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Autore: Angel_SG    11/09/2018    3 recensioni
-Non posso...-sospira.
-Non puoi fare cosa?
[…]
-Questo!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Connor/RK800, Hank Anderson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Fingertips Kiss

 

Vedo il colpo arrivare, il tizio davanti a me carica il pugno e mi colpisce in pieno viso, mi ritrovo a sbattere contro il tavolo da biliardo e sento un dolore sordo che mi attraversa le terminazioni nervose.

-Maledetto upgrade- sì, perchè l'uguaglianza che abbiamo raggiunto ha portato anche degli svantaggi, come il fatto che gli umani si sentissero spaventati dato che noi androidi non eravamo in grado di provare dolore, quindi l'ultimo upgrade della Cyberlife aveva portato con sè la sensazione del malessere fisico e quella del benessere ( ma questo credo non fosse nei piani degli umani).

-Fottuto Androide, perchè non provi a difenderti? Siete così servizievoli...mi date il voltastomaco...

-Noi androidi non nasciamo – dico calcando la parola per enfatizzare il concetto – con l'intento di fare del male alla nostra gente...quella prerogativa la lasciamo agli umani – dico senza una particolare inflessione nella voce, ma la cosa ha come effetto di far perdere le staffe al gruppetto di ragazzi con i quali sto discutendo.

-Figlio di puttana – mi saltano addosso.

Sono in quattro e le possibilità di cavarmela indenne senza reagire sono esattamente del 2,98%...non molto incoraggiante.

Provo a farmi avanti, ma arrivano altri colpi e mi accascio a terra, a quel punto capisco che devo reagire, devo evitare che questi teppistelli facciano qualche serio danno ai miei biocomponenti.

Mi alzo e fermo al volo il calcio di uno di loro, facendogli perdere l'equilibrio e buttandolo a terra; evito il secondo colpo spostandomi velocemente a destra ed il ragazzo cade sul tavolino dietro di noi, con il risultato di gettare a terra le birre dei due commensali e facendo così un rumore indescrivibile, che attira l'attenzione del barista ( finalmente).

Il tipo ci sbatte praticamente fuori dal locale, urlando che gli androidi creano solo problemi, ma non potevo aspettarmi altro.

Vedo l'ultimo autobus fermarsi poco avanti rispetto a me, carica i ragazzi e riparte subito, nonostante io abbia fatto cenno di fermarsi.

Oggi va così, sembra che le cose migliorino sotto alcuni aspetti, ma peggiorino sotto altri, quindi mi incammino verso la Cyberlife, incurante della pioggia che mi inzuppa i vestiti.

Poi penso alla mia stanza lì, quella piccola cella di metallo, niente che possa permetterti di renderla personale, niente che possa fartela definire come tua, non c'è niente di me lì dentro.

E' allora che penso ad un altro posto, un posto che ha un forte odore di birra e pizza, dove senti la tv sempre sintonizzata sul baseball, dove non puoi sederti senza trovarti pieno di peli di Sanbernardo, un posto che profuma di caldo, di pace, di casa...

Mi fermo sul ciglio della strada, avvio il sistema di chiamata, mentre l'orologio mi indica che sono le 2 passate e che non è il caso di chiamare qualcuno a quell'ora.

Il telefono squilla cinque volte e sono quasi tentato di riagganciare, quando sento una risposta dall'altra parte.

-Pronto? - risponde una voce impastata dall'altro capo del telefono.

-Tenente Anderson, sono Connor...

-Connor...Gesu Cristo hai idea di che ore sono?- sento il tono biascicato di chi è in piena fase Rem.

-Mi dispiace...so che è tardi...ma- non riesco a finire la frase, perchè lui mi interrompe.

-Senti me ne frego di chi è morto e di dove ci vogliono mandare...fosse anche morto il presidente in persona, per Dio, sarà ancora morto domani mattina dopo che avrò preso il caffè...

Mi viene da sorridere per il modo in cui sta imprecando, ma poi ritorno serio, esito un attimo, temo di aver sbagliato a chiamarlo, gli umani in effetti hanno bisogno di dormire.

