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Autore: Mon    12/09/2018    1 recensioni
Tony Stark e Steve Rogers. Fuoco e ghiaccio. Insomma, gli opposti.
Raccolta di one-shots dedicata alla coppia. Ogni storia è stata ispirata da una canzone, dalla quale poi è tratto il titolo della one-shot.
Genere: Romantico, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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What about us?
What about all the times you said you had the answers?
What about us?
What about all the broken happy ever afters?
What about us?
What about all the plans that ended in disaster?
What about love? What about trust?
What about us?

 

Quel telefono era muto da mesi, ma sempre acceso; era poggiato in un angolo della scrivania di Tony Stark, ma visibile, a ricordare il disastro che lui e Steve Rogers avevano combinato durante quella che ormai veniva chiamata da tutti “Civil War”. Una guerra interna agli Avengers, che aveva distrutto tutto quello che era stato faticosamente costruito in tanti anni. La terra, adesso, non era più protetta da un gruppo di vendicatori, pronti ad intervenire quando ce ne sarebbe stato bisogno. Anche se Steve, nella sua lettera post combattimento, aveva lasciato scritto che lui ci sarebbe sempre stato, Tony non avrebbe mai avuto il coraggio e l’orgoglio di chiamarlo.
Iron Man stava lavorando ad alcune nuove invenzioni, ad alcune migliorie nella sua armatura e in quella dei compagni rimasti dalla sua parte dopo il disastro di pochi mesi prima, quando quel cellulare vibrò, illuminando lo schermo. Al cuore di Tony mancò un battito. Si tolse la maschera che usava per saldare pezzi di ferro e si diresse alla scrivania, con mano incerta prese il cellulare e lo aprì. Il messaggio arrivava proprio da Steve: un semplice “ciao”
Non sapeva che rispondere, dopo mesi in cui non si parlavano, dopo mesi di tormenti, di notti insonni, di attacchi d’ansia, ecco che il centro dei suoi pensieri tornava a farsi sentire. Cosa doveva fare? Ignorarlo o rispondere? Ma soprattutto, cosa avrebbe dovuto scrivere in un eventuale messaggio?
Rimise il cellulare dove lo aveva trovato e tornò al suo lavoro, ma era ormai impossibile concentrarsi. Decise di rispondere a Steve. “Ciao”
“Come stai?”
“Bene. Tu?”
“Tutto ok. Dove sei?”
“Perché ti interessa saperlo?”
“Volevo vederti”
Tony sgranò gli occhi appena lesse l’ultimo messaggio inviatogli dal Capitano. Lui non aveva nessuna intenzione di incontrarlo. Rispose: “Non mi sembra il caso”
Steve non rispose. Tony rimise il cellulare dove era rimasto negli ultimi mesi, sperando che il display non si illuminasse più. Fu così, il telefono rimase muto per diversi giorni, ma quei messaggi avevano ormai destabilizzato totalmente Iron Man, tanto che non chiudeva occhio da troppe notti. Provava a dormire, ma appena chiudeva gli occhi, le immagini del combattimento tra lui e Steve tornavano alla ribalta, nitide, nella sua testa, come se quello che era successo mesi prima fosse appena accaduto. Non resistette più. Scese nel laboratorio, prese il cellulare e rispose: “Perché volevi vedermi?” Erano le quattro di notte, non si aspettava certamente una risposta, che però non si fece attendere. “Perché mi manchi Tony”
Il cuore di Iron Man fece un tuffo. Era innegabile, anche a lui Steve mancava da morire. Da quando non lo vedeva, da quando non sentiva la sua voce, il suo mondo era andato in pezzi. Eppure si sentiva tradito dal biondo soldato, che aveva preferito salvare un pluriomicida piuttosto che schierarsi con l’uomo che amava. O che diceva di amare.
Tony non fece in tempo a rispondere che il cellulare suonò; questa volta non era un messaggio, era proprio una chiamata di Steve. Con la voce incerta rispose: «Ti manco?»
«Ciao Tony…»
Iron Man chiuse gli occhi e respirò profondamente. Non sentiva il suo nome pronunciato da quella voce da troppo tempo. Gli era mancato, si, doveva ammetterlo, ma non doveva farlo notare a Capitan America.
«Ciao Steve. Che vuoi?»
«Voglio vederti, voglio parlare con te faccia a faccia»
«Perché? Per farmi soffrire ancora? Per picchiarmi ancora?»
Dall’altra parte della cornetta ci fu un attimo di silenzio, poi la voce di Steve tornò a farsi sentire, era incrinata, sembrava quasi che stesse piangendo.
«Mi fai male dicendo quelle cose…»
«Anche tu ne hai fatto a me, non immagini nemmeno quanto»
Ancora silenzio.
«Lo stesso che hai fatto tu a me, non capendo che Bucky era un pezzo importante della mia vita. Quando non avevo niente, avevo Bucky. Non potevo lasciarlo solo, lui non lo aveva mai fatto con me»
«Ma c’ero io al tuo fianco, quell’uomo a malapena si ricordava di te!»
«È proprio per quello che dovevo aiutarlo! Perché non capisci?»
Tony rimase in silenzio un attimo. «Steve non mi sembra il caso di parlarne. Mi hai ferito, in tutti i sensi. Non voglio più discutere con te, non voglio vederti. Lasciami stare» e chiuse la telefonata.
Si accasciò a terra, prendendosi il viso tra le mani, lasciandosi andare in un pianto liberatorio, forse per troppo tempo trattenuto.

