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Autore: KomadoriZ71    09/09/2018    0 recensioni
{ Storia scritta per il Courage Community Day || Autori: BlazePower, Lily & Levyan }
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Tratto dal Capitolo.
"Amarantopoli era tutta un’esplosione di gioia. Mai si erano viste così tante persone come quel giorno. Da tutta la regione e perfino da Kanto si era radunata nella città una gran folla che di settimana in settimana andava crescendo e mescolandosi sempre più, finché quel giorno il capoluogo di Johto accoglieva visitatori vestiti di lana e di seta, a piedi e in carrozza, con e senza i propri animali nella piazza occidentale. Anche Red, nonostante il lungo viaggio da Biancavilla, aveva voluto recarsi lì: la regione oltre il Monte Argento era nota per avere tradizioni e specie viventi molto diverse da quelle della sua e visitarla era da sempre stato nei suoi programmi. In occasione di un evento epocale come l’inaugurazione di due torri per le bestie leggendarie il ragazzo aveva colto l’occasione ed era partito con il suo fidato Pikachu, per trovarsi quel giorno nel capoluogo Amarantopoli"
Genere: Avventura, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Red
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
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Un sorriso nel buio

 
 
Storia scritta per il Courage Community Day
BlazePower, Lily & Levyan -




 




 


Plurisorgente Ho-oh ch’il cielo indori
el ilustri ad arco poscia l’acque e i venti,
eterno Lugia ch’il mare inargenti
solcando i vorticosi promontori,

 a voi de l’arte umana i gran lavori
alziam quest’oggi con devoti intenti;
udite con che cuor tutte le genti
son giunte a rendervi gloria ed onori!



 
Amarantopoli era tutta un’esplosione di gioia. Mai si erano viste così tante persone come quel giorno. Da tutta la regione e perfino da Kanto si era radunata nella città una gran folla che di settimana in settimana andava crescendo e mescolandosi sempre più, finché quel giorno il capoluogo di Johto accoglieva visitatori vestiti di lana e di seta, a piedi e in carrozza, con e senza i propri animali nella piazza occidentale. Anche Red, nonostante il lungo viaggio da Biancavilla, aveva voluto recarsi lì: la regione oltre il Monte Argento era nota per avere tradizioni e specie viventi molto diverse da quelle della sua e visitarla era da sempre stato nei suoi programmi. In occasione di un evento epocale come l’inaugurazione di due torri per le bestie leggendarie il ragazzo aveva colto l’occasione ed era partito con il suo fidato Pikachu, per trovarsi quel giorno nel capoluogo Amarantopoli. Era seduto lì, con il topo sulle ginocchia, su una delle tante panche della piazza insieme ad una moltitudine di sconosciuti. Senza riuscire a scorgere oltre le teste degli altri era rivolto verso un ambone laterale da dove un sacerdote leggeva preghiere dedicate a Ho-oh e Lugia. Sullo sfondo un immenso palazzo coperto da una tenda bianca. Ad un grido del sacerdote la folla si alzò, Pikachu saltò sulle spalle di Red e il velo smisurato cadde a terra.
 
 

Sian vostro degno nido le gemelle
d’ottone e latta, ove la convergenza
d’umìl materia e ricca rilucenza
la terra e ‘l ciel congiunge e le fa belle.

 
Restate pur fra i frati e le sorelle
del culto de l’elementale scienza,
che mar, tuon, foco, luce e buia essenza
stiman del Verbo crëator favelle.

 
La Torre d’Ottone si rivelò in tutto il suo splendore agli occhi di un popolo incredulo ed esultante. Red ne fu incantato: a Kanto nessuno aveva un forte sentimento religioso e l’educazione, per quanto impartita da testi sacri diffusi ovunque, era pressoché laica. Si provava un grande senso di rispetto e timore per i defunti, certo, e il cimitero di Lavandonia era una vera e propria torre votiva al cui interno erano riposte le salme degli animali più valorosi di Kanto e dei loro proprietari. Ma niente poteva eguagliare il palazzo appena rivelato al pubblico, alto cento piedi e sfavillante di bagliori dorati da cima a fondo, diviso regolarmente in dieci piani dagli spioventi che si estendevano dal corpo centrale come rami di abete. Una struttura così salda ed elegante al tempo stesso, dove i materiali più scadenti erano mogano ed ebano dorati, probabilmente importati dalle città limitrofe. Niente di così bello e importate era stato costruito fino a quel momento e forse niente sarebbe riuscito a superare in futuro lo splendore dell’arte di quegli anni. La Torre d’Ottone, con la Torre di Latta al lato opposto della città, sarebbero state immortali come i loro destinatari, gli uccelli leggendari Ho-oh e Lugia. Cosa non si fa per gli dei!
 

La tua penna che s’infoca
con ardor vogliam pregar.
Il tuo popolo t’invoca,
vieni Ho-oh, fatti notar.

           
Vieni Lugia dalle onde
a mostrarci ‘l tuo splendor,
la tua santità c’infonde
gran letizia dentro ‘l cuor.

