I
Qualcosa di inaspettato
L'antico pendolo suonò il suo dodicesimo rintocco, oltre le finestre del castello si udiva il forte fischiare del vento.
L'inverno proseguiva, senza pause. Nelle segrete del castello, un grande camino ospitava un fuoco scoppiettante; unica fonte di luce, illuminava ad intervalli irregolari una vecchia poltrona di velluto verde, ove vi sedeva l'insegnante di Pozioni della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Un naso adunco sfiorava le bianche pagine e, dietro di esse, di tanto in tanto, si udivano sbuffi e grugniti di disapprovazione.
<< È mai possibile?! Non una, e dico una, citazione! Niente fonti, dov'è finita la serietà!!>>.
I suoi pensieri si sintetizzarono in un unica parola: "IDIOTA"; << Ma che razza di irresponsabile lascia stampare questi importantissimi nuovi studi, del sottoscritto per giunta, senza una fonte! Senza neanche il minimo riferimento!!>>. Gettò a terra il nuovo libro di testo di Pozioni e si diresse al suo personale tavolo. Qui bevve dal freddo bicchiere di cristallo un denso e ramato whisky, ricevuto la sera prima dal preside per il suo compleanno. Ingurgitò con rabbia e quasi si strozzò. I suoi occhi si posarono prima su alcune pergamene di auguri, infine su l'unica busta rimasta ancora intatta. Una piccola busta viola, con sopra scritto 'Severus'. Sì, era il 9 gennaio, il suo compleanno, ma non aveva avuto il tempo nè tantomeno la voglia di festeggiare, figuriamoci star lì a perder tempo nel leggere futili auguri.
"Viola eh", pensò; ed un triste ghigno uscì dalla gola.
L' unica persona, di sua conoscenza, che usava esclusivamente quel colore, beh, sì, era morta. Era tutto così assurdo, aveva una corrispondenza epistolare con una defunta. Nel suo personale archivio, conservava gelosamente le altre tre, arrivate tutte senza una precisa cadenza. Due di esse apparentemente spoglie; niente inchiostro, nessuna foto, nessun incantesimo riuscì mai a rivelarne il contenuto. Era una questione snervante. Aveva provato di tutto, ma nel suo profondo temeva di sapere cosa avrebbe funzionato e, chissà, forse un giorno, per puro miracolo o per l'imminente stato di pazzia, avrebbero manifestato la loro essenza. Lei. Sempre. Nonostante il tempo, nonostante tutto.
<< Devo aver perso completamento il senno >>, sussurrò a se stesso. Ricordarla lo rendeva emotivamente instabile. E si odiava per questo.
Si destò non appena udì un forte bussare. Raggiunse a grandi falcate la porta, abbassò la fredda maniglia d'ottone ed aprì.
Helen aveva ancora la mano alzata, quando si ritrovò in un batter d'occhio la porta spalancata ed un Severus alquanto accigliato non appena vide chi lo fronteggiava.
<< Helen >>
<< Sì >> rispose asciutta.
<< Deduco lei abbia un valido motivo per osare bussare alla mia porta, nel cuore della notte per giunta >> alzò il sopracciglio, ed appoggiandosi alla colonna incrociò le braccia al proprio petto. Il suo volto, ora, inespressivo.
Helen indugiò appena, non potè fare a meno di abbassare gli occhi e notare che era in pigiama.
Severus lo notò chiaramente, così come il rossore farsi strada su quegli zigomi un tempo più morbidi e pieni.
Gli occhi di lui si agganciarono a quelli di lei, e per qualche secondo, il tempo sembrò fermarsi.
<< Severus, non sono più una tua studentessa, ma collega. Togli quel cipiglio dal viso >>, disse sorridendo.
Non rispose, non sbuffò.
Lui, molto lentamente, avanzò. Inclinò la testa e disse solo: << Legilimens >>.