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Autore: vieniquipiccolagiugy    16/09/2018    1 recensioni
"Dopo aver fatto diversi calcoli e testato le tue teorie, avevi capito quanti secondi esatti potevi passare a guardare il suo corpo. Sette secondi, non uno di più e non uno di meno" [...] "d'altronde era anche il numero magico per eccellenza".
Una storia un po' particolare che partecipa al contest di rhys89 "My name is Black, Sirius Black" su EFP-Forum.
Spero possa incuriosirvi!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Sirius Black | Coppie: Hermione Granger/ Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Tra il desiderio e l'amore cadde l'ombra

 

 

Quell'estate stavi sempre lì a guardarlo di sottecchi, cercando di non farti notare dagli altri.
Dopo aver fatto diversi calcoli e testato le tue teorie, avevi capito quanti secondi esatti potevi passare a guardare il suo corpo. Sette secondi, non uno di più e non uno di meno; otto iniziavano a destare curiosità da parte degli altri e sei erano davvero troppo pochi per carpire i piccoli gesti che faceva.
Sette era il numero giusto, d'altronde era anche il numero magico per eccellenza; volevi quasi rivelare a Ginny questo tuo sporco segreto solo per condividerne l'ironia, ma sapevi che lei non avrebbe capito.
Sirius e i suoi capelli arruffati, disordinati sul viso una volta attraente, in qualche modo suscitavano in te un fascino morboso, quasi un tarlo che picchettava insistente nel tuo cervello.
Certo, fin dal tuo primo sguardo sul telegiornale babbano avevi notato il suo aspetto con l'interesse di un ragazzino, eri praticamente una bambina e la bellezza perduta di quell'uomo era qualcosa di secondario; inizialmente ti dava disgusto, così convinta che lo sguardo arrabbiato fosse rivolto al tuo migliore amico, ma poi era nata la pietà, perché quell'uomo emaciato aveva vissuto l'inferno in terra.

 

Ciò che ti confondeva e urtava non era il suo aspetto interessante, ma il tuo interesse per il suo aspetto: se prima poteva essere ingenua curiosità, ora, nei tuoi quasi sedici anni, era qualcosa di diverso, sottile, pulsante. Toglierti dalla mente quei due occhi neri e profondi, quasi scavati nel viso, quasi pericolosi, stava diventando difficile, perché a te alla fine il pericolo piaceva.

Non consapevolmente, forse. Era più un istinto, che ti faceva compiere le scelte più azzardate nelle situazioni meno probabili: eri stata tu a consigliare ad Harry di andare nella sezione proibita al primo anno e sempre tu, in un'azione che ora consideri quasi folle, avevi preparato la Pozione Polisucco rubando le provviste dall'ufficio di Piton. Per non parlare dell'assurdo viaggio nel tempo, che ti aveva permesso di aiutare Harry a salvare proprio quel criminale emaciato che adesso occupava tutti i tuoi pensieri.

 

***

 

Eri arrivata a Grimmauld Place da pochi giorni, eppure appena l'avevi visto, pulito e in forze, ti eri resa conto che non eri solo felice di sapere che stava bene, ma che non vedevi l'ora di passare del tempo vicino a lui.
Facevi finta di niente, certo, ma di tanto in tanto buttavi lì qualche domanda per conoscerlo meglio. È solo la curiosità nei confronti di un uomo che ha vissuto la guerra, ti dicevi; è un mago dotato, utile per farti conoscere nuovi incantesimi. Però dai, ammettilo, lo sapevi che volevi solo passare del tempo con lui, con quell'uomo dal fascino inarrivabile.
D'altronde Victor ti aveva fatto capire quanto fosse piacevole avere sulle labbra il sapore di un ragazzo, aveva acceso la tua curiosità, ti aveva fatta sentire adulta, bella e desiderata. Non come Ron ed Harry, che ti trattavano da amica o sorella, o Fred e George o i signori Weasley, che ti vedevano ancora come una bambina.
Sirius ti trattava da adulta.

Il secondo giorno a casa Black ti aveva detto che avevi un cervello eccezionale, il quarto, quando gli avevi confessato, un po' imbarazzata di ammettere una tua mancanza, che non eri certa di aver capito come trasfigurare una rana in una molla, lui ti aveva guardato stupito e ridendo aveva detto che «sei proprio una ragazza dotata» e ti aveva suggerito quella lieve stoccata da aggiungere alla fine dell'incantesimo e di fargli sapere, una volta tornata ad Hogwarts, se aveva funzionato; un po' ti penti di non averlo mai fatto.