 

Così pregavano i fedeli, guidati dal sacerdote, nella speranza di vedere i sacri volatili comparire nel cielo e posarsi sulle torri, costruite proprio per ospitarli. Red, che non sapeva le parole del salmo, ripensò a ciò che aveva pronunciato prima il sacerdote sul culto degli elementi. Era affascinante l’idea di considerare i tipi in cui vengono classificati gli esseri viventi come diverse lingue con cui la parola del dio creatore diede loro la vita. Ma proprio mentre la forte mentalità religiosa di Johto iniziò a piacergli sentì di fronte a sé dei versi di dolore. Allarmato si accorse che la folla era in piedi e pregava con ancor più slancio, ma anche alzandosi Red non vide niente oltre le loro teste. Quello doveva essere stato un sacrificio, senza dubbio. Ma come si poteva arrivare a tanto? Uccidere degli animali per chiamarne altri? Non era per niente sicuro che Ho-oh e Lugia l’avrebbero presa bene: si sarebbero mai avvicinati ad un popolo dal culto così cruento? E se queste morti fossero state vendicate anni o secoli più tardi? Forse in futuro si sarebbero ripresentati, quegli innocenti morti nella Torre d’Ottone, rifletté con un brivido pensando ai Gastly della Torre di Lavandonia ed alla palestra della stessa Amarantopoli specializzata nella lotta con gli spettri. Cosa non si fa per gli dei!
 

Dispiacque soprattutto a Red di non aver visto le vittime sacrificali, specialmente perché, carpendo frasi sparse tra una lode e l’altra, sembrava fossero tre bestie mai viste prima. Si guardò in giro per saperne di più e notò accanto a sé un uomo sulla quarantina più alto di lui. Sperò che non fosse troppo concentrato nella preghiera.
“Scusi signore, è riuscito a vedere le bestie sacrificali? Erano di specie sconosciuta”.
“No, mi dispiace, c’è troppa calca e non riesco a vedere l’altare”, rispose. “Ma non mi sorprenderei più di tanto, sono tante le specie viventi che conosciamo poco e molte di più quelle di cui non si sa niente. Non si è mai chiesto, per esempio, come facciano gli Shellder che mordono uno Slowpoke a prendere la forma di un turbante? Sembra che in realtà quelli siano molluschi di una specie a parte”.
“Davvero? Ecco perché sono così diversi! Non sono mai riuscito a spiegarmelo. E che animali sono?”.
“Chissà, ancora non si hanno informazioni. Non si hanno nemmeno prove della loro esistenza, se è per questo. Così come si dice in giro che esistano dei Bellossom velenosi come il resto della loro famiglia o addirittura dei Qwilfish evoluti. Nessuno però è stato in grado di dimostrarlo”.
“Questi non li conosco, mi scusi. Vengo da Kanto e non li ho mai sentiti nominare”.
“Da Kanto? Dev’essere stato un bel viaggio, ma per le due torri ne è valsa proprio la pena. Piacere, mi chiamo Morgen e sono uno studioso della natura”, disse l’uomo porgendo la mano.
Il giovane la strinse. “Piacere, Red”.
“Red? Red di Biancavilla, per caso?”, sobbalzò Morgen, notando il Pikachu sulla sua spalla.
“Sì, lui! Non credevo di essere famoso a Johto. O è di Kanto anche lei, signore?”. Rispose Red imbarazzato.
“Che onore! E che fortuna averla accanto! Ho sentito molto parlare di lei, dicono che sappia far lottare i suoi animali e che sia l’allenatore più forte di Kanto. Per Celebi, non avrei mai immaginato che fosse così giovane!”. Red sorrise, non sapendo cosa dire. Morgen continuò: “Avrei dovuto intuirlo dal suo Pikachu, sembra che siate inseparabili. No, io abito a Violapoli, non sono di Kanto, ma la sua fama viaggia lontano, signor Red”.
“Mi dia del tu, signore, la prego!”.
“Scusi... Scusa. Puoi chiamarmi per nome anche tu”.
“E lei... Morgen, giusto? Lei cosa studia di preciso?”.
“Le specie viventi, piante e animali, per analizzarle e scoprire sempre più su di loro. Attualmente con alcuni colleghi sto portando avanti una ricerca sugli Unown. Sono esseri curiosi, forse ne hai sentito parlare anche tu”.
“Sì, un po’ li conosco. Hanno la forma di una lettera e usano una mossa particolare, che sembra sempre uguale ma cambia per ognuno di loro”.
“Giusto, l’Introforza. Ma c’è di più: abbiamo scoperto da fonti sicure che non solo presentano ventisei, forse anche ventotto forme diverse ma che le stesse forme sono presenti in rovine molto lontane da Kanto e Johto”.
“Dove?”.
“A Sinnoh”.
Red si meravigliò. Non era un grande estimatore delle scienze naturali, preferiva familiarizzare con gli animali e tirare fuori la loro forza piuttosto che studiarli da lontano, ma il pensiero che una stessa specie potesse esistere in regioni così lontane tra loro era sconcertante. Sinnoh era una terra dal clima molto variegato e lontana almeno due settimane di navigazione, se non di più, da Kanto. Neanche un volatile avrebbe potuto attraversare una tale distanza. Che gli Unown fossero bestie di tipo Acqua? Ma allora non si spiegherebbe il fatto che abitino le rovine.
“Sono molto interessanti, questi Unown”, disse Red.
“Verissimo”, concordò Morgen, “e io e i miei colleghi vogliamo studiarli meglio. Contiamo di partire per la regione di Sinnoh tra una settimana per vedere se sono davvero simili ai nostri delle Rovine d’Alfa”.
“Sarà un viaggio difficile. Sapete già dove cercare gli Unown di Sinnoh?”.
“Sì, ma troveremo anche molte altre bestie sconosciute lungo la strada. Dalle nostre ricerche non sembra che siano feroci, comunque. Il rischio c’è, va detto, ma anche noi sappiamo tirarci fuori dai guai se serve: abbiamo un Abra, un Natu e un Hoothoot. Basteranno”.
Red si preoccupò, non sarebbero bastati minimamente. Quegli studiosi sembravano molto convinti ma assai meno previdenti. Immaginò che contassero più sull’evitare i pericoli che sull’affrontarli, se la loro speranza era un Abra che sa solo teletrasportarsi. Non sapeva di cosa fosse capace un Natu ma aveva visto diversi Hoothoot nel suo viaggio e gli sembrarono deboli quanto un qualsiasi Pidgey. No, loro avrebbero avuto assolutamente bisogno di un allenatore, in grado di familiarizzare con gli animali, docili o feroci che fossero, e di farli combattere per proteggere sé e i suoi compagni di viaggio. Ma non si sarebbe proposto per accompagnarli, era a Johto da così poco tempo e già l’avrebbe dovuta lasciare per fare un viaggio lungo e incerto con degli sconosciuti. Gli venne in mente di consigliare loro uno dei suoi compagni di Biancavilla, ma Blue e Yellow avrebbero sicuramente rifiutato una tale richiesta e a Green non serviva neanche domandarlo. Ma in fondo viaggiare, incontrare creature nuove e nuovi allenatori non era quello che voleva di più? Non era forse partito per Amarantopoli con questo spirito, oltre che per assistere all’inaugurazione delle due torri? Sinnoh sarebbe stato un nuovo inizio, una nuova sfida per lui, Pikachu e gli altri suoi fedeli animali, quelli che aveva e che avrebbe avuto nella nuova terra.
“E se vi accompagnassi come allenatore?”, propose a Morgen dopo un po’.
Lo studioso si illuminò: “Accompagnarci? Lo faresti davvero, Red? Scortare la nostra compagnia così lontano?”.
“Avrete bisogno di qualcuno che vi difenda, fidatevi”.
“Non ce n’è tanta necessità, a mio avviso, ma farci accompagnare dal famoso Red di Biancavilla... È un’occasione più unica che rara!”.
“Ma Morgen, non guardate a me come il grande e famoso Red. Vi accompagno come allenatore semplice. Sono curioso di vedere la regione di Sinnoh e di fare nuove esperienze”.
“Su, non fare il modesto. Ne parlerò con i miei compagni subito dopo la cerimonia, ma non ci saranno problemi! Grazie di cuore, Red”.
“Di nulla, grazie a voi”, concluse in ragazzo, con una stretta di mano.