***

Erano passate un paio di settimane dalla telefonata tra Steve e Tony, ma Capitan America aveva deciso di insistere, voleva a tutti i costi incontrare il moro. I messaggi si erano fatti più insistenti, Tony a qualcuno rispondeva, ad altri no. Vi era stata qualche telefonata in più, con toni via via sempre più distesi, i tempi passati al telefono si erano allungati, le parole avevano assunto un peso sempre più leggero, le conversazioni variavano di argomento in argomento.
Anche quel giorno, mentre Tony era in macchina con gli auricolari nelle orecchie, il cellulare squillò.
«Buongiorno Stark!»
«Capitano!»
«Che stai facendo?»
«Sono in giro per affari»
«Non ti fermi mai!»
«Ho un’azienda da mandare avanti. Tu che fai?»
«Sono seduto ad un bar a fare colazione»
«Alle 10 di mattina?»
«Mi sono svegliato abbastanza tardi. Vuoi raggiungermi?»
Tony rimase interdetto da quella proposta; voleva raggiungerlo, voleva vederlo, voleva toccare la sua pelle, guardarlo negli occhi, ma non poteva cedere, non in quel momento. Steve gli mancava, e da quando avevano ricominciato a sentirsi il vuoto che aveva dentro si allargava ogni giorno di più.
«Non posso, devo andare a lavorare! Ho un incontro importante»
«Vediamoci dopo allora. Oggi ho tutta la giornata libera.»
«No Steve. E adesso devo andare.» Chiuse la chiamata velocemente, concentrandosi solo sulla strada che doveva percorrere. Arrivò al lavoro, doveva incontrare dei possibili compratori di una delle sue ultime invenzioni, ma la sua testa era da tutt’altra parte. Partecipò alla riunione, fingendo interesse, ma nella sua mente lui era seduto ad un tavolino, sotto un albero, con un caffè davanti e Steve Rogers seduto al suo fianco. Doveva porre fine a quel tormento.
Uscì dalla riunione e prese il cellulare. Scrisse un messaggio: “Va bene. Incontriamoci al solito posto, oggi pomeriggio alle 18.00»
La risposta del capitano non si fece attendere. «Ci sarò!»
L’attesa per quella fatidica ora fu interminabile. Tony prese la macchina un’ora prima, si infilò gli occhiali da sole e uscì da New York, dirigendosi verso la periferia e poi la campagna. C’era un casolare, in mezzo ai campi di mais, vecchio, fatto di assi di legno, ma ancora in buono stato. Dentro era ammobiliato con cose rustiche, ma era il rifugio di Tony e Steve quando volevano rimanere da soli, senza essere visti, senza destare sospetti. Erano mesi che nessuno ci metteva piede.
Quando arrivò vide la moto di Steve parcheggiata fuori; lui era già lì. Aprì la porta e si diresse in cucina, il biondo guardava fuori dalla finestra, era girato di spalle.
«Allora, cosa vuoi da me?» chiese. Steve si girò mentre Tony si toglieva gli occhiali da sole; aveva un completo beige, con una cravatta rossa, ed il biondo lo squadrò da capo a piedi. Sapeva che a Steve piaceva quel completo e lo aveva messo apposta.
Il biondo si avvicinò a lui e disse: «Mi sei mancato Tony. Mi mancava tutto di te, la tua voce, il tuo viso, i tuoi occhi. Tutto.»
«Dove hai messo Bucky?»
«Si sta ristabilendo dopo la battaglia. Lontano da qui.»
Steve indicò il tavolo della cucina e le due sedie presenti. «Possiamo sederci e parlare da persone civili?»
Tony annuì. Si accomodarono uno di fronte all’altro e si guardarono negli occhi per secondi che sembrarono interminabili. Steve allungò una mano verso il moro, aprendo il palmo. Lui la guardò, poi allungò anche la sua, poggiandola su quella del Capitano. Le dita si intrecciarono, Tony chiuse gli occhi, una lacrima gli scese sul viso.
«Mi sei mancato Steve»
«Anche tu, non immagini nemmeno quanto. Ho vissuto mesi con un macigno sullo stomaco, non riuscivo a perdonarmi di averti ferito, di averti fatto soffrire. Non so come potrò mai recuperare tutto ciò che ho combinato»
«Eravamo in due, abbiamo sbagliato in due. Non sono tutte tue le colpe» disse Tony, accarezzando il viso di Steve. Il biondo chiuse un momento gli occhi, stringendo più forte la mano del moro.
«Da dove possiamo cominciare per risistemare tutto, per provare a tornare quelli di prima?»
«Da qui. Questo è un inizio.»

___________
Buonasera.
Manco da EFP da troppo tempo, mi sono dedicata ad altri scritti in questo periodo di assenza, ma la voglia di tornare a scrivere anche fan fiction era tanta. Ed eccomi qui.
È la prima volta che mi cimento su Steve Rogers e Tony Stark. Spero le mie storie vi piaceranno.
Non esitate a lasciare commenti, anche se negativi, sono sempre costruttivi.
Insomma, al prossimo capitolo.
Mon

  
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