Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |       
Autore: swimmila    13/09/2018    8 recensioni
Che lei del Conte di Fersen era innamorata. Nessun altro uomo le aveva fatto battere il cuore tanto capricciosamente. Nessuno le aveva mai disordinato a quel modo i pensieri.
Ma quella sera.
Mai per nessuno l’anima sua s’era strappata a quel modo.
Era innamorata del Conte, Oscar. Ma quella sera sentiva nell’anima un bisogno. Disperato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fu un attimo.

Una luce di luna scintillante di lama. Una lama lucente tagliente sul viso. Un viso strappato ad aggrapparsi al silenzio.
Fu un attimo.
Un cuore e una voce in un unico urlo. Della donna l’uno. Dell’uomo l’altra.
Di quel ladro rivoltoso l’ombra ad involarsi imbelle.
Colarono lunghissimi istanti di paralizzato terrore, prima che il Colonnello delle Guardie di Sua Maestà riemergesse dall’immobilità di una pozza di spavento.
Il Colonnello avrebbe dovuto rincorrere quel  dannato criminale. L’ufficiale gallonato avrebbe dovuto spronare il suo addestrato destriero e lanciarlo all’inseguimento di quella fuga reattiva. I suoi alamari dorati avrebbero dovuto oscillare brillanti nell’aria furiosamente smossa dal palafreno lanciato al galoppo.
Ma il Colonnello delle Guardie di Sua Maestà scese da cavallo quasi inciampando nelle sue stesse gambe; quasi che i piedi non seguissero la velocità della sua paura.
Il Colonnello delle Guardie smontò fulmineo dal corsiero e dal servizio.
La donna dentro la divisa gridava un nome, uno soltanto. Modulato all’infinito. La stessa sequenza di lettere per recere la sua rabbia, il terrore, il rimorso.
Per traboccare d’amore.
Lo stesso concatenamento alfabetico per esplodere di disperazione, di colpa, di angoscia.
Per grondare amore.
La medesima assonante sequela di suoni per detonare sgomento, panico, furia.
Per allagarsi d’amore.
André urlava di dolore contorto, inginocchiato a terra. Un occhio ferito e una mano a coprirlo. L’altra, la dimenava nella cortina di dolenza che lo attanagliava, sospesa in aria a cercare d’istinto quella di lei. L’altro, lo sgranava di ottenebrato stupore dietro quella coltre di lattiginoso tormento, sbarrato di sconcerto e di strazio.
Oscar gli fu addosso in un attimo. A quelle spalle squassate di pena. Al proprio animo rabbuffato di orrore.
Fu in un attimo.
Dal colonnello alla donna.
Dal dovere al cuore.
La sua mano calzata nell’umida preghiera dell’altra. Il braccio esile attorno al bruciore di quella schiena scossa da incontrollabili spasmi. La sua voce accorata accanto all’altra squarciata.
Tutto, in un attimo.
L’infamia correa della luna schermita dietro brandelli cirrosi.
Coraggiosi rimorsi sfuggiti alla sacertà dell’inconscio.
Le imprecazioni taciute di una donna per il suo uomo ferito.
In un attimo, tutto.
Un’anodina mano nell’agitazione della sua. Una voce calda a raccogliere il suo affanno. Un corpo tremante sullo squasso del proprio.
Un uomo ferito soccorso da una inopinata donna. La sua.
 
“La ferita è molto profonda, le lesioni irreversibili. Mi dispiace, André, ma l’occhio è perduto”.
L’occhio straziato a brancolare, ripulito, nel buio; quello buono ancora coperto dalla mano perché non suggerisse all’altro; il viso a sentire un calore che non vedeva: se non fosse già stato seduto, André avrebbe certamente vacillato di disequilibrio e di scioccato scompiglio. Eppure le parole del dottore, quantunque tremende, non acuirono il male di quelle fitte insopportabili che gli azzannavano l’occhio e risalivano nell’interno della testa. Solo il pudore gli impediva di urlare, di arrendersi piangente alla ferocia di quegli spilli che sembravano volergli infilzare l’anima entrando dall’occhio. Sentì un movimento brusco, attorno alle tenebre che ancora lo avvolgevano, che la mano che celava l’unica vista ormai rimastagli era ancora allibita nella sua inutile posa. La lasciò accasciarsi mollemente, con basita lentezza, sulla coscia sorretta dall’imperturbabilità della sedia.
E dalla penombra della stanza svelata dalla sconfitta di quella deposizione emerse dapprima il fascio di luce della candela. Dietro, la figura atticciata del dottore. Dietro, le ombre allungate delle persone che amava, tremolanti di lume e tremanti di orrore.