Fu alla fine del settimo giorno a Grimmauld Place che però ci fu il primo contatto vero; eri vicina al bagno del terzo piano, da sola, con gli occhi un po' arrossati e tra le mani avevi la lettera scritta per Harry. Ci stavi male, ti faceva soffrire non essere vicina al tuo migliore amico in quel momento, non potergli parlare, averlo così lontano, rinchiuso in quella casa con i suoi orribili zii. Silente ti aveva fatto promettere di non scrivergli niente su quanto succedeva e tu avevi ubbidito, ma sapevi che al vostro primo incontro lui sarebbe stato furioso.
Sirius e Remus ti avevano trovata da sola a piangere, incappando in te all'improvviso. Il tuo vecchio professore subito si avvicinò consolarti, ma l'altro ti guardava come se ti avesse appena sorpresa a fare qualcosa d'inappropriato; si stava per defilare silenziosamente, quando sentì che borbottavi il nome di Harry.
«Sono così preoccupata!» dicevi singhiozzando convulsamente «come farà a superare tutto quel che gli è successo, se è da solo?!».
Lupin stava per risponderti con quelle che sarebbero state sicuramente parole gentili e ragionevoli, ma Sirius, dopo averti guardata intensamente, ti abbracciò con forza. Era la prima volta che lo sentivi così vicino a te, che condividevi qualcosa di intimo con lui.

Sette secondi ti tenne stretta a lui, lo sapevi perché li avevi contati.

Il primo secondo avevi percepito le sue braccia, ora più robuste. Al quarto secondo avevi sentito il suo calore e solo al sesto, mentre la stretta si faceva più debole, avevi avvertito il suo odore, un misto di sapone e polvere.
Si allontanò all'ottavo secondo con delicatezza, sorridendo in modo diverso dal solito, felice e spavaldo, un'espressione che lo rendeva più giovane e bello «preoccupati per noi Hermione, se i geni di James prenderanno il sopravvento, vedere Harry sarà tutt'altro che rassicurante!».
Lupin si mise a ridere e tu ti apristi in un sorriso lacrimoso, ma mentre ti asciugavi gli occhi e scendevi le scale con i due maghi che scherzavano, di una cosa ti rendesti conto: non avevi mai sentito un odore più inebriante di quello di Sirius.

 

Da quel giorno capitava che di tanto in tanto vi ritagliaste del tempo per parlare, sopratutto di Harry.
«... Ed Harry salì in groppa al Troll e gli ficcò la bacchetta nel naso!» mentre lo dicevi ridevate entrambi, gli occhi di Sirius brillanti e contenti mentre ascoltava quelle avventure.
«È la stessa cosa che avrebbe fatto James!» lo diceva spesso, in effetti. Ogni aneddoto che gli raccontavi, finiva sempre con il suo sguardo orgoglioso e una vaga e dolce malinconia nel sorriso.
«Figurati che la McGranitt diede cinque punti a testa a quei due pazzi» dicevi ridendo anche tu, ricordando con affetto il giorno in cui diventasti loro amica.
«E quindi ti prendesti la colpa... rischioso per una così diligente studentessa» ti disse sogghignando, mentre i suoi occhi scuri ti studiavano. «Ne è valsa la pena» risposi alzandoti; era ora di andare ad aiutare la signora Weasley al piano di sotto.
«Sei proprio come Remus!» ti disse Sirius ridacchiando, mentre ti allontanavi «e sappi che è il miglior complimento che abbia mai fatto ad una persona!».
«Attento signor Black! O inizierò a credere che ti piaccio» risposi ridacchiando.
«Ma tu mi piaci, ragazzina».
Gli sorridesti sventolando la mano per salutarlo, ma mentre scendevi le scale facendo finta di niente, dentro di te sentivi un terremoto di emozioni.
Ovviamente ti stava solo dicendo che si era affezionato a te, ma quelle parole, quel “mi piaci” ti fecero battere il cuore all'impazzata.
In un secondo le tue guance diventarono rosse e le tue mani sudavano dall'emozione.
Corresti in bagno per rinfrescarti il viso e calmarti un secondo, ma nello stesso istante in cui chiudesti gli occhi ti tornò alla mente il suo odore, il modo in cui ti sorrideva, l'abbraccio che ti aveva dato qualche giorno prima, il calore del suo corpo contro il tuo.