 

Il cielo era infiammato dalle luci calde del tramonto; i raggi solari si infrangevano contro le acque cristalline del corso d'acqua che scorreva ai piedi del Monte Corona, riflettendosi sui versanti spioventi e spigolosi della catena montuosa così da creare un effetto di luci e ombre dalla straordinaria bellezza, regalando al percorso circostante un'atmosfera tranquilla e a tratti misteriosa. Il gruppo di esploratori era accampato sul prato adiacente ai ponti sospesi, erano giorni che viaggiavano tra i percorsi selvaggi della regione che conoscevano con il nome di Sinnoh.
Red era adagiato sulla corteccia ruvida di un albero, lucidava la lama della daga mentre controllava con occhi vigili i giochi frenetici di Espeon e Pikachu. I suoi piccoli amici avevano un ruolo fondamentale nell'avventura in cui si era gettato, era la prima volta che metteva piede in una terra sconosciuta, la loro presenza cancellava l'insicurezza o la paura dell'ignoto; gli imprevisti non potevano impedirgli di soddisfare la sua curiosità o di portare a termine l'incarico che si era imposto. Era intenzionato a scortare Morgen e i suoi collaboratori fino alla città di Flemminia, voleva difenderli mentre li accompagnava all'interno delle Rovine in cui erano apparsi gli esemplari di Unown. L'idea di risolvere il segreto nascosto tra la nebbia lo spronava ad andare avanti, a trascorrere le sue giornate ad ascoltare le spiegazioni degli studiosi per documentarsi come meglio poteva.
Tornò alla realtà nell'istante in cui percepì il peso di Pikachu sulla propria testa, distaccò lo sguardo dall'arma a corto raggio per osservare i movimenti leggiadri e delicati dell'amato Espeon. Abbandonò la sua postazione e, dopo aver infilato l'arma dentro al fodero, chiamò i due animali con un fischio e iniziò a dirigersi verso le fiamme scoppiettanti del focolare per riuscire a difendersi dalle temperature gelide della notte.
Alcuni studiosi erano intenzionati a preparare qualcosa di commestibile per cena, altri si preoccupavano di controllare lo stato fisico e salutare di Abra, Natu e Hoothoot. Red mostrò un sorriso e lasciò i suoi amici al caldo per raggiungere la figura slanciata e robusta di Morgen.
“Morgen!”
“Red!” esclamò lo studioso con il sorriso sulle labbra, distaccando gli occhi dalla mappa di Sinnoh.
“A che punto siamo?”
“Non manca molto, in realtà. Domani raggiungeremo Cuoripoli, ci fermeremo per fare rifornimenti e ripartiremo nel primo pomeriggio. Non è molto distante, ci vorrà una giornata per oltrepassare le mura di confine... mezza se aumenteremo il passo”.
Red si infilò in mezzo per dare una sbirciata molto rapida al foglio di pergamena, seguì le spiegazioni in silenzio per assimilare ogni informazione. I colori che riempivano la pagina brillavano grazie alla luce scarlatta delle fiamme, i dettagli spiccavano tra le linee chiaro scure che determinavano i contorni della regione.
“Hai intenzione di passare la notte nel Percorso 209?”.
“Esatto!” affermò l'uomo con una certa sicurezza, puntando il dito sulla mappa per tracciare una linea invisibile sulla via interessata. “Durante il nostro alloggio a Evopoli, ho avuto modo di raccogliere informazioni dagli anziani. Affermano che il territorio che divide Cuoripoli da Flemmina sia privo di pericoli, non è abitato da animali aggressivi” spiegò con aria soddisfatta. “A quanto pare non correremo rischi”.
Red si congedò per tornare a vigilare su Espeon e Pikachu senza aggiungere altro, doveva provvedere alle loro necessità prima di andare a dormire. Era impressionante assistere all'entusiasmo trasmesso da Morgen, riusciva a infondere serenità e coraggio agli individui che avevano deciso di accompagnarlo. Red si lasciava contagiare per evitare di rovinare l'atmosfera che si era creata all'interno del gruppo, ma aveva l'esperienza dell'allenatore sulle spalle: sapeva che non raramente un lungo viaggio veniva rovinato o reso difficoltoso da un imprevisto nascosto dietro l'angolo.
Red si svegliò alle prime luci dell'alba grazie all'intervento di Pikachu.
Lasciò il suo giaciglio per oltrepassare il boschetto e andare a rinfrescarsi nel corso d'acqua più vicino, la partenza per Cuoripoli era imminente e lui doveva farsi trovare pronto per evitare di rallentare la tabella di marcia.
Si sciacquò il viso con le acque cristalline, il fondale roccioso metteva in risalto i Goldeen e i Magikarp selvatici che nuotavano in tutta tranquillità.
Era consolante ritrovare degli animali noti così lontano da casa. Il ragazzo dai capelli corvini sospirò e si lasciò abbracciare dall'armonia e dal silenzio che aleggiava all'interno di quella radura nascosta, posò la mano sulla testolina di Espeon per accarezzarla con affetto.
Poi si alzò, pronto a continuare il suo viaggio.

