattonato all'interno, con la velocità del suono privato di tutti i suoi vestiti bagnati fradici e gettato sulla poltrona. Sopra di lui atterrò immediatamente Kurt, lasciandolo senza la minima possibilità di opporsi in qualsiasi modo a questo trattamento poco delicato. Con un movimento mirato l'ibrido seppellì il naso, che per qualche motivo era terribilmente freddo e umido, nell'incavo sopra la sua clavicola e inspirò profondamente.

Il corpo di Kurt era dannatamente teso, addirittura scosso da leggeri tremiti e il suo respiro era accelerato e irregolare. E tutto ciò, ahimè, non era dovuto alla febbre, come tristemente dovette constatare Anderson. Cioè, Blaine non era così ingenuo da non capire che si era cacciato nei guai, semplicemente fino a questo momento non ne conosceva la portata. Il fatto che il suo gattino continuava a stringersi a lui in silenzio, rilassandosi lentamente e regolando il respiro, gli suggeriva una cosa soltanto – stava cercando con tutte le forze di calmarsi, prima di aprire la bocca.

«Sono un uomo finito!» – gli balenò in testa.

Quando capì che l'intorpidimento degli arti si era avvicinato al punto di non ritorno, azzardò un lieve movimento e chiese timidamente:

– Kurt?.. Potremmo cenare adesso e poi a nanna, tesoro, eh? É tardino orma-aaaaaaaai! – finì con uno strillo, perché l'ibrido a quel punto improvvisamente gli piantò le unghie nella schiena, senza nemmeno sollevare la testa.

– Vorresti cenare? – domandò Kurt con un tono velenoso, alzandosi appena, ma non permettendogli comunque di muoversi. – O magari prima potresti spiegarmi perché diavolo nell'ultima ora e mezza, da quando sei partito dall'ufficio, io non sono più riuscito a contattarti?! – l'ibrido di nuovo si agitò: gli zigomi tinsero di un rosa acceso, gli occhi si trasformarono in due fessure minacciose e la mascella si irrigidì visibilmente. Anderson non si era mai considerato un tipo che si eccita per la vicinanza del pericolo, ma probabilmente si sbagliava... almeno, quando il pericolo in questione era rappresentato da Kurt.

Blaine tossicchiò imbarazzato, cercando di tirare indietro i fianchi sotto il suo "dolce peso".

– Dai, piccolo, non te la prendere, ora è tutto a posto! Sai benissimo che con questo tempaccio la strada è una trappola...

– Non ti sto domandando, perché ci hai messo così tanto per arrivare, Blaine, non sono uno scemo! Ti chiedo, perché cazzo ho dovuto per tutto questo tempo stare davanti alla finestra a pensare che forse eri lì da qualche parte steso a terra colpito da un fulmine o forse eri finito sotto una macchina, o avevi perso il controllo e la tua automobile si era schiantata contro un albero, o... – Kurt si fermò per un attimo, prendendo l'aria per continuare la sua arringa, ma Anderson fu svelto a precederlo:

– Ho dimenticato il cellulare in ufficio...

– E..? Non potevi tornare a prenderlo? – l'ibrido lo fissò incredulo.
– Beh... l'ho scoperto solo quando ero già partito... Sai, tornare indietro, di nuovo parcheggiare la macchina, salire in ufficio... ci sarebbero voluti come minimo, altri trenta minuti! E volevo così tanto farmi finalmente una doccia calda e infilarmi sotto le coperte! – quasi frignò Blaine guardandolo con gli occhietti da cucciolo bastonato.

– Cioè, fammi capire, avevi premura di tornare a casa, esclusivamente per farti la doccia e accucciarti a letto, e non perché qualcuno qua stava impazzendo aspettandoti? – si incazzò più di prima Kurt, le orecchie che ormai aderivano completamente alla testa in segno che la sua rabbia era arrivata al massimo.

– Uffa! Farei meglio a stare zitto, eh? Ma piantala, amore, certo che andavo di corsa per arrivare al più presto da te! Ma volevo anche lavarmi e riposare dopo una giornata di lavoro... Dai, prendimi a morsi per questo!

– Non mi provocare! – i fulmini che schizzavano dagli occhi di Kurt sembrarono ad Anderson più spaventosi di quelli che continuavano ogni tanto a illuminare il buio fuori dalla finestra, perciò decise di alzare la bandiera bianca.

– Va bene, va bene, d'accordo! Ho sbagliato tutto! Posso fare qualcosa per rimediare? – chiese Blaine docilmente, con un certo timore tenendo d'occhio la coda del compagno che andava avanti e indietro nervosamente.

Un secondo per assimilare le ultime parole e l'ibrido rizzò le orecchie con aria interessata.

– In realtà, puoi... solo che... – Kurt tentennò esitante.

– Tutto quello che vuoi! – assicurò Blaine, felice di aver scampato il rischio di essere squartato vivo.

– Bene. Però domani non potrai andare in ufficio.

– Eh? Perché mai? – spalancò gli occhi Anderson confuso.

– Perché avrai difficoltà a... camminare. E a stare seduto – ancora di più! – spiegò Kurt le intenzioni che aveva nei suoi confronti quella sera. Blaine con un ghigno soddisfatto allungò la mano prendendo il telefono di casa.

– Ciao, Wess! Scusa se disturbo così tardi... – gracchiò nella cornetta con la voce rauca abilmente imitando un moribondo e molto artisticamente interrompendo la frase con un bel colpo di tosse. – Sì, credo che per un paio di giorni sarò fuori gioco. Ce la fate senza di me? Certo, non appena torno in forma!

   
 
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