Per la prima volta volevi toccarti.

Sentivi il seno sotto la maglietta e iniziavi a renderti conto del tuo corpo, delle tue forme, del tuo viso e delle tue labbra. Era una sensazione strana, avvolgente, piacevole, ma anche estranea, che non avevi mai sentito così forte sul tuo corpo.
Qualche volta avevi accennato alla cosa con Calì e Lavanda, che di certo non erano le tue migliori amiche, ma erano anche le uniche ragazze che conoscevi con cui poter parlare di “altro”.
Farlo con Harry e Ron sarebbe stato assurdo e poi ormai tu avevi un corpo di donna; in qualche modo erano ancora dei ragazzini da quel punto di vista, non avevano mai sentito il respiro di un'altra persona sulle labbra, il calore di braccia estranee strette a loro, la vibrazione che dava quel contatto intimo e il modo in cui tutto il corpo si tendeva, come elettrizzato, come a captare l'essenza dell'altro.

Dopo esserti guardata intorno, quasi timorosa che qualcuno potesse spiarti, ti misi le mani nelle mutandine.

Le tue dita ti accarezzarono solo per sette strani, bellissimi ed imbarazzatissimi secondi, perché la voce stanca e irritata della signora Weasley ti raggiunse da dietro la porta proprio come se ti fosse stata accanto.

Quella casa non era decisamente il posto adatto per fare i tuoi primi esperimenti.

 

***

 

Sirius era cambiato.

Ormai te ne eri fatta una ragione, non condivideva più il suo tempo con te. All'inizio sapevi che stava con Harry, ma ora, a solo un paio di giorni dalla partenza per Hogwarts, semplicemente non stava più con nessuno, rintanato in soffitta con Fierobecco. Lo sapevi con certezza perché trovavi ogni scusa per andare a cercarlo, anche solo per chiamarlo per i pasti, a cui partecipava sempre più raramente.

 

Quel giorno ti eri fatta forza ed eri entrata nella camera polverosa. Come ogni volta avevi fatto l'inchino all'Ippogrifo e come ogni volta l'animale ti aveva permesso di accarezzarlo.
Sirius era seduto in un angolo. Il suo sguardo infossato ti aveva seguito mentre ti avvicinavi alla creatura, ma non aveva detto assolutamente nulla, ignorandoti apertamente.
«Harry ti sta cercando» non era vero e anche lui parve capirlo.
«Cosa vuoi, Hermione?» non gli avevi risposto, perché sapevi che l'unica cosa sensata da dirgli era la verità, che volevi passare del tempo con lui.

Tu accarezzavi in silenzio Fierobecco e Sirius guardava nel vuoto. Continuò così per quasi una decina di minuti.
«Quando sarò libero potrei venire a lavorare ad Hogwarts» probabilmente non stava parlando con te, ma comunque ti voltasti nella sua direzione.
«Sono sempre stato abile in Difesa Contro le Arti Oscure e così potrei stare vicino ad Harry, ricominciare a vivere».
Eri sinceramente stupita da quelle parole. Ti aspettavi che, una volta libero, si sarebbe dedicato alla ricerca dei Mangiamorte, non che si sarebbe rinchiuso tra altre mura, anche se più massicce e pulite.