Fu tutto insieme.
L’incessante trafittura che dall’interno dell’occhio gli si diramava fin dietro la schiena in scudisciate che lo lasciavano senza fiato e senza forze. Le parole del dottore, ancora disperse nella sua mente in consistenza gassosa, che aveva bisogno di tempo ed energie per compattarle nella propria coscienza in una solida, inappellabile semantica. La repentinità di una reazione istintiva, da qualche parte lì nella stanza, ascosa nel nero in cui era piombato metà del suo mondo. La luce dell’altra metà, dove il suo sguardo ammezzato corse rapido là dove i suoi sensi avevano già visto. In quella metà di luce, Oscar, impietrita in un impeto rabbioso, come un seracco staccatosi dall’orrido per pietrificarsi tosto in incredulo raccapriccio. Ad agitarsi sulla parete in focomeliche ombre i singhiozzi deglutiti di sua nonna, ridotta a tensione disciolta in pozza morchiosa.
Fu in un attimo, fra loro.
Uno scambio di umori e percezioni.
Uno smarrimento ardente, in quelle braci azzurro cupo di dolore. L’esplosione fragorosa nel petto di André all’incrocio con quello sguardo più diserto di qualsiasi accademica crudezza. La colpa fremente che anche attraverso un mezzo sipario le leggeva sul viso, a cercare in lui un perdono ritenuto impossibile. La derisione violenta del ricordo dell’ominoso svolazzare di un corvo, appena poche ora prima, sullo scorcio di quel giorno ora indelebile. La dannazione eterna ad un animo inferocito dal torto, per la sua malsana idea di farsi prestare la chioma scura di André, che a parti invertite il suo azzurro si sarebbe forse salvato.
André chiuse la vista in un istante senza tempo. Ingoiava gocce di ghiacciata desolazione solo per ritrovarsela caparbia nei palmi umidi delle mani. Sentiva scorrere nel proprio sangue il veneficio liquido che grondava da ogni parte di lei: pensieri, emozioni, anima, cuore, viscere: tutto, in Oscar, lo percepiva insozzato da una mota intossicata di rancore e rimorso.
Avrebbe dovuto alzarsi, André, da quella sedia che lo inchiodava maleficamente. Avrebbe dovuto raggiungerla e calmarla con voce rassicurante; sedarla con analgesiche parole; assolverla da improbabili colpe. Ma André era solo in grado di ricacciare indietro le urla che gli assediavano la gola; di tenere a bada quel supplizio atroce che gli risucchiava forza e volontà. Impegnandosi, era solo in grado di riaprire gli occhi.
Fu un attimo.
Il loro sguardo e il loro sentire fusi da una colata incandescente di profonda tristezza, di abissale infelicità.
La penombra gli restituì accecante lo scintillio delle lacrime che lei non seppe trattenere. Ma solo tacere.
La fiamma della candela ancora accostata al viso di André le rese il suo sforzo per non perdere la dignità. Ma solo consolarla.
“È necessario che teniate coperta la ferita per qualche giorno con bende pulite, per evitare che si infetti. Gli prescriverò del laudano. Dategliene non più di cinque grammi, solo su richiesta, per i primi tre giorni. Poi, riducete gradualmente la dose fino a interrompere la somministrazione”. La scienza sciolinava olimpicamente nel suo asettico cammino.
“Madame, fra tre ore circa, verso mezzanotte, dovrete sciacquargli di nuovo l’occhio come ho fatto io adesso.” Ma aveva bisogno della bassa manovalanza.
“Da domani farete quattro bagni disinfettanti al giorno. Io tornerò in mattinata a controllare le condizioni della ferita” Per rimanere assisa nella sua cadrega.
La dottrina medica ritirò il suo sapere e la candela, entrambi ormai inutili.
Un attimo dopo. Il buio.
André sentì il bacio freddo dell’ombra sulla guancia. Poi, nel fascio di luce che si arrampicò rapido nella stanza dal lume che il dottore aveva posato sul tavolo, scorse il fazzoletto martoriato dalle mani nodose della nonna.
E poi lei. Che repentina gli voltò lo sguardo per nascondergli l’anima. Che si lanciò sulla porta come a volerla prendere a pugni. La aprì soltanto, invece. Vi sparì dentro, sbattendosela dietro. Fu l’ultima cosa di lei che vide, André. Le mostrine della divisa del Colonnello delle Guardie di Sua Maestà scintillanti della rabbia furente della donna che in quell’assisa espiava colpe e rimpianti.
André chiuse di nuovo gli occhi. Per quello sinistro non cambiò nulla.
Che il nulla, da quell’attimo, era già.
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: swimmila