Cuoripoli era una città in cui le persone vivevano a stretto contatto con le creature che abitavano nei dintorni. per Sinnoh rappresentava un importante nodo commerciale. Red aveva trascorso la mattina a camminare lungo il mercato principale, a osservare gli abitanti del luogo accompagnati da animali mai visti in precedenza e dalle fattezze più bizzarre. Sfruttò l'assenza di Morgen per visitare le vie principali con più accuratezza, accompagnato da Espeon e Pikachu.
Si fermò solo quando il suo tragitto si incrociò con un'imponente struttura in pietra, ricca di arcate e vetrate variopinte. Non era difficile capire che si trattasse di un luogo di culto, anche se l'aspetto esterno lo rendeva molto diverso dalla torri costruite ad Amarantopoli. Red sentiva il bisogno di fare qualche domanda in giro, voleva informarsi per capire ciò che accadeva all'interno del tempio, ma aveva degli orari da rispettare e lasciò perdere per affrettare il passo.
Durante il pranzo Red si isolò per concentrarsi sulla mappa e tracciare il percorso mentalmente, Sinnoh non smetteva mai di sorprenderlo, ogni giorno imparava qualcosa di nuovo a riguardo. La regione continuava a seguire le leggi ristrette del sistema feudale, ogni territorio era stato diviso tra le otto famiglie più potenti e specializzate nel combattimento tra creature. Questo era un particolare che non influenzava le persone, gli abitanti delle grandi città seguivano alla lettera le regole imposte dai padroni, eppure si dimostravano tradizionalisti, ospitali con i forestieri e pacifici.
Il ragazzo dai capelli corvini svuotò il piatto e abbandonò la sedia, avvicinandosi al bancone per recuperare Espeon e Pikachu. Si erano fermati a giocare con la figlia adolescente dei proprietari, una ragazza snella e dai capelli rossicci legati in due trecce.
“Quindi... è vero?” domandò lei.
“Cosa?!”.
“Ho sentito il tuo amico mentre servivo ai tavoli” la giovane donna continuò il discorso, accarezzando con gentilezza le guance elettriche del piccolo topo. “Davvero vuole farvi passare la notte nel Percorso 209?”
“Sì...” mormorò Red con incertezza.
“Lo ammetto, avete proprio un bel coraggio”.
“Perché?”.
“Quel percorso non possiede una bella fama da queste parti” spiegò lei con una certa agitazione, staccandosi dai due animaletti per tornare in servizio. “Tu e i tuoi amici non siete in pericolo, basta...”
La conversazione fu interrotta dalle urla del proprietario, la fanciulla voltò la testa in direzione del padre e scappò per continuare a lavorare.


