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Autore: emilyxxx    11/07/2009    3 recensioni
Documento senza titolo -Sei soltanto un'altra ragazza viziata di Beverly Hills! Una come tante...Io pensavo che fossi diversa!-
Non aver detto la verità, ha portato a questo... Fa male quello che dice, molto male.
Come tante palline di cristallo che scoppiano dentro il tuo cuore.
E tutti i frammenti pungono si infilzano rendendo tutto ancora più difficile.
-ma io...- non posso credere a quello che sto per dire -ti amo-
•(I JB non mi appartengono, quindi tutto quello scritto in questa ff è frutto della mia mente malata! XD)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Documento senza titolo Mi chiamo Bel.
E sinceramente penso che il mio nome non mi si addica.
Ma questo, è un’altro discorso.
Vorrei partire col dire che io NON sono assolutamente una persona normale, in senso figurato. Non sono mica un alieno.
Innanzitutto non ho una famiglia normale, neanche amici normali...
Ma infondo, una vita normale non è poi così degna di essere vissuta.

Abito in una piccola cittadina in provincia di Londra, vado ad una scuola scadente con persone strane ed arroganti, diciamo che se sei benestante sei considerato un ultra miliardario, per vivere nel mio paesino.
La mia casa assomiglia molto di più a un enorme magazzino pieno di bambini urlanti tenuti a bada da me e da mia madre, che poveretta, ormai avrebbe fatto di tutto per togliersi dalle scatole me, i miei 3 fratelli, le due gemelline appena nate e la piccola di otto anni.
Mio padre è un ubriacone, anche se, stranamente, ci vuole molto bene, a tutti e 7.
Ho 19 anni, e non vedo l’ora di andarmene da questo... posto.
Ho preso un diploma azzardato e diciamo pure che, studiando 30 minuti al giorno per badare alla mia famiglia, ero considerata una delle migliori studentesse! Ora che sono del tutto libera dalla scuola, mia madre ne approfitta per sfruttarmi. Ma a me va bene così, non mi aspetto di certo di andare all’università o di poter andare a lavorare lontano da casa...

-Beeeeeeeeeeel! Brenda ha bisogno del pannolino di ricambio! Sbrigati qui è una bomba a gas!- strilla mia madre da un angolo del “magazzino/casa”. Ed uscendo di corsa dalla stanza per andare a prendere il latte.
Sbuffo afferrando un paio di guanti per i piatti. Gli escrementi di Brenda sono nocivi per l’essere umano.
Mi avvicino scansando una bambola mozzata da uno dei fratelli e un passeggino arruginito.
Sospiro e prendo la piccola in mano, che sopporta meno di me quell’odore terribile, dato che mi guarda con sguardo supplichevole. Dopo aver pulito la gemellina dovetti andare a dividere Andrew da Sindy, che poveretta, sta per perdere tutta la sua chioma bionda ed annodata.
Solamente che il piccolo Andrew non ha gradito il mio intervento, abbassai lo sguardo e lo vedo che sta cercando di masticare...
-La mia scarpa! Mollala! Andrew! Smettila!- inizio a scalciare da un lato all’altro creando disordine nel disordine. Clive, il fratello maggiore (10 anni) cerca di aiutarmi tirando il moretto attaccato alla mia scarpa.
Nel frattenpo, Corey, l’altra gemella, se ne sta approfittando per aprire il pannolino sporco lasciato pericolosamente incustodito sul tavolo, e decidere di spalmerselo ben bene sul vestito tramandato da me a quadri rossi.
-Che schifo!!!- strillo cercando di raggiungere la gemellina.
Solamente che l’operazione mi risulta difficile: Andrew sta ancora masticando la mia scarpa, Clive lo tira dai piedi frenando sui talloni. Sindy, la biondina spettinata, piange attaccata al mio braccio mentre si tocca la testa dolente, dove Andrew le aveva strappato via metà capelli.
Corey si sta ancora spalmendo sugli escrementi di Brenda, che tengo in bilico su un mio braccio cercandola di non farla cadere.
Ma un attimo... manca Dustin, il più grande (13 anni).
Guardo alla mia destra. Quel dannato ragazzino tredicenne, sta colpendo il muro con il mattarelo della mamma provocando un rumore così terribile, che dopo pochi secondi i vicini vengono a scuonare alla porta.
Chiudo gli occhi.
L’ennesima giornata a casa Harvey.

