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Autore: Maika Kamiya    13/09/2018    9 recensioni
Desidera.
Rimpiangi.
Non tradirti.
Vivi.
Rimani fedele alla vita, leale ai suoi colori. Respira e piangi perché l'amore, il vivere quel sentimento che tanto è agognato, rigenera i sensi, un poco alla volta si ciba di essi. L'amore non è materiale, è inafferrabile, quindi non importa se le percezioni ti verranno private: tu continua ad amare. Serve il cuore, non la mente né il corpo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Hi~ dopo tanto tempo torno per qualcosa di veloce (più del mio solito).
Faccio questo piccolo intro per specificare tre cosette veloci veloci.
1. Giallo: perchè è solo il primo piccolo capitolo di quattro.
2. Sono stata più prolissa e pesante nel solito (il mio umore raggiunge Lucifero nelle profondità dell'inferno), quindi, probabilmente la lettura sarà più ardua del solito. So che non è un buon modo per incominciare, ma amo essere schietta.
3. Quattro capitoli con quattro colori, questo è il verde e nel testo sono citate venticinque sfumature di questo colore.
Parole: 920


VERDE

Primavera, troppi sogni e un manto per coprirsi.
Giornate uggiose, un cielo tappezzato da nuvole vischiose che si rincorrono, cercando di superarsi, svanendo l’una nell’altra per poi dissolversi ai primi raggi di sole.
Il sentore della brezza marina che attraversa le montagne, percorre i cunicoli fatti d’acciaio e troppo cemento.
Primavera sono le foglie che sbocciano, si aprono al mondo in attesa di una nuova vita. Fremono d’aspettativa e ballano assonanze che al cuore umano sono taciute, risplendono di verde calderon e di rugiada nelle notti dove i lampi sovrastano la tranquillità del cielo e fanno a gara per corteggiare la luna.
Primavera sono le serate passate in periferia a sorseggiare bevande dai troppi zuccheri e artifici, verde tè che colora le tazzine di porcellana e dalla sfumatura muschio quando ormai sul fondo non è rimasto che qualche sorso.
Incontri i suoi occhi e ripercorri le mattinate costruite su reciproca amicizia e pendii percorsi senza più fiato, ansimando, pregando un rallentamento non possibile a causa delle continue scommesse su chi fosse il più veloce.
Gare perse in partenza o forse sempre vinte dal principio, non lo sai, perché ad accoglierti in cima era il verde foresta dei prati immensi, delle tenute circondate dal fogliame ormai soffocante.
Il tempo è afoso, il verde ufficio vi sovrasta, ma non pare importarvi. Siete cullati l’uno nelle braccia dell’altro e il mondo ne è solo un miraggio lontano con i suoi pensieri; è troppo indaffarato per badare a voi.
Bofonchi e gli pizzichi un fianco, lui, in risposta, ti spintona forse un poco troppo, tanto che perdi l’equilibrio che ti fa immerge nel verde erba pieno di insetti che proseguono una vita per voi troppo monotona.
Emetti un gridolino stridulo e cerchi ti rialzarti senza però riuscirci.
I tuoi tentativi risultano vani, non per la tua incapacità, ma per la sua presa di posizione.
Testardo, cocciuto, irascibile sono gli aggettivi che ti balenano in mente alla vista del suo viso sopra il tuo.
Il suo corpo oscura il cielo, la sua figura troneggia sopra la tua e a venire adombrata è la tua visuale…
Il verde oliva delle sue iridi, così fresco e allegro scende di tono ed è il mirto ciò che le colora, scuro, profondo quanto il riecheggio della voglia e della passione che si sta facendo strada nelle vostre vene, negli antri delle vostre articolazioni… e sale, e si espande.
È caotico l’amore, ha troppe strade, troppe vie e così pochi punti d’incontro.
È un pellegrinaggio solitario per la maggior parte, bisogna amarsi per sapere amare.
Le sue mani vagano, accarezzano il respiro, lo indirizzano a una corsa ormai senza freni; il cuore batte, coperto da carne, fasce di muscoli e tessuto verde marino.
Inebriante, soave è il suo battito: frenetico, rimbomba, pulsa seguendo la danza che le fronde tinte di veronese gli indicano. Cacciatore e felce lottano tra loro per dominare la boscaglia che vi culla, lenzuola fresche, protettrici da sguardi indiscreti.
Primavera sono le nottate che hanno udito l’amore gridato al cielo e alle pareti di pino, hanno levigato le guance e gonfiato le labbra: ama, ama perché lo sguardo caritatevole delle stelle è un dono e mai sai quando guarderanno in basso troppo vanitose da staccarsi gli occhi di dosso. Ama e rivolgiti a loro, potresti entrare nelle le loro grazie, farti portatore della loro benevolenza.
Primavera è l’assonanza con lo smeraldo, vivo, speranzoso appare il mondo, prezioso e pronto a schiudersi per dar inizio a nuova vita.
Siedi su un cuscino dal dubbio colore lime, in mano una pera; ne guardi le forme, l’abbondanza delle sue curvature e pensi che l’amore pavoneggia le sue stesse forme. Inizia con un foro, Cupido ha lanciato la sua freccia, prende forma, non troppo, quel tanto che basta per mettere radici nel cuore, per issare le fondamenta dopodiché si ritrova costretto a fare un passo indietro.
Sprofonda, la palude ti assale, divora il sorriso e libera i dubbi, i quesiti che circondano i sentimenti e li stritolano, poco alla volta, fin quando i polmoni si ritrovano impossibilitati a scappare. Infine, se il sentimento è abbastanza forte da superare le intemperie: sboccia.
Si lascia annaffiare dalle parole taciute, dai regali immateriali: un tocco sincero, l’accuratezza nel sistemare le coperte: non prendere freddo, non prendere freddo perché è il caldo il complice che ci ferma dalle scelte azzardate.
Primavera è l’immortalità delle parole, cinabrio che evolve in mercurio: le promesse sussurrate tra un’alzata e una schiacciata, i voti pregni di sudore. Bisogna fare attenzione, essere cauti, i giuramenti dovrebbero dipingersi più di giada, gocciolare compassione… dovrebbero essere ben pensati.
Ma l’amore è tutto fuorché calma. L’amore è passione che ribolle anche se ammutolisce, sulla linea di difesa, si maschera di cautela e di mimetico.
Finisci il frutto e ne butti il torsolo.
Le su iridi, quando si rilassano, quando non hanno bisogno di essere guardinghe perché nessuna palla è da ricevere, si tingono di un misto tra trifoglio e asparago. Le sai a memoria le sfumature che dipingono i suoi occhi, eppure mai ti stanchi di elencarle: asparago è quando incontrano il sole, accecate devono ritirarsi al riparo.
Trifoglio è quando il pianto le annacqua, diventa cristallino il colore, velato dal dolore che rende tutto meno terreno e più celestiale.
Primavera è assaporare piano i desideri, sperare di vederli nascere e, possibilmente, crescere.
Primavera è l’inizio dell’amore, che nasca o si liberi della sua vecchia pelle non cambia: evolve e si trasforma… si rigenera.
Primavera è l’amore che inizia.

Spazio autore

Devo ingrandire ancora il font? Cosa dite?
Mi dispiace tanto per tutti quei giri pendarici, ma la mia tristezza mi porta a prendere la tangenziale.
Amo questi due piccioncini, piccoli amori.

 
  
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