«Ero felice ad Hogwarts» continuava a fissare nel vuoto, perso nei suoi pensieri «potevo essere qualcosa di diverso dall'erede di una schifosa famiglia Purosangue».
Con una risata, continuò a parlare «una volta io e James venimmo fermati da dei poliziotti babbani».
Lo diceva con un sorriso divertito sulla labbra «eravamo sulla mia motocicletta e andavamo troppo veloci. Volammo via sotto il loro naso, mentre ci guardavano sbalorditi».
Ora stava ridendo sinceramente divertito, perso nel suo ricordo «potrei insegnare ad Harry ad usarla» il sorriso sul suo volto stava scomparendo lentamente «Hagrid dovrebbe ancora averla. Solo noi due, per le strade di Londra».
All'improvviso gli occhi di lui si riempirono di lacrime. Tu eri sinceramente stupita, perché non ti saresti mai aspettata di vederlo così fragile.
«Stavo andando da James quella notte, sulla mia motocicletta».
Stava parlando della morte dei genitori di Harry e tu non sapevi cosa dire; avevi come un groppo in gola e anche i tuoi occhi iniziarono ad inumidirsi.
«James era mio fratello e io non ero lì».
Fierobecco, con il suo sguardo intelligente osservò Sirius per un attimo, poi gli si avvicinò con il muso d'aquila, coccolandolo.
L'uomo accarezzò con affetto l'animale, prima di asciugarsi con decisione gli occhi «ma prima devo distruggere Voldemort».
Si era alzato in piedi e aveva un sorriso arrogante. Ti guardò finalmente negli occhi «sai signorina Granger, potrei essere io a giudicarti per i tuoi M.A.G.O.».
Tu gli risposi «quindi torneresti davvero per insegnare?».
«Certo! Starei vicino ad Harry sotto il grande faggio in giardino! Scapperemmo ad Hogsmide sotto il mantello dell'invisibilità e--» si interruppe in secondo, guardandoti negli occhi.

Ti penti ancora oggi di non avergli chiesto perché si era interrotto: se si era reso conto di ciò che stava dicendo o se era stato il tuo sguardo impietosito a risvegliarlo.
«Immagino che non sarei poi un così bravo insegnante» ti disse con un sorriso malinconico.
«Ma saresti un Auror davvero in gamba» ti era uscito senza rendertene conto e la cosa ti aveva imbarazzata, ma il suo sorriso ti aveva fatto battere il cuore in modo talmente forte, che eri certa che lo avrebbero sentito anche al piano di sotto.
«Massì, perché no? Dare la caccia alle persone veramente cattive mi darebbe una certa soddisfazione» a vederlo così tranquillo, con quel sorriso che gli illuminava il volto, quell'istinto che ti spingeva a fare le cose più assurde si impadronì di te.

In un attimo lo avevi afferrato e con una certa forza avevi posato le tue labbra sulle sue.
Aveva le labbra screpolate e secche, mentre le tue, soffici e umide premevano contro, sperando di aprirle, di approfondire quel momento.
Il bacio durò a malapena sette secondi, perché in un attimo ti rendesti conto che lui non stava ricambiando quel gesto folle.


Allontanata dal suo volto, notasti il suo sguardo stupito. Non ti aveva apertamente rifiutata, era solo immobilizzato a guardarti, confuso.

Sette secondi per riempirti di vergogna, una sensazione prepotente che ti aveva attanagliato lo stomaco e fatto diventare le guance rosse d'imbarazzo. Ti stavi per rimettere a piangere e avevi una forte sensazione di nausea, come se dovessi vomitare da un momento all'altro.
Ti allontanasti da lui premendo con forza le mani sulla bocca, in parte perché orripilata dalla tua stupidità, in parte perché avevi davvero paura di vomitargli addosso.

Il peggio era il suo sguardo.

Per la prima volta, Sirius sembrava un adulto: non era il folle che vaneggiava del passato o il depresso che contemplava un presente buio e incrinato, neanche l'allegro ragazzino che ripensava alla sua vita ad Hogwarts o il brillante uomo che faceva progetti per il futuro, né il dolce zio che guarda il nipote con orgoglio.
I suoi occhi scavati stavano urlando “ragazzina”, ma la sua bocca stupita, dura e screpolata, quella non diceva nulla, si era solo aperta in un sorriso accondiscendente, tipico di chi sta guardando una stupida.

«Hermione, io...» aveva allungato un braccio per accarezzarti e il suo modo di muoversi era palesemente goffo, a disagio.
«Lo so» che altro potevi dire?
Il suo braccio, non ti raggiunse mai.

 

***

 

Harry ti guardava con una certa rabbia, da quando eravate tornati ad Hogwarts. All'inizio non ci avevi fatto troppo caso, gli capitava spesso di perdere la pazienza, ma ultimamente avevi definito meglio le sue occhiate. Arrivavano come all'improvviso, come se si ricordasse all'ultimo momento di qualcosa di cattivo, di un torto che gli aveva fatto.