-Ecco no, non è morto nessuno...- prendo il coraggio di dirgli il motivo per cui l'ho chiamato.

-Potrebbe venirmi a prendere? - dico e serro gli occhi – Mi rendo conto che è tardissimo...

-Dimmi solo dove sei – dice e, potrei giurarlo, sento il rumore della stoffa dei vestiti che sta indossato.

-Sono in St.John Street, all'incrocio tra le settima e la tredicesima.

-Ok arrivo subito, non muoverti.

Riaggancia e non ho il tempo di aggiungere niente, mi sposto un po' dal ciglio della strada e mi stringo le braccia addosso.

Un'altra sensazione a cui fatico ad abituarmi è il freddo, un conto è simularne il fastidio, un conto è percepirlo davvero, probabilmente lo sapevano i cervelloni della Cyberlife quando hanno deciso di portare la nostra temperatura a 36°C.

Provo una sensazione strana al pensiero che Hank stia arrivando, non è una cosa che posso descrivere a parole, nonostante il mio vocabolario contenga tutte le parole approvate dell'università di Oxford ( e le imprecazioni di Hank, ma queste non erano incluse nella mia programmazione) non riesco comunque a trovarne una che esprima pienamente come mi sento.

Quando vedo i fari dell'auto mi sento un po' nervoso, mi risistemo la giacca in un movimento che vorrei sembrasse casuale, mi asciugo le gocce di sangue blu che mi scivolano sulla guancia; appena l'auto si ferma apro la portiera e mi siedo velocemente.

Il riscaldamento è accesso e, segretamente, ringrazio per questo.

-Grazie tenente – dico mesto.

-Quante cazzo di volte devo ripeterti di chiamarmi Hank? - dice guardando a sinistra e mettendo la freccia ( miracolo ) per rimettersi in strada.

Un automobilista sfreccia senza lasciarlo passare, suonando il clacson ed io devo trattenere una risata quando Hank abbassa il finestrino e tira fuori il dito medio.

-Hai ragione...Hank – il mio tono di voce deve tradire il mio divertimento, perchè lui si volta a guardarmi pronto a ribattere, ma qualcosa lo distrae, perchè lo sento prendere un rapido respiro e percepisco il battito del suo cuore aumentare, sintomo che si sta agitando.

-Che diavolo ti è successo alla faccia?- dice con tono sconvolto.

-Niente, solo un piccolo incidente, andrà a posto da solo dopo lo stand-bye notturno...- dico rimanendo sul vago.

Lui esita, credo voglia dire qualcosa, ma sa già che non parlerò, probabilmente immagina che cosa sia successa, visto che i problemi delle aggressioni agli androidi non sono niente di nuovo.

-Figli di puttana...- si immette in strada e guida verso casa.

La sua guida è l'esatto opposto di lui, è precisa e rilassata, mi poggio sul sedile dell'auto guardando il paesaggio fuori dal finestrino.

-Hai reagito? - mi chiede guardandomi di sottecchi.

-All'inizio no, ma poi non ho potuto trattenermi...- confesso con una punta di vergogna.

-Avresti dovuto spaccargli subito il culo a quei pezzi di merda, ma chi cazzo si credono di essere? - comincia ad imprecare e la cosa è stranamente consolante.

 

Lo guardo con attenzione, la mano che stringe il volante è grande e massiccia, guardo la curva del pomo d'Adamo che si alza e si abbassa come fa quando lui si agita, le labbra che si muovo veloci, quelle labbra risvegliano in me qualcosa che, ancora una volta, non trovo parole per descrivere.

Mi trovo a sentire il bisogno di sfiorarlo, qualsiasi cosa, anche semplicemente un mignolo, sento il bisogno di un contatto fisico con lui.

Lo guardo negli occhi che sono rivolti a me, così profondi, così espressivi, così...dubbiosi?

Mi rendo conto che mi sta guardando e deve avermi chiesto qualcosa che io non ho percepito, quindi mi riscuoto dal mio stato di trance.

-Scusa, non ho capito che hai detto?- dico cercando di apparire meno ridicolo possibile.

-E' maledettamente irritante parlare da solo, sai? - chiede con sarcasmo.