 
Red non aveva fatto altro che riflettere sull'episodio accaduto alla locanda, non riusciva a dimenticare le parole della sconosciuta. Il tono della giovane interlocutrice l'aveva messo in allerta, era servito a fargli capire che c'era qualcosa che non andava, che nel Percorso 209 esisteva una minaccia nascosta da qualche parte.
Aveva tentato di avvertire Morgen e di fargli cambiare le tappe del viaggio, era più sicuro trascorrere la notte dentro alle mura di Cuoripoli, ma lo studioso aveva liquidato la faccenda associandola alla superstizione. Nel primo pomeriggio aveva radunato gli studiosi per continuare il viaggio come l'aveva programmato e Red li aveva seguiti senza fare storie.
Il tratto di strada che precedeva Flemminia era circondato da un'immensa foresta, un paesaggio differente dalle ambientazioni precedenti. Anche gli alberi rendevano sinistra l'atmosfera, i rami che si intrecciavano tra di loro per impedire alla luce del sole di penetrare tra le chiome.
Red non poteva dire niente a riguardo, non voleva creare discussioni inutili o litigi di qualche tipo, ma conosceva le creature che allenava da una vita e aveva notato il profondo cambiamento di Abra e Natu. Quei due piccoli esseri continuavano a guardarsi intorno, tenevano il passo solo perché erano affezionati agli esseri umani che avevano preso parte alla spedizione.
Il gruppo aveva continuato a viaggiare senza mai fare una pausa, si erano fermati quando il sole cominciava a sparire dietro alle vette del Monte Corona. Red non aveva più aperto bocca, preferiva mantenere alta la concentrazione per evitare di farsi trovare impreparato.
Quella sera Red si era inoltrato nella foresta in compagnia di Pikachu, a malincuore si era separato da Espeon per lasciarlo all'accampamento insieme a Morgen e il resto del gruppo. Aveva deciso di inoltrarsi nella vegetazione per recuperare della legna da ardere. Non voleva mettere in serio pericolo gli altri, per questo aveva ordinato al suo piccolo amico di fare la guardia e di attaccare in caso di bisogno.
Red continuò a procedere in silenzio e senza preoccuparsi delle conseguenze, con il piccolo topo che lo aiutava a raccogliere i legnetti che trovava tra i cespugli. Il ragazzo svolgeva il suo compito con una certa fretta e senza perdere il senso dell'orientamento, l'oscurità cominciava a calare sulla foresta e lui non voleva percorrere la via del ritorno al buio.
Il silenzio della foresta fu interrotto all'improvviso, Red si fermò nell'istante in cui sentì delle voci in sottofondo. Un chiacchierio continuo e sussurrato.
“Ehi, fermati Pikachu!”
Esclamò il ragazzo quando vide il proprio animale correre in una direzione, lasciò andare il mucchio di legna per inseguirlo. “Pikachu! Pikachu!”.
Urlò senza trattenere la preoccupazione, proseguendo la strada in salita. Più che procedeva, più che sentiva quelle voci farsi spazio nella sua testa.
Continuavano a chiacchierare, a invocare il suo aiuto.
Red si tappò le orecchie per evitare di sentire quei mormorii ripetitivi, si tuffò sulla figura di Pikachu per acchiapparlo e impedirgli di scappare.
“Pikachu, ma cosa ti salta in mente?!”.
Voleva continuare a rimproverare l'amico, ma la sua attenzione si focalizzò poco distante da lì.
Red aveva raggiunto la fonte da cui provenivano quelle strane voci. Si trattava di un pozzo dalle pietre diroccate e dall'aspetto abbandonato.
Deglutì e lasciò andare Pikachu, si avvicinò alla bocca circolare del pozzo per posare le mani sulle rocce e sporgersi per guardare all'interno.
I suoi occhi cominciarono a brillare quando intravidero un gioiello incastonato tra le pietre, si trattava di un medaglione in oro zecchino dalla forma circolare. Era decorato da un'unica pietra centrale di un rosso intenso, questa scintillava sotto ai raggi infiammati del primo crepuscolo.
Red allungò la mano verso il ciondolo, era così attratto da quella visione che lo afferrò per liberarlo dalla sagoma.
Una luce abbagliante cominciò a uscire dal pozzo, riuscì a travolgere Red e il suo piccolo amico a quattro zampe. Un episodio inaspettato che spronò il ragazzo a indietreggiare, a coprirsi gli occhi per evitare di farsi accecare dal lampo luminoso.
Un passo, un altro ancora.
E poi il vuoto.