 

Quel pomeriggio eravate voi due da soli nel parco, Ron era rimasto indietro a recuperare i libri di Trasfigurazione.
«Lo so» non gli avevi chiesto cosa sapesse, perché ormai avevi intuito a cosa era dovuta la sua rabbia.
«Scusa».
Harry rimase in silenzio, poi ti strinse con gentilezza il braccio, come a confortarti «non... non me l'ha detto lui. Vi ho visti io».
Non sapevi cosa rispondergli, ma sopratutto non sapevi come nascondere il rossore alle guance e le lacrime che ti stavano inondando gli occhi. Un po' era la vergogna, un po' era il dolore del rifiuto che ancora sentiti acre alla bocca dello stomaco.
Harry ti strinse la mano e non aggiunse altro.
Cho Chang correva verso il castello circondata dalle amiche chiacchierine e fece con la mano un timido segno di saluto ad Harry, che lui ricambiò goffamente. Quando sparì oltre le porte della scuola, tu e il tuo migliore amico vi scambiaste uno sguardo complice e le risate uscirono da sole, incontrollate.
Vi separaste soltanto quando la testa rossa di Ron fece capolinea dalle porte del castello, ancora ridendo come due matti, mentre il vostro amico vi raggiungeva sorridendo perplesso.

Da quel momento non gli dedicasti più pensieri desiderosi, neanche per pochi secondi.
Saranno stati gli esami, i problemi di Harry, la paura di ciò che stava per avvenire o forse semplicemente l'adolescenza, ma Sirius per te non significava più nulla, se non un amico su cui Harry faceva affidamento.
L'avevi cancellato con una certa facilità dai tuoi pensieri, quasi con pigrizia.

 

***

 

Eri nel bagno dei prefetti e avevi provato a darti piacere pensando a lui, ma la voglia si era come gelata.

Ai tuoi occhi, Sirius appariva quasi pietoso.

Quell'uomo forte che ti abbracciava, quella complicità che si era creata, semplicemente non esistevano più o forse non erano mai esistite. D'altronde il tempo passato insieme era stato abbastanza relativo, amplificato dal tuo folle innamoramento, ma a conti fatti avevi passato da sola con Sirius solo una manciata di ore.

Pensavi fossero giorni.
Eri certa di quel pensiero prima di averlo baciato, ma ora te ne rendevi conto come folgorata: dall'arrivo di Harry non ci avevi quasi mai parlato e prima del suo arrivo restavi sola con lui solo per pochi minuti alla volta, perché poi interveniva Ginny o la signora Weasley o qualsiasi altra persona.
Erano state le tue fantasie.

Nel momento in cui Harry aveva afferrato la tua mano, avevi capito in modo improvviso, feroce, che Sirius non era reale o meglio, che la tua idea di Sirius non era reale.
Harry era reale. Harry che ti guardava arrabbiato, Harry che ti perdonava, Harry che ti consolava, Harry che era quasi un fratello.
Harry che ti aveva visto premere le tue labbra sulle sue in quel gesto stupido, a pensarci quasi viscido; Sirius piangeva la morte del suo amico e tu ti gettavi sulle sue labbra desiderosa solo di averlo.

Quei sette stupidi secondi ti avevano fatta oltrepassare una linea folle che non pensavi potesse esistere.

 

***

 

Appena tornata a Grimmauld Place dalle tue vacanze sugli sci, ti avevano subito raccontato tutto ciò che era successo il giorno della visita al signor Weasley.
L'idea di Harry posseduto da Voldemort ti faceva quasi ridere, perché non c'era cosa meno probabile che la presenza di un animo fetido come quello del disgustoso mago oscuro, in un corpo puro come quello del suo migliore amico.

«Non si fa quasi mai vedere, evita tutti, sta da solo...» Ginny elencava quasi esasperata il comportamento del loro amico, tenendo il conto con le dita della mano e roteando gli occhi.
«Vai a capire dove si nasconde!» continuò poi spazientita.
«Fate portare in camera dei panini, ci penso io».

Animo tormentato, irascibilità, percezione di incomprensione, rifiuto dei contatti sociali, depressione, rabbia... chi è che fino a pochi mesi prima presentava tutte quelle stesse caratteristiche? Sbuffando con un mezzo sorriso sulle labbra iniziasti a salire le scale verso la soffitta; d'altronde tale zio, tale nipote.
Per poco non tirasti una gomitata a Sirius, che stava scendendo le scale intonando un particolarissimo canto di Natale. I vostri sguardi s'incontrarono per meno di sette secondi, ma non c'era rancore né imbarazzo: lui ti fece un ghignetto e l'occhiolino e continuò ad appendere festoni, mentre tu ti apprestavi a salire le scale e andare da Harry.