-Si, lo so – rispondo prontamente.

Lui sbuffa una risata e mi guarda come fossi un caso disperato.

-Era una domanda retorica...comunque siamo arrivati da almeno un quarto d'ora, hai intenzione di scendere o dormi qui?- chiede alzando un sopracciglio.

Io faccio un rapito calcolo del tempo trascorso da quando siamo partiti.

-Per arrivare dal bar a casa tua il tempo stimato è di 3 minuti e 30 secondi, ma da quando ci siamo messi in macchina ne sono passati solo 4 e 15 secondi, non può davvero essere...- mi interrompo e chiudo gli occhi inclinando la testa in avanti.

Lo guardo dubbioso.

-Era un... “modello di dire”? - chiedo cercando di ricordare come li avesse chiamati l'altro giorno.

Lui scoppia in una delle sue grasse risate e, se da una parte la sua ilarità sia un evento raro e quindi ancora più piacevole, non capisco cosa io abbia detto di sbagliato.

Hank tossicchia un po' prima di parlare.

-Si dice “modo di dire” Connor...- apre la portiera – Forza scendi, ho proprio bisogno di una birra.

Mentre scende lo seguo a ruota e ringrazio di non avere l possibilità di arrossire...non ancora almeno.

-Comunque – dice aprendo la porta di casa – Ti chiedevo come vanno i nuovi recettori sensoriali...non deve essere stato piacevole avere una rissa dopo che sono stati azionati quei meccanismi diabolici.

-Le funzioni dei meccanismi sono ottimali...sfortunatamente – dico alzando gli occhi al cielo.

Lui si volta a guardarmi, ma non dice nulla.

-Dipende da quello che conti di farci...- lo dice sottovoce, ma io posso sentirlo.

-In che senso? - chiedo seguendolo in cucina.

Lo devo aver colto di sorpresa, forse pensava che non avessi colto il suo commento.

-Oh niente di che...- si apre una birra e comincia a berla, io non rispondo, rimando in attesa che lui si spieghi.

-Beh dice – e giurerei che sia arrossito sotto la barba – Non è che tutte le sensazioni tattili siano sgradevoli...- si siede sul divano e accende la televisione.

Mi siedo accanto a lui.

-Ad esempio? - chiedo nel tono più innocente che riesco a simulare.

-Oh bè – è in enorme difficoltà – Sai..lo sai, no? - dice rude.

-No, devo ancora prendere dimestichezza con questa nuova funzione del mio corpo – so ESATTAMENTE cosa intende, nel mio sistema ci sono almeno 15 mila file che descrivono esattamente quello che intende, mi scappa un sorriso e, sfortunatamente lui lo nota, e si volta bruscamente verso di me.

-Mi vuoi prendere per il culo? - ribatte irritato e si volta a guardare la partita senza aggiungere altro.

-Hank...è strano ricevere una proposta simile da te, però se è quello che vuoi tu...- cerco di avere il tono più neutro possibile e allungo una mano verso il suo schiena, ma lui la blocca all'istante.

-Cazzo Connor...era...il mio era un fottuto modo di dire! - nel dirlo è in difficoltà e in estremo imbarazzo.

-Lo so – dico accennando un sorriso – E la MIA...era una battuta.

Gli faccio l'occhiolino e, giuro, ha la faccia di uno che si è appena accorto di essere andato a lavoro ed essersi scordato di indossare i pantaloni.

-Cristo Santo...fottiti! - ma la sua espressione si rilassa in una risata.

Al suo “fottiti” apro la bocca per ribattere, ma lui mi mette un dito sulle labbra e aggiunge a voce alta.

-NO, non provarci neanche! E' la battuta più fottutamente trash della storia. - e ride.

All'inizio sorrido anche io, ma poi percepisco la sensazione del suo dito sulle mie labbra.

Sono la parte più sensibile del mio corpo, dato che era quella destinata ad analizzare i campioni.

Chiudo gli occhi e mi fermo in quel contatto, socchiudo leggermente le labbra e gli occhi.

Sento il suo cuore accelerare, mentre le altre dita mi avvicinano alle mie labbra per seguirne la forma.