Strinzi gli occhi sperando che la sveglia non funzionasse.
Ed invece eccola lì, puntuale come... bhè... come una sveglia.
Il suo “urlò” mi fa sobbalzare ancora di più.
Conto i secondi..
“1...2...”
Tutti, e ripeto, tutti i miai fratelli e sorelle sotti i 10 anni iniziarono ad urlare e pinagere.
“Cazzo...” Penso tando una testata al cuscino.
Alle 6:00, ogni santissima mattina, quella dannata ciofeca di sveglia trilla per poi cadere rovinosamente sul pavimento svegliando anche i vicini, che ormai ci hanno fatto il callo.
Mi alzo stirachiandomi quanto potevo in quel disastro di casa.
“E un’altra mattina inizia...”
Mi alzo, mi sistemo il meglio possibile, cercando di tirare su i miei capelli incurati e lunghissimi, dato che non vado dal parrucchiere da qualche anno, con la molletta dell’attaccapanni trovata, non si sa come, dentro il cosìdetto bagno.
Mi lavo con l’acqua sporca del rubinetto e mi infilo una tuta bucherellata sporca, trovata sotto il letto.
Mi avvicino con cautela verso le gemelline, che, miracolosamente, hanno smetto di strillare.
Allungo la mano per prendere Brenda, che Corey ricomincia ad urlare, e di conseguenza, tutti gli altri.
Alla fine, mi decido a sedermi sul pavimento, con il viso tra le mani, cercando di coprire, A) quel rumore terribilile, B) la voglia di alzarmi ed uscire di casa.
Aspetto qualche secondo, cercando di calmarmi.
Dopo un pò, capisco che la seconda opzione non è così male... infatti mi alzo, afferro il borzone davanti alla porta mangiucchiata dalla sorellina di 8 anni, Sindy, quando aveva 3 anni.
Esco chiudendo con cautela la porta.
“oooook” penso mentre spingo il pulsante dell’ascenzone.
Prendo il cellulare. Meglio chiamare Cyan.
Digito il numero della mia migliore amica, che, come ho detto prima, non è assolutamente normale, infatti è una pazza scatenata amante degli sport estremi, con la pelle pallida e la passione per la musica gothic, con i suoi trucchi pesanti ed i suoi vestiti scuri, la mia amica che, pur avendo per padre uno dei migliori avvocati della Gran Bretagna, quindi moooolto ricco, si trascura e si comporta come una ragazza normale, non come una che in realtà prende tutti ottimi voti e che sta per andare alla Sanford University, in California, vicino Los Angeles, a 60 chilometri da San Francisco.
Anche perchè a vederla non sembra una molto brillante!
-Pronto?-
-Ehy Cyan! Ho deciso di “marinare” casa- dico entrando nell’ascensore, anche se viviamo in un magazzino, siamo al primo piano, e le scale sono cadute venti anni fa, e nessuno le ha più aggiustate.
-Veramente? Che passo avanti! Andando a questo passo, verrai anche con me a Stanford!- ridacchiai.
-No Cyan, ne abbiamo già parlato.... non posso abbandonare mia madre!-
-Ma cosa dici! Quella è una schivista isterica! Tu hai i voti altissimi... perchè non la compili una domanda di iscrizione? Ti aiuto io...andiamo!- è la millesima volta che me lo chiede, e anche questa volta ripondo..
-Vedremo. Nel frattempo offrimi un caffè, che io sono al verde!-
-Ok...Come non detto... ci vediamo da Brian!-
-Ok!- chido lo sportello del mio ormai secolare cellulare, ed entro nella metropolitana. Un’improvvisa puzza mi penetra nelle narici.
Alzo lo sguardo, e scorgo un barbone che si regge ad una sbarra di metallo, ed è strano, perchè ci sono molti posti liberi, solo che le persone li accanto lo hanno cacciato, o hanno abbracciato i figli.
Allora mi rendo conto che non sono l’unica ad essere così disperata.
Oppure, infondo, lui è felice così.... chi lo può sapere?
So solamente che io, invece, sono infelice, e dovrei essere io ad offrire il posto vicino a me a quel signore...dovrei.
Ma sono come gli altri, e mi rivolto verso i vetri di plastica della matro, guardando scorrere le luci davanti a me.
  
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