 

Per quanto un po' ti irritasse quell'atteggiamento da povera vittima incompresa, non riuscivi a non trovare ironico come il tuo migliore amico assomigliasse all'uomo che avevi praticamente molestato qualche mese addietro.
Prima di bussare alla porta della soffitta, ti resi conto in un attimo che non volevi che Harry diventasse così, che diventasse come Sirius: ancorato a un passato felice, tormentato dai sensi di colpa per chi non era riuscito a salvare, chiuso in una gabbia di depressione e paranoia.
Ignorato nei suoi momenti più fragili.

Così feci un bel respiro, ti stampasti un sorriso divertito sul volto arrossato dal caldo e in un secondo eri pronta a bussare alla porta.

Mentre scendevi le scale con Harry per andare in camera, di una cosa eri convinta: saresti stata migliore di Remus e avresti fatto di tutto per rendere Harry migliore di Sirius.

 

***


Non provavi nulla.

La sua morte per te non aveva quasi alcun significato; dispiacere, ecco, ti dispiaceva, sopratutto per Harry, per tutto quello che aveva passato.
Tu lo sapevi che non poteva essere vero, tu lo sapevi che Sirius non poteva essere stato catturato da Voldemort, ma sopratutto non ne eri preoccupata.
Tutte le tue azioni erano mosse per proteggere il tuo amico e solo ora che stavi nel letto dell'infermeria, di sera, mentre il tuo amico se ne andava turbato e scontroso, triste, ti rendevi conto di quanto fossi meschina.

Non avevi neanche pianto, tu che cedevi facilmente alle lacrime.
Al sapere della sua morte ti eri solo come... stupita, ecco. Un gelo leggero ti aveva attanagliato lo stomaco, ma non avevi sentito neanche per un secondo il desiderio di cedere al dolore, perché non ne provavi.

Sirius per te non era stato neanche un'esperienza. Non una che valesse la pena di commemorare.
Ti dispiaceva per lui, ti ricordavi di tutti i momenti passati insieme, di tutto l'aiuto che vi aveva dato, di tutto l'amore che provava per Harry, ma nulla più di questo.
Ricordavi a malapena il suo odore, le sue labbra, ma a quel pensiero non provavi né affetto, né malinconia o disgusto o vergogna.
Era solo un ricordo come un altro, un ricordo che sarebbe passato, offuscato dall'indifferenza.

Anche Harry parve capirlo e forse questo lo feriva; forse si aspettava di vederti distrutta dal dolore alla perdita di qualcuno che avevi amato, ma solo in quel momento capivi che Sirius per te non era stato amore, non era stato desiderio, era solo l'ombra di un capriccio infantile, era un mero pretesto per farti sentire donna.
Stupida sciocca bambina. Avevi usato quell'uomo per te stessa e mai una volta ti eri chiesta se l'avessi ferito, fatto soffrire, se si fosse mai sentito usato o umiliato o magari triste del fatto che tu lo avessi ignorato con così tanta facilità.

L'interesse per lui era durato talmente poco da essere un capriccio lezioso, una voglia torbida di egocentrismo.

Tu ti eri buttata sul suo corpo, che per te era poco più di un oggetto, ignorando l'eco della ragione, dell'amore, del desiderio, ma guidata solo da quell'istinto che voleva farti sentire donna: chi, meglio di un bambino in un corpo adulto, poteva darti la percezione della tua maturità? Sirius, con quel suo essere rimasto ventenne, era la persona perfetta per alimentare il tuo ego.
Adesso sai quanto quell'anima distrutta, offuscata, fosse forte e matura, quanta gentilezza ci era voluta per non ferire una ragazzina, quanta delicatezza nel non farti star male, ma sopratutto quanta maturità nel voler proteggere chi amava al di sopra di tutto: della libertà, della felicità e della vita.
Alla fine, forse, non dovevi fare altro che perdonarti per essere stata una ragazzina e andare avanti con la tua vita, ricordando Sirius come un vecchio caro amico.

 

Neanche sapevi che ci erano voluti sette secondi.
Sette secondi per attraversare la morte.



 

   
 
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