 
Le palpebre erano pesanti e i muscoli sembravano intorpiditi. Red riprese faticosamente conoscenza, cercando di diradare la nebbia che gli sembrava di percepire attorno. Percepiva due fonti di calore: Pikachu stava picchiettando con il muso umido sul suo avambraccio ed Espeon si strusciava similmente sulla sua guancia, entrambi preoccupati per le sue condizioni. I due compagni di viaggio smisero solamente quando lo videro muoversi.
“Sei riuscito a trovarmi...” osservò carezzando la testa di Espeon, ricordando di averlo lasciato all’accampamento.
Vacillando, il ragazzo tornò a reggersi sulle proprie gambe. Si rese conto di avere qualcosa in mano: si trattava del medaglione dorato che aveva prelevato dal fondo del pozzo, prima di svenire. Il pozzo. L’allenatore rivolse lo sguardo verso quell’ammasso di pietre anonimo e abbandonato. Nulla era cambiato, sembrava non essere successo niente, ma il suo istinto gridava il contrario. Qualcosa gli aveva fatto perdere conoscenza e quel qualcosa era di certo uscito di lì. La priorità era capire cosa esattamente fosse successo, era rimasto privo di sensi per delle ore, tutta la notte e anche di più, a giudicare dalla posizione del sole ben alto sull’orizzonte. Gli venne in mente che gli altri compagni di viaggio erano sicuramente allarmati dalla sua assenza, doveva raggiungerli al più presto.
La macchia era terribilmente silenziosa, mentre Red la attraversava con una mano stretta attorno all’impugnatura della daga. Non era così semplice ritrovare l’esatto percorso che lo avrebbe riportato all’accampamento, ma sforzando le meningi riusciva a mantenere un passo sicuro e spedito. Gli arbusti scricchiolavano sotto la pressione delle sue calzature di cuoio, seguendo il terreno già battuto riuscì a riportarsi sulla strada principale. Sbucò direttamente su uno spiazzo, una piccola prateria adiacente ad un sentiero. Vide le tende e le pellicce, le borse e le tracolle, ma non sembrava esserci anima viva. Tutti gli oggetti lasciati dai viaggiatori erano rimasti a terra attorno al fuoco ormai ridotto ad un cumulo di ceneri tiepide.
“Hanno abbandonato l’accampamento per venirmi a cercare” dedusse Red, avendo avuto modo di conoscere l’inesperienza degli studiosi con cui era venuto a Sinnoh. Si accostò al braciere, un po’ seccato da quella realizzazione, ma iniziò subito a percepire uno strano odore. Si rese conto che sopra ai tizzoni ormai spenti era stato abbandonato un paiolo con dei fagioli al suo interno, i quali si erano stracotti, ribollendo e riversandosi sulla cenere. I suoi compagni di viaggio erano inesperti, ma nessuno di loro avrebbe mai lasciato del cibo sul fuoco così come niente fosse. Red continuò a guardarsi intorno: individuò un coltello abbandonato sul terreno, dei fogli di appunti lasciati sull’erba umida accanto ad una piuma d’oca dalla punta ancora tinta d’inchiostro e persino un piccolo borsello di monete caduto dalla cintura di qualcuno, il cui contenuto si era quasi del tutto riversato a terra. Non c’erano tracce di combattimento sul terreno né sulla vegetazione.
Red ebbe un brivido. Non avevano abbandonato l’accampamento, non erano stati rapiti o uccisi: gli altri membri del gruppo erano improvvisamente scomparsi, come se qualcosa li avesse obbligati ad abbandonare repentinamente ciò che stavano facendo e a correre via, dimenticandosi di tutto.
Fu semplice ricollegare le cose, nello scenario più spaventoso la stessa cosa che era uscita dal pozzo e lo aveva fatto svenire, aveva anche portato via Morgen e gli altri. Quale entità sarebbe mai stata capace di fare una cosa del genere? Era anche più forte di Espeon, visto che non era riuscito a fermarlo. Quel pensiero lo scosse nel profondo, poiché nessuno meglio di lui conosceva la forza dei suoi attacchi psichici. Che ne fosse immune? Ma non esistevano animali immuni al tipo Psico... o forse sì? Rapido come una scintilla nel buio, gli sovvenne il ricordo della ragazza di Cuoripoli, la figlia dei proprietari della locanda. Aveva fatto un’allusione ad una minaccia di qualche tipo, a proposito del Percorso 209, ma non era stata capace di terminare la frase.
Si rivolse verso Pikachu e Espeon, entrambi pronti a seguirlo ovunque. Sarebbe tornato a Cuoripoli, era l’unica pista da seguire per riuscire a fare luce sull’accaduto. Rovistò tra gli oggetti abbandonati e mise insieme un bagaglio con gli oggetti necessari per continuare il viaggio. Fornito della preparazione necessaria, ma alleggerito della maggior parte della zavorra, percorse tutta la strada che lo separava da Cuoripoli in un tempo relativamente breve. Era pomeriggio quando scorse le sagome degli edifici imbiancati in fondo al sentiero. Mise piede sulle belle strade pavimentate e notò immediatamente che la città era gremita e animata come il giorno prima, tutti sembravano ignari del fatto che un gruppo di viaggiatori fosse sparito nel nulla e nessuno sembrava in allarme per l’accaduto. Red non si prese neanche un istante di riposo e si diresse rapidamente alla locanda in cui il suo gruppo aveva trovato ristoro il giorno precedente, mise piede all’interno, dove si era già diffuso un odore intenso di erbe e spezie varie. La ragazza dai capelli rossi, impegnata a tirare a lucido i tavoli di legno con una pezza di flanella, alzò lo sguardo e lo riconobbe subito. O meglio, riconobbe i due Pokémon che lo seguivano.
“Salve, allenatore” gli sorrise piacevolmente.
Red non ricambiò affatto quella gaiezza.
“Devi esserti innamorato dello stufato, perché non mi sembra che tu ti sia scordato il pugnale qui dentro, ieri” continuò lei.
“Ho bisogno di sapere che cosa c’è sul percorso 209” andò dritto al punto Red.
La ragazza sgranò gli occhi in un’espressione di incredulità.
“Ieri hai accennato a qualcosa di pericoloso riguardo alla strada su cui ci siamo accampati, di che cosa parlavi?”
“Io... niente, ecco... ci sono alcune voci” balbettò lei, un po’ colta alla sprovvista dall’autorevolezza dell’allenatore.
“Gracia, c’è qualche problema?” chiamò qualcuno dal retrobottega, emergendo dalla porta che presumibilmente portava alla cucina.
L’uomo panciuto, di certo il padre della ragazzina e proprietario della locanda, squadrò Red dalla testa ai piedi. Aveva un grembiule sporco di sugo e brandiva un cucchiaio come fosse stata una mazza chiodata.
“E’ un cliente?” domandò come se non avesse mai saputo fare il suo lavoro, colpito dalla visita inaspettata di Red a quell’orario insolito.
“Sono qui per indagare sul percorso 209” rispose Red al posto della ragazza “i miei compagni di viaggio sono spariti e Gracia...” volse per un secondo gli occhi alla rossa “...ieri aveva parlato di qualcosa che mi aveva insospettito, riguardo a quel sentiero”.
L’uomo, sgranando gli occhi, sembrava ancor più stupito dopo quella risposta.
“Sono solo pettegolezzi, storie raccontate dai vecchi di Flemminia” cercò di liquidarlo “ma i tuoi compagni sono scomparsi, hai detto?”.
“Che cosa dovrei sapere?” insistette Red.
“Vai nell’altra stanza, Gracia” disse l’uomo.
La ragazzina si dileguò, sottomessa all’autorità dl genitore. L’uomo aggirò il bancone, ponendosi faccia a faccia con Red.
“Ci sono storie che parlano di un pozzo, un luogo da cui tutti si tengono lontani, ma nessuno crede che si tratti di verità. Io so solo che quando i miei genitori erano ancora dei bambini, ascoltavano storie di un demone che divora le persone e le porta con sé nel pozzo, se vuoi indagare ti conviene andare a Flemminia. Ma non è saggio muoversi di notte” consigliò.
Red pensò di estrarre qualche moneta dal sacchetto di cuoio che aveva attaccato alla cintura e usarla per pagare una camera per la notte. Tuttavia, un nitrito proveniente dall’esterno attirò l’attenzione sua e del proprietario della locanda. Uscendo dalla porta, Red si precipitò sulla via principale, dove un Rapidash imbizzarrito stava venendo domato da due guardie e il suo fantino, uno smilzo ragazzo pallido come un cencio veniva tenuto in piedi e interrogato da altre due. Red, insieme ad un discreto capannello di persone, si avvicinò per assistere alla scena. Alcune risatine accompagnavano dei commenti divertiti.
“Sono spariti...” mormorava il ragazzo, con lo sguardo vitreo “...mangiati dal demonio” continuava, in preda al terrore più puro.
“A chi ti riferisci? Che cosa è successo?” cercava di fare chiarezza uno dei gendarmi.
“Le persone... sono scomparse” continuò lui, come una cantilena.
L’ilarità della folla cominciò a smorzarsi, le prese in giro tacquero e vennero sostituite da qualche sospiro spaventato.
“Di che stai parlando? Dove è successo?” insisteva una delle guardie.
“Sono spariti...” ripeté il ragazzo “a Flemminia”.
Red non ebbe più dubbi. Emergendo dalla folla, si avvicinò al ragazzo, quasi mettendo in allarme i gendarmi che tentavano di tranquillizzarlo.
“Posso prendere il tuo Rapidash?” gli chiese solamente.