-Che stai facendo Connor? - chiede sottovoce.

-Io niente...e tu? -prendo la baciargli le dita, lentamente, faccio scivolare la mano sul suo braccio, sfiorandolo appena, risalgo fino alla spalla e sento la sua pelle reagire al mio tocco.

Mi avvicino alle sue labbra e le sfioro con le mie dita, in questo momento siamo due immagini speculari.

Le sue dita sulle mie dita e le miei sulle sue.

Faccio scivolare la mia mano sulla sua guancia e sento che si ci lascia andare contro, assaporando quella carezza rubata.

-Non posso...-sospira.

-Non puoi fare cosa? - chiedo avvicinandomi leggermente a lui, i nostri nasi si sfiorano, posso sentire il suo respiro sulla mia pelle, guardo quelle labbra con desiderio misto a paura, paura di passare il limite.

Lui mi guarda e nei suoi occhi vedo la battaglia che sta combattendo dentro di lui, poi vedo qualcosa passare dietro le sue iridi...risoluzione.

-Questo! - dice e, mentre la mano si sposta dietro la mia nuca, mi attira a se e finalmente sento il sapore delle sue labbra.

Non sarò io a fermarmi, quindi prendo il coraggio a quattro mani e mi stringo a lui.

Sento le sue dita spingere leggermente il mio mento in basso e io seguo quel movimento, aprendo le labbra e sento la sensazione della sua lingua contro la mia.

Non so quanto tempo stiamo lì a rubarci il respiro a vicenda, so solo che quando ci separiamo sento la sensazione più sgradevole mai provata e provo a riprendere il contatto, ma lui mi blocca.

-Se erano queste le sensazioni piacevoli a cui ti riferivi, non posso che essere d'accordo con te – dico in tono leggero.

Lui annuisce sorridendo, poi torna serio.

-Se superiamo questi limite...non si torna più indietro...dobbiamo esserne sicuri...DEVI esserne sicuro, perchè se non lo sei...

Lo interrompo prima che abbiamo tempo di aggiungere altro.

-Hank...sta zitto – lo bacio ancora e lui percepisce il mio assenso, sento le sue mani scorrere a sbottonarmi la giacca, la sfila e poi fa lo stesso con la camicia.

Le mie mani sono bramose di toccarlo, quindi le faccio scorrere sotto la sua maglia, stringendo, graffiando, “sentendo”.

La sua maglia fa presto compagnia al resto dei miei vestiti e ci ritroviamo pelle contro pelle; sento la sua mano scendere all'interno dei miei pantaloni e i miei recettori sensoriali si attivano, la sensazione che provo è nuova e non riesco a trattenere un ansito.

-La Cyberlife ti ha dato dei giocattoli in dotazione – dice sorridendo e baciandomi l'incavo del collo.

-E allora giochiamo – dico sicuro, al che lui sbuffa un risata.

-Ho creato un mostro...frequentarmi ti fa male, sai?

-Si può darsi...ma in fondo, siamo tutti un po' masochisti no? - dico ironico e lui si ferma a guardarmi.

-Si...direi che si può dire così.

Mi bacia e, da quel momento, lasciamo che siano i nostri corpi a parlare per noi.

 

 

 

 

N.d.A.

Rieccomiiiiiiii

Pensavate che mi fossi tolta dalla balle e invece sono ancora qui.

Purtroppo dove c'è odore di ship non canon ci sono io, quindi ci beccate questa one shot senza troppe pretese, partorita ieri sera durante un delirio da insonnia. ( farei meglio a prendere il Valium )

Ok passiamo alle cose serie: so che questo fandom è un po' un campo minato, c'è chi li lega una ship romantica, chi li vede come padre e figlio chi come grandi amici...io li vedo in tutti e tre i modi, ma sto riscoprendo un piacere indescrivibile nel descriverli come due teneri piccioncini con gli ormoni in subbuglio...e quindi ho partorito questo pasticcio.

Al solito i commenti sono bene accetti ( i pomodori no, perchè fanno ingrassare ).

Kiss kiss

Angel_SG

 

 

  
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