Galoppando con decisione verso nord, Red abbandonò Cuoripoli lasciandosi la città alle spalle, con Pikachu saldo sulla spalla ed Espeon abbracciato al destriero. Il calore del corpo dell’equino lo teneva sveglio, la luce emessa dalle sue fiamme rischiarava il percorso. La strada sterrata scorreva sotto di lui e il paesaggio cambiava repentinamente, era più facile percorrere una strada per la terza volta in così poco tempo. Giunse dopo poco all’accampamento del gruppo di Morgen. Niente si era mosso, nessuno dei suoi compagni era improvvisamente ricomparso. L’accampamento si perse alle sue spalle, da quel momento dovette rallentare un minimo il passo, per non sbagliare percorso, non avendolo mai ancora battuto. Spronando la resistente cavalcatura, giunse fino a Flemminia senza fermarsi mai. Il paesino era immerso nel silenzio notturno, ma sembrava glacialmente deserto e privo di qualsiasi vita. Non si scorgevano finestre illuminate da ceri o lampade, non vi era anima viva per le strade o nei pressi delle abitazioni. Il paesaggio era scarno e immobile, le povere casupole di legno sembravano comporre lo scenario di un paesino rurale abbandonato e lasciato a se stesso. Red scese dal Rapidash, si guardò attorno, un po’ spaventato. In lontananza, vide l’unica luce che sembrava animare quel luogo cimiteriale. Si precipitò immediatamente, scoprendo che proveniva dalla finestra di una piccola cascina di legno un po’ marcito. Accostandosi al vetro Red non riuscì a scorgere nessuno all’interno, bussando alla porta non ricevette risposta. Entrò con la forza, rompendo la serratura. Non c’era nessuno, ma l’abitazione sembrava esser stata abitata fino a pochi secondi prima. La lampada ad olio che era stata lasciata accesa si trovava sopra al tavolino, accanto ad un libro dall’aspetto antico, un volume dalla rilegatura rovinata e dalle pagine ingiallite. Non poteva esser stato lasciato lì per caso.

Dormi, bambino, il cielo è già scuro,
dormi nel letto un riposo sicuro.
Non fare capricci, ascolta la mamma
o verrà a prenderti il mostro fantasma.
Porta con sé chi non si addormenta
e sottoterra assai lo spaventa;
rapisce i bambini senza rimorso
nel fondo di un pozzo in un nero percorso.
Si chiama Spiritomb, re della tomba.
Grida, si muove e attacca nell'ombra
e se sveglio ti troverà
per sempre lontano ti porterà!


 
Red comprese. Pikachu emetteva debolissime vibrazioni, aggrappandosi alla sua spalla, Espeon girava attorno alle sue gambe, non generando alcun suono.
“Va bene” mormorò l’allenatore “state pronti” disse ai suoi compagni.
Inumidì con la saliva la punta dell’indice e del pollice e le chiuse attorno allo stoppino della lampada, spegnendo la fiamma all’istante.
Buio.
Un lamento debolissimo fece vibrare gli oggetti, fendendo l’oscurità circostante. Lentamente, al grido se ne aggiunse un secondo, poi un terzo e un quarto. In pochi secondi, quel suono divenne assordante. Due occhi verdi si aprirono nel buio, proprio davanti a Red.
“Espeon” mormorò quest’ultimo.
Una bocca si spalancò a pochi millimetri dal viso del ragazzo, ma era ormai troppo tardi.
Il felino fissava l’entità che si era mossa nel buio, la gemma sulla sua fronte brillava e con i suoi poteri psichici aveva creato una barriera che ne limitava i movimenti, impedendogli di attaccare Red.
L’allenatore preferì far attaccare l’altro suo compagno. “Pikachu, vai” sussurrò.
Il roditore giallo saltò e lanciò una potentissima scarica elettrica contro l’essere, che sembrò accusare il colpo e ritirarsi nel buio. Red, seguito da Espeon e Pikachu, si diresse all’esterno della casa, tornando nei pressi di Rapidash. Nella penombra, vide materializzarsi la creatura: da una roccia attraversata da una fenditura fuoriusciva una sorta di fumo che si addensava fino a formare quello che sembrava un fiore dai bordi frastagliati e di colore verde e viola. Il volto spaventoso e deformato che questo essere stava rivolgendo a Red sembrava celare odio e terrore allo stesso tempo. Quell’aberrazione aveva divorato un intero villaggio, ed era tutta colpa sua.
“Flash!” ordinò l’allenatore al suo Espeon.
Lo spettro si accingeva di nuovo ad attaccare, ma il felino gli si pose di fronte, a metà tra lui e Red. Alimentando la gemma che aveva sulla fronte, Espeon cominciò ad emettere una fortissima luce in tutte le direzioni, respingendo l’essere e costringendolo alla ritirata.
“Tuononda!” ordinò a Pikachu.
Il topo lanciò dalle sue guance un impulso elettrico che attraverso Spiritomb e lo paralizzò all’istante. Il fiore viola rimase sospeso nell’aria, la roccia sembrava ancora soggetta alla forza di gravità. Red si gettò in avanti, in preda ad un’intuizione. Afferrò la roccia, senza che l’essere immobilizzato potesse opporsi, estrasse dalla tasca il medaglione.
“Bloccalo qui dentro!” ordinò a Espeon, mostrandogli i due oggetti.
L’animale emise il suo miagolio armonioso e, senza smettere di illuminare l’ambiente circostante, attivò i suoi poteri psichici per eseguire gli ordini dell’allenatore. La fenditura della roccia si illuminò, il medaglione si ridusse in polvere e la creatura emise un grido agghiacciante. Come una pergamena che viene bruciata, il corpo informe dell’essere fu deteriorato dai fasci di luce, sparendo nel nulla. La roccia emetteva una orribile vibrazione, ma non era possibile udire più il grido della creatura. Era in trappola.
Espeon smise di illuminare. Red rimase da solo, insieme a i suoi due compagni e quella roccia inquietante, in mezzo a quel paesino abbandonato, di notte.

L’indomani dei gendarmi giunsero sul posto. Red attese che questi analizzassero la situazione di Flemminia, ormai disabitata. Stando ai documenti, le persone scomparse erano centodue, alle quali andavano aggiunte le sei del gruppo di Red, per un totale di centootto vittime. Le guardie fecero fatica a comprendere ciò che era accaduto, fu difficile per loro accettare che la spiegazione risedesse in qualche vecchia filastrocca o nelle storie degli anziani di un villaggio, dissero che avrebbero continuato ad indagare e che quel ragazzo che era riuscito a fuggire e a raggiungere Cuoripoli non era abbastanza sano di mente da poter fornire una spiegazione valida. A Red non interessava, lui conosceva già la verità. Teneva stretto nella mano un panno che avvolgeva una strana roccia, poco interessante agli occhi dei gendarmi.
Diceva che nessuno avrebbe mai più dovuto trovarla e tantomeno avvicinarsi al pozzo. Se ne andò, affermando di volerla portare il più lontano possibile. In pochi lo ascoltarono, di meno gli credettero. Quella notte erano morte centootto persone, ma quella storia fu presto dimenticata. L’unico ricordo sarebbe rimasto un pozzo diroccato, una piccola costruzione di pietre abbandonata nel bosco, alla quale qualcuno avrebbe forse notato che mancava una roccia, se l’allenatore di Biancavilla non si fosse comunque sentito in dovere di lasciare un segno per i posteri. In futuro sarebbe potuto giungere lì qualche altro straniero, magari attratto dalle rovine di Flemminia come Morgen e i suoi colleghi. Quel mostro era troppo pericoloso per non avvertire chi fosse passato di lì che le voci suo conto erano vere. Pose una lapide ai piedi del pozzo, a memoria dei morti, che recitava questa iscrizione:







 
“Frena, viandante, 'l piè al Pozzo Memoria:
qui giace incastonata in una rocca
di cento ed oltre vittime la storia.

Negra la peste ne l'insan s'arrocca
e pei bubboni sue tossine espelle
gl'altri ammorbando che 'l primiero tocca;

così 'l fantasma perfido e ribelle
de' vivi e d'alme erranti, a sé traendo
ne la Roccianima, corruppe 'l velle.  

Suo nome è Spiritomb. Crebbe rapendo
per quattro volte ventisette spettri
nel pozzo e ne' paesi entrando e uscendo,

finché un campion con lampi e con elettri
lo vinse e fé sepulcro sua dimora
piegando al suo pugnar gl'inferni scettri.

La fatal giostra violacea ch'ignora
e le mosse del braccio e de la mente
eliminò ogne messere e signora

sanz'orma, sì che 'l nome lor è assente;
tristo rosario omai son quei dispersi,
nel circolo atro verdi luci spente.

Bada, viandante, non seguir diversi
consigli da' miei: s'in un sotterraneo
scaverai in cerca di tesor sommersi

non approcciarti ad alcun volto estraneo,
ch'ei potrebbe esser rediviva salma
per la qual rifiorirà 'l mal geraneo

e in novo caos cadrà la terra calma”.

 